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Autore: IsaMarie    08/12/2011    22 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 126
Ciao ragazze!
Eccoci all'ultimo capitolo di questa fiction.
Ma non è ancora il momento dei saluti perchè ci sarà l'epilogo.
Naturalmente, ormai ci conoscete bene e immaginerete che la fine sarà piuttosto dettagliata, quindi l'abbiamo suddivisa in due parti.
Facendo i conti, l'ultimissimo capitolo lo posteremo giovedì 22 dicembre!
Alcune ci hanno chiesto se si svolgerà negli anni a venire per vedere che fino ha fatto la nostra famiglia Swan-Cullen e la nostra risposta è no!
Temporalmente l'epilogo si svolgerà il 1° luglio, quindi a distanza di sei mesi da questo capitolo.
Non vi tratteniamo oltre e ringrazieremo tutte voi al momento dei saluti.
Per l'epilogo non ci saranno anteprime.
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!



CAPITOLO 119

La forza dell’amore



Pov Edward


Tutti noi ragazzi scendemmo dalle camere a rotta di collo, entusiasti ed impazienti di aprire le strenne. Appena arrivammo in cucina, notammo qualcosa di strambo: c’era solo Charlie ai fornelli!
-La mamma?!- chiedemmo straniti nel vederlo nelle vesti di cuoco: non ci tenevamo molto ad avvelenarci proprio il giorno di Natale!
-Arriva subito, è andata un attimo in bagno- ci informò. Bella lo raggiunse subito e dopo avergli stampato un paio di sonori baci sulle guance come auguri, lo spintonò lontano dal cibo, facendoci sospirare di sollievo: i nostri amatissimi pancake erano salvi!
-Zio, sicuro che Esme non stia covando l’influenza? Prima non mi sembrava avesse una bella cera- si informò, leggermente in ansia Rosalie.
-No tesoro, sto bene… non dovete preoccuparvi per me, ragazzi- ci rassicurò la mamma, rientrando nella stanza. La fissai un po’ accigliato: in effetti sembrava stravolta e decisamente fuori forma rispetto ai soliti standard…
-Esme, siediti tranquilla che ci penso io a finire qui- Bella la rassicurò con tono materno. Mi fece sorridere quella sua premura e, stranamente, mia madre obbedì subito, accoccolandosi vicino al marito. Non era proprio da lei! Mm… che strano…
-Mamma, non ti ammalerai a due giorni dalla partenza per le Hawaii?! Domani chiama il dottore e fatti prescrivere qualcosa per lo stomaco o per l’influenza- la ammonì Alice.
-Bè… ecco… forse non partiamo più- esordì Charlie, facendoci voltare tutti di scatto verso di loro.
-Niente forse! Noi partiremo, eccome! Dacci un taglio Charlie Swan, perché potrei arrabbiarmi seriamente e sai che non ti conviene: io sto bene!- lo minacciò scura in volto. Ok, c’era qualcosa che non andava ed io iniziavo seriamente ad agitarmi.
Charlie sbuffò e poi la strinse tra le braccia e le lasciò una serie di baci sul viso, tentando di calmarla. Bè, evidentemente non era nulla di preoccupante e Charlie stava ancora cercando di convincerla a lasciar perdere il mare e optare per la montagna; ridacchiai tra me: partita persa in partenza, sceriffo!
-Emmett, non ti ingozzare così! Ti rovinerai l’appetito per il pranzo di Natale- lo rimproverò Rosalie.
-Ma piccola…- farfugliò a bocca piena, terminando di ingurgitare il suo quinto pancake; -Prima finiamo e prima apriremo i regali, no?- constatò l’ovvio.
-Non temere: quell’animale non ha mai sofferto di indigestione in vita sua! Hai presente Obelix?- lo schernii, scoppiando poi a ridere insieme a Jasper per l’improbabilità dell’evento: mio fratello era veramente un pozzo senza fondo e non era mai capitato che disdegnasse il cibo! Neppure quando aveva già la pancia piena!
Appena finimmo la colazione ci spostammo in salotto: era ora di aprire i regali!
-Allora… chi comincia?- chiese Alice, saltellando felice.
-Io! Io!- esclamò mio fratello. E ti pareva! Rosalie si alzò e prese un grande pacco. Alla vista delle notevoli dimensioni del dono, Emm si entusiasmò, non riuscendo più a stare fermo. Però, appena aprì il pacco, vi trovò dentro un altro regalo leggermente più piccolo. Ahia! Avevo come l’impressione che sarebbe stato solo l’inizio…
-Ma?! Rose, amore mio… non è che vuoi prendermi in giro per avervi asfissiati tutti e ci sono pacchetti sempre più mignon… e alla fine non c’è nulla dentro, vero?- si preoccupò. Tutti ridemmo per il suo cipiglio serio di fronte all’eventualità di non aver ricevuto nulla. Come se fosse mai stato possibile!
-Vai avanti, scimmione! Il regalo c’è e lo gradirai anche molto- lo incitò la fidanzata. Ero proprio curioso anche io e man mano che Emmett scartava pacchetti su pacchetti diventavo sempre più impaziente. Dopo ben nove scatole di dimensioni sempre minori, si ritrovò con una busta sottile in mano.
-Ok, è uno scherzo, vero?! Orsacchiottina mia, mi hai preso in giro? Ah, ah che ridere! Ora me lo dai il vero regalo?- la pregò con un musetto da cane bastonato. Era proprio incorreggibile!
Rosalie alzò gli occhi esasperata, scuotendo la testa.
-Dio, Emmett! Ma sei proprio tremendo! Apri quella busta e smettila di fare il bamboccio!- sbottò Bella, facendolo imbronciare. Finalmente però ubbidì a quell’ordine perentorio e appena vide il contenuto lanciò un urlo di gioia e prese in braccio la sua fidanzata, facendola roteare per tutto il salone.
-Ehi, non si fa così! Io voglio sapere cosa hai ricevuto per scatenarti una reazione del genere- mi lamentai, curiosissimo. Bella mi sorrise.
-Ricordi il regalo che Rose ha ricevuto per il suo compleanno? Il weekend a Indianapolis con la prova di guida sul circuito- mi rammentò.
-Già, che figata!- annuii subito. Cavoli, se lo ricordavo! Avrei dato non so cosa per poter essere al suo posto!
-Bè, dato che viaggio e soggiorno erano per due persone, e sarà naturalmente Emmett ad accompagnarla, Rose ha regalato la prova guida anche per lui- mi spiegò.
-Cazzo, che botta di culo!- esclamai, invidiando da morire mio fratello.
-Edward, basta! Modera i termini!- mi sgridò mia madre.
-Scusa, mamma! Mi è scappato!- mi giustificai.
-Sì, come no! Mi sembra che ti scappi un po’ troppo spesso- continuò imperterrita. Uhhh, che palle! La mia attenzione fu catturata dal cipiglio serio e preoccupato di Bella. Che cretino! Senz’altro si stava facendo mille paranoie, pensando che la prova di guida potesse piacermi di più, dato l’entusiasmo che avevo dimostrato.
-Tesoro mio, qualunque cosa tu mi abbia regalato mi piacerà senz’altro- tentai di rassicurarla, sorridendole e abbracciandola. -Sai perché? Perché sei tu il mio dono più prezioso! Quindi non temere: qualsiasi oggetto scelto da te sarà perfetto!- aggiunsi, sperando di averla conquistata con le mie parole.
-Bè, grazie… lo spero proprio…- mi rispose con le guance arrossate, accoccolandosi sul mio petto.
La strinsi a me possessivamente e l’unico pensiero in quel momento che rimbalzava da una parte all’altra della mia testa era che non avevo bisogno proprio di niente: non avrei potuto chiedere di più dalla vita.
-Tieni, amore- nel frattempo mio fratello porse il pacchetto alla fidanzata. Quando Rose lo aprì i suoi occhi si illuminarono e un sorriso stupendo la rese ancora più affascinante.
-Caspiterina, tesoro! E’ fantastica! Ma come hai fatto?!- si meravigliò tenendo in mano una tuta da meccanico color fucsia, super sexy e aderente, con il nome di Rose dipinto sulla schiena e il logo della nuova officina in società con Jake, sul davanti, con la scritta “Motori Ruggenti”.
-Mi sono fatto aiutare da Jacob, sai per la stampa del logo e la scelta del modello… Non sono molto pratico…- le spiegò, imbarazzato ma compiaciuto del risultato.
-Ehi, cuginetta! Se, quando sarai al lavoro, indosserai veramente quella tutina, penso proprio che gli studenti romperanno apposta le auto per venire a ripararle da te. Gli incassi saliranno alle stelle!- esordì Jasper, scoppiando in una grassa risata, seguito da noi. Effettivamente non aveva tutti i torti...
Emmett, di fronte a quella prospettiva, sbiancò. Ero certo che si era appena pentito di aver avuto quella splendida idea.
-Dopo me la provo, così mi dite come mi sta. Ma… cosa c’è nella tasca?- mormorò Rose, estraendo un pacchettino più piccolo. Emmett sorrise e inarcò le sopracciglia facendole cenno di aprirlo.
Appena Rose vide il contenuto rimase a bocca aperta: un elegantissimo orologio di Guess!



-Grazie, amore mio! Mi piace da morire, tutto quanto!- si entusiasmò, saltandogli al collo e baciandolo con passione.
-Ehi, datevi una calmata, voi due!- li ammonì Charlie, lanciando un’occhiataccia alle mani di Emm che stavano stringendo le natiche della sua orsacchiotta, come la chiamava lui.
-Jasper… e tu?- chiese curiosa la mamma, avendo capito che Alice gliel’aveva consegnato in camera. Jazz mostrò ad entrambi alcuni dei disegni e lei e Charlie ne rimasero molto colpiti.
-Oh tesoro, sono magnifici!- si complimentò con mia sorella, facendola arrossire.
-Visto che siamo tutti quanti presenti, ne approfitto per comunicarvi la mia decisione riguardo il college…- ci informò Alice. Notai la mamma trattenere il respiro. Sapevo che avrebbe preferito che mia sorella continuasse con il suo sogno alla Scuola d’Arte: aveva il timore che, nonostante la sua passione per gli animali, veterinaria non fosse adatta a lei… come la facoltà di medicina, era troppo concreta, e anche un po’ cruda: in effetti affondare un bisturi o una siringa in un animaletto (anche se per il nobile scopo di curarlo), non era proprio un gesto da Alice. Le aveva spiegato che i primi anni non si stava quasi per niente a contatto con gli animali, e che il lavoro era pesante e faticoso per uno scricciolo come lei; ma sicuramente, dopo averle esposto tutti i pro e i contro, avrebbe comunque rispettato la sua decisione e l’avrebbe sostenuta al cento per cento.
-Voglio provare con veterinaria- esordì Alice; -Mi dispiace, mamma…- aggiunse poi, abbassando il viso, pensando probabilmente di averle arrecato una delusione.
-Non devi scusarti, tesoro mio. L’importante è che tu sia sicura. Ma devi promettermi una cosa…- la tranquillizzò.
-Tutto quello che vuoi!- esclamò Alice con un sorriso radioso per il sostegno della mamma.
-Se ti renderai conto che veterinaria non è la tua strada, non dovrai avere paura di parlarmene o di deludermi in qualche modo. Insieme troveremo una soluzione e in quel caso deciderai se tornare alla tua vecchia passione o intraprendere un’altra strada. Preferisco di gran lunga che tu ci metta qualche anno in più a laurearti, rispetto a loro, e che sia convinta del lavoro che sceglierai- la pregò la mamma.
Alice le buttò le braccia al collo e si strinsero forte.
-Grazie… sei la migliore mamma del mondo!- la elogiò mia sorella. Ed io mi trovavo perfettamente d’accordo con lei.
-Ora tocca a me! Tieni bambolina!- le disse Jasper, porgendole un pacchetto. Alice inarcò vistosamente un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. E ora, che diavolo le prendeva?! Era diventata una veggente?! Non aveva ancora aperto il regalo e già sapeva che non le piaceva?! Mah!
-Jasper Swan! Allora non mi conosci così bene come pensi! Ma davvero credevi che mi sarei limitata a regalarti solo qualche disegno?!- si sdegnò. Ahhh! Mi sembrava strano!
Alice afferrò da sotto l’albero un altro pacchetto e glielo porse.
-Amore, ma non era il caso… sapevi quanto ci tenessi a quei disegni, non potevi farmi regalo migliore, davvero- si difese il fidanzato.
-Lo so, amore e sei dolcissimo. Ma sai come sono fatta… se non spendo non sono soddisfatta. E’ solo un pensierino, ma so che apprezzerai- lo rassicurò, tornando a essere dolce e tenera come un agnellino. Probabilmente nella mia vita non avrei mai più incontrato un’altra persona con così tante sfaccettature caratteriali come mia sorella! Ma le volevo bene anche per quello.
Jasper si ritrovò così tra le mani un profumo Calvin Klein. Lo annusò e poi lo passò anche a noi per farci sentire la fragranza. Mmm… era proprio notevole: e brava la mia sorellina: in quel campo andava sempre a colpo sicuro!
Era giunto il turno di Alice: appena aprì la scatola rettangolare e bassa che Jasper le aveva regalato, i suoi occhi si spalancarono di colpo.
-O.Mio.Dio! Non ci posso credere! Ma come facevi a sapere…- farfugliò emozionata.
-Ehi, che cavoli!- il vocione di Emmett interruppe le urla entusiastiche di Alice, mentre Jasper sorrideva felice e soddisfatto. -Prima di chiedere il perché e il come non potete far vedere anche a noi?!- si lamentò.
-Ok, ora vi spiego: ero certo che la mia scricciola avrebbe scelto veterinaria, ma altrettanto sicuro che le sarebbe dispiaciuto lasciar perdere del tutto il disegno. Quindi mi sono informato un po’ su Internet e ho visto che molto vicina alla Seattle University c’è un’ottima scuola di design che organizza anche corsi non troppo impegnativi ma ugualmente interessanti. Sono proprio calibrati in base alle esigenze degli studenti universitari di altri corsi e per i lavoratori. Quindi ho fatto un paio di telefonate e mi sono fatto spedire gli opuscoli dei vari corsi. Scegline uno, amore, e sarà tutto spesato; ho concordato ogni dettaglio con la segreteria. L’importante che fai pervenire la tua iscrizione entro il 30 di marzo- spiegò, lasciandoci tutti a bocca aperta. Wow! Jasper era una continua sorpresa!
Alice gli saltò in braccio e cominciò a tempestare il suo viso di baci, facendoci ridere per l’espressione esasperata di Charlie, di fronte alle nostre continue manifestazioni di affetto. E pensare che ci stavamo trattenendo!
Il trillo gioioso di Alice era davvero irresistibile; e così anche la mia sorellina sarebbe riuscita a seguire entrambe le sue passioni: ero proprio felice per lei, e la mamma era veramente commossa. Infatti si alzò e andò ad abbracciare Jasper per il bellissimo gesto che aveva avuto.
-E voi due?- indagò Charlie, indicandoci. Io e Bella mostrammo orgogliosi le nostre fedine e stavolta fu il turno dello sceriffo Swan di sbiancare.
-Cos… Porc! Cof, cof… cof…- tossicchiò, passando da un pallore spettrale ad un cremisi intenso.
-Papà?! Oddio, che hai, ti senti male?!- si preoccupò immediatamente Bella, precipitandosi accanto a lui.
-Ma che avete fatto? Voi siete troppo… ouch…- emise poi un verso straziato, ma la mamma, intuendo al volo il suo timore, gli si accomodò vicino, iniziando ad accarezzargli la schiena.
-Charlie, stai tranquillo: i ragazzi non hanno deciso di sposarsi!- lo rassicurò. Cosa?! Ma allora era un vizio di famiglia! Prima Jasper e ora Charlie. Ma che cavolo! Avevamo appena diciotto anni, erano matti?!
-Sicura, cara? Dio mio! Ho rischiato seriamente l’infarto, stavolta- mormorò ancora scosso, riprendendo un colorito più sano.
-Adesso tra i giovani sono molto di moda le fedine per mostrare il loro impegno davanti a tutti. Così, se a qualcuno all’università, verrà in mente di corteggiare uno dei due, saprà che sono fidanzati- gli spiegò ancora.
-Come se questo bastasse! Mi spiace fratellino, ma non penso che un anello al dito di Bellina, potrà scoraggiare eventuali marpioni. Almeno io non mi tirerei comunque indietro. Se veramente mi piacesse ci proverei lo stesso, stanne certo!- esordì mio fratello, facendomi incazzare. Ma porca miseria, i cazzi suoi mai?! Una gomitata ben assestata nelle costole, da parte di Rosalie, lo zittì all’istante. Gran ragazza!
-Ed io, in quel caso, ribadirei molto chiaramente che sono innamorata persa del mio fidanzato e lo manderei a farsi un giro, molto elegantemente!- esclamò Bella, rivolta principalmente a me. Non le era sfuggito il mio irrigidimento alle parole di Emmett. La abbracciai e poi pose fine a quella inutile e irritante conversazione, porgendomi il mio regalo.
-Spero ti piaccia, tanto quanto io ho gradito il tuo- mormorò, mentre sentivo gli occhi di tutti su di me. Tolsi con poca eleganza il fiocco e la carta che rifasciava una scatola molto simile a quella che Jasper aveva consegnato a Alice. Appena alzai il coperchio vi trovai dentro due libri: uno su Londra e l’altro su Parigi.
La mia espressione corrucciata e non particolarmente brillante fece scoppiare tutti in una grossa risata.
-Ehm… grazie… ma devo proprio leggerli?!- farfugliai.
-Che scemo! Scommetto che non hai ancora capito di cosa si tratta!- mi schernì Jazz. Infatti!
Bella mi prese le mani e mi sorrise con dolcezza.
-Diciamo che, se ti farà piacere, dopo il diploma, potremo partire all’istante per due settimane in Europa, una a Londra e una a Parigi…- mi spiegò, facendomi sgranare gli occhi dallo stupore.
-Oddio santo! Non posso crederci! E’ meraviglioso!! Tu sei matta! Avrai speso una fortuna! Che figata!- mi entusiasmai e preoccupai allo stesso tempo, abbracciandola forte.
-Ho colto al volo una megaofferta! E poi al termine delle due settimane ci ritroviamo con tutto il resto della famiglia in Italia dagli zii e finiamo le nostre vacanze lì. Così saremo di nuovo a casa per i primi di agosto e avremo tutto il tempo per sistemarci ad Harvard- continuò nella spiegazione. Dio, era un sogno! Aveva programmato ogni cosa nei minimi particolari e non potevo che esserne felice. Tante volte avevamo fantasticato su quanto sarebbe stato bello poter visitare, soli soletti, quelle due meravigliose città e ora tutto si era concretizzato.
-Dio, quanto ti amo!- esclamai, sollevandola dal divano e facendola sedere in braccio a me. Iniziammo un bacio che di casto aveva ben poco, dimentichi di tutto ciò che ci circondava… ma chi se ne importava: io e lei in Europa!!
-E basta! Ma la finite, oggi?! Se i regali scatenano certi istinti, d’ora in poi li vieterò!- si infervorò Charlie, facendoci ridere tutti quanti.
-Ora tocca a noi! Vi abbiamo fatto un regalo di gruppo- richiamò la nostra attenzione la mamma.
Lei e Charlie si alzarono e ci chiesero di seguirli al piano di sopra. Appena giunti a destinazione, entrambi continuarono e salirono le scale che portavano all’enorme solaio. Cosa diavolo avevano escogitato?! Eravamo tutti curiosi ed eccitati… cosa avrebbe potuto esserci in una polverosa soffitta?
-Pronti?- ci chiese lo sceriffo. Annuimmo e poi ci fecero entrare al buio. Un attimo dopo le luci si accesero e noi rimanemmo a bocche spalancate senza la forza di dire nulla.
Affermare che eravamo tutti sbalorditi era veramente riduttivo. Quella stanza ampia e spaziosa, che fino a qualche settimana prima ero certo fosse tutta impolverata e piena di scatoloni, era stata ripulita a fondo e completamente arredata: due ampi divani di fronte a un megaschermo cinquanta pollici con tanto di impianto dolby surround e consolle Wii; un tavolo con otto sedie, un lungo mobile basso con sopra uno stereo; tre stufette, sparse per la stanza, per riscaldare l’ambiente; una scrivania con due computer e infine uno stupendo tavolo da biliardo…
-Bè, il gatto ha mangiato la lingua a tutti quanti?- ci schernì Charlie. Alle sue parole tutti prorompemmo in un urlo entusiastico di gioia, sparpagliandoci per la stanza per ammirare meglio ogni dettaglio.
-Abbiamo pensato che una sala relax tutta per voi fosse l’ideale. Sappiamo che tra qualche mese ve ne andrete al college, ma vi conosciamo e siamo certi che tornerete spesso a casa; e poi ci saranno le vacanze e i giorni di festa. Intanto manca ancora quasi un anno e potrete iniziare a godervela- ci spiegò la mamma con la voce rotta per l’emozione al solo pensiero che presto avremmo lasciato il nido. Ma aveva ragione lei: ognuno di noi sarebbe sempre tornato a casa e spesso anche. Io e Bella avevamo deciso che, ad Harvard, appena preso il ritmo giusto con lo studio e i corsi, ci saremmo trovati un lavoretto, giusto per racimolare il necessario per  pagarci i biglietti aerei il più spesso possibile, senza dover intaccare i nostri fondi fiduciari che servivano per la retta del college e per il nostro mantenimento e quello dell’appartamentino che desideravamo affittare. Ne avevamo già parlato con Charlie e la mamma ed erano d’accordo entrambi, anche se ci avevano fatto promettere che se non ce l’avessimo fatta a far collimare gli impegni universitari con quelli lavorativi, ci avrebbero dato una mano loro e avremmo lasciato subito il lavoro.
-E’ completamente insonorizzata, ragazzi. Quindi potete fare tutta la confusione che volete, senza aver paura di disturbare- ci spiegò Charlie. Wow! Che figata assoluta!
-Noi non ci siamo accorti di nulla. Avete lavorato durante il nostro orario scolastico, vero?- si informò curiosa, Bella. La mamma annuì, sorridente.
-Ma come vi è venuta questa idea magnifica?!- chiese Rosalie.
-Bè… ehm… la risposta è in quei pacchetti sul divano. Non ci sono nomi perché ce n’è uno per ciascuno di voi e sono tutti uguali. Per cui prendetene uno a testa e apriteli contemporaneamente, per favore- rispose Charlie. Tutti ci spostammo in quella zona e al ‘tre’ di Alice scartammo i regali e ognuno si ritrovò le mani una microscopica e colorata tutina da neonato.



Ci guardammo confusi e poi fissammo la mamma, con Charlie che la abbracciava, accarezzandole dolcemente il ventre. Oh porco…
Fu questione di un attimo, per assorbire la notizia ed essere certi di aver inteso bene la situazione… e poi scoppiò il caos: urla di giubilo, lacrime di gioia, semi svenimenti, abbracci stritolatori, baci e valanghe di auguri, congratulazioni… e qualche collasso. Cristo santo, era possibile avere un infarto a diciott’anni?!
Eravamo tutti felici per loro e l’idea di avere un piccolo pargoletto per casa ci rendeva euforici ed elettrizzati. Le ragazze poi non la finivano più di piangere, commosse come mai le avevo viste.
-Come stai, Esme?- le domandò Bella in ansia.
-Hai le nausee, mammina?- le chiese Alice senza aspettare che rispondesse.
-Ma certo! Ecco perché in queste ultime mattine avevi sempre un’aria stanca!- incalzò Rosalie.
-Ok, basta! Ragazze, sto benissimo. Ho solo un po’ di nausea durante la giornata, ma niente di nuovo. Ci sono già passata altre volte! L’unica che non mi aveva dato noia era stata la gravidanza della mia piccolina- le quietò la mamma, mentre loro pendevano dalle sue labbra.
-E certo, perché poi te ne ha dato un sacco quando è nata!- la schernì Emmett, prendendo nostra madre tra le braccia e stritolandola. Alice gli fece un’enorme linguaccia.
-Ehi, piano! Così me la spremi, orso!- lo ammonì Charlie.
-E’ per questo che non vuoi più partire, papà?- gli domandò Jasper. Lui annuì e si accigliò, ma la mamma lo fulminò subito.
-Sentite bene, ragazzi. La dottoressa ha detto che procede tutto a meraviglia! Posso condurre la stessa identica vita di prima, purché non mi stanchi troppo. Ha sottolineato…- e lanciò di nuovo un’occhiataccia al marito; -…che posso benissimo viaggiare. Non c’è nessuna controindicazione, devo solo portarmi una crema solare a schermatura totale e un bel cappello per evitare insolazioni- ci raccontò, rassicurandoci.
-Oh Esme, ti aiuteremo noi! In casa non dovrai nemmeno più alzare un dito- la rassicurò, protettiva Bella.
-Sì, penseremo a tutto noi!- si aggiunsero Rose ed Alice, commosse e tremanti.
-Siete i miei tesori! Grazie per la premura, ma già normalmente mi aiutate tanto, quindi non occorre che facciate di più. Voglio solo che vi dedichiate allo studio- replicò.
-Allora siete contenti? Non pensate che siamo troppo… ecco, troppo in là con gli anni per ricominciare daccapo con pappette e pannolini?- si preoccupò lo sceriffo, facendoci una tenerezza infinita.
-Bè, Charlie, non sarà poi così diverso! Vi siete tenuti in allenamento con Emmett!- affermò Alice, rendendo pan per focaccia a nostro fratello.
-Ma che sorellina spiritosa!- rispose prontamente, Emm.
-Chissà da chi ho preso!- si difese Alice.
-Vedi, Charlie! Bè, meno male che hai me, mammina: sono l’unico che si salva. E ora toglietevi di mezzo che non sono ancora riuscito ad abbracciarla come si deve. Tanti auguri di tutto cuore e per qualsiasi cosa sappi che io ci sarò sempre. Ti voglio bene- dichiarai, stringendola forte.
-Anch’io, Edward. Amo tutti voi incondizionatamente. Non potevo sperare di avere figli migliori e mi riferisco a tutti e sei indistintamente- ci rivelò, facendoci commuovere.
-Allora, quando arriverà il nostro fratellino?- si informò Jasper.
-O sorellina!- ribadì subito Bella.
-Non cominciate perché ancora è presto per saperlo. Il parto sarà a metà agosto, quindi sarete già tornati dall’Italia. Noi, invece non verremo perché non ci sembra il caso di fare un viaggio del genere proprio all’ultimo mese- li calmò subito Charlie.
Bella venne ad abbracciarmi e mi guardò radiosa.
-Sei contenta, amore mio?- le chiesi, addossandola al mio petto.
-Sono strafelice e questo è il più bel Natale che abbia passato da tanto tempo. Papà ed Esme ci hanno fatto il regalo più bello di tutti. Ci pensi? Un piccolo Swan in giro per casa… Dio, non vedo l’ora! Mi dispiace solo che noi due saremo quelli che se lo godranno meno, perché saremo i più lontani, al college- si rammaricò.
-E’ vero, cucciola; ma, come avevamo deciso, cercheremo di tornare a casa il più spesso possibile- obiettai. Lei strofinò il viso sul mio petto.
-Che c’è, amore? Preferiresti studiare vicino a casa? Non c’è ancora niente di definito e possiamo sempre cambiare idea, se vogliamo. Possiamo parlarne ancora un po’ tra noi e valutare i pro e i contro: Seattle è un’ottima università- tentai di rassicurarla. Io l’avrei seguita ovunque e se Bella avesse cambiato i suoi piani, ero pronto a rinunciare ad Harvard per seguirla in capo al mondo! L’amavo troppo e non sarei più riuscito ad allontanarmi da lei, nemmeno per coronare il mio sogno. Ormai era diventata la mia priorità principale, il mio sole, la mia vita… lei era tutto per me e avrei fatto il possibile per non perderla mai.
E in quegli istanti quasi rarefatti per la loro intensità, ne ero sempre più consapevole: avevo bisogno di lei, del suo amore.
E’ vero che se l’amore è forte resiste anche al tempo e alla lontananza, era altrettanto vero che io, Edward Cullen, avevo trovato la mia anima gemella e avrei sempre lottato contro tutto e tutti per poter starle accanto, fino al mio ultimo respiro.
-No, Edward… è giusto che noi seguiamo i nostri sogni. L’importante è stare insieme noi due. Ti amo, amore mio- mi spiegò, dichiarandomi il suo sentimento ancora una volta: non mi sarei mai stancato di sentirglielo dire.
-Insieme, per sempre! Ti amo, mia Bella- mormorai prima sulla sua fedina poi sulle sue labbra, per poi suggellare le mie parole con un bacio: mai mi sarei stancato di farlo!


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