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Autore: Haruakira    15/03/2012    5 recensioni
C' è una piccola cittadina americana e tante casette colorate, ci sono dei vicini che innaffiano le aiuole o affacciati alla finestre, poi ci sono altri vicini che si insultano per strada o attraverso le staccionate, piani di sabotaggio, telecomandi che volano fuori dalle finestre, papere giganti nel cortile della chiesa, poliziotti che mangiano ciambelle, meccanici con la passione per i film horror , farmacisti con la sindrome di Cupido, insegnanti che mettono in scena commedie teatrali come Otello e Giulietta... e molto, molto altro.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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cap. 1 relazioni pericolose
Le relazioni pericolose
 ovvero
 il buon vicinato









Questa storia ha inizio in una tiepida mattinata settembrina nella piccola città americana di Hidwich, una di quelle simpatiche cittadine tanto tranquille, con tanto verde, con le villette a schiera dai delicati colori pastello.
In una di queste graziose casette, una di quelle gialle, con la staccionata marroncina intorno a un bel giardinetto con le paperelle in ceramiche lungo lo stretto viale ciottolato, in questa casa, dicevo, abitavano due gemelli identici, ma solo nell' aspetto, che in quel momento discorrevano cortesemente del più e del meno.
-Sei una testa di rapa Saga!- sbottò il minore tra i due- tu socializzi col nemico!
-Col nemico? Col nemico?-fece stupito l' altro sgranando gli occhi all' inverosimile- è solo il reverendo. Il reverendo, Kanon.
-Sì ma un reverendo idiota che mi ha fottuto il parcheggio. Per colpa sua sono arrivato tardi al lavoro..-
-Se tu partissi prima da casa...- provò a obiettare il maggiore, ma l' altro non lo ascoltò neppure continuando nella sua Filippica.
 -E quel bastardo del preside mi ha beccato-

-Aiolos? Ma che dici? E' impossibile che ti abbia rimproverato è...
-E chi ha detto che mi ha rimproverato? Mi ha guardato con quella faccia da pesce lesso con quell' aria indulgente. Tsè, come se lui non sbagliasse mai. Oh come è perfetto Aiolos!- disse l' altro imitando qualche signora del posto e guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa- dov' è? Dov' è?- borbottava girando la testa a destra e a sinistra con scatti veloci
-E ora che diavolo cerchi?- sospirò il maggiore seguendolo.
-Cerco... cerco il telecomando- rispose Kanon, così velocemente che Saga quasi fece fatica a capire che avesse detto il gemello, poi realizzò:- Tu! Tu! Ma dove hai la testa? Ma che fai te li mangi i telecomandi? Ah- fece poi vittorioso adocchiando l' oggetto incriminato accanto al piede del tavolino del salotto-lo vuoi il telecomando?- chiese con ara di sfida.
-Sì- ribattè Kanon senza pensare
-E prenditelo!- urlò Saga gettando il povero telecomando contro la faccia del fratello che spostatosi velocemente riuscì a non ritrovarsi un occhio nero o il naso gonfio. Sì, peccato che il famoso telecomando fu catapultato fuori dalla finestra andando a finire dritto in fronte al povero Doko Liang che l' unica cosa che aveva fatto di male era stata quella di passare da lì, dal civico numero tre, dove abitavano quei due scapestrati, in bicicletta.
Doko Liang, medico esimio del paese, dall' età imprecisata e imprecisabile, era buono quanto saggio, padre di due bambini a loro volta già saggi e tranquilli, anche troppo, Shyriu e Shun-Rei.
-Doko! Doko!- urlò un disperato Sion correndo a soccorrere il malcapitato in compagnia dei suoi pargoli, Mu di vent' anni, ragazzo tranquillo e pacioso e studente di giurisprudenza, per essere un giorno un giudice imparziale come il padre, e Kiki un monellaccio di sette anni che in quel momento se la stava ridendo della grossa.
-Kiki!- lo ammonì il maggiore inutilmente mentre l' altro si rotolava a terra dalle risate.
-Che è stato?- chiese Doko massaggiandosi la fronte offesa tutti intontito- un missile terra-aria?
-No, un telecomando- precisò Sion aiutandolo a rialzarsi
-Che succede qui?- giunse a domandare Angelo Mancino, fidato meccanico dai prezzi esorbitanti mentre si ripuliva le mani sporche di benzina.
-Succede che quei due impiastri ne hanno combinata un' altra delle loro!- si lamentò Sion
-I gemelli?- comprese subito il giovane.
-Già.
-Mh. Passate in farmacia da Phro che grazie a quei due si sta arricchendo- consigliò Angelo, detto Death Mask a causa dell' insana passione per film horror e affini, sghignazzando.
E farmacia fu.
Il povero Doko zompettò all' interno del negozio abbarbicato compleatamente al giudice, anche egli, è doveroso dirlo, dalll' età indefinita e indefinibile, chi dice venticinque anni, chi trenta, chi quaranta, chi cento, chi addirittuara duecentocinquanta.
-Che è successo qui?- domandò il farmacista con un sorriso radioso e felice di far tintinnare ancora la cassa
-Un telecomando è volato fuori dalla finestra della casa dei gemelli e questo è il risultato- spiegò Shura che silenzioso sul posto aveva osservato tutta la scena- a proposito- chiese a un Doko ancora intontito l' abile poliziotto- vuole sporgere denuncia?
-No, no- disse stancamente l' uomo- sarà stato un caso.
-Un caso? E' la terza volta in questo mese che ti capita!- fece notare Sion mentre Aphrodite consegnava al povero sventurato ghiaccio, bende e medicine non ben definite.
-E che me ne faccio delle supposte?- chiese Doko al bel farmacista
Aprhodite fece spallucce:-Eh, non si sa mai, non si sa mai cosa possono combinare quei due. Intanto prendile. Paghi quaranta dollari tondi tondi- rispose amabile staccado lo scontrino e facendo impallidire il povero medico.
-Allora se qui nessuno ha bisogno di me io me ne ritorno in ufficio- sospirò Shura ormai rassegnato al fatto che in quella cittadina non capitasse niente di niente.
-Dov' è il tuo collega?- gli chiese Sion raggiungendolo.
-In pasticceria da sua madre- Shura guardò l' orologio- pausa ciambella. Credo che lo raggiungerò.


Il nuovo reverendo era un giovane ben messo a detta di Aprhodite. Era un peccato che avesse deciso di dedicarsi a quel ruolo ingrato. A complicare le cose c' era anche il fatto che fosse sposato. Il farmacista non era mai stato un uomo particolarmente credente, affatto, ma quella domenica aveva deciso di poter sopportare qualche sermone e rifarsi gli occhi. Gli pareva un po' imbranato a dire il vero e troppo giovane. Ma del resto chi era lui per meravigliarsi? Era un bene che ci fossero vocazioni così interessanti.
Alla fine della cerimonia il farmacista fermò il giovane:- Reverendo- trillò porgendogli la mano- molto piacere, sono Alex Brahe, il farmacista, mi chiami Aphrodite- e qui ammiccò strusciando la propria mano controquella dell' altro prima di lasciarla andare completamente- venga da me per qualsiasi cosa. Qualsiasi.- sottolineò
-Ehm... ah... sì, piacere signor Brahe.
-Aphrodite- lo corresse.
-Aphrodite. Sono il reverendo Martakis. Aiolia. Mi chiamo Aiolia.- si guardò intorno imbarazzato. Ma tu guarda se il primo che doveva andare a conoscere era un gay che ci provava con un sacerdote. Era insensato!- Ah, cara, vieni!
Una bella ragazza bionda e con gli occhi azzurri, o per lo meno Aphrodite ne era quasi certo -doveva essere così visto che era bionda- ma con gli occhi chiusi, si avvicinò ai due.- Ecco, signor Brahe.
-Aphrodite- sbuffò picchettando il piede a terra.
-Aphrodite- ripetè Aiolia- questa è mia moglie Sha...
-Perchè si è fermato? Sha...?
-Sha... Sha...-balbettò guardando in alto come se il nome fosse scritto sul tetto
-Kira- aggiunse la signora con foga- Shakira tutto attaccato.
-Ah- Aphrodite sorrise- Shakira. Ma che bel nome! E' così esotico! E dica, di dov' è? Spagna, Argentina, P-
-India.
-India?- E no, questo era troppo!- Ha madre tedesca o chessò, svedese...?
-No.
-E' indiana, indiana?
-Sì.
-Ah, va bene... io... io devo andare. Il dovere mi chiama- fece Aphrodite dirigendosi verso Death Mask a passo di marcia. Questo non era affatto giusto. Cioè, fosse stata mezza svedese o tedesca o russa, avrebbe anche potuto accettarlo. Ma così no, cazzo. Lui era svedese, tutto svedese, TUTTO, ed era costretto a tingersi i capelli di biondo!
Aiolia guardò la sua consorte:- No, ma... secondo te funziona?
-E perchè no? Non lo vedi quanto sono strani? Lo sai che il poliziotto grassone muore dietro alla maestrina della scuola? Tipico. E che il meccanico si mette all' ultimo banco perchè così può dormire durante il sermone? Se non ti senti tranquillo c' è la signora Mancino che fa le carte.
-Le che?
-Legge il futuro.
-Mh. Ti sei integrat...Ta. Integrata bene, vedo.
La donna si umettò le labbra prima di afferrre il reverendo per la collottola ringhiando:- Io sto facendo la mia parte, bello. Ho sopportato per tutta la mattinata le vecchie del paese e le casalinghe pettegole del club di cucito, ti conviene calarti come Cristo comanda nei panni di un fottuto reverndo! Ci siamo capiti?!



Aphrodite, Shura,  Death Mask e Aldebaran erano seduti all' interno della pasticceria dei genitori dell' ultimo. La conversazione languiva, ormai avevano parlato di tutto, del mal di schiena di Doko, del fatto che secondo la mamma di Death la linea dell' amore di Shura al momento faceva abbastanza schifo, della vicina di Phro che era spuntata il giorno prima con un paio di tettone, fino all' arrivo del nuovo reverendo e consorte.
-Che palle, non succede mai niente qui- sbuffò Shura.
-Lo ripeti sempre, non puoi accontentarti di una vita tranquilla?- domandò Aldebaran
-Ma è vero che non succede mai niente.- obiettò quello.
-Si vede che non abbiamo un cazzo di cui parlare- si intromise Death notando a quali livelli stava scendendo la conversazione.
-Bello il lampadario nuovo- affermò con noncuranza Aphrodite indicando il tetto.
Death Mask confermò quanto aveva appena detto prima:-Appunto.
-Non succ..Ehi ma che diavolo è quel coso?!- Shura saltò all' improvviso sulla sedia protendendosi verso la vetrina del negozio.
-Sembra un carro armato- ipotizzò Aldebaran
-Oh. Oh. Oh. Oh.
-Death- Aphrodite guardò l' italiano- ma ti pare il momento di mettersi a imitare Babbo Natale?
-Coglione, anzi coglioni, quello non è un carro armato. E' un automobile blindata con i vetri oscurati.
I quattro si guardarono con la medesima idea nella testa.
Shura si alzò con ostentata calma:- Bene, io vado a pagare.
Gli altri lo seguirono ad uno ad uno, arrivati alla porta si guardarono nuovamente:- Seguiamolo!
-E Cazzo! Non passiamo tutti assieme. Non ci entriamo- urlò Death una volta che si incastrarono nella porta del negozio.
-Madre de Dios- sospirò mamma Rodrigues- questi giovani moderni.
I quattro camminarono con noncuranza dietro all' auto:- Perchè va così lenta?!- sbottò Aphrodite.
-Forse non sa la strada- a rispondere Aldebaran.
Death si bloccò:- Si ferma.
-E' vicino la casa di Grandier- notò Shura prima di sentirsi trapanare il timpano da Aphrodite e sentire un tonfo. Quando si girò se lo ritrovò svenuto al suo fianco.

Quando Aphrodite rinvenne si trovava nel proprio letto.
-Perchè sei svenuto, idiota?- domandò Death Mask astioso.
-Oh no, me lo sono perso- pigolò l' altro.
Death Mask sbuffò:- Che ti sei perso, sentiamo?
-Milo.
-E chi diamine è questo qui?
Il farmacista era scandalizzato di fronte a tanta ignoranza:-Ma come? Non sai chi è Milo?! Il Magnifico Milo!
L' altro si limitò a un cenno negativo con la testa.
-Cioè, ma dove vivi? E' una rock star famosissima.
-E che cazzo c' è venuto a fare qui?
-Cosa vuoi che mi importi, so solo che è è meraviglioso.
-Una rock star, uhm?- chiese l' altro pensieroso, poi ghignò- sta vicino al ragioniere. Ci sarà da divertirsi.









DISCLAIMER: Saint Seiya e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
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