penso che puoi trasferire i dati della cena. milza insolente, gennaio.

Premette forte il palmo sul suo stomaco coperto dall’ampia maglia. Sora sembrava sempre perdersi nei vestiti, inspiegabilmente, come se non ne facessero mai della sua misura; gli veniva voglia di toglierli, strapparglieli via con tutta la forza che aveva, ma non aveva intenzione di spaventarlo, nonostante tutto: era Sora, il suo Sora, e per quanto infinitamente avesse voglia di farlo soffrire, non poteva lasciargli il lusso di farglielo capire.
L’avrebbe graffiato, l’avrebbe morso ed umiliato e poi si sarebbe preso il disturbo di leccargli le ferite, così lui gli avrebbe sorriso, l’avrebbe capito, l’avrebbe perdonato e sarebbe stato tutto disgustosamente come prima, e lui avrebbe potuto graffiarlo, morderlo ed umiliarlo ancora, all’infinito.

C'erano delle abitudini difficili da dimenticare. Come quella di Renzou che, sin da quando era un bambino, era solito fare affidamento sul coraggio di Ryuji per alcune, delicate, situazioni.
Non che fosse un codardo - aveva semplicemente un modo tutto suo per assimilare ogni singolo avvenimento -, ma davanti alla sua fobia per gli insetti poteva solo darsela a gambe levate e cercare la protezione dell'amico.
[Renzou Shima x Ryuji "Bon" Suguro]

-Scusa ma tu... chi sei?- chiese.
I tre si raggelarono.
-N-non sai chi sono?- balbettò il moro, shoccato.
-Non ti ho mai visto prima.- replicò Naruto.
Il medico, estremamente preoccupato e con un terribile sospetto, si rivolse a Sasuke.
-Vi conoscete?- domandò.
Il moro annuì.
-Stiamo insieme...- sussurrò sconvolto.
Il medico annuì, i suoi sospetti erano esatti. -Naruto, quanti anni hai?-
-Tredici.- rispose il biondo.
Il dottore guardò la cartella, triste. Uzumaki Naruto, nato il 10 ottobre 1992 a Tokyo, ospedale di Beika, anni 19...
Sospirò. Decisamente la botta alla testa aveva fatto danni.

- Silenzio, Wright. Potrei cambiare idea da un momento all’altro e finirla subito, questa pagliacciata. –

Bastavano delle sue parole scarabocchiate con una penna sfera blu su un angolo di foglio, un semplice “Tornerò a casa per cena, stupida mucca” per farlo sentire felice, per crederci almeno un po' di essere importante nella sua vita.