"Alex Watson è una normale diciassettenne londinese, forse solo un po' sfigata, niente di più. I suoi amici? Una ragazza bellissima e dolce, un'allegra libraia e un chitarrista che sogna la fama. Ma i suoi nemici? Uno solo: un ragazzo tanto bello quanto stronzo, che non fa che prenderla in giro, e che abita proprio accanto a lei! Le cose cominciano a precipitare quando una misteriosa lettera giunge alla nostra protagonista..."
Ora, spazio all'autrice. Abbiate pietà, è la primissima storia DAVVERO romantica che scrivo, non ho esperienze su cui basarmi, quindi chiedo umilmente il vostro parere. Opinioni positive ben accette, negative anche di più, perché servono a migliorare. Grazie per l'attenzione, a tutti.
Un'altra cosa: nei vostri commenti potete darmi spunti o consigli su ciò che potrebbe succedere. Vorrei infatti che la storia risultasse anche divertente, ma io non ho molto senso dell'umorismo, quindi imploro il vostro aiuto. Grazie mille.
Vi auguro sinceramente una buona lettura e spero che continuerete a seguirmi.
HeartSoul97

«Insomma, ho fatto centinaia di ritratti e visto centinaia di modelli, teste, studi, statue e la tua faccia… non sta da nessuna parte.» [...]
«Come fa uno con una faccia da lontra ad essere giudicato bello? Spiegamelo! Sei una lontra!»
Un'artista stravagante alle prese con un ritratto di Benedict Cumberbatch.

Una raccolta di molte CreepyPasta conosciute, rielaborate una per una e ripopolate da i personaggi di Hetalia. Fossi in voi non le leggerei da soli... o al buio.
Attenzione: qualunque suono percepiate restate calmi, non urlate ma soprattutto NON guardate... dietro di voi!

Il rapporto tra Steve Rogers e Tony Stark era sempre stato mirato all'infastidirsi, stuzzicarsi costantemente con battute e insulti, ma l'attenzione che serbavano l'uno per l'altro era strana, non poteva di certo considerarsi amicizia. Ma allora come la si poteva definire?
Se volete saperne di più non dovrete fare altro che leggere questa storia!
Anter.

Quasi inconsapevolmente mi ritrovai ad osservarlo ancora, rapito da non sapevo bene cosa.
Quel ragazzo emanava una luce particolare, tutta sua. Dolorosa e indolente. Aveva delle movenze raffinate, delicate come spesso hanno solo le donne di un certo lignaggio. I capelli castano chiaro gli ricadevano sul collo e la fronte in maniera quasi sensuale. Mi sentii subito le guance bollenti, dovevo assolutamente darmi un contegno. La birra doveva avermi giocato un brutto scherzo se mi ero ridotto a formulare un pensiero del genere riguardante un ragazzo.

Spirit avanzò ondeggiando pericolosamente per il corridoio semibuio della Shibusen.
La festa dell’anniversario della fondazione della scuola era appena a metà e, si ritrovò a pensare mesto, era già vergognosamente ubriaco. Senza dubbio doveva trovare in fretta la sua camera, nei sotterranei della scuola: non che di solito bevesse così tanto _ci teneva a pensare_ ma quella volta aveva il netto sentore che se non si fosse dato una mossa a raggiungere un letto sarebbe collassato sul pavimento.

Una sintonia come quella con l’anima di Spirit non l’aveva mai avvertita in nessun’altra arma.
Era il suo amico, no?
L’unico che provava (sebbene la maggior parte delle volte, con poco successo) a capire cosa pensasse, l’unico che si sforzasse testardamente nel comprendere cosa ogni volta gli passi per la testa. Quello che più di una volta lo aveva strappato alla pazzia.