«Aspetta, non andare.» dice con voce lieve.
«Cosa vuoi? Non pensi di avermi già ferito abbastanza? Vattene Omar, non voglio parlarti un solo secondo di più.» La mia voce suona molto dura. Espressione di rabbia, delusione, indignazione, sdegno. Dopo quello che mi ha fatto lui viene qui e pretende che io lo ascolti. Non esiste.
«Ti prego Abigail! Ascoltami.» La voce gli si incrina, supplicante. Gli occhi. Occhi imploranti perdono.
«Va bene, ma non qui in mezzo alla strada. Non sono un fenomeno da baraccone.» rispondo in tono secco, apatico. Eppure cedo. Cedo ai suoi occhi. Per l’ennesima volta cedo ai suoi occhi. «Ora, se non ti dispiace, puoi mollare il polso, grazie.»

‘Lo sai che non sono una convenzionale e odio tutti sti riti e discorsi chilometrici quindi..se mi vuoi dire che mi ami basta guardarmi negli occhi e dire due semplici parole, ma con il cuore’

Cosa sta succedendo? E se lui mi piacesse? E se papà lo venisse a sapere? Cosa direbbe? Sarebbe contento oppure farebbe di tutto per ostacolarci? Ma soprattutto, io non sono troppo giovane? E’ vero che molti dicono che l’amore non ha età ma una ragazza di 18 anni con un uomo di 42…bhè la storia cambia. Eccome se cambia.

Una band. Una radio. Una mail. Una vita che migliora. Un'amore. Un sogno che per Kate si realizza.

Il sapore del mare. Il dolce e rumore delle onde infrangersi sugli scogli. Le onde, ormai piccole, infrangersi sulla battigia. Le conchiglie. Il profumo di crema solare. Un sogno direte voi e lo dico anche io! Peccato sia finito. Purtroppo anche le cose belle finiscono e chissà perché succede sempre troppo presto…mistero. Bhè…ora mi ritrovo di nuovo in quella città caotica, d’inverno grigia per la nebbia e d’estate per lo smog chiamata Milano. Sta di fatto che quando tornai dalle vacanze il cartello ‘vendesi’ appeso fuori dal condominio era sparito. Segno che qualche buon’anima dallo spirito avventuroso aveva deciso di intraprendere, come la chiamo io, la vita meglio-spararsi-nelle-parti-basse-che-abitare-in-condominio. Questo spiega tutto no?

Il moro cantò l’ultima strofa in ginocchio. La cuffia calata diligentemente in testa con qualche ciuffo di capelli ribelli che usciva da essa. Il caldo giubbotto e i suoi inseparabili scarponi da montagna, firmati Timberland. Era bellissimo.
“I just wanted to hold…hold you in my arms” disse sottolineando le ultime parole dette.
Si mise il plettro in tasca. Alzò lo sguardo su di me. Sentii un calore all’altezza delle guancie. Tenevo la testa bassa per la vergogna. Sorrisi.

Io e Zack che stiamo insieme?! No mai. O almeno…questo era quello che pensavo fino a poche settimane fa.
Tutto è iniziato un maledetto giorno di pioggia di metà maggio. Io e la band stavamo uscendo dal locale in cui avevano appena suonato. E manco farlo apposta fuori non pioveva, no era peggio. Sembrava che l’acqua la buttassero giù, non so chi, a secchiate.
“Fantastico!” esclamai seccata.
Sentii il rumore di passi dietro di me e mi girai.
[Dal primo capitolo]

Per mia mamma questo ed altro. Non avevo mai rifiutato l’idea di vederla felice al fianco di un altro uomo…anzi ne ero fiera, poterla vedere di nuovo sorridere mi faceva stare bene.
Ma quando pronunciò questa frase: ‘Ah ecco stasera a cena ci saranno pure i figli di Ruben!’. Mi si raggelò il sangue nelle vene. Cosa?! Ok, un patrigno si ci stava ma dei fratellastri no. Assolutamente no.

Never say never. La vita ti riserva sempre delle sorprese, è un treno in corsa da prendere al volo. Questa è la storia di una ragazza italiana, normale ma con una vita difficile. Ma la vita le saprà riservare delle emozioni uniche.