«Non sei preoccupata?» chiese.
Lei scrollò le spalle, con naturalezza.
«Non c’è motivo. Dopotutto, il mio uomo, è cento volte più forte di quel novellino.»

Un pomeriggio tranquillo sulla Sunny, un giardino in fiore e un linguaggio segreto che svela più di mille parole.

Zoro comincia a leggere a voce. Lentamente, il tono basso ma fermo, come se volesse mantenere segrete le parole che dice e al tempo stesso affidarle all’intera stanza, lasciare che l’abitino al posto di quel silenzio denso di inquietudine, del respiro affaticato di Nami, della febbre, della noia, dell'impotenza.
(Della paura.
L’aveva sentita anche lei, quel giorno? Dentro alla stanza del Baratie, mentre gli leggeva la storia di Noland il Bugiardo e lui non aveva nemmeno le forze per respirare regolarmente?)
Piccola storia ambientata nella seconda stagione del live-action.

Shakky soffiò via un filo di fumo, sorridendo. «Sai, a volte la vita è proprio come una mappa incompleta. Pensi di sapere dove andare, ma non conosci ancora tutte le correnti. Io stessa pensavo di potermela cavare da sola. Libertà, indipendenza… niente legami. Poi ho incontrato Rayleigh.»
Gli lanciò uno sguardo obliquo, ironico. «E guarda dove sono finita.»

La Wado, pensò. Il mio legame con Kuina. La mia promessa. Non la affido mai a nessuno. È la mia vita stessa.
Eppure lì, tra le mani di Nami, quella lama non perdeva sacralità. Si accendeva, anzi, di una nuova forza. Perché lei conosceva il peso dei sacrifici. Lei sapeva.

"One Piece. Lui che di pezzi ne sapeva qualcosa, non poteva certo lasciarsi sfuggire l'unico, il più importante. Non era forse quello il fine di un pirata? Non quello di un avventuriero? Per quello non aveva mai smesso di giocare, dopotutto. Perché da qualche parte, nascosto dietro quella massa informe di capelli, in questi vestiti troppo larghi, c'era ancora quel bambino che giocava a fare il pirata. E non era certo colpa sua, se le cose si erano fatte troppo serie, lungo la strada. Cercare inestimabili tesori, solcare i mari, e un giorno constatare di persona quale polo fosse il più gelido: le origini di un sogno si aggregavano tutte lì.
Poveri gli sciocchi che si affannavano a complicarsi la vita. Poveri gli inetti, che avevano perso la via. O il motivo che li aveva portati a prendere il mare."

Una sera come tante.
Sanji offre.
Zoro accetta.

"Ma quella sera lui sapeva di buono. Lo tenevano insieme alcool e risate. Profumava delle cose belle che la facevano stare bene."

‘Parlami di te’ le sfugge in un soffio improvviso dalle labbra già dischiuse.
Lui si blocca ogni volta che glielo chiede, finché non solleva lo sguardo scuro e caldo su di lei. ‘Non sono bravo con le parole’ le dice sincero – indifeso –, ‘non ne sarei in grado’, e in quei momenti le appare incapace non solo di esprimersi, ma anche di trovare se stesso, come se avesse perso una parte indispensabile del suo io lungo la strada della vita, ‘però in questo diario ci sono pure io, ricordi?’

Ci sono tradizioni che nascono per caso, magari da una battuta tra amici o da una serata noiosa che prende una piega inaspettata. Per loro, tutto era iniziato cinque anni prima, quando Franky, con la sua solita teatralità, aveva dichiarato: «Ragazzi, questa è un’inaccettabile mancanza di cultura! Star Wars è un caposaldo del cinema sci-fi, e io, Super Franky, vi costringerò a redimervi!»

Mondo degli specchi. Un Katakuri ancora a terra ripensa allo scontro appena terminato. Ma cosa sarà passato davvero per la testa del capo dei tre comandanti dei dolci? Quali sono i suoi sentimenti? Katakuri e Rufy: due rivali, due uomini d’onore.

Non è da molto che Sanji è entrato in ciurma, e già capisce di avere problemi forse un goccio più stressanti di una clientela molesta al Baratie.

Sanji si sottrasse allo sguardo intenso di Nami, andando ad incastrare il proprio il più lontano possibile, sul vaso di fiori in ceramica, posto sul davanzale, e poi su un gabbiano che, fugace e bastardo, sparì dal ritaglio della finestra, lasciandosi indietro l’eco di quel suo verso caratteristico; pensò che non avesse tutti i torti a burlarsi di lui.
、per quanto riguarda le coordinate temporali, è da considerarsi superato l’arc di Whole Cake Island, ma non ancora raggiunto quello di Wano; più precisamente, la one shot riflette sulle “conseguenze” dell’uno all’alba dell’altro, durante un imprecisato momento del viaggio alla volta di Wano. Sconsiglio vivamente la lettura a chi non abbia ancora completamente terminato Whole Cake Island, per evitare spoiler :( (è uno dei miei arc preferiti e non vorrei rovinarlo a nessuno)

Mentre la ciurma di Luffy fa danni da qualche parte tra Egghead e Elbaf, qualcuno rinchiuso in fondo a Impel down si annoia.
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Questa storia partecipa al Mirytober col prompt 6. Burattinaio.

Garp e Sengoku agli inizi della loro carriera affrontano una missione incredibilmente difficile e ben poco ortodossa. Ma sono Marine: non si arrenderanno certo alla prima difficoltà!

Kobi non riusciva a dormire da quando gli era stata comunicata la sua anima gemella.
Da quando non gliel’era stata comunicata, in realtà: perché a lui non era toccato né chiave né scrigno, niente di niente, zero assoluto. La sua anima gemella aveva rifiutato in blocco l’intera faccenda, negando qualsiasi possibilità di conoscersi (o sarebbe stato meglio dire riconoscersi?).
In realtà la situazione non sarebbe neanche così tragica, se solo Kobi fosse riuscito a chiudere occhio di notte.

Momento del canon che più classico non si può: Shanks il Rosso lascia il suo cappello di paglia a un ragazzino dell'isola di Dawn.
Cos'avrà pensato, dopo?

Una mattinata che parte bene.

Messaggi che (forse) qualcuno leggerà.

Una oneshot natalizia e scioglicuore in cui racconto di quel 24 dicembre in cui Eustass Kid si è presentato sotto casa di Trafalgar Law per trascinarlo a visitare un mercatino di Natale.
Tra regali inaspettati, sorrisi nascosti e un’atmosfera che fa da sfondo a un legame che si fortifica, questa storia ci ricorda che, a volte, sono i gesti più semplici a farci sentire meno soli nelle feste.
Dal testo:
Alle 8:30 in punto, Kid era parcheggiato nel solito posto, ovviamente in doppia fila, battendo le dita sul volante con la stessa impazienza di un ragazzino che aspetta di scartare i regali la mattina di Natale. Indossava quello che probabilmente era il maglione natalizio più atroce mai concepito dalla mente umana: rosso fuoco, con una renna dal naso lampeggiante e dei campanellini cuciti sul colletto. E se vi state chiedendo se si sentisse ridicolo, la risposta è no. Eustass Kid non si sentiva mai ridicolo.