[https://it.m.wikipedia.org/wiki/La_leggenda_di_Vox_Machina]
Un amore fragile
Vex’ahlia sapeva bene cosa significava sentirsi “abbandonati”, fin da piccolissima aveva desiderato sentirsi amata, ma suo padre, Syldor Vessar, un nobile elfo della città di Syngorn, aveva fatto sentire lei, e suo fratello gemello Vax’ildan, come dei rifiuti, qualcosa di indegno, qualcosa che sarebbe stato facile abbandonare in un vicolo senza mai voltarsi indietro, solo perché entrambi erano mezzelfi, un incrocio bastardo non desiderato.
Non era bastata la morte della loro madre Elaina per scuotere il cuore impassibile del loro padre, Syldor li aveva presi con sé, da bambini, ma non li aveva mai trattati da figli, e così aveva fatto finché loro non avevano deciso di andarsene e di lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto lei, Vex’ahlia.
Quante volte la giovane ranger si era sentita poco amata, abbandonata da quel padre distante duro e inflessibile, dal quale desiderava solo amore e riceveva invece offese, freddezza e indifferenza?
Quante aveva cercato un contatto con quell’elfo e ne aveva ricavato solo gelide occhiate di giudizio?