Un sorriso per Severus

di chi_lamed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chocolate cake ***
Capitolo 2: *** Incanto ***
Capitolo 3: *** Parola d'ordine? ***
Capitolo 4: *** Lasciatemi andare ***
Capitolo 5: *** Traguardo ***
Capitolo 6: *** On ne voit bien qu'avec le cœur ***
Capitolo 7: *** Rinascita ***
Capitolo 8: *** La ricetta del sorriso ***
Capitolo 9: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 10: *** Ninna Nanna ***
Capitolo 11: *** Il lavoro del Pozionista ***
Capitolo 12: *** Fino all’infinito e ritorno ***



Capitolo 1
*** Chocolate cake ***


Questa one-shot vuole essere il seguito ideale di "Chiedimi se sono felice" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1060694&i=1)
Come?
Dite che è ancora una FF non finita?
Beh, nella mia testolina c'è già il seguito.
Spero che vi faccia sorridere.
Ma che soprattutto faccia sorridere Severus, perchè questa raccolta di one-shot è tutta per lui.
 
***
Note: Storia scritta per il "Gioco creativo n.13, Un anno di sorrisi per Severus" de Il Calderone di Severus Forum (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836).
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Riassunto: Una fetta di torta, un amico ed un sorriso.
Personaggi: Severus Piton, Aberforth Silente.
Avvertimenti: What if?



 
 
Chocolate Cake
 
 
 
 
Oh, Merlino…
Severus era già alla sua terza occhiata furtiva in meno di mezz’ora, lanciata con grande maestria, c’era da ammetterlo, ma scovata facilmente grazie ad un acuto spirito d’osservazione acquisito con decennale esperienza dietro il bancone di un pub.
Strano, immaginava avrebbe resistito molto di più, invece no, il grande mago stava già capitolando davanti ai suoi occhi. Da non credere.
Nascose l’abbozzo di sorriso portandosi la mano alla bocca, assumendo una posa grave e pensierosa.
E da pensare ne aveva effettivamente parecchio: cosa avrebbe dovuto fare ora? Mmmhhh… no, il pedone no e nemmeno la torre vicino all’alfiere.
Forse il cavallo, che scalpitava vistosamente sul suo piccolo quadrato banco? Sì, sì, il cavallo era decisamente un’ottima scelta.
Si concesse un ultimo istante di concentrazione, pregustando il momento in cui avrebbe messo sotto attacco la regina nera.
«Cavallo…»
Fu zittito all’improvviso da un forte colpo di tosse alle sue spalle, poi un altro ed un altro ancora. Visibilmente piccato, il cavallo sbraitò epiteti poco amichevoli in direzione del suo proprietario e di colui che l’aveva interrotto.
Albus Silente dal suo ritratto fischiettava sommessamente, rigirandosi i pollici con apparente indifferenza e guardando verso la finestra.
«Albus!»
Severus calcò ogni lettera, rendendo palese il fatto che non vedeva di buon occhio i suoi maldestri tentativi di suggerire.
«Sì?» rispose il quadro girandosi di scatto, fingendo di cadere completamente dalle nuvole. Quegli occhi azzurri sgranati per la sorpresa dietro le lenti a mezzaluna avrebbero ingannato chiunque non lo avesse conosciuto bene.
Il Preside di Hogwarts non poté far altro che sospirare alzando gli occhi al cielo: Albus era il fattore disturbante di ogni dannatissima partita a scacchi, che fosse nel suo ufficio o in quel salottino sopra il pub, non c’era volta in cui non s’intromettesse per dire la sua, nel tentativo di consigliare qualche mossa al fratello.
Due Silente contro: nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe mai immaginato tanto.
Ma la cosa più grave era che lui - Severus Piton! - finiva costantemente per ripromettersi che sarebbe stata l’ultima ed invece no, eccolo di nuovo lì, a manovrare nere pedine tra un calice di vino elfico ed una fetta di torta al cioccolato.
Già… la torta.
Tornò ad osservarla, perdendosi per qualche istante nell’elegante ricciolo con cui terminava la “S” di candida glassa.
Aberforth nel frattempo aveva tramutato i singulti sommessi in una risata vera e propria, divertito da quel siparietto di cui non si sarebbe mai stancato: un ritratto suggeritore molesto a cui seguiva l’immancabile esasperazione di Severus.
Che ancora fissava la sua fetta di torta, imperterrito a non cedere.
«Oh, vecchio Ippogrifo che non sei altro!» esclamò, ricorrendo al tono scorbutico dei tempi migliori. «Lasciati andare e festeggia come si deve il tuo compleanno! Non vorrai mica diventare una mummia come me, no? Su! Hai un’intera vita davanti e se ti va bene ancora un sacco di partite in cui poterci battere a piacimento.»
Severus scosse la testa, un gesto di felice rassegnazione che aveva molti significati, tutti inconfessabili ad alta voce.
Le labbra poco alla volta gli si incurvarono all’insù, mentre la piccola forchetta affondava delicatamente nel morbido impasto.
Già, aveva un’intera vita davanti.
E calici di vino elfico e partite a scacchi ed un amico che nel tempo gli era diventato caro, prezioso come un tesoro scoperto per caso ed affabile quanto un orso svegliato dal letargo.
Sorrise.
Per quel giorno, per tutti gli altri giorni, per gli anni a venire che gli erano stati donati.

 

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Capitolo 2
*** Incanto ***


Tipologia: Flash-Fic
Tipologia: Generale, Introspettivo, Fluff
Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Pairing: nessuno
Epoca: post HP7
Avvertimenti: What if.
Riassunto: Questo amore è un incanto, Severus. Questo sorriso è pura magia.
 
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” de Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)
 
 
 
 

Incanto

 
Le frange di morbida lana scorrono docili tra le tue dita, lentamente.
È un gesto quasi meccanico, che da qualche tempo ha l’enorme potere di donarti una quiete pacata che s’adagia placida dentro di te, spandendosi poi come una goccia di balsamo aromatico.
Ancora una carezza in punta di dita. Questa piccola coperta rosa ormai è più tua che sua, quando giace ripiegata sul bracciolo della poltrona.
Sorridi piano, incurvando appena le labbra.
Il passato è lontano, Severus, sbiadito quanto un Marchio Nero, dissolto come nebbia ai primi caldi raggi del sole. C’è stato un tempo in cui non hai nemmeno osato sperare in una briciola di felicità, rassegnato a non meritarla, ostinato a non chiederla.
Ora, invece…
Attorcigli un paio di fili attorno alle dita, sovrappensiero, quasi per aggrapparti a questa nuova realtà presente, luminosa come meriggio limpido e sereno.
Un basso gorgoglio ti distoglie dai tuoi pensieri, attirando ogni fibra del tuo essere. Accorri rapido e silenzioso, trattenendo quasi il respiro.
È un fragile incanto, Severus, è una soffice nuvola di amore ed apprensione che ti stringe il cuore in un sentimento tanto grande da non potersi dire.
Ti sporgi per dare il buongiorno e due occhi grigi screziati d’azzurro ti salutano vispi, inondandoti di pura gioia e di piccoli vocalizzi armoniosi.
Staresti ore su ore fermo così, a bearti nel guardarla, lasciando il mondo fuori da queste stanze.
D’improvviso un sorriso, il suo.
Il cuore prima ha un sussulto, poi batte come un tamburo impazzito, lasciandoti senza fiato. Chiudi ed apri gli occhi, incredulo, per poco non ti volti per essere sicuro di non avere nessuno alle spalle.
Ma ci sei solo tu e questo sorriso è tutto per te.
Il suo sorriso.
Il suo primo sorriso.
Oh…
Oh, Merlino!
Sorridi anche tu, prendendola tra le braccia e stringendola delicatamente a te. Le piccole e paffutelle manine prima giocano con i tuoi capelli, poi sono intensamente interessate ai bottoncini della tua giacca.
Una di loro infine si posa sulla tua guancia, in una buffa e morbida carezza per la quale saresti pronto a scioglierti come un cristallo di neve al sole. Non ti trattieni e baci quella piccola mano con delicato trasporto, ottenendo in cambio un altro sorriso che non smetteresti mai di contemplare.
Questo amore è un incanto, Severus.
Questo sorriso è pura magia.


***

Angolino autrice: è moooolto probabile che nel frattempo vi sia venuta la carie, da quanto zucchero c'è qui dentro.
Che ci volete fare? Volevo regalare a Severus un sorriso davvero speciale.
Se vi va, ricordo che recensire NON nuoce gravemente alla salute.
Chiara

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Capitolo 3
*** Parola d'ordine? ***


Personaggi: Severus Piton, Albus Silente
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, triste
Pairing: nessuno
Epoca: HP 6° anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Uno strano dilemma ed una soluzione inaspettata.
 
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” de Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)
 



Parola d’ordine?

 
«Oh, Severus! Capiti giusto a proposito!»
Le lunghe e silenziose falcate del nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure si arrestarono d’improvviso nell’atrio, dietro di lui il mantello terminò il suo elegante svolazzo in un’ultima morbida onda sinuosa. Severus si trovò costretto, suo malgrado, ad interrompere la marcia dei propri pensieri e a tornare alla realtà presente. Era diretto ai sotterranei, ma l’esclamazione del Preside lasciava intravedere un probabile cambio di programma che fu sufficiente ad attorcigliargli la bocca dello stomaco.
Si volse verso l’azzurro scintillio che lo stava osservando dietro due lenti a mezzaluna.
No, non un’altra volta, pensò il mago. L’ultima loro conversazione era avvenuta solamente qualche ora prima e si era nuovamente – e prevedibilmente –  conclusa con una odiosa richiesta ed un’altrettanto odiosa promessa, estorta come sempre a forza. Era come se ad ogni rinnovo gli venissero strappati brandelli di cuore, tanto era il dolore che sentiva fino a togliergli il fiato nei polmoni.
«Su, non fare quella faccia.» esclamò il Preside staccandosi mollemente dalla balaustra della grande scalinata di marmo. «Vedi, sono molto incerto su una importante decisione da prendere e sono sicuro che il tuo aiuto mi sarà fondamentale. Ora, se vuoi seguirmi…» Il tono era allegro, a tratti baldanzoso, in apparente contrasto con le parole appena pronunciate.
Ma Albus Silente, pensava Severus, era l’uomo dei contrasti. I suoi rimproveri sorridenti a volte erano più dolorosi di una Cruciatus, la fermezza con cui prendeva unilateralmente le decisioni faceva perennemente a pugni con la noncuranza con cui le annunciava.
Venne preso tranquillamente sottobraccio e senza poter replicare si lasciò condurre dove Albus voleva.
Come sempre, d’altronde, in tutti i sensi.
Guida da seguire, figura paterna da ascoltare, amico a cui voler bene.
Amico da veder morire, giorno dopo giorno.
Amico da uccidere, in nome di un Bene Superiore che non gli era mai sembrato tanto odioso come in quel momento. Come avrebbe fatto senza di lui?
Salirono scale e percorsero corridoi deserti ed avvolti nella pace del silenzio. Ancora poche ore e sarebbero stati invasi da schiamazzi di studenti teste di legno pronti ad iniziare un nuovo anno scolastico. Albus intanto borbottava parole indistinte circa una grande disponibilità di scelta che spesso era la maggiore causa di indecisione. Severus ascoltava a malapena, la mente già rivolta ad un futuro più oscuro della realtà in cui si trovava, un futuro che lo attendeva con le sue fauci impietose per dilaniarlo senza scampo.
Merlino, quel vecchio mago dalla lunga barba argentata era ancora presente al suo fianco e lui già pensava alla sua assenza, quando avrebbe rimpianto ogni singolo sguardo penetrante e bonario che sapeva leggergli il cuore come nessun altro.

«Severus…»

Sarebbe stato orfano, un’altra volta.

«Severus.»

Niente più gomitate complici durante la cena ed occhiate ai vassoi delle portate, in una muta richiesta perché mangiasse un po’ di più. Niente più caramelle di ogni tipo estratte dalle tasche del mantello ed offerte a qualsiasi ora del giorno o della notte.

«Severus!»

Un nuovo richiamo del Preside ebbe la forza di riscuoterlo una seconda volta dai propri pensieri.
Erano giunti al gargoyle di pietra che dava l’accesso alla presidenza.
Lo sguardo interrogativo di Severus Piton si posò su un Albus Silente che lo osservava con evidente speranza. Al mago dal nero mantello sembrò un bambino che attende con trepidazione il sì dei genitori per poter andare a giocare.
Ebbe la netta percezione di essersi perso un passaggio importante del lungo monologo appena avvenuto e non ascoltato.
Sbatté le palpebre nel tentativo, fallito in partenza, di dissimulare la punta d’imbarazzo che sentiva nascergli nel petto e sul volto.
«Ti stavo chiedendo, Severus» intervenne Albus con un tono così indulgente che lo fece sentire d’improvviso ancora più colpevole. «Quale parola d’ordine adottare per l’inizio di questo nuovo anno scolastico.»
Il Preside ignorò bellamente lo stupore che stava affiorando sul volto del giovane mago e proseguì con la sua folle richiesta.
«Vedi, ragazzo mio, c’è così tanta scelta che non so da che parte cominciare. E poi Lumache Gelatinose l’ho già usata l’anno scorso, così come Api Frizzole e Sorbetto al Limone.» si lisciò la barba con la mano sinistra, pensieroso, occhieggiando insistentemente verso Severus come a chiedergli un suggerimento di vitale importanza. Il braccio destro, steso lungo il fianco, catturò invece ogni attenzione della sua spia più fidata.
«Albus… » trovò finalmente la forza di dire.
Con il cuore che gli piangeva, mascherò il proprio dolore sotto una coltre di pungente indifferenza e sarcasmo.
«Albus, sono dolente per il tuo dilemma, ma credo di essere adatto a risolverlo quanto Sibilla lo è a predire il futuro.»
Lo scintillio divertito di due occhi azzurri riuscì nel tentativo di disorientarlo.
«Suvvia, Severus, se continui così mi toccherà dare ragione a Minerva, che da un po’ di tempo va dicendo che ti sei un po’ inacidito.»
Le sopracciglia del giovane mago saettarono entrambe verso l’alto, fulminee.
Minerva aveva detto che cosa?
Non ebbe il tempo di ribattere alcunché che Albus s’illuminò come se avesse appena ricevuto in dono un’intuizione divina.
«Ah, ecco qual è la nuova parola da usare, come ho fatto a non pensarci prima? Ed il merito è solo tuo, ti ringrazio!»
Lo sbigottimento del mago era così concreto e palpabile che lo si sarebbe potuto tranquillamente affettare.
Albus gongolò senza ritegno, mentre colpiva il gargoyle con la bacchetta e pronunciava la nuova parola d’ordine: «Pallini Acidi!»
Fu necessario a Piton qualche istante per comprendere il nesso tra la parola d’ordine e l’ultima parte del discorso.
Sorrise piano, Severus, incurvando appena le labbra e scuotendo la testa.
Non sapeva quanti altri momenti del genere gli sarebbero stati concessi, per quanto altro tempo avrebbe potuto vedere il suo unico amico ridacchiare di gusto per un nonnulla. In suo potere v’era solamente una cosa: godersi quegli attimi con tutto se stesso e rinchiuderli gelosamente nello scrigno dei ricordi, assieme ad altri sorrisi ben più lontani nel tempo ed incorniciati da una cascata di capelli color rame.
E quando Albus Silente gli sorrise di rimando, prendendolo ancora per il braccio ed avviandosi verso la Sala Grande, Severus ebbe la netta sensazione che quel siparietto fosse stato creato apposta per lui.

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Capitolo 4
*** Lasciatemi andare ***


Data: 11 febbraio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, triste
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca:HP 7 anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Un sorriso amaro. E tanta voglia di andare via.
Parole/pagine: 551/3
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)



Lasciatemi andare

 
La notte fonda scorre senza sosta, procedendo a grandi passi verso l’alba di un nuovo giorno di sofferenza e solitudine.
Pineas sonnecchia con un occhio socchiuso. Lo so che osserva tutti i miei movimenti, sempre pronto a dirmi una parola di sostegno quando la situazione si fa più insostenibile del solito. In certi momenti è quasi peggio di Albus.
Cammino avanti e indietro per lo studio, per questa stanza che non mi appartiene, in cui mi sento sempre un estraneo appena vi metto piede. Non è di nessuno, appartiene ad una carica, un’entità che continua a persistere sotto spoglie diverse man mano che passano gli anni ed i secoli.
 
Qui non ci dovevo stare.
 
Qui non ci volevo stare.
 
Questo non è il mio posto.
 
Mi ci hai costretto tu, Albus. È a te che lo devo, prima ancora che a quel Voto Infrangibile che per qualche tempo mi ha legato a doppio filo alla morte.
Basta.
Fermo i miei passi.
Vorrei fermare anche tutto il resto: il mondo, il tempo, il respiro.
La mia vita.
 
Lasciatemi andare.
 
Appoggio la schiena alla pesante porta di legno, incapace di sostenermi da solo.
Com’è che d’improvviso mi sento così vecchio e stanco?
Il volto è tra le mani, le lacrime comunque non scenderanno. A volte la sofferenza è così tanta che le prosciuga prima, come il sole del deserto fa evaporare in un attimo le stille di rugiada che la notte stellata regala in uno slancio di generosità.
 
Lasciatemi andare.
 
Sono solo a combattere questa battaglia.
Solo, completamente solo.
Nessun conforto, nessun amico, nulla di nulla.
E come potrebbe essere diversamente, d’altronde?
Questo segreto che mi porto dentro è bene che resti solamente mio, fino al momento opportuno.
Questo segreto che mi devasta l’anima, giorno e notte, potrebbe in un futuro non troppo lontano rappresentare una vera salvezza per l’intero mondo magico e non solo.
 
E che allora segreto rimanga, se è per il bene di tutti.
Il bene di tutti, sì, tranne il mio. Ma a me non pensa mai nessuno, da sempre.
 
Cosa succederà quando tutto sarà finito?
Quando tutto sarà svelato?
Ogni tanto ci penso e quasi mi consolo.
È l’unica cosa che in questi momenti mi fa increspare le labbra in un sorriso, seppur amaro.
Già li vedo. Si pronunceranno grandi e articolati discorsi, parole vuote gettate al vento che, capriccioso, le disperderà come foglie d’autunno.
I sentimenti veri, se mai ci saranno, verranno invece narrati in silenzio. Raccolti dalle stelle, saranno sparsi come nuvole di petali su chi avrà sempre compreso ed amato.
 
 
Adesso però lasciatemi andare.
 
 
Ora posso.
Ora è davvero tutto finito.
Le forze se ne vanno altrove, finalmente.
Possono riposare anche loro, come me, dopo aver lottato valorosamente. Ce lo meritiamo, in fondo siamo stati capaci di trarre in inganno l’Oscuro, anche ora.
Lui crede di aver decretato la vittoria, ma ha invece appena sancito la propria sconfitta.
La bacchetta non è sua, non lo è mai stata. Ed i miei ricordi sono ancora tutti qui, pronti ad esser la chiave di tutto.
 
Adesso lasciatemi andare.
 
Ho consegnato ogni cosa.
Il mio pentimento, il mio dolore, la mia vita.
Ho reso tutto quanto possedevo, ho consegnato me stesso in un evanescente filo argentato.
Ho fatto il mio dovere.
 
Posso finalmente chiudere gli occhi.
 
E andarmene.

***


Angolino autrice: non era questa la storia prevista per oggi. Avrei tanto desiderato un sorriso più felice. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, no?
Oggi è così.

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Capitolo 5
*** Traguardo ***


 
Data: 2 marzo 2013
Beta reader: nessuno
Tipologia: doppia drabble
Rating: per tutti
Genere: generale, fluff
Personaggi: Severus Piton, sorpresa
Pairing: sorpresa
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: what if
Riassunto: Aspettare. Contare. E sorridere.
Parole/pagine: 200/1
Nota: Seguito di Incanto (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1540699&i=1)

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)
 
 
Traguardo
 
 
    
Si trattava di resistere, tutto lì. Senza muoversi.
Resistere e sorridere.
Resistere e non cedere alla tentazione di impedire qualsiasi vacillamento. O anche resistere e non usare la bacchetta, lasciando che tutto avvenisse in modo spontaneo, anche l’inconveniente.
Però era così difficile…
Non si accontentò di stare chinato. Volle inginocchiarsi.
C’era stato un tempo lontano in cui quel gesto aveva significato schiavitù, dolore, morte e poi notti insonni, ombre ed incubi atroci.
Basta.
Posò le ginocchia a terra, incurante dell’erba che gli macchiava i pantaloni.
Attese, sorridendo senza sosta e sussurrando parole d’incitamento.
Uno.
Piccolo, incerto, ma c’era stato.
Due.
Contò sommessamente, a fior di labbra, mentre il cuore cominciava una vivace galoppata.
Tr…
No, ancora no.
Tese le mani, un incoraggiamento che diede presto i suoi frutti. 
Tre, ma tra mille incertezze ed ondeggiamenti. L’equilibrio era prossimo a mancare, com’era normale che fosse.
Si sporse in avanti, per farsi più vicino e raggiungibile. Le sue mani che ormai sfioravano altre piccole mani, pronte a sostenere, accogliere.
Abbracciare.
Il quarto più che un passo fu un tuffo, accompagnato da un gridolino di gioia.
Premiò l’atterraggio con un sorriso raggiante.
Ma il sorriso con cui venne ricambiato fu ancora più bello.


****

Angolino autrice: forse vi sarà venuta la carie, ma che ci posso fare, è un periodo che immagino scene zuccherose con Severus e questa trottolina.
Le recensioni sono gradite, anche per indicarmi consigli di stile, trama ed approccio narrativo.
Chiara
   

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Capitolo 6
*** On ne voit bien qu'avec le cœur ***


Data: 17-19 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, malinconico
Personaggi: Severus Piton, Aberforth Silente
Pairing: nessuno
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: what if
Riassunto: Quando amicizia fa rima con condivisione.
Parole/pagine: 1040/3
 
Nota 1: storia scritta per il Gioco Creativo n.13 "Un anno di sorrisi per Severus" (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836) del forum Il Calderone di Severus.

Nota 2: seguito ideale di "Chocolate Cake" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1527679&i=1). Non ho in mente una storia ben precisa, solamente stralci di quotidianità ed amicizia.
 
 
 
On ne voit bien qu'avec le cœur
 
 
 
«Direi che sei nuovamente sotto scacco, Severus.» Esclamò il ritratto di Albus Silente. Da una buona ora era la quarta volta che quella frase veniva ripetuta. Tuttavia in quell’ultima occasione la pacatezza con cui venne pronunciata durò giusto un attimo, il tempo di batter le ciglia. Il tono di voce mutò, diventando improvvisamente alto e squillante. «Anzi, scacco matto! Aber, vuoi vedere che questa volta ce l'abbiamo fatta per davvero?»
Il mago dalla barba argentata sembrava non stare più nella pelle, mentre si aggiustava gli occhiali sul naso e faceva atto di sporgersi verso i due contendenti avvicinandosi alla cornice. Si sarebbe detto che fosse sul punto di uscirne, tanto era l’entusiasmo che traspariva dai luminosi occhi azzurri e dal largo sorriso.
Entusiasmo che contrastava in pieno con l’immobilità del Preside. Il nero ebano dei suoi occhi si era fatto ancora più intenso e profondo del solito, un velluto su cui erano dipinte a chiare lettere incredulità ed un pizzico di rammarico.
Severus Piton – contro due Silente perfettamente coalizzati – aveva subìto la sua prima sconfitta.
Ed ultima, pensò con decisione.
Deglutì e fu quello il segno esplicito che non si era tramutato in una statua di sale per la batosta incassata. Anzi, a ben guardarlo si poteva notare anche un altro tipo di movimento: quello degli occhi, che correvano freneticamente da un angolo all’altro della scacchiera, la mente intenta in un disperato appello di ognuno dei pezzi per cercare un qualsiasi appiglio che confutasse la situazione.
Fu tutto inutile.
Il re nero, tutto mogio mogio, fece un molle inchino all’alfiere ed alla torre bianca, poi caracollò tristemente e si gettò a terra in una resa incondizionata, producendo un rumore sordo ed un gemito strozzato impossibili da fraintendere. I pedoni bianchi rimasti all’interno del quadrato di battaglia si lanciarono in hurrà di tripudio degni di una vittoria che si sarebbe potuta scrivere in Storia della Magia, sulla Gazzetta del Profeta e forse anche sul Cavillo.
Che grama sconfitta.
Attese, rimanendo ad occhi bassi, desiderando incontrare il più tardi possibile il sicuro dileggio che ne sarebbe venuto di lì a poco. Lui non si era mai speso in troppe parole tutte le volte in cui aveva vinto, ma gli era stato particolarmente facile ottenere la disfatta del suo avversario, anzi, dei suoi due avversari.
Intanto tutti i pezzi bianchi sulla scacchiera magica danzavano il loro girotondo di festa attorno al re nero non più imbattuto.
Beh, perché non era ancora stato sommerso di parole? Perché non aveva sentito alcuna risata che ormai gli era diventata nota ed amica?
Alzò finalmente il viso.
Aberforth non rideva.
Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, verso un punto lontano che andava oltre Severus, poco sopra di lui.
Incredulo, sbalordito e completamente senza parole, somigliava ad un bambino che vede per la prima volta la neve – o il mare aperto – e che resta senza fiato, con il cuore a mille che batte per l’emozione improvvisa e la bocca spalancata da una meraviglia incontrollabile.
Tremava Aberforth. La mano rugosa, appoggiata sul tavolo accanto ai pedoni che erano stati battuti ed esiliati temporaneamente dal campo di battaglia, era scossa da un tremito violento.
Severus sentì nascere l’impulso di stringerla per donare conforto. Non lo assecondò – maledetta ritrosia a mostrare ancora la propria umanità – ma rimase ad osservare la lacrima solitaria che luccicò dietro le lenti squadrate e scese a rigare la guancia del vecchio mago, perdendosi infine nella folta barba grigia. Il Preside fu certo che quell’unica lacrima rifletteva un fiume in piena che non poteva esser visto con gli occhi ma compreso con il cuore.
Non poté fare altro che voltarsi verso il punto che attirava lo sguardo dell’amico e che lo stava straziando così tanto.
Ariana.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Saltellava festante dentro la propria cornice, con le mani giunte e l’espressione estasiata rivolta al fratello vittorioso. Non pronunciava alcuna parola, ma il suo sguardo carico di affetto e di gioia – un viso di ragazzina serena che mai si era visto prima di quel momento – valeva più di una miriade di lunghi discorsi.
Gli occhi di Severus tornarono a posarsi su Aberforth.
Non c’era tristezza in quel pianto composto e trattenuto. C’erano piuttosto amore fraterno ed una quasi beatitudine che trovava la propria pace in una felicità fatta di tela, legno e pittura ad olio, tutto quello che di lei gli era rimasto.
Infine arrivò.
Un sorriso, dapprima debole ed appena accennato, poi sempre più aperto e radioso.
Radioso, sì, anche se a farlo era un vecchio mago da barba e capelli perennemente arruffati e ingrigiti dagli anni.
Radioso, perché veniva dal cuore e Merlino sapeva quanto tempo quell’uomo aveva atteso per poterlo fare senza provare più odio o rimorso alcuno.
In un altro tempo – in un’altra vita – Severus forse avrebbe pensato di essere “in più” e quasi certamente avrebbe provato un moto d’invidia per quello spicchio di vera felicità che a lui non era mai stato concesso. Ma in quel momento, chissà per quale inspiegabile motivo, la bilancia del suo destino aveva deciso che era ora di rimettersi in pari con il mondo intero, poco alla volta. Non si sentì più come un estraneo, qualcosa di troppo che assiste impunemente agli istanti di gioia altrui, come un ladro che non ruba ma che comunque posa gli occhi su ciò che non gli spetta né gli spetterà mai.
Comprese di far parte di qualcosa, solo per il fatto di essere lì, presente.
La gioia dell’amico divenne la sua e dopo tanti anni – troppi – Severus riscoprì il significato felice della parola “condividere”.
Aberforth abbassò gli occhi, posando lo sguardo sul nero pipistrello che nei mesi aveva accettato ed imparato ad essergli amico. Lesse in quel viso una muta comprensione che non aveva bisogno di parole per essere donata.
Per essa – e per molto altro – gli fu sinceramente grato.
Sorrise anche a lui, asciugandosi la guancia con la manica della veste e tirando un po’ su con il naso. Un’occhiata alla sua sinistra e fu ancora complicità fraterna, anche se tra un uomo in carne ed ossa ed un ritratto.
Quel pomeriggio d’inverno, nel salottino sopra il pub Testa di Porco, Severus promise a se stesso che in futuro avrebbe perso un po’ più spesso.


***

Angolino autrice: non so perchè, ma mentre scrivevo la storia ho trovato che il francese per il titolo suonasse meglio, più musicale in un certo senso. E mi è piaciuto.
Le recensioni sono sempre gradite, soprattutto le critiche costruttive riguardo stile, trama e metodo narrativo.
Chiara

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Capitolo 7
*** Rinascita ***


Data: 20-21 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Tipologia: Generale, Introspettivo, Fluff
Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Pairing: Severus/Personaggio Originale
Epoca: post HP7
Avvertimenti: AU, What if.
Riassunto: "Quello non era un giorno qualunque."
Parole/pagine: 634/2

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota 1: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)
 
Nota 2: siamo sulla stessa scia di Incanto (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1540699) e Traguardo (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1662079). Anche qui, niente cronologia precisa, solo stralci di vita quotidiana.



 
 
Rinascita
 
 
       
Si svegliò con un raggio di sole che giocava ad intrecciarsi con i capelli corvini sparsi sul cuscino. Una carezza dorata, delicata ed impalpabile. Rimase per un po’ ad occhi socchiusi, cullandosi in un dormiveglia tranquillo, mentre pian piano la presenza dell’astro discreta e silenziosa scendeva a sfiorargli la guancia.
Sorrise appena, riportando poco alla volta a galla il pensiero cosciente, i minuti che scorrevano lenti come placido fiume di pianura. Quando aprì finalmente gli occhi il sorriso era diventato più luminoso del sole che aveva da poco intrapreso il proprio consueto percorso in un cielo limpido e terso.
Quello non era un giorno qualunque.
Si alzò con cautela, per non destare chi ancora dormiva profondamente con il braccio sinistro sotto al cuscino in una posa tanto assurda quanto adorabile. Sorrise per la seconda volta, una consuetudine che anni addietro non avrebbe esitato a definire melensa. Ma le lunghe nottate tormentate da incubi silenziosi, da urla di dolore tanto strazianti quanto reali come una maschera di freddo argento sul proprio volto, erano un passato lontano e sbiadito. Le cicatrici, seppur ancora presenti, oramai rimarginate del tutto.
Non avrebbero sanguinato mai più.
Con questi pensieri s’addentrò nella piccola camera debolmente rischiarata da una luce soffusa che filtrava dalle imposte appena accostate.
Rimase poco oltre la soglia, gli occhi fissi sul miracolo più bello che potesse esistere al mondo.
Contemplò.
Ascoltò.
Il respiro regolare e profondo era come una melodia d’indescrivibile bellezza.
Infine si avvicinò, raccogliendo l’orsacchiotto di peluche che nella notte era scivolato a terra. Lo ripose sul comodino.
Era tutto vero.
Poteva chiudere le palpebre e non temere che ogni cosa scomparisse da un attimo all’altro, poteva gioire e non avere più paura che arrivasse qualcuno a dirgli che quella gioia non era per lui, che non ne era meritevole, che era solo un mostro.
Allungò la mano verso una nuvola di soffici boccoli biondi, sfiorandoli appena per non destare un placido sonno.
Quell’incanto era anche suo.
Era davvero per lui. Ne era degno, ne sarebbe stato degno ogni momento della sua vita. Fu promessa pronunciata in silenzio al silenzio che abbracciava ogni cosa.
Si ritirò in disparte, sedendosi sulla poltrona accanto alla finestra.
Fuori i colori pastello del giorno che avanzava conquistavano poco alla volta ogni angolo di mondo, una coppia di passeri vagava qua e là di ramo in ramo in cerca del primo pasto mattutino tra le tenere gemme degli alberi.
Primo giorno di primavera.
Rinascita.
No, non quella della natura.
La sua.
Tutta concentrata in un fagottino urlante che aveva strillato a pieni polmoni la propria entrata nel palcoscenico della vita. Merlino… era passato un anno intero e ancora gli venivano brividi di commozione e terrore. Terrore, sì, che la bilancia del destino stesse commettendo un madornale errore ad affidargli quella fragilità che quel giorno gli era stata messa tra le mani tremanti, mentre gli occhi pizzicavano di lacrime trattenute, la gola secca impossibilitata a pronunciare parola alcuna.
Paura di non essere all’altezza, di commettere sbagli, di fare del male senza volerlo.
Era pur sempre un essere umano. Avrebbe commesso errori, come chiunque.
O meglio, come qualunque genitore.
Ma non sarebbe stato solo in quel cammino.
Respirò a fondo, rilassandosi nell’adagiarsi sullo schienale.
Vigile e attento, fu angelo custode in carne ed ossa, osservatore instancabile che si beava di una vista così normale da essere smisuratamente speciale.
Pregustò il momento in cui si sarebbe svegliata, spalancando i grandi occhi grigi che non smettevano mai di guardare con curiosità tutto quello che la circondava. Pregustò il momento in cui le avrebbe dato il proprio buongiorno con il sorriso più bello che sarebbe stato in grado di fare.
Infine, pregustò le prime due parole che le avrebbe rivolto quel primo giorno di primavera, ora e negli anni che sarebbero venuti.
Buon compleanno.


***


Angolino autrice: un sentito grazie a Cabiria Minerva che si è sorbita e ha recensito i capitoli precedenti, seminando pareri e consigli.
       

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Capitolo 8
*** La ricetta del sorriso ***


Chi l'ha detto che per fare sorridere Severus sia necessaria la sola prosa? :D

 


La ricetta del sorriso


Ricetta, ricettina,
per un sorriso assicurato.
Alla sera o alla mattina
l'effetto l'è bello che immediato.
Ma osservate attentamente
la figura che s'avanza:
egli è un Principe, certamente,
che mantello, che eleganza!
Penso e penso senza sosta
al regalo dei migliori.
Non è facile la risposta:
non basta certo un mazzo di fiori.
Serve allora un calderone
tutto lucido e fiammante,
verrà perfetta la pozione
per un sorriso disarmante.
Questi sono gli ingredienti
ben dosati, misurati.
State pronti, state attenti
e vedrete i risultati.
Comprensione senza indugio.
Di pazienza tre manciate.
Il vostro abbraccio come rifugio.
E l'amore? Beh, a palate!



 
***

Angolino autrice: no, non siete capitati nel posto sbagliato, tranquilli. E' che ho voluto cimentarmi in qualcosa di nuovo. E siccome non sono paziente a contare sillabe per fare versi in metrica perfetta, mi cimento con le filastrocche, forse anche per deformazione professionale, visto che da maestra quale sono ne sento di tutti i tipi tutti i giorni. :D
Chiara

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Capitolo 9
*** Ritorno a casa ***


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota 1: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836)



Ritorno a casa
 
 
Bagliori lontani si muovon vivaci,
Scintillano allegri sul liquido specchio,
Il sole riflette i suoi raggi veraci
Mai pago, mai stanco, mai vecchio.
Il cuore si riempie di tale splendore,
Sussulta commosso, sorpreso e felice.
Passato sì, è ogni altro dolore,
Lavato dal pianto di una Fenice.
Ma basta indugiare, è il giunto il momento
Insperato davvero, come un miraggio.
Ricordi ancora con sincero sgomento
Quella tragica notte di maggio.
Notte di morte, spavento e rovine,
Un antico maniero ridotto in macerie.
Hai creduto che per te fosse la fine,
Ma il destino aveva intenzioni più serie.
Ora, guarda queste torri svettare!
Ti attendono liete, con un sorriso paziente.
Con le loro altezze ti voglion abbracciare
E di accoglierti sono contente.
Forza, avanti, cammina sicuro,
Come figlio che tutto ha compiuto
Davanti a te c'è un sereno futuro:
Dopo tanto dolore, ti è davvero dovuto.

 
***

Un grazie a chi legge, a chi si ferma a recensire ed anche a chi passa e se ne va senza lanciarmi pomodori. :D
Chiara

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Capitolo 10
*** Ninna Nanna ***


 

Data: 6 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: flash-fiction
Rating: per tutti
Tipologia: Generale, Introspettivo, Fluff
Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Pairing: Severus/Personaggio Originale
Epoca: post HP7
Avvertimenti: AU, What if.
Riassunto: "Sei tu che stai cullando lei, o viceversa?"
Parole/pagine: 409/2
 
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota 1: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus.
 
Nota 2: siamo sulla stessa scia di Incanto e Traguardo. Anche qui, niente cronologia precisa, solo stralci di vita quotidiana.
 

 


Ninna nanna

 
Dita che si stringono alle tue dita, in una presa che non ne vuole sapere di allentarsi.
Occhi grigi che continuano a perforare l’oscurità leggera illuminata dal caminetto acceso: ti fissano spalancati, una muta richiesta facile da intuire.
La mano destra è posata sul suo capo, in una lenta e ritmica carezza che vorrebbe donare tutta la calma e la sicurezza di questo mondo. A bassa voce sussurri parole tranquille, un lieve sorriso ti increspa le labbra mentre pronunci il suo nome più e più volte.
Poi arriva.
Il suo precursore non lo hai visto, le imposte sono ben chiuse.
Un altro tuono imponente rimbomba gagliardo e sembra scuotere ogni cosa fin dalle fondamenta.
Il suo corpicino ha un sussulto e gli occhi si spalancano ancora di più. Le manine annaspano in cerca di maggiore contatto, un abbozzo di pianto comincia pian piano in sordina e già ti fa male il cuore a sentirlo.
Non ti resta che una cosa da fare.
Anzi, due.
Sorridere apertamente e prenderla tra le tue braccia. Stringerla a te. Sei il suo baluardo, la roccia protesa a donare riparo e sollievo.
 
Ci sono qui io.
 
Cammini piano nella piccola stanza, su e giù da un lato all’altro del morbido tappeto rotondo, un lento e regolare andare che s’accompagna al tuo sussurrare pacato.
 
Non c’è nulla di cui aver paura.
 
Asciughi con il pollice la guancia paffutella bagnata di lacrime, lei intanto posa la testa sulla tua spalla, gli occhi curiosi che ancora non si vogliono arrendere al sonno.
Un altro tuono, un altro sussulto.
Ma questa volta niente più pianto. La tua destra si posa nuovamente quieta sul capo, promessa di protezione perenne.
 
Va tutto bene.
 
Una manina si perde a giocare con una ciocca dei tuoi capelli corvini.
Cammini ancora ed ancora, incurante del tempo che passa.
Il rimbombo s’attenua pian piano, il temporale si sposta lontano per infuriare altrove.
Il respiro poco alla volta si fa sempre più regolare e profondo, segno inequivocabile di un sonno finalmente sopraggiunto. La piccola mano infine si stringe a pugno e si poggia lieve sul tuo petto, dolce e fragile come piuma leggiadra.
Sei tu che stai cullando lei, o viceversa?
Non lo sai, ma in fondo ti va bene così: è nella sua pace che risiede la tua.
La ninna nanna dei tuoi passi e delle tue semplici parole sussurrate tra i sorrisi prosegue ancora per un po’, andando incontro alla notte che avanza.

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Capitolo 11
*** Il lavoro del Pozionista ***


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Il lavoro del Pozionista


Fumi bollenti, vapori scintillanti,
mani che si muovono con gesti eleganti.
Il liquido ribolle nel calderone, senza posa,
prima azzurro, poi lilla ed infine rosa.
L’onice risplende di bagliori lucenti
che riflettono il fuoco di fiamme cangianti.
Si distende serena l’espressione del viso.
Sulle labbra del Pozionista spunta lieve un sorriso.



 
***

Non è nulla di che, in fondo.
Ma quando la prosa non ha voglia di farsi scrivere come mi comando, allora vado di rime, che mi riescono piuttosto facili (almeno fino a quando non m'impunto di contare le sillabe).

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Capitolo 12
*** Fino all’infinito e ritorno ***


 

Data: maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Tipologia: Generale, Introspettivo, Fluff
Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Pairing: Severus/Personaggio Originale
Epoca: post HP7
Avvertimenti: AU, What if.
Riassunto: Una grama sconfitta per Severus Piton. O no?
 
 
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Nota 1: Storia scritta per il Gioco Creativo n. 13 “Un anno di sorrisi con Severus” del forum Il Calderone di Severus.
 
Nota 2: siamo sulla stessa scia di IncantoTraguardo e Ninna Nanna. Anche qui, niente cronologia precisa, solo stralci di vita quotidiana.

E per comprendere ancora meglio questa storia vi invito - se vi va - a leggere l'antecedente in Happy Valentine's Day.

 


Fino all’infinito e ritorno

 
«No!»
Il divieto perentorio risuona secco e deciso, un autentico colpo di frusta schioccato nel silenzio assoluto.
Per tua sfortuna, non è il primo che ti viene indirizzato in questi minuti.
Tieni a freno il riflesso quasi automatico d’inarcare le sopracciglia, lasciando che sul tuo volto traspaia solo la maschera della tranquilla indifferenza.
Deglutisci ed intanto i tuoi pensieri corrono in cerca di una via d’uscita, di un compromesso che possa cambiare il futuro. Alla mente s’affacciano velocemente ipotesi, immagini rapide d’uno scenario che forse puoi rendere possibile, se riesci ad aggirare l’ostacolo.
Da complicata che era, questa situazione si sta facendo sempre più disperata.
Eppure il tuo sguardo non lascia intravedere alcuna inquietudine.
Per anni hai camminato sul filo sottile del doppiogioco, sai perfettamente come fare per non tradirti e per non far affiorare alcuna titubanza.
Non puoi arrenderti, non devi arrenderti.
Fai un altro tentativo, ti giochi fino all’ultima carta possibile. Nel cuore una speranza palpita timida e tremante, consapevole che un nuovo tremendo rifiuto prima sancirebbe la tua sconfitta e poi…
No, non ci sarà spazio per nessun “poi”, se ciò dovesse avvenire. Sarebbe la fine e basta.
Non ti resta che riprovare.
«No-o!»
La sillaba malefica è pronunciata con ancora più foga e con un cipiglio così deciso da esser teneramente buffo. Una piccola ruga – così simile alla tua quando sei immerso in profondi pensieri o quando sei indaffarato attorno al calderone - le solca la fronte, proprio sopra il naso. E quel ricciolo biondo, che non vuole mai stare pettinato come i suoi simili, fa immediatamente capolino e scende leggero a sfiorarle le sopracciglia.
La birbante intanto ti fissa torva arricciando le labbra, infine se le copre con le mani paffutelle per rendere così più chiaro il proprio rifiuto. A nulla sono serviti tutti i tuoi sforzi, da quelli di blandirla con future promesse a quelli accompagnati da sguardi severi e leggermente spazientiti. Ed anche l’indifferenza ha fallito miseramente, la senti dentro di te agitare freneticamente bandiera bianca.
E pensare che la tua salvezza è lì, a pochi centimetri. Hai cercato in tutti i modi di non prenderla in considerazione, di non degnarla della minima occhiata, ma qualcuno questa mattina non è del medesimo parere.
Solo che tu non vuoi. Punto.
Ne va del tuo orgoglio di mago. E soprattutto della tua autorità paterna.
Rilasci un profondo sospiro. In passato ha atterrito decine di ragazzi chini su calderoni ribollenti, generazioni di giovani studenti che osservavano con la pelle d’oca le movenze di un nero mantello che s’aggirava tra i banchi di un sotterraneo. Invece lei continua ad essere irremovibile. Gli occhi grigi ti osservano da sotto in su e le mani sono ancora al medesimo posto di prima, le gambe dondolano penzolando dal seggiolone per l’insistente impazienza. Se ha preso anche solo una briciola del vostro carattere, non cederà.
Merlino, perché dev’essere così complicato dare da mangiare a tua figlia?
Disperato, lanci una rapidissima occhiata – una sola –  all’unica alternativa rimasta. È una di quelle occhiate che eri solito lanciare furtivo, quando il tuo ruolo di spia te lo imponeva e che spesso sono state di fondamentale importanza per la riuscita di una missione e per la tua stessa sopravvivenza.
La birbante lancia un soddisfatto gridolino di gioia che quasi ti fa sobbalzare.
Ti ha visto.
Beccato in flagrante da un’infante di nemmeno un anno.
Dire che ci hai perso la mano è un eufemismo fin troppo gentile.
La mano sinistra corre a coprirti gli occhi per la vergogna che sale rapida ed inarrestabile ad incendiarti il volto, mentre un sussurro leggiadro ti attraversa la mente: sono parole di addio quelle che vengono mormorate con amareggiata tristezza. È la tua dignità, Severus, che ha deciso seduta stante di prendere armi e bagagli per abbandonarti. Sperare in un suo ritorno è tanto folle quanto illudersi che da domani il sole sorgerà da nord.
La mano destra invece va alla bacchetta sul ripiano accanto a te e l’incantesimo non verbale si compie in un attimo.
Riesci solo a pensare che non doveva finire così.

*

«Puuù!»
Qualcuno divora con gusto l’ultimo cucchiaino di frutta e proclama felice la propria vittoria, sorridendo e battendo le mani a se stessa, come congratulandosi per una missione impossibile riuscita alla perfezione.
Non si rende conto di aver appena fatto capitolare uno dei più potenti maghi del mondo. Ed è meglio che non se ne renda conto – rifletti – altrimenti puoi ben dire addio a qualsiasi moto di autorevolezza.
Sulla sedia di fronte a lei la osservi con i gomiti sulle ginocchia e le mani intrecciate. La posa per nulla elegante di chi ha compreso d’esser stato sconfitto.
L’oggetto della contesa è ancora lì, sul tavolo, che instancabile si prodiga in capriole e piroette acrobatiche.
Guardatelo, Severus Piton: preziosa spia di Albus Silente, grande Occlumante, Pozionista rinomato ed infine eroe della Grande Guerra Magica, guardatelo!
Merlino… battuto da un portauovo incantato.
Fa male, eh?
L’orgoglio ferito geme senza sosta, piagnucolando parole di stizza.
Tua figlia adesso non smette più di sorridere e di tenderti le braccia dal suo seggiolone, agitandosi per essere presa in braccio. Ti chiama e sillaba quella breve parola che mai nel passato avresti osato anche solo sfiorare con il pensiero come progetto futuro.
L’utensile da cucina continua imperterrito nelle sue acrobazie, ignaro di non essere più al centro dell’attenzione della sua ammiratrice più assidua, che si è letteralmente tuffata nel tuo abbraccio.
Prima che tu possa rendertene conto, a sorpresa ti viene donato uno schioccante ed umidiccio bacio sulla guancia. La guardi stupito e nei tuoi profondi occhi neri vi si riflette un’immagine capace di stringerti il cuore.
Scoppiare di felicità, avresti mai pensato che un giorno sarebbe capitato anche a te, a te che in passato hai visto ogni tipo di orrore e pianto ogni lacrima?
La tua muta risposta si perde circondata da una infantile risata felice. È quella della birbante, che prova a circondarti il collo con le sue piccole braccia, senza riuscirci: sono ancora troppo corte, ma non passerà molto tempo prima che avvenga.
La stringi forte a te, lei, il tuo incanto, capace di farti capitolare come nessun altro al mondo.
E pensi che se le sconfitte fossero tutte come queste, saresti disposto a subirne a decine, da qui fino all’infinto e ritorno.


***

Angolino autrice: oooohhh, quanto zucchero!
Ma ultimamente ne avevo tanto ma tanto bisogno, quindi non mi pento per nulla.
Se avete critiche costruttive riguardo stile e metodo narrativo, ogni suggerimento è ben accetto. E anche se la storia vi è piaciuta, non mi spiacerebbe saperlo.
Chiara

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