Recensioni di padme83

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Recensione alla storia In ogni pagina, riga e ombra - 01/03/19, ore 12:09
Capitolo 2: Il tempo
Ciao cara <3
Ed eccomi sul filo di lana a recensire questa storia che mi piace sempre di più e che spero veramente vorrai continuare.
La figura di Edith mi affascina tantissimo, e il modo in cui tu hai rielaborato le sue vicissitudini mi hai completamente rapita, lo confesso. È probabile che sia per il concetto stesso che sta alla base del racconto: io non sono una scrittrice, ma so bene o male cosa significa mettere su carta le immagini che mi riempiono la testa. Edith ha sempre desiderato essere una scrittrice, ma, mi domando, se non avesse incontrato Thomas – e di conseguenza vissuto tutta quella serie di tragici eventi ad Allerdale Hall – la sua “poetica” avrebbe intrapreso un percorso diverso, magari diametralmente opposto? Io credo di sì. Del resto lo ammette lei stessa, che ogni suo romanzo è una rielaborazione di quanto accaduto, e che Thomas ritorna in ogni protagonista, in ogni personaggio magnifico e tragico partorito dalla sua penna – e dalla sua Remington. Ma allora, a questo punto, l’essere diventata una scrittrice è ancora per Edith un modo per affrancarsi, per essere indipendente, per urlare ad un mondo creato dagli uomini per gli uomini “no, signori, anch’io ho qualcosa da dire”? O diventa invece un pretesto per esorcizzare qualcosa di molto più torbido, qualcosa che ha segnato Edith talmente nel profondo da non permetterle mai più di essere libera? Ma la vera domanda è: Edith vuole essere libera? Io temo che in questo caso la risposta sia negativa, altrimenti non si spiegherebbe il perché della sua spasmodica volontà di avere a tutti i costi la dimora che fu degli Sharpe; perché tornare sempre in quella casa vecchia e decrepita (e che in pratica è un debito dalle fondamenta al tetto) se non per rimanere disperatamente aggrappata al ricordo di questo amore perduto e lontano? Mi è sembrato che, ad un certo punto, persino la presenza del “fantasma” di Lucille sia diventata per Edith una presenza quasi consolante, come se l’antica “rivale” (e l’avevo ben capito che c’era qualcosa di simile sotto) rappresentasse l’ultimo punto di contatto con Thomas. In fondo, tutte e due aspettano che lui torni. Come, è tutta un’altra faccenda.
Pongo infine l’attenzione su un particolare della storia fra Edith e Thomas che mi ha molto colpita: la giovane americana rimane affascinata dal baronetto inglese per un motivo ben preciso, lui legge con attenzione ed interesse alcune pagine del romanzo che lei sta scrivendo. Non c’è modo più diretto per entrare nel cuore di uno scrittore. Non sono però sicura se si tratti davvero di una benedizione, e non già di una condanna.
Spero di aver scritto qualcosa di sensato in questa recensione. In caso contrario ti chiedo di perdonarmi, ma non è comunque incredibile quanto riesci a far riflettere con le tue storie?
Complimenti come sempre carissima, spero davvero di leggere al più presto qualcos’altro in questa sezione :)
Un bacione e un abbraccio grande :*

padme
Recensione alla storia In ogni pagina, riga e ombra - 10/01/19, ore 17:37
Capitolo 1: Sopravvivenza
Ciao cara, eccomi di nuovo da te ^^
Ti spiace se comincio a leggere questa storia? Come sai, anche se non ho visto il film, mi ha molto affascinata l’altra tua OS su Crimson Peak, e non ho potuto resistere alla tentazione di farmi un giro anche qui. Non saprò forse dirti se la caratterizzazione rispecchia perfettamente quella del personaggio originale, ma una voce così potente ha qualcosa da dire a prescindere, e starla ad ascoltare si è rivelato un immenso piacere (non che avessi dubbi a riguardo, comunque).
Ancora una volta, presti la tua meravigliosa penna ad una eroina, Edith, che racchiude in sé le caratteristiche che tanto risaltano e fanno brillare altre tue protagoniste: è una donna indipendente e forte, innanzitutto – anche se non so se questa è una sua peculiarità pregressa (nel senso che era già così prima di incontrare Thomas), oppure si tratta di un qualcosa che è uscito fuori durante i terribili avvenimenti che l’hanno coinvolta, e che sicuramente hanno tracciato dei solchi profondi nel suo animo e, soprattutto, nella sua psiche. D’altra parte, mi ha dato però anche l’impressione di essere fragile, così persa dietro al ricordo di questo marito che ha amato in modo tanto appassionato, nonostante il terrificante raggiro in cui l’ha coinvolta. Cerca la sua presenza, costantemente, dapprima sperando con tutta sé stessa di aspettare un bambino e cercando di rivendicare la proprietà di Allerdale Hall, e poi riversando su carta tutto ciò che l’esperienza vissuta le ha lasciato dentro. In questo modo Thomas ritorna a vivere, e assume quasi una consistenza ancora più marcata che se fosse rimasto in vita: nelle storie gotiche e piene d’orrore che Edith scrive quasi fosse percorsa da una febbre bruciante, inestinguibile, il bellissimo e ambiguo baronetto inglese sembra risplendere di luce propria, una luce intrisa di ombre, sì, ma pur sempre sfolgorante. E come possono sperare gli altri uomini che Edith incontra sul proprio cammino, uomini che si struggono davanti ai suoi rifiuti e al suo essere così irraggiungibile, dicevo, come possono sperare questi individui insignificanti di poter rivaleggiare con una presenza così radicata, così pervasiva, così invincibile? Da quel che ho capito, la storia originale si conclude con un enorme e devastante incendio: ebbene, la mia impressione è che ad andare a fuoco non sia stata soltanto la vecchia magione degli Sharpe (flash che mi è venuto in questo momento e del quale ti devo rendere partecipe, anche a costo di abbassare di molto il tenore di questa recensione: la tenuta in cui vivono Thomas e Lucille, dalle descrizioni che ne fornisci, mi ricorda molto il castello di Crudelia De Mon ne “La carica dei 101”. Fine del flash e chiusa parentesi) ma l’anima stessa di Edith, che da quel momento in poi sarà totalmente incapace di vivere una vita piena, se non per vie traverse, ovvero nelle pagine dei suoi libri, unico non-luogo dove può sentire di nuovo vicino il suo antico amore. E, d’altra parte, non è capitato tante volte anche a noi, accanite lettrici, di affezionarci ad un personaggio fittizio proprio perché l’abbiamo sentito più vicino a noi di molte persone in carne ed ossa? Possiamo quindi biasimare Edith, per il modo in cui ha deciso di riprendere le fila di un destino che sembrava trascinarla verso il baratro (ci cammina, sull'orlo del baratro, ma ancora non ci è caduta dentro)? Ma la vera domanda è: aveva forse altre possibilità? Al momento, non so sinceramente rispondere.
So solo che rimango sempre più incantata dalle tue storie, dal tuo modo di narrarle, dalla capacità che hai di “mutare forma”, a seconda del soggetto al quale decidi di prestare la voce (non credo che confonderei Edith con Sigyn, solo per farti capire quello che intendo).
Bravissima, ormai sarai stufa di sentirtelo dire ma tant’è, ti dovrai adeguare ù.ù
Un bacione e alla prossima! :*

padme
Recensione alla storia Sotto quali cieli ci ritroveremo - 03/01/19, ore 16:09
Capitolo 1: Sotto quali cieli ci ritroveremo
Carissima <3
Torno da te, una volta di più, per ritagliarmi un pezzetto di paradiso in quella incredibile baraonda che è la mia vita.
Non ho visto Crimson Peak, per cui leggendoti mi sono bellamente spoilerata il finale, ma non ti devi assolutamente preoccupare di questo, perché io sono una persona ansiosa e gli spoiler su di me hanno lo stesso effetto del Lexotan: mi calmano.
Ho adorato l’uso di questa superba prima persona singolare, assolutamente ammaliante ed inaffidabile, perché, è risaputo, di una prima persona scritta con tutti i crismi non ci si può fidare (a tal proposito, e perdona l’off topic, tieni bene a mente questa massima quando comincerai ad addentrarti nella mente di Elio). Per tutto il tempo – forse anche perché non conosco molto la storia, comunque – ho fatto fatica a distinguere la verità dalla fantasia nelle parole di Edith, tanto che ad un certo punto mi sono convinta che neppure lei sia più in grado di farlo, che si sia costruita nella mente così tante versioni di ciò che le è accaduto da non poter più uscire dalla ragnatela di sogni, illusioni, menzogne che lei stessa ha contribuito a tessere, e questo non tanto per ciò che riguarda i fatti, che invece mi sembrano ben scolpiti nella sua mente, ma quanto per i sentimenti che lei ha provato – e continua a provare – nei confronti di Thomas e, soprattutto, della sorella (se invece ho frainteso dimmelo eh, è probabilissimo, dato lo stato di confusione mentale in cui mi trovo). E a proposito di Lucille, anche se la sua apparizione nel testo è fugace, lascia lo stesso un’impressione fortissima: sembra un’anima così tormentata, così oscura, instabile, eppure incredibilmente fragile, disperata, umana.
E che dire di Thomas, che nella seconda parte ci appare ammantato dell’aura magnetica e misteriosa nientemeno di Eric, il Fantasma dell’Opera: ho adorato ogni sua singola descrizione, in particolare, su tutto spicca il blu dei suoi occhi, non so, nell’ultima parte mi è quasi sembrato di assistere ad un film in bianco e nero, dove gli unici colori presenti sono il blu degli occhi di Thomas e il rosso cupo del vestito di Edith.
Bellissima la descrizione di Parigi, e della Tour Eiffel in particolare, e naturalmente una menzione speciale va a tutti i riferimenti metaletterari con cui hai impreziosito il testo, Traviata e Freud su tutti.
“Siamo come insetti intrappolati nell’ambra desiderosi di ripetere eventi passati, innamorati in cerca dell’altra metà del nostro cielo, e non importa quanto questo possa essere oscuro e tetro.” Potrei seriamente prendere questa frase come prompt per tu-sai-chi, è semplicemente perfetta.
Ancora una volta, rinnovo i complimenti al tuo straordinario talento, nella speranza di poter lasciarmene sedurre anche per tutto il 2019.
Un bacio grande :*

padme