Capitolo molto cupo, si, non sono il primo a dirtelo, ed ovviamente è un bene - in quanto la cupezza è proprio il sentimento che si deve respirare, vista la situazione: una situazione che vede persino Leliel in uno stato di seria preoccupazione, fino a sfiorare la vulnerabilità. Si vede molto bene come entrambi (lei e Nelchael) temano l'aria di purghe del secondo Evo che sembra riavvicinarsi e come entrambi vorrebbero che non fosse così; nel frattempo, il concetto del Rinnovamento va ad incasellarsi nel mosaico già a tinte non molto chiare (non vorrei dire a "tinte fosche", ma sicuramente non così luminose come vorrebbero far credere) che raffigura il tuo paradiso.
Belli i dialoghi, come sempre azzeccatissimi. Si spiegano anche altre cose, accenni alle difficoltà di Leliel dovute alla sua stirpe, alla situazione politica e via dicendo.
Forse è un capitolo più pesante di altri, ma non tanto per la sua natura in sé, quanto perché risulta un po' criptico, talvolta: non riesco a capire se è più un pregio stilistico o un ostacolo alla comprensione:
Diffidenza, insulti sibilati a mezza voce, occhi di vetro e figli di nessuno, due schieramenti opposti che logoravano lo Specchio – lo, perché a quel tempo erano in pochi e ancora non vi erano Circoscrizioni, né schemi ripetuti mille volte e in mille luoghi –, alleanze basate sul sangue e sulle origini. Cherubini che non avrebbero dovuto esistere, che avrebbero dovuto avere sguardi trasparenti e corpi inerti; Cherubini che sperimentavano per primi il cambiamento, nati dal Fuoco e non dall’essenza materna. Il Primo Evo che ancora languiva durante la loro infanzia, instillando sospetti e rancori, gettando le basi per ciò che sarebbe accaduto.
Un esempio. Le frasi suonano tutte molto "caratteristiche", simulano come uno scorrere degli eventi in un rapido degenerare che si potrebbe ripetere - e in un certo senso la rapidità ricalca il turbinare degli eventi - anche se da un lato il discorso rischia di diventare appunto poco chiaro. Non che sia una pecca, almeno non necessariamente. Dopotutto dubito che il tuo obbiettivo fosse spiegare per filo e per segno la storia, quanto trasmettere l'emozione generale verso quegli avvenimenti - e ci sei riuscita.
Gli "occhi di vetro" sono i cherubini nati dal fuoco, vero? Un altro esempio di quanto sopra è questo stralcio
Una grettezza di cui anche a posteriori non riusciva a vergognarsi, perché era terrificante il pensiero di essere uno di loro, di subire le accuse e gli insulti – occhi di vetro, come se fossero nati dopo, bambole inerti la cui esistenza non era contemplata.
che riesce a essere molto poetico e d'impatto, ma un po' ostico. Perché dovrebbero essere bambole? è un'interpretazione dovuta all'ostilità verso la creazione tramite il fuoco, e non naturale?
In tutto comunque rinnovo gli ennesimi complimenti. Aspetto di vedere se le cose si evolveranno in maniera così cupa come prometti. |