Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
22/06/14, ore 14:40

Inutile dirti che sei un genio, che scrivi in un modo così bello da far innamorare le persone della tua scrittura, come hai fatto con me. Ho trovato questa poesia stupenda. Mi ha insegnato molte cose, e lo ammetto che mi ha anche fatto riconoscere i miei errori, i miei più grossi sbagli, diciamo che mi ha dato una bella dritta sulla vita che ho davanti.
In questa poesia hai resistito alle tentazioni, allo scappare dalle proprie responsabilità. Non bisogna abbandonare la propria famiglia, le persone a noi più care o quelle che non lo sono ma lo saranno aiutandoci a vicenda e a non lasciare la propria vita per farne un'altra. Una volta che si è iniziato non bisogna fermarsi, perché come hai detto tu: "chi si ferma è perduto". Si devono seguire i propri sogni, anche quelli più ambiziosi, ma sempre senza montarsi la testa. Non si deve cambiare vita perché in quel momento si piange, ma bisogna viverla ancora di più perché è proprio lì che ti sta mettendo alla prova e se adesso c'è la tristezza subito dopo ci sarà la felicità che otterremmo solo se crediamo in noi stessi e proseguiamo sulla nostra via.
Però anche facendo tutte queste cose è sempre rimasto così non è mai cambiato nulla...Ma io credo, anzi ne sono sicura che qualcosa è cambiato...E' cambiata la vita interiore ed è la cosa più bella.
Se queste cose te le hanno insegnate e tu le hai seguite, tu le hai insegnate a me e io le seguirò.
-JB45

Recensore Veterano
22/06/14, ore 14:28

Non è semplice commentare questa poesia, però volevo farti sapere che l'ho letta, dall'inizio alla fine.
L'ho letta dal cellulare, stamattina, quando non mi aspettavo così tanti versi e l'ho scoperta passo dopo passo, provando sensazioni contrastanti, che adesso è difficile spiegarti. Erano sensazioni parziali e solo i finali hanno il potere di sciogliere dei nodi al petto, alla gola, alla mente, capisci?
Non penso di peccare di presunzione se la definissi soltanto uno sfogo, realizzato magistralmente (in my opinion it's a little work of art, a mesmerizing piece of beauty) e destinato alla tua anima, a nessuno, a chiunque passi di qua. Come un iceberg impetuoso che emerge nel bel mezzo dell'oceano artico, come un cubetto di giacchio che scivola via dal contenitore e cade a terra, è l'ennesima traccia - niente di più, niente di meno - di te, l'ombra di un'orma che hai lasciato, oggi, nel mondo.
In un'altra poesia dicevi di voler far questo, di lasciare qualcosa che riesca a sopravvivere, che sappia testimoniare a tuo favore nel giorno in cui le forze - fisiche, mentali - dovessero vacillare e minacciare d'abbandonarti. E questo è, ancora, l'ennesimo tentativo di dar voce e spessore e forza a quell'iceberg dentro di te, che sei tu stessa, per non lasciarlo inascoltato e inadempiuto, per dare un senso a quelle ore, così vuote e che eppure sono state in grado di dirti qualcosa, di lasciarsi catturare nella loro inquieta melodia, nel loro tracciare con vaghezza forme avverse ma non mute, difficili da esprimere ma non inesprimibili. Al di là di ogni ora di sonno mancata si nasconde qualcosa, così credi. Cerchi di esorcizzare le tue paure e relegare ogni insicurezza al presente e alle sue radici, alla mancanza di qualcosa, speri che le disfunzioni siano legate a questo, che guarirebbero come ferite poco profonde nel momento in cui abbiano la possibilità di cicatrizzare. Forse è così, forse no. Bisogna sperare di sì, bisogna andare avanti.
E intanto il silenzio è fragile, può morire ad ogni istante, hai l'obbligo di restare vigile ed attenta, ingoiando le medicine, ingoiando quelle espressioni vuote che non ti riconoscono e che ti hanno fatto scoprire l'assurdità del mondo, ingoiando le carezze e i graffi di chi ti ha salvata e di chi ti ha ferita, ingoiando la rabbia per gli ignoti a cui dovresti far causa per aver rubato i tuoi sogni.
Andar via non è la soluzione, non per te. Non puoi fuggire dalle tue responsabilità, la tua coscienza non te lo consentirebbe neanche se l'occasione giusta dovesse bussare alla porta della tua stanza in una delle tue notti insonne. Devi ancora dimostrare qualcosa, devi ancora ripagare quella gratitudine che per definizione non ha prezzo, ma che ti ostini a voler contraccambiare. Non sei la sola, è l'umana natura: c'è chi stermina razze intere e continua a far colazione con brioche e cappuccino ogni mattina e c'è chi fatica a convivere coi propri sensi di colpa per non aver assecondato un desiderio, una richiesta amorevole d'una persona a cui tiene e deve molto.
Il tuo imperativo è procedere. Devi sopportare gli icebergs, devi convivere con gli errori e le delusioni, devi sopportare le guerre interstellari che hanno luogo quotidianamente nella tua anima. Vivi per chi ami, ma soprattutto per chi ti ama. Combattere ogni giorno è il tuo modo per ringraziarli, sebbene non ne siano consapevoli. Le tue giornate iniziano e finiscono prima o dopo del dovuto, e tu cerchi il minimo comune multiplo fra frazioni di secondo per ingannare quella parte di che reclama qualcosa di più e qualcosa di meno rispetto a ciò che ogni giorno la tua deontologia impone.

Non saprei cosa aggiungere e davvero non me la sento di rileggere e farti rileggere la poesia strofa per strofa e aggiungere parole su parole.
E non voglio neppure lasciare pseudo-suggerimenti, consigli, ammonimenti, moralismi sulle tue poche ore di sonno, nonostante siano preoccupanti.
Fernado Pessoa diceva:

Chi volesse fare un catalogo di mostri, non dovrebbe far altro che fotografare con le parole quelle cose che la notte reca alle anime sonnolente che non riescono a dormire. Tali cose possiedono tutta l’incoerenza del sogno senza la scusa inconsapevole di stare a dormire.