Recensioni per
La Spirale di Pietra
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 32 recensioni.
Positive : 32
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/06/21, ore 18:47

Recensione premio per essersi classificata prima al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo": 3/3

Con sommo ritardo approdo in questi lidi a rilasciarti l'ultima recensione premio: che dire, questo capitolo è stata una conclusione (amara, amarissima), per una storia stupenda e che sono felice di aver letto. Ma andiamo con ordine, cercando di strutturare un commento sensato - anche se, te lo giuro, non credo di esserne in grado.
Trovo che il tuo stile sia veramente stupendo e sono contenta di averti conosciuta meglio come autrice grazie al mio contest, quindi inizio ringraziandoti per avermi proposto questa storia, che inserirò tra le preferite per poterla rileggere e rileggere.
La prima scena è di una vividezza esasperante, sembra quasi di essere lì con Kira, con la pazzia che sale e scende come la marea - i demoni sono reali, scrivi, ed è vero: sei tu che li rendi reali, con queste descrizioni così chiare, ma al contempo anche estremamente evocative.
Questo capitolo, in questo senso, si configura come la conclusione più adatta a questa storia: ti confesso che, inizialmente, non riuscivo a capacitarmi di come un world building così complesso potesse stare in 4 capitoli, ma tu ce lo hai fatto stare senza che in me sorgesse quella sensazione di incompiutezza, di "sì, ma c'è altro" che solitamente mi causano le storie "incomplete".
Da questo punto di vista, te lo dico con tanta ammirazione, hai fatto un lavoro stupendo: facendo approdare il lettore in una dimensione a metà tra il reale e l'onirico, chiudi il cerchio di questa storia, e che conclusione!
Avevo annusato il fatto che Kira non potesse avere una fine felice - e nemmeno se la meritava troppo - ma questa mi ha sorpreso e anche tanto, è stata una pugnalata al cuore:

"Non ha più voce, non ha più ragione di vivere; eppure respira e pensa e capisce che l’avvento della nuova alba promessa è infine giunto, e lui la vedrà sorgere ancora e ancora, mentre il vento sarà solcato dalle urla dei moribondi e i suoni della vita saranno i lamenti della sua gente e il sangue che, silenzioso, scorrerà mortalmente dalla sua anima dannata."

Qui sono letteralmente morta, è forse la mia frase preferita in tutta la storia.
Ti ringrazio per questa mini-long, che ho trovato sublime, spero di poterti leggere presto ancora, appena sarò una persona libera (lo sarò mai?).
Grazie ancora, ti auguro una buona serata!
Gaia

 

Recensore Master
17/05/21, ore 12:45

Recensione premio per essersi classificata prima al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo": 2/3

Rieccomi. Oggi ne approfitto per rilasciarti anche la seconda recensione, dato che ho qualche minuto di pausa tra un pianto e una crisi isterica (che immagine idilliaca).
Devo dire che la trasformazione dal Kira del capitolo uno a questo Kira è sempre più sorprendente: è come se avesse perso tutte le vestigia dell'infanzia in un colpo solo, costringendosi a crescere.
Quando ho letto "In lui non c’è neanche dolore per la morte del suo maestro." (frase sicuramente d'effetto e bellissima), ammetto di essere un po' morta dentro: mi sono appassionata alle vicende di tutti i personaggi e, saperne morto anche solamente uno, è terribile. Ne parlo come fossero miei amici, scusa, sono poco professionale ma questa storia mi sta prendendo tantissimo.
La morte di Amax, per usare un'espressione che odio, cade a fagiolo: mi viene quasi da chiedermi se non sia (o si sia?) stato avvelanto, specie in virtù della frase che gli sussurra Kira all'orecchio. In ogni modo, nonostante lo screzio con Kira, il ribelle ha perso il suo più grande consigliere e, probabilmente, il suo unico amico.
Una cosa che apprezzo moltissimo di questa storia, anche se credo di avertelo già detto, è che c'è moltissima cura per i dettagli: ogni nome, ogni posizione geografica, persino ogni personaggio più che secondario è ragionato, pensato, e messo lì tutt'altro che a caso - brava, io davvero continuo a chiedermi con che forza e soprattutto con che abilità tu sia riuscita a costruire un mondo simile in quattro capitoli. Anche se, prevedendone i possibili finali, mi viene da dire che quattro sia stato il numero perfetto per delineare questa vicenda.
Peraltro, aggiungo che non mi aspettavo (da una persona con uno stile così poetico) una tale bravura nel descrivere le battaglie, che è davvero encomiabile.
E finalmente ricompare anche Demera che, a suo modo, è stata il motore immobile di tutta la storia. E, la fine che le fai fare, mi ha uccisa - avevo grandi speranze per il suo pg (un prequel su di lei? Te la butto lì?).
La conclusione è davvero straziante e io spero di poter trovare presto il tempo per leggere l'ultimo capitolo.
Un bacione,
Gaia

 

Recensore Master

Recensione premio per essersi classificata prima al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo": 1/3

E finalmente, con somma calma, giungo anche a terminare di leggere la tua storia. Spero non ti dispiaccia se alla fine ho deciso di terminare la lettura, che tanto mi aveva intrigata in sede di valutazione del prologo (e scusami sinceramente se ci ho messo così tanto ad arrivare, purtroppo non avevo calcolato delle scadenze lavorative e ci son rimasta fregata).
L'incipit è molto bello: hai reso benissimo la sensazione di fame, rabbia e malessere che devono avere agitato Kira dopo la tragica morte dei suoi genitori. Ancora una volta, mi sorprende che tu sia riuscita a creare un mondo intero in così pochi capitoli, con una maestria di cui dubito fortemente l'umanità.
La storia della permanenza di Kira nella casa del vanys mi ha ricordato moltissimo un passo di GoT, che è una delle mie opere fantasy preferite, per dirti quanto sei riuscita a coinvolgermi. In un certo senso, si può dire che questo capitolo racchiude il processo di crescita del tuo protagonista, che non riguarda solamente la mera anagrafica (anche se un ragazzino muta tanto, in tre anni), ma più una questione di mentalità. In questo senso, la scena alla casa di piacere è una svolta nella sua caratterizzazione. La sua trasformazione da allievo a salvatore del paese, se così possiamo definirlo in accordo con questa svolta un po' malsana presa dalla sua ideologia (prevedo dolore e sofferenza, aiuto), è chiarissima.
Peraltro, prima di continuare, mi fermo un attimo per complimentarmi per tutti i nomi e i luoghi che hai inventato per questa storia: il processo di world-building è pazzesco, e io lo ammiro moltissimo.
Tornando a noi: il passaggio da bimbo spaurito a leader di una sommossa è incredibile, ma mai e dico mai incoerente, mi è piaciuto davvero moltissimo questo aspetto della caratterizzazione di Kira. Da questo punto di vista Amax, che rimane mentore e voce della sua coscienza, è vitale.
Infatti, qualcosa di quel bambino è rimasto in lui e lo si vede quando pronuncia il nome di Demera.
Che dire?
Bellissimo capitolo, ci vediamo as soon as possible con la prossima recensione. Nel mentre, ti mando un abbraccio,
Gaia

Recensore Master
03/04/21, ore 16:19

Primo classificato
Nirvana_04
La spirale di pietra
 
 
Tot: 49.90/50
 

 

Impaginazione: 1/1
L’impaginazione è corretta. Il font è gradevole e la grandezza è adeguata, non ho fatica a leggere, e inoltre mi è piaciuta molto la scelta di mettere il titolo in arancio per evidenziarlo.

 

Grammatica e stile: 14.90/15 (divisi in 9.90/10 e 5/5)
La Grammatica è perfetta. Non ho riscontrato grosse problematiche sintattico-grammaticali, il lessico l’ho trovato perfetto per il contesto che hai scelto di narrare (e, te lo dico con un chiaro filo di invidia, ho adorato tutti i neologismi che hai coniato per questa storia).
Ho riscontrato solamente la presenza di un piccolo errore di battitura, che ti segnalo qui di seguito e che, in tutta la valutazione, costituisce l’unica cosa che sinceramente mi sento di “criticare”:

Stringe i dente → stringe i denti – 0.10 pt

Per il resto, è tutto curatissimo, fatto che denota un’attenta rilettura del testo: ho apprezzato molto questa cosa, specie in un prologo così lungo.
Parliamo dello stile: io non ho letto molte cose tue e – te lo dico con massima sincerità – in questo momento me ne pento, mi costringi a pentirmene. Perché vorrei tanto sapere se questa storia è un colpo di genio o se sei tutta un colpo di genio e io mi sono persa, per mia suprema ignoranza nel senso lato di ignorare, una grande autrice. Da quel che ho letto finora, propendo per la seconda.
Mi è piaciuto moltissimo il tuo stile, che ho trovato sicuramente equilibrato: vi sono parti descrittive e parti dialogiche, che si alternano senza dare quella sensazione di troppo e troppo poco. In particolare, le parti descrittive si rivelano essenziali al fine di spiegare la trama, il background e soprattutto la caratterizzazione di Kira.
Trovo che, in questo senso, tu sia stata sicuramente accurata – e mi ha molto sorpresa che tu sia riuscita a chiudere la storia in pochi capitoli, senza che ciò costituisca una nota di demerito, perché davvero hai costruito un mondo.
Ti faccio i miei complimenti, la storia mi è piaciuta un sacco!

 

Titolo: 4/4
Il titolo mi è piaciuto un sacco. Ero un po’ perplessa, agli inizi, concedimelo perché davvero non capivo che rimando potesse avere “La spirale di pietra” – sebbene io apprezzi la poeticità del concetto, ed era così anche prima di leggere la storia – fatto che, ovviamente, è stato reso chiaro con la lettura. Quando hai nominato l’ammonite (dopo venti secondi passati a cercare di ricordarmi se fosse o meno la conchiglia a spirale) mi sono illuminata d’immenso ed ho capito. Per cui ti dico che questa scelta mi è piaciuta tantissimo, non riesco francamente a pensare a un titolo migliore.

 

Trama: 5/5
Se ti dessi di meno perderei totalmente la mia serietà di giudice e, dopo contest passati a costruirla, me ne dispiacerebbe moltissimo. La trama che hai costruito, su così pochi presupposti, per quanto mi riguarda è assolutamente geniale e merita davvero di essere letta da quanta più gente possibile, perché la trovo davvero meravigliosa. È articolata, ma mai confusionaria o eccessiva, ogni elemento è misurato e ben amalgamato al contesto. Un ottimo lavoro, davvero.

 

Originalità: 5/5
Questa storia rispecchia pienamente la frase tipica che scrivo/pronuncio ogni volta che becco una storia che mi sorprende, a un contest. La dirò quindi per l’ennesima volta, sperando che nessuno mi tacci di ripetitività: io, una storia così, non l’ho mai letta. È di un’originalità devastante, sorprende a ogni riga, e io sono stata ben felice di lasciarmi sorprendere.
Ho semplicemente adorato l’idea dell’ammonite, che secondo me segna anche un labile confine con il mondo “reale”, e per questo mi piace ancora di più. Bellissima la costruzione del mondo in cui si muove Kira, delineato nelle righe iniziali e saltuariamente ripreso con l’incedere della storia: complimenti.

 

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
I tuoi personaggi sono delineati in una maniera che, semplicemente, considero ineccepibile e quasi incommentabile (disse, prima di scrivere un papiro): per cui cosa ti aspetti che io ti dica, esattamente? Perché io mi sentirei quasi autorizzata dal chiudere qua la valutazione, premiarti perché hai ribaltato la classifica provvisoria, e andarmene. Ma non posso farlo, purtroppo.
Quindi permettimi di andare con ordine: Kira è vivo. Non so se ho altri modi per dirlo, semplicemente vive tra le parole, lo si sente quasi respirare. Complice l’evoluzione che vive tra il primo paragrafo e gli altri due, è un personaggio a 360°, di cui si vedono tutti gli aspetti principali della sua personalità: inoltre, come ho detto a inizio frase, è un personaggio che non rimane statico, ma che cresce e cambia nel corso della narrazione. Bambino prima – peraltro, anche la tua descrizione di lui ragazzino è perfetta e tutt’altro che improbabile – cresce tra le tue frasi, rimanendo fedele alla propria caratterizzazione iniziale. I punti fermi in lui ci sono: l’amore per la madre e il padre, per Demera. I punti fermi ci sono tutti, e questa cosa l’ho apprezzata molto.
Ma, se devo essere sincera, tra lui e Demera ho preferito su tutta la linea (per un fattore di mero gusto personale, sia chiaro) quest’ultima. L’ho trovata sfuggente, intrigante, un personaggio che spero di scoprire meglio nel corso degli altri capitoli. Davvero un ottimo lavoro, complimenti.

 

Gradimento personale: 10/10
Questa storia mi è piaciuta da matti. L’ho adorata in ogni sua riga, mi ha conquistata e si classifica prima al contest, con mia grande gioia: non mi aspettavo che un’autrice che conosco poco, e quindi un salto nel buio, mi conquistasse in questa maniera. Ma è successo e io ne sono semplicemente entusiasta.
Ho amato questa storia come poche altre, e sarà un piacere continuare a leggerla: perché, per rispondere alla domanda di questo parametro, mi sembra ovvio che continuerò a leggerla. Trovo che sia un successo sotto ogni punto di vista, quindi ti rinnovo i miei complimenti.

Recensore Master

Prima recensione dell’anno, tanto per cominciare le letture in bellezza… anche se il tuo unico scopo nella vita è chiaramente farmi soffrire! è_é
Il titolo del capitolo è stata la prima legnata e il riferimento a Kira, a quello che ha passato e a quello che ora desidera portare a compimento è lampante, se non fosse che il mio timore è che la distanza tra giustizia e vendetta si stia già facendo troppa e che il ragazzo sia già bello che partito per la seconda. Tutta la prima parte in cui si crogiola nella parola sangue, in cui sogna della morte dei suoi, di Svea indifferente e scaccia invece il pensiero di Demera – che alla fine è l’unica cosa buona che gli è rimasta – mi ha fatto provare una pena incredibile per lui, specie perché in questo suo viaggio la costante è la rabbia con cui si ciba e che lo fa andare avanti passo dopo passo, in quei paesaggi che ancora una volta riesci a dipingerci davanti agli occhi alla perfezione.
Mi è piaciuto il personaggio di Amax. Il loro scambio di parole seppur breve nella prima parte è interessante, specie perché ancora una volta mette in rilievo quello che è il cambiamento di Kira (KIRAAA NOOOO! RESISTI AL SANGUE E PENSA AI GATTINI!) quando pronuncia con una voce che non riconosce il Carhnokat. Già dal Tredicesimo Re sapevo che ti piace inventare parole e creare feste, culti e una lore intera dietro alle tue storie – non mi pare che il Carhnokat venga nominato prima (e se è così… l’ho dimenticato, perché è questo che faccio: dimentico nomi e date, deal with it!), ma dalla breve discussione non serve nemmeno una spiegazione di te autore per farci capire di cosa si tratta e che non è niente di buono. Il giorno del giudizio. E come questa parola, dicevo, ne usi altre che pur essendo inventate risultano di facile comprensione perché le inserisci con criterio nei dialoghi o nella narrazione e ci si arriva senza problemi. E mi piace questo tuo modo di narrare, non ci tieni per mano dovendoci spiegare tutto per filo e per segno, ma – come già ti avevo detto un sacco di tempo fa – dissemini i tuoi scritti di dettagli, di briciole che sta a noi raccogliere.

Nella seconda parte Kira cresce e, seppure passano tre anni in un battito di ciglia, in realtà lo scorrere del tempo non pesa, perché lo riempi raccontandoci della sua crescita e ci permetti di conoscere meglio Vilant e i suoi abitanti (e le sue assahrì), dipingendola come una città così diversa da Svea. Più libera non solo nello spirito, ma anche nel modo in cui tutto si pone: le case del piacere sono lussuose, c’è una certa dignità e non c’è vergogna a cercare piacere nelle donne, a differenza delle topaie di Svea. E il modo in cui introduci Serah e la sua danza pericolosa fatta di veli e lanci di coltelli è bello da mozzare il fiato – me la sono proprio immaginata e come personaggio, ovviamente, non poteva che piacermi.
Certo, poi Kira, maledetto (in tutti i sensi possibili) continua a sentire le voci (?), ma almeno c’è ancora Amax che è un altro personaggio adorabile, che oltre ad essere forte e coraggioso e saggio (parentesi: adoro le sue frasi, non sono per nulla forzate e lo rendono così carismatico) è anche buono e quella bontà la riversa proprio sul ragazzo. Io poi ci provo a sperare che qualcosa gli rimanga, ma Kira è già partito per la tangenziale della guerra e non aspettava che un’occasione – occasione che si presenta quando finalmente, per la prima volta, riesce a battere nella lotta il suo maestro.
Nonostante sappia che il suo piano è quello di sfruttare la gente di Vilant, mi è comunque piaciuto il suo grido alla lotta e non mi stupisce che la folla intorno a lui pendesse dalle sue labbra e s’infiammasse insieme a lui. E’ una scena potente, è un altro passo che l’allontana dalla giustizia per i suoi genitori e la sua gente avvicinandolo invece alla vendetta.

Ovviamente, da questo momento in poi, puoi bene immaginare quanto io sia rimasta in ansia. Non solo per Kira, questa volta, ma soprattutto per Serah e per Amax. La loro influenza è un’influenza positiva per il ragazzo (cosa di cui sono strafelice, perché servono a tenergli l’animo al posto giusto), ma proprio per questo la parte già corrotta di Kira li vede come nemici di cui liberarsi o armi da sfruttare e basta e ogni volta che negli occhi gli è passato un lampo latteo, il mio cuore ha sussultato.
Nirvana, tu non puoi farmi questo! Smetti di farmi affezionare ai tuoi pg per poi strapparmeli via! COME OSI?!
Epperò la fierezza che Amax prova nei confronti di Kira è tanto tenera, così come il modo in cui ancora si prende cura di lui e cerca di guidarlo su una via umana, perché non tiranneggi Ur, ma faccia loro da guida così com’è successo con i vanyis e gli uomini di Lirth.
Ah, se solo bastasse…
L’immagine dell’ombra di Kira che si allunga quando apre le porte del tempio (e se non ricordo male è un’immagine che hai usato anche poco sopra, quando ha parlato ai Vanyis ed è sembrato più imponente di quanto non fosse) è un’altra di quelle immagini vivide che però mi fanno pensare al peggio. Come se oltre alla sua ombra (nella sua ombra?), si allungasse anche ciò che lo sta divorando da dentro, come se i sussurri che alimentano la sua rabbia si facessero sempre più forti e la sua sete di sangue sempre più feroce.

«Sono morto sottoterra, tra la polvere e la luce abbagliante»
KIRA NO! Non dire cazzate! Non mi far preoccupare di più! KIRA!
E per l’amor di dio mettiti delle lenti a contatto e smetti di farti sbiancare gli occhi, che lo sappiamo che non è niente di buono! NIRVANA PERCHE’ CONTINUI A FARMI SOFFRIRE, IO VOLEVO SOLO PACE E AMORE PER QUESTO RAGAZZO E TU INVECE GLI FAI FARE UNA STRAGE?! E ci butti addosso il parallelismo tra questa sua guerra che non risparmia innocenti e quello che è successo anni prima a Svea?!
Ma quel che mi ha ucciso di più è stato il ricordo di Demera. All’inizio l’ha scacciato e qui, sul finale, torna come un’ancora di salvezza per Kira e per la sua umanità – e io l’ho sentita la sua mancanza, perché se Serah e Amax sono un palliativo alla follia omicida del ragazzo, Kira forse poteva essere davvero la soluzione. E non per nulla viene scacciata, in favore del sangue che ancora lo ricopre e di un’autogiustificazione che nasconde tutto dietro al nome di una futura giustizia.
Mio dio, cosa non è stato questo capitolo.
Sul serio, non penso che arriverò viva alla fine di questa long (e giuro che se muoio te la faccio pagare!), ma così come nel primo capitolo non posso che rinnovarti i miei complimenti.

Recensore Master
07/06/20, ore 03:46

Quanto tempo è che non tornavo a leggere il fantasy scritto da te? Troppo. Ma il tuo è uno stile che difficilmente si dimentica e di cui – come già sai – amo soprattutto l’attenzione ai dettagli e al modo che hai sempre di dipingere con cura non solo i personaggi e la loro storia, ma anche l’ambientazione che li circonda.
Di tuo, ovviamente, ricordo Il Tredicesimo Re, ma in questa – forse per merito dell’atmosfera meno sanguinaria e di una storia che, anche se di guerra, parte con presupposti più leggeri - ho trovato frasi più corte e uno stile ricercato, come sempre, ma molto meno epico ed altisonante. La cosa, in realtà, mi ha fatto molto piacere, perché mi ha permesso di leggere il capitolo scorrevolmente. Perfino le descrizioni della capitale Svea, la città che fa da sfondo al capitolo, non mi sono pesate affatto e nonostante l’abbondanza di informazioni che arricchiscono sempre le tue storie, tutto è perfettamente bilanciato e mai noioso.
Insomma, come riesci a narrare tu il fantasy, non lo racconta nessuno.

Fatta questa premessa… lo sai vero che ho una memoria pessima per i nomi e che finirò per cannarli, vero? Quindi tu chiudi un occhio (e pure l’altro) XD

La storia si apre su Svea, sulla spirale di mesolite sul cui centro batte il cuore della capitale, sui tralicci di ferro e ossidiana e sulle vie del centro che ospitano il mercato. Adoro il modo in cui ce la presenti, l’immagine che ne dai, che parte dall’alto e mano a mano scende nel dettaglio e si infila tra le strade e tra le bancarelle del mercato.
E nonostante la leggenda che narra di Demoni intrappolati sotto gli strati di roccia (e che mi fa soltanto pensare male, non farmi questo, salvate Kira, il resto può bruciare! ç_ç), appare come una città normale, in cui la vita prospera e Kira, ancora bambino, può aiutare il padre, ma può anche andarsene a zonzo per riuscire finalmente a parlare con Demera.
La parte che mi ha colpito di più è come sei riuscita a mostrare due facce diverse di una stessa città in pochi paragrafi. Come gente normale, civile, si sia trasformata in mostri senza pietà, accecati dalla paura e dall’ignoranza e si sia presa due vite senza manco battere ciglio, dandogli addirittura fuoco. Quella scena, la crudeltà della gente, mi ha fatto venire i brividi… forse anche a causa del periodo che stiamo attraversando e che fa sembrare la tua storia così spaventosamente attuale.

Da una parte, il pezzo di Kira bambino l’ho trovato così tremendamente tenero, che avrei voluto continuare a leggere di tutta la sua infanzia. Dall’altra capisco che partecipando a un contest e avendo tanto da raccontare in quattro capitoli, hai dovuto fare dei tagli – anche se ammetto che mi è spiaciuto davvero che non ci sia stato modo di leggere di come l’amicizia tra Kira e Demera si sia sviluppata. Per quanto la scena in cui lei arriva da suo padre per comprare una pesca e gli sorride con dolcezza, sia stata tenerissima. Anche se di quella parte ho amato tantissimo il padre e il rapporto che hai costruito tra lui e il figlio.
Sono state poche righe, ma sei riuscita a dire tanto, dipingendo così un uomo buono e affettuoso verso il proprio figlio e mi sono commossa tantissimo quando gli ha comprato il dolcetto per tirargli su il morale – nonostante non avesse venduto molto e i dolci costassero troppo per loro.
E poi me l’hai ucciso. ‘cidenti a te e alla gente bastarda di Svea! Ma fa bene Kira a volere vendetta!
Ok, no, in realtà il finale del capitolo mi spaventa, soprattutto se penso al titolo di questo che mi fa pensare di essere solo all’inizio di una storia di lacrime e disperazione (mie le lacrime e sempre mia la disperazione!). Di base mi aspetto il peggio, conoscendoti mi aspetto qualche colpo di genio, ma quando ho letto della pietra di sua madre rotta, dell’odio che sfocia in lui così malato e così avido di vendetta la cosa che più temo è un suo mutamento. Cambiato lo è per forza di cose. Dopo quello a cui ha dovuto assistere, dopo la crudeltà della gente, i portoni di Svea sbarrati in faccia ai malati e l’ignoranza dei saggi, non poteva rimanere lo stesso. È comprensibile.
MA! Dato che si parla di maledizioni e demoni, ho veramente paura che si ritroverà a vestire quei panni… dimmi di no ç_ç io voglio solo che guarisca, che torni sano e salvo da Demera, che se la sposi, facciano tanti bambini e poi uccidano tutti quelli che hanno massacrato mamma e papà! Accontentami! Non chiedo molto!

Ma a proposito di Demera. Che personaggio tenerello non è anche lei? Il focus principale è su Kira e sulla sua vita, Demera ce la presenti attraverso lui e con spennellate di un romanticismo che lascia sottintendere la cotta del ragazzino per lei, eppure l’ho trovata davvero ben caratterizzata. Tendo sempre a guardare con occhio molto più critico i personaggi femminili, ma i tuoi mi piacciono sempre, perché hanno solidità, non sono semplici parole su un foglio, ma la loro umanità traspare sempre. Demera, quindi, per quanto le dedichi poco spazio, è umana, con reazioni con cui ho empatizzato tantissimo e che un po’ mi hanno sciolto il cuore. Questo pezzo me l’ha fatta amare: “Demera è nata e cresciuta in una di quelle città in cui il culto della dea Demel è radicato. Lei ha sempre pregato e avuto fede. Chissà quanta forza deve esserci in lei, adesso che i saggi Ban’gh hanno mostrato la loro fallace conoscenza.” Ma è il momento in cui cerca di trattenere Kira al tempio, perché non esca dalla folla inferocita, perché “li lasci calmare” e non assista all’atrocità contro i genitori malati… è stato questo a conquistarmi.

È la profondità, la maturità e, insieme, la delicatezza, con cui affronti anche gli argomenti più difficili e crudeli che ammiro sempre di te. Il modo in cui racconti storie struggenti, ma senza scadere nel patetico, senza banalizzare i personaggi o le vicende.
Il primo posto al contest, direi, è assolutamente meritato! <3

Oh, una piccola menzione va anche al titolo. È semplice, eppure forse proprio per la sua immediatezza lo trovo accattivante e la relazione con la fanfic la si nota già da subito.

p.s. ti riporto la svista nella frase: “Il tempo che si calmano.”

Recensore Master
01/06/20, ore 13:29

Ciao!
Rieccomi sul tuo profilo, essendo stata affascinata da una tua altra storia che ho letto, non potevo non andare a curiosare tra le tue storie, e tra la scelta che mi hai dato, questa mi ha attirata di più e non sono rimasta affatto delusa.
A differenza dell'ultima volta, qui ho trovato uno stile di scrittura più approfondito, molto dettagliato che non mi ha permesso di staccare nemmeno per un attimo gli occhi dallo schermo per quanto hai reso bello il tutto, la trovo un'opera fantastica degna di nota, mi sembra l'inizio di un romanzo che sarebbe sicuramente tra i miei preferiti, esattamente dove finirà questa storia.
Prima di tutto amo alla follia la descrizione della città e la leggenda che si narra di essa, le immagini che hai creato con questo gioco di materiali e forme per ogni pezzo che citavi, dai ponti ai pilastri, colori, è spettacolare, sembrava di stare vedendo un disegno in digitale, hai un modo di narrare tremendamente coinvolgente e accattivante, non ti sfugge nemmeno un particolare ed è tutto collocato alla perfezione, ti faccio i miei complimenti. Devo dire che il titolo mi sembra davvero inerente alla trama, e ti sei scelta un argomento molto complesso ma io lo trovo veramente affascinante e neanche pesante da leggere per lo sviluppo che gli hai dato e per i vari personaggi inseriti, questi fanno da cornice alla città che secondo me è la vera protagonista della storia, ed è una cosa che non avevo mai riscontrato prima, il fatto che l'ambientazione sia il cento dell'attenzione di tutto e dove cade di più l'occhio del lettore, o almeno questo è stato da parte mia, e ho trovato un talento enorme nelle descrizioni e nell'introspezione dell'ambiente, e sei riuscita a strutturare tutto quello che lo rende un capitolo arancione in maniera egregia. La parte della 'processione' dei malati e questa rischiosa fuga mi ha messo i brividi, anche per come la vede giustamente il personaggio principale, e senza neanche farlo apposta il destino mi ha portata a leggere una situazione paragonabile al clima dei nostri reali tempi. Sei devo dire come ti anticipavo, trovo il rating azzeccatissimo. Ti vorrei citare la frase che più mi ha colpita. 'La fanciulla lascia che il vento le scompigli capelli rossi e che gli ultimi raggi del sole ne infiammino i riflessi. In quella visione, sembra proprio il ritratto di una creatura celeste.' E' una descrizione così potente che arriva direttamente al cuore e ti fa immaginare in tutti i tratti questa donna dalle fattezze quasi ultraterrene, solo le parole che hai usato bastano ad emanarne la bellezza e spingono ad avere la curiosità di sapere che viso abbia.
Mi sono commossa durante la carneficina, è stata un'immagine agghiacciante, e ho avvertito TUTTA la rabbia verso una malattia che viene nascosta dietro una maledizione demoniaca, la paura per il futuro e il dolore di Kira davanti al senso di impotenza e di ingiustizia della condanna dei genitori, mi hai trasmesso dei sentimenti potentissimi, una storia da ricordare con immenso piacere.
A presto!

Recensore Master

Ciao! :)
Se dovessi definire questo capitolo con una parola, sarebbe dicotomia: esso presenta, infatti, un insieme di contrapposizioni, sia interne a Kira, sia nel mondo che lo circonda, che creano un contesto dinamico e che ho molto apprezzato, dato che io gradisco molto questo genere di conflitti e contrapposizioni in una storia.
Andando però con ordine: aveva lasciato Kira in preda a una malattia mortale e alla disperazione per la morte dei suoi genitori, ma soprattutto in preda alla rabbia, ed è proprio quella rabbia che lo sostiene nella sua fuga nel deserto, è quella rabbia che lo fa guarire e che alimenta tutte le sue azioni da questo momento in avanti. L'evento che ha toccato Kira lo ha scosso profondamente, e altrettanto profondamente lo ha cambiato: non c'è più nella del ragazzo dolce e innocente del primo capitolo, qui. Abbiamo invece un uomo votato alla vendetta, accecato dalla rabbia.
L'incontro con la figura di Amax è stato per lui sia positivo che negativo (altra dicotomia): positivo perché l'uomo ha deciso di divenire suo maestro, di accoglierlo in casa sua e di accudirlo, d'insegnargli l'arte del combattimento e del lancio dei coltelli. Amax è una persona razionale, e con un animo sostanzialmente non guerrafondaio, è equilibrato, saggio, e lo dimostra ampiamente lungo tutto questo capitolo, nelle varie occasioni in cui cerca di far desistere Kira dai suoi intenti, o di fargli comprendere che sta agendo in maniera sbagliata. In tal senso, Amax è una sorta di "voce della coscienza" di Kira, una voce che cerca di trattenerlo dal lato giusto delle cose, di non farlo precipitare nel baratro di oscurità al quale si sta avvicinando inesorabilmente. Amax vede la sua anima macchiata di nero e vede quella macchia crescere: non riconosce più il ragazzo che ha salvato anni addietro, quando rimane a osservarlo andare via, eppure in qualche modo crede che possa essere recuperabile, che le sue parole ancora lo tocchino.
Ed effettivamente è vero: le parole di Amax hanno il potere di colpire Kira e di trattenerlo nella sua furia, tanto che il ragazzo pensa di aver bisogno di liberarsi di quei vincoli che sono per lui legacci che lo soffocano. in tal senso, credo che con il progredire della storia, Kira finirà per uccidere Amax, per liberarsi di quell'unica persona, quell'unica cosa, che tiene imbrigliata la sua furia.
L'incontro con Amax è stato, però, anche negativo per Kira, come dicevo, proprio per il fatto che l'uomo ha fornito al ragazzo gli strumenti per poter attuare la sua vendetta. Lo ha fatto inconsapevolmente, certo, ma questo è per sempre un dato di fatto.
Ho apprezzato moltissimo la città di Vilant e la cultura dei suoi abitanti, questo popolo che si nasconde tra la sabbia per essere libero e non piegarsi a un culto che non sente come proprio. Hai descritto molto bene lo stile di vita degli abitanti di Vilant, il loro modo di pensare e di essere; mi è piaciuto questo connubio tra coltelli e veli, che ha il suo culmine nelle figure delle assahrì, seducenti e letali. E nella loro casa Kira scopre i piaceri della carne e conosce Serah, una donna di cui non si può dire che sia innamorato, o comunque non in un modo sano o "normale". Ella è piuttosto uno strumento, uno dei tanti, per il raggiungimento dei suoi scopi. Il loro rapporto, in tal senso, mi ha ricordato un po' quello tra Misa e Light di Death Note, dove lei era quella innamorata e addotta dall'ammirazione nei confronti di lui a compiere azioni che normalmente non avrebbe fatto. Serah, infatti, si oppone, inizialmente, quando Kira le ordina di uccidere, ma la sua è un'opposizione che dura poco e che si spegne in una frase che vuole suonare lusinghiera, ma che è solo manipolazione.
Bella anche la città di Lirth, fatta di creta, e in netta contrapposizione con la sgargiante vita di Vilant, ma accomunata a essa dalla libertà che vuole preservare e che è il motore che spinge questi popoli a marciare con Kira. Lui ricerca una vendetta personale, che ha mascherato da giustizia. Ed è proprio questa contrapposizione tra giustizia e vendetta che è, come suggerisce il titolo, il filo conduttore di tutta la storia: Kira stesso è combattuto e non riesce più a cogliere qual è la differenza fra giustizia e vendetta, se ciò che sta facendo sia necessario o evitabile, se sta davvero agendo nel giusto o se invece non sia semplicemente divorato dalla rabbia. le parole di Amax instillano in lui il dubbio, perché la sua corruzione non è ancora completa, ma ormai è troppo avanzata per poterci davvero essere un qualche tipo di redenzione. Lo testimonia il fatto che Kira sogna Demera, la rivede e il suo volto ha il potere di spegnere la sua rabbia e di farlo quasi rinsavire, ma poi il sangue sostituisce quella visione e tutto torna a essere sete di vendetta e odio. Sempre. Kira è perduto nei suoi stessi rancori, che lo stanno divorando e controllando.
L'unico appunto che ho da fare, e che comunque rimane sempre una mia personalissima opinione - come tutte le cose che dico - riguarda i combattimenti: sono appassionata di combattimenti con le armi e di tecniche di combattimento e tattiche militari, quindi gli scontri descritti in questo capitolo mi hanno un po' stonato, perché sono più in "stile anime" piuttosto che essere improntati a un puntuale realismo: da questo punto di vista, ci sono delle inesattezze e "forzature", ma non sto qui a tediarti entrando ulteriormente nei dettagli (poi, se invece preferisce che lo faccia, chiedi pure). Ovviamente, come già detto, questa è una cosa mia, che amo il realismo e quindi mi piace ritrovarlo un po' ovunque, soprattutto in storie come questa, che hanno una maturità di contenuti.
Tolto questo, torno a ribadire la tua bravura dal punto di vista stilistico e nell'intessere un trama interessante e coinvolgente. Proseguirò con piacere la storia.
Alla prossima :)

Recensore Master

Ciao, questo capitolo è bello lungo e succedono un sacco di cose quindi prendo appunti mentre lo leggo:
Kira, come immaginavo, è sostenuto da sentimenti "negativi" anche se perfettamente legittimi: odio, desiderio di vendetta per quanto accaduto ai genitori. Questi sentimenti sono abbastanza forti da farlo sopravvivere alla Malanera e al deserto? Oppure la Malanera in qualche modo retrocede perché non sopravvive bene in un corpo surriscaldati e disidratato? Comunque sia, trovo che questo ragazzo sia fuori dall'ordinario, potrebbe essere il primo a "farsi passare" la Malanera.
Mi piacciono moltissimo le tue descrizioni dei luoghi, dell'aspetto delle persone... sembra proprio di essere lì. E mi piace anche il mondo che hai costruito.
Ho fatto un po' più di fatica a seguire le interazioni fra i personaggi, almeno all'inizio: perché Amax accoglie in casa sua Kira? Perché è una persona gentile? La malattia che Kira ha quando arriva è ancora la malanera, oppure ha la febbre perché è stremato, denutrito, disidratato e debole?
Continuando a leggere mi sembra proprio che Amax sia una persona gentile, almeno in certi frangenti, l'ho immaginato quando ha detto "avevi bisogno d'aiuto".
Che cos'è il Carhnokat? Ha qualcosa a che vedere con la leggenda dei demoni sottoterra?

Passano tre anni e Kira li impiega per apprendere lo stile di combattimento di Vilant, e di nuovo, mi piace molto come descrivi questa città, sembra di assaporarla con tutti e 5 i sensi.
Serah è un personaggio affascinante e la descrizione della sua danza ha colpito molto la mia immaginazione, deve richiedere un controllo perfetto, ha pugnali legati perfino ai capelli!
Quella che all'inizio sembrava solo una frequentazione amorosa (o magari solo sessuale) diventa veicolo di nuovi apprendimenti, quando Kira riesce a farsi insegnare da Serah un'altra arte molto utile nella vita, capire le persone. E mi sembra che lei riesca anche a dargli i "contatti" giusti, anche se giusti per cosa, ancora non lo so.
Amax diventa un personaggio sempre più positivo, a modo suo, e credo che per Kira sia una specie di figura paterna. Mi sarebbe piaciuto che il loro rapporto fosse raccontato con più calma ma ho la sensazione che questa fase della vita di Kira sia appunto solo una fase, un tassello della sua crescita, e che il suo destino alla fine sia altrove.

Quindi... alla fine del combattimento è effettivamente riuscito a infiammare gli animi? Per un attimo ho avuto paura che la gente nicchiasse e lo prendesse per un invasato: insomma non sei neanche di qui e vieni a dirci che non siamo abbastanza liberi e che in parole povere non abbiamo gestito bene la cosa, che ci siamo lasciati addomesticare con la scusa del nemico comune.
Invece sembra che la sua personalità abbia catturato gli animi e di questo sono contenta.
Nella scena seguente lo vediamo nella città di Lirth, l'ha liberata con le armi o l'ha "semplicemente" coinvolta nel suo movimento di liberazione? Non mi è chiaro con quanta forza la Capitale tenga sotto controllo le sue città satelliti.
Mi interessano molto i piani di Kira per la città di Ur, mi sa che con un abile colpo di mano riuscirà a conquistarsi il popolo di Ur...
L'idea di usare le abilità di Serah è molto intelligente, e non capisco perché lei si offenda tanto: non è che lui "voglia usarla", ma lei ha sicuramente una marcia in più in tal senso, anche uomini arguti ed esperti cedono davanti alla seduzione quindi chi meglio di lei può arrivare ai vertici di Ur? E' un ruolo da protagonista nella guerra, non è qualcosa di cui vergognarsi, tanto più che lei non è mai stata una suorina.
Meno male comunque che Kira ha dei consiglieri accanto a lui perché sta rischiando di diventare disumano. La liberazione dei popoli di Menrva alla fine è solo una copertura per il suo desiderio di vendetta, e per il lettore di vede, anche se per i suoi compagni no. Forse gli importa della libertà di Vilant, ma delle altre città non credo.
Il modo in cui ha preso Ur è stato meno elegante di quanto immaginassi, ok uccidere i vertici, ma far entrare l'esercito in piazza mi è sembrato eccessivo. Forse è vero che serviva, forse no, forse la gente di Ur l'avrebbe appoggiato. Forse l'avrebbe appoggiato solo parte della gente rallentando la sua marcia... non lo sappiamo perché Kira ha dovuto compiere una scelta difficile, un altro passo sulla via del guerriero vendicatore. Quando perderà completamente la sua umanità? Il fatto che si ricordi di Demera solo a sprazzi non è un buon segno secondo me.

Un capitolo in cui succedono un sacco di cose, sono proprio curiosa di vedere come prosegue!

Recensore Master
26/03/20, ore 16:53

Ciao Nirvana!
Eccomi qui.
Inizio la recensione con alcuni appunti più "tecnici", poi passerò a commentare la storia in sé.
Prima di tutto, ti segnalo alcuni errori/refusi:
-"le echi", nell'intro: il singolare eco è effettivamente femminile, ma il suo plurale è maschile. Particolarità della nostra lingua. [Italiano lingua strana, è il tema di un corso che sto seguendo in questo momento.] Dovrebbe quindi essere "gli echi".
-"Suo padre sta sospirando, ma appena lo vede subito ricompone sul [suo] viso un’aria gioviale."
Non è un errore, ero anche incerta se riportartelo o meno, ma alla fine ho preferito farlo. La frase è corretta, solo vorrei suggerirti di eliminare il "suo" prima di viso: non è necessario alla comprensione, personalmente lo trovo solo ridondante. Anche un po' ripetitivo (per quanto sia abbastanza inevitabile con i possessivi), considerando anche che ne appare un altro poco oltre, sulla stessa riga.
-"lascia che il vento le scompigli capelli rossi e" Credo sia necessario un articolo, "i", prima di "capelli".
-"prendersi anche lui, ma nel frattempo l’odio cresce in lui"
Non un errore, ma una ripetizione di "lui": a volte è inevitabile, qui trovo che si possa ovviare eliminando il secondo lui. Mi sembra una specificazione che si coglie anche se tenuta implicita, ma forse sbaglio io.
-"se la paura li ha fatti insorgere contro di lui, il terrore li avrebbe sepolti vivi."
Non mi torna la scelta temporale nell'apodosi, opterei per un futuro. Il condizionale passato indica la posteriorità dell'azione in narrazioni al passato, ma qui tu narri al presente: "il terrore li seppellirà vivi" mi sembra la forma più corretta.
Un ultimo appunto che vorrei farti è sul rating, o meglio più che altro vorrei darti la mia impressione.
Io per prima mi faccio sempre mille problemi nel selezionarlo, e qui forse sbaglio e l'arancione va bene, ma mi sembra corretto informarti che la scena in cui viene dato fuoco ai genitori di Kira mi ha colpita con forza, è stata uno schiaffo in faccia e mi ha spinta a risalire per controllare il rating, che avrei immaginato rosso. La scena effettivamente non è descritta troppo dettagliatamente, immagino sia un problema di sensibilità personale, comunque volevo dirtelo.
Per la parte "noiosa" della recensione ho finito! XD

Non voglio dilungarmi sullo stile soprattutto perché la storia risale a quasi quattro anni fa ormai. Ritrovo tratti che già conosco come tuoi, ma in tutto questo tempo sicuramente il tuo modo di scrivere è anche cambiato un po', si è evoluto.
Comunque, riscontro la tua bravura nel descrivere e nel far immergere il lettore nei mondi fantastici di cui tratti; in particolare mi ha molto colpita questa frase:
"il loro profumo inebriante stimola i suoi sensi e interagisce con le voci della folla e i liuti degli artisti di strada, partecipando a quella sinfonia che inebria il corpo e gli riempie l’anima.", per il modo in cui coinvolge e mescola più sensi.
L'inizio è molto descrittivo, fatto che da una parte ho apprezzato per le informazioni sul mondo che aiutano ad ambientarsi ma dall'altro ho, per una questione di gusto personale che quindi ha valore fino a un certo punto, trovato un po' pesante.
Mi è piaciuto come la storia si costruisca seguendo Kira e in base alla frase rivoltagli dal padre, sulla vita di sale e di ferro. Kira conosce il primo in seguito a un'umiliazione, il secondo quando la sua vita va letteralmente in frantumi e la sua famiglia gli viene portata via in una scena che, come ti dicevo prima, ho trovato molto forte.
Ammetto che è stata una sensazione curiosa, ritrovarmi a leggere di un'epidemia (malanera) proprio in questo periodo. Profughi che corrono verso la città in cerca di cure, portoni d'ambra sbarrati... terribile. L'impatto è molto forte, e assai significativo il modo crudamente realistico in cui hai rappresentato la follia della gente riversata sui genitori di Kira.
Il paragrafo finale è molto forte. Mi piace il forte legame tra Kira e Demera, spero proprio che più avanti si ritrovino (e l'intro fa ben sperare in questo senso, anche se al contempo promette angst).
Ho sospettato lungo tutte le righe conclusive che in qualche modo avrebbe risvegliato i demoni, o qualcosa del genere, risuonando con il loro odio. Inquietante come disfarsi dell'ultimo ricordo di sua madre faccia crescere forza (e consapevolezza di caos) in lui.
Non so cosa aspettarmi di preciso dal prossimo capitolo, ma credo che Kira eviterà di soccombere (forse temporaneamente?) alla malattia proprio grazie ai demoni. Demoni che vorranno sfruttarlo per avere vendetta, obiettivo che lui purtroppo condivide.
Iniziare e chiudere il capitolo sulla spirale che dà il nome al tutto è senz'altro un bel tocco! Bravissima.

Ci sentiamo presto :),
Mari

Recensore Master
21/03/20, ore 22:21

Ciao! Questa storia ha un titolo davvero accattivante, e mi pare almeno per ora che la trama sia all'altezza!
All'inizio la descrizione della città mi ha colpita molto, confesso che la prima cosa che ho pensato è stata "ma chi mai costruirebbe una città in un cratere? Alla prima pioggia si allaga tutto!", poi però ho pensato che dovesse esserci qualche escamotage per far sì che non accadesse (il fatto che le case siano rialzate, poste su dei tralicci? quello di sicuro aiuta). Poi andando avanti a leggere sono rimasta affascinata dal racconto di come mai ci sia quella spirale di pietra diversa dalla pietra intorno, la leggenda che dice che sia un sigillo per trattenere i demoni sottoterra... wow. Man mano che andavo avanti a leggere ho iniziato a respirare un'atmosfera di high fantasy che mi ha riportata dritta all'adolescenza. Questi scenari magici, improbabili e quindi leggendari, un po' sullo stile del Signore degli Anelli in un certo senso... uno scenario in cui la magia non ti viene sbattuta in faccia come nell'ambientazione di cui scrivo io (in cui una città avrebbe come minimo degli incantesimi protettivi intorno e sarebbero praticamente visibili), ma ha invece una magia sottile, elegante, che ha il sapore della leggenda popolare: qualcuno li ha mai visti i demoni? qualcuno che ora sia ancora in vita? no? allora è una leggenda, e questa spirale sarà magica o non sarà magica? mi sa che prima della fine non avremo più alcun dubbio, è magica e i demoni di sicuro ci sono davvero!
E arrivata a questo punto - circa alla fine del terzo paragrafo - ho rialzato gli occhi sul titolo del capitolo e ho detto "oh merda".
Ma naturalmente... chi scriverebbe una storia su una città in cui non succede nulla? Su un sigillo che regge? E' l'inizio di un fantasy quindi deve iniziare con un bel merdone. E' la legge dello spettacolo XD
Comunque, quanto è affascinante questa città fatta di ponti!!
E' carino il protagonista, Kira, o almeno credo sia il protagonista. A inizio capitolo è un bambino? Un ragazzino? Mi piace vedere il mondo attraverso i suoi occhi, vi si vede la meraviglia dell'infanzia, il voler stare accanto alla bancarella dei dolci solo per sentirne il profumo, il fatto di vivere - mi pare - questo mercato annuale come una sorta di occasione, non come una vacanza ma quasi, una gita. La ritualità del mettere il carretto sempre nello stesso posto, di cercare sempre le stesse persone, come la ragazzina dai capelli rossi.

Quando sei passata a descrivere la malattia della madre ho pensato che il padre volesse andare alla capitale a cercare un medico o un rimedio, ma poi quando hai descritto anche altre persone malate che si muovevano in quella direzione ho subito capito, con un groppo in gola: un'epidemia. Stranamente attuale da leggere nel 2020, ho immaginato subito che la capitale avrebbe sbarrato i portoni. Ma era dannatamente prevedibile che lo facesse, come potrebbero occuparsi di centinaia di malati? Che speranze hanno, ad andare a Svea? Capisco che quando è la propria vita ad essere a rischio si tenta il tutto e per tutto, ma sul serio pensavano che dei dottori (sempre che ce ne siano) si sarebbero messi a curare una marea di disperati magari pure poveri? Così finiranno solo per portare il contagio con loro verso ovest...

Okay, le sacerdotesse non hanno alcun potere magico concesso dalla dea (almeno per ora pare così) e Kira mette in dubbio sia l'esistenza dei demoni che degli Dei, cosa che riconferma il mio sospetto che si tratti di un high fantasy apparentemente low magic. Interessante. Non hanno nemmeno dei cerusici? Solo dei non meglio definiti "saggi"?

E niente, capisco il panico, capisco la paura del contagio, ma DARE FUOCO A PERSONE VIVE? Mio dio. Ma un po' di umanità?
Io poi un po' me l'aspettavo che anche lui fosse contagiato. Ha passato molto tempo con i suoi, a stretto contatto, era inevitabile. E poi molte malattie sono contagiose ancor prima che si mostrino i sintomi, quindi io do per scontato che la capitale sia già bell'e fottuta.
Ma Kira è il protagonista, non può mica morire, no? Quindi una cura deve esistere, o forse le persone più forti sopravvivono e guariscono? Lui è molto giovane...
E il finale mi accende un nuovo sospetto. La malanera è una davvero una contaminazione emanata dai demoni? E in questo caso, un individuo che reagisce con rabbia e odio anziché con paura potrebbe, invece che morire, diventare qualcosa di non umano a causa di quelle contaminazioni demoniache?

Insomma sono sempre più convinta che Kira non sia il protagonista in senso canonico, ma che questo capitolo mostri più che altro le origini di un supercattivo... creatura demoniaca (se sopravvive) o spettro vendicativo (se muore), almeno questo è il sospetto che mi è venuto. Stra intrigante fin qui!

Ma la crepa di cui parla il titolo... è una crepa fisica, nel senso che i demoni hanno iniziato a crepare il sigillo e a infettare a gente, o è una crepa psicologica in Kira? O una crepa nel regno, che sta per essere funestato dalla malattia?

Recensore Master
11/03/20, ore 21:57

Ciao, finalmente riesco a passare da te! :)
Dunque, devo dire che questo primo capitolo della tua storia mi è piaciuto molto e sicuramente mi ha messo addosso la curiosità di proseguire con la lettura, il che non è affatto semplice, considerando che sono una megera, soprattutto per quanto riguarda uno dei miei generi letterari preferiti, quindi complimenti.
Il tuo stile mi piace, è ricercato e aulico, ma senza risultare pesante o poco scorrevole. Inoltre, trovo che si sposi alla perfezione con l'atmosfera che hai voluto creare e con le tematiche trattate.
Ci presenti un mondo che, pur narrato al presente, appare come lontano nel tempo, sospeso altrove, in un'atmosfera che sa di epico, di racconti antichi cantati dai pardi, come se fossimo seduti intorno a un fuco e stessimo ascoltando un adeo che ci narra di gesta di mondi antichi e perduti. Ho apprezzato moltissimo questo stampo che hai voluto imprimere alla storia.
Il capitolo si apre con la descrizione di Svea, la capitale che sarà oggetto della rabbia del nostro protagonista. Ho un debole per città dal design particolare e ricercato, quindi inutile dire che Svea mi abbia incantata, con il suo sorgere all'interno di un cratere, sospesa tra ponti e sopra una spirale di pietra. Hai reso bene la sua magnificenza e la meraviglia che scatena nello sguardo di un bambino, com'è Kira, che pure è abituato a vederla per via del mercato a cui suo padre lo porta sempre.
Ho apprezzato che tu abbia lasciato intendere l'estrazione sociale di Kira: suo padre è un mercante, certo, un mercante di frutta, ma non ha i soldi sufficienti per comprare un dolcetto a suo figlio, e gli acquirenti non sono particolarmente attratti dalla sua merce. Quella di Kira è una famiglia, se non povera, comunque non particolarmente benestante.
Kira appare un bambino ubbidiente e docile e suo padre, pur nelle preoccupazioni e nel caos della compravendita, riesce a riservargli un sorriso, un gesto d'affetto e non manca di dargli il permesso di andarsene.
Demera è una figura che, nella parte iniziale, appare sfuggente, come un sogno, perché è così che la vediamo attraverso gli occhi di Kira; scopriamo che è lei il motivo per cui il bambino è felice di venire al mercato di Svea e che i qualche modo ne sia attratto. Ovviamente, parlare d'amore alla sua età è esagerato e fuori luogo, ma sicuramente è attirato da lei, sia per la sua innegabile bellezza, sia per l'aura che la circonda. Anche Demera pare, per qualche motivo, interessata a Kira: quantomeno, lo ha notato, e le dispiace quando il gruppo di bambini fa inciampare Kira e si prende gioco di lui, facendo perdere ai due la possibilità di confrontarsi. Che Demera abbia in qualche modo interesse verso Kira lo dimostra il fatto che poi la bambina venga a comprare una pesca.
Da qui, la narrazione subisce un salto in avanti nel tempo e un brusco cambio di atmosfera: in questa seconda parte aleggiano la disperazione, l'urgenza e la paura, come invece nella prima parte aleggiavano la gioia e la tranquillità. Lo sondo delle vicende è sempre Svea, ora guardata da un Kira più adulto in modo diverso, perché lì vi cerca la salvezza per sua madre prima, e poi anche per suo padre. È alquanto ironico commentare questa storia proprio in questi giorni, ma ciò che sta accadendo dimostra come tu sia riuscita a dare uno specchio realistico di quella che è la realtà. Gli uomini, dinanzi all'ignoto, dinanzi al pericolo e allo sconosciuto, dinanzi a ciò che non possono e non sanno controllare, divengono irrazionali, agiscono come bruti, mossi solo dal terrore e dimentichi di razionalità e civiltà. Così Svea chiude fuori i malati, per evitare il diffondersi dell'infezione nella città (e sinceramente è una scelta che non riesco a condannare, dal momento che non essendoci possibilità di cura, non ha senso portare l'epidemia anche nella Capitale).
Struggente e ammirevole lo zelo con cui Kira cerca di salvare i suoi genitori a ogni costo, tenta di farli entrare in città a discapito di tutto, perché crede che Demera conosca una cura, che possa aiutarlo. È quindi enorme la sua delusione nello scoprire che non è così. Il rapporto tra i due, qui, s'intende essere diventato molto profondo e si può intendere sia come rapporto fraterno che come rapporto amoroso.
Ho gradito moltissimo la scena in cui Kira assiste al massacro dei suoi genitori, il modo crudo e cruento con cui hai presentato la scena, senza però mancare di tatto o scadere nel grottesco. È una scena forte e vivida, così com'è apparsa agli occhi del ragazo che vi ha dovuto assistere impotente.
Forte la scena in cui la rottura dell'ammonite rappresenta anche il momento in cui Kira libera tutta la sua rabbia, tutto il suo odio verso Svea, giurando di metterla a ferro e fuoco e di distruggerla.
Kira è un personaggio tremendamente umano e realistico, e per questo non si può non empatizzare con lui.
Unico appunto, ma che comunque rimane un mio personalissimo gusto, avrei preferito leggere qualcosa in più su come Kira e Demeria si siano avvicinati tanto e da dove sia scaturito questo loro rapporto (che poi magari lo spiegherai nei capitolo successivi), e di conseguenza anche i pensieri di Kira a riguardo (ovviamente non quando cerca aiuto per i genitori malati, dove sarebbe fuori luogo, ma prima).
Tolto questo mio pensiero, questo primo capitolo mi è piaciuto davvero moltissimo, quindi ti faccio tanti complimenti.
Alla prossima :)

Recensore Master
10/07/18, ore 20:09

Secondo Posto - LA SPIRALE DI PIETRA di Nirvana_04






♦ Grammatica e stile: 9,5/10 (5/5 di Grammatica e 4,5/5 di Stile)

A parte qualche refuso (il più grande si trova nel secondo capitolo, dove la parola piangere è stata troncata del re), non ho trovato nulla da segnalare.
Lo stile è tipicamente tuo, si nota la tua – particolare e piacevole – impronta, e su questo non mi dilungo, in quanto ormai sai quanto io apprezzi la tua grande bravura nel rendere i sentimenti e le cose più impalpabili e profonde, come pensieri e sensazioni; solamente, a volte ho riscontrato una leggera fretta nell’esposizione: parlo in particolare della fine del primo capitolo e il principio del secondo, dove la tua solita calma e completezza descrittiva si allenta un poco per acquistare maggiore velocità.
Bisogna anche dire che questo è stato il tuo primo lavoro, e che nonostante ciò funziona comunque alla grande; il mio consideralo solo come un appunto, perché il lavoro non viene sminuito da ciò nella sua ricchezza e complessità, che ora vado ad approfondire.



♦ IC/Caratterizzazione personaggio: 10/10

Kira: ecco, a lui non ho potuto non dare un pieno punteggio, perché me ne sono completamente innamorata.
Ho un debole per i cattivi, definiamoli così che si formano a poco a poco; e per i personaggi tragici, che contemplano in sé forti desideri e una grande caduta finale, provo la medesima attrazione. Figuriamoci, quindi, trovarli uniti in uno solo, in un ragazzo che perde tutto, gradualmente – famiglia, ragione, la nuova famiglia, la sua amata – ed è costretto a vedere la fine del suo mondo, crollato per mano sua, della rabbia, della follia che le azioni di una violenta e intollerante città ha risvegliato in lui.
Kira, che prova tanto odio e desiderio di vendetta quanti rimorsi e incubi per una guerra sempre più grande e sanguinaria; Kira che diventa paladino di un popolo e carnefice di un altro, ma che alla fine si rivela essere il veicolo di qualcosa di ancora peggiore, che trascende dal suo amore progressivamente oscuratosi.
Risulta un gioco di follia, rabbia e perdizione, di umanità che viene in qualche modo canzonata, soggiogata, piegata e infine, quando esplode nel dolore e nella disperazione, è ormai tarda e inutile. Come character risulta molto credibile, in quanto una vita di privazione e la perdita degli affetti può portare, spiritualmente ma anche sul piano fisico, su una tale strada; come è anche perfettamente umano ogni crollo, ogni perdita e ogni marchio che questa lascerà.
Gli altri personaggi non sono meno importanti, devo dire; ma una simile vividezza e complessità è unicamente di Kira, la sua ombra è così forte e intensa da risultare indimenticabile.



♦ Utilizzo pacchetto scelto (Carro): 6/6

Viaggio + Controllo ~ Immoralità (+2) » Il viaggio di Kira non solo dalla città maledetta fino a Vilant, ma poi in tutta la terra, portatore di guerra e rovina, è stato ben descritto; così come è stato ben presentato il controllo di questi sulla gente, chi lo segue e chi ne verrà sopraffatto, chi lo conoscerà nel bene e chi nel male. Di immoralità possiamo parlare ampiamente: le azioni che seguono gli scontri, e che si riflettono nei pensieri mortiferi, neri e colmi di dubbio del ragazzo.

Situazione A – Nella storia deve essere tratta la fine della guerra e di quello che rimane, sia sul lato fisico che psicologico (+2) » Un finale come quello della storia non me lo sarei aspettato, dico sul serio; perché è proprio questo uno dei punti forti della narrazione, il colpo di scena arriva e ci si rende conto di quanto tutto stia per mutare, che non ci sia speranza di salvezza né redenzione, che verrà raccontato il principio della fine – e il resto è da immaginare, in tutta la sua crudeltà e follia.
Le frasi mostrano orrore, il mondo capovolto e caduto in mano ai demoni, è vero: ma non è nulla rispetto a quello che la mente comprende, e quello fa davvero, davvero male.

Situazione B – Presenza o del deserto o del mare (+2) » Il deserto è presente già dal secondo capitolo, luogo del sofferente viaggio di Kira, e riechieggia in Vilant e nelle varie città che il viaggio di Kira e del suo esercito compie. È espressione della tempesta che il giovane porta con sé, forza della natura e calamità che sorge improvvisamente, a scuotere la calma e la certezza di essere al sicuro: come Kira, e come i demoni che aspettano solo di uscire allo scoperto e dettare la propria legge.



♦ BONUS per utilizzo intero pacchetto scelto: 4/4



♦ Utilizzo “Carta del Matto”: 9/9

Libertà ~ Follia + Menzogna (+3) » Tutte le varie accezioni sono rappresentate alla perfezione da Kira, o si legano a lui. Libertà e follia, due parole che si fondono troppo spesso e diventano le due parti di una linea unica, dove la separazione non è nettà né solida; alla prima segue la seconda quasi come pegno, e via di seguito, in un circolo infinito.
La menzogna finale, il modo in cui si rivela, è sia spettacolare – nel senso che prende il fiato per la sua intensità – e sconvolgente; su questo mi sono espressa abbondantemente sopra, ripeto solo che è così ben riuscito da prendere non solo la massima attenzione, ma anche tutta la felicità: segno che il lavoro è stato fatto accuratamente ed emoziona, sia positivamente che negativamente.

Prompt Fantasy (+3) » Pienamente rispettato, in quanto ci sono tutti gli elementi più caratteristici del fantasy – un fantasy dalle tinte cupe, come quelli che tanto amo.

“In the midst of the winter I found there was, within me, an invicible summer” (+3) » Molto particolare il modo in cui è stato reso, come motto di un popolo guerriero e di un grande orgoglio, e poi ripreso nel momento della caduta. È come una promessa che viene spezzata, e porta con sé sempre una grande tristezza.



♦ BONUS per utilizzo dell’intera “Carta del Matto”: 6/6



PUNTEGGIO FINALE: 44,5/45

Recensore Master
05/01/18, ore 20:32

When I get to the bottom I go back to the top of the slide
Where I stop and I turn and I go for a ride
Till I get to the bottom and I see you again


 
Arrivo sul filo di lana anche questo venerdì, ma ci sono!
Le Feste sono un periodo che mette a dura prova la resistenza umana, e mai come quest’anno solo felice che domani sia l’Epifania (ecco uno dei lati positivi di non dover più frequentare la scuola!).
Veniamo a noi. In questo capitolo assistiamo alla conclusione delle vicende di Kira. Ogni scelta, ogni azione non solo riverbera i propri echi come un sasso lanciato in uno stagno genera dei cerchi concentrici; ma ogni scelta che facciamo, ogni promessa a cui crediamo, ogni svincolo in cui ci immettiamo, tutto questo traccia un reticolato che noi non vediamo se non quando è concluso, se non quando ci stacchiamo dal presente, ci astraiamo, e buttiamo un occhio al quadro generale.
Che la faccenda sarebbe finita nel sangue, era palese. Non ho mai dubitato che Kira avrebbe scatenato morte e distruzione su Svea, né ho creduto, anche per un solo attimo, che l’amore di Demera sarebbe riuscito a salvarlo. Questa storia è obbiettiva. Realista. Pragmatica. Una storia di vendetta che non viene stroncata dall’intervento femminile (sì, Conte di Montecristo, sto dicendo a te!) e dall’accorato e straziante richiamo ad una non meglio specificata pietas.
Nossignore.
Qui è tutto di pietra, dal punto di vista, alle analogie, ai confini della storia. Non si può scappare. Nella recensione al capitolo precedente paragonavo la Spirale in cui era caduto Kira – quella metaforica della vendetta – ad un helter skelter, gli scivoli elicoidali che si trovano oramai anche da noi, specialmente nei parchi acquatici. Confesso di averla canticchiata alla fine della storia.
Lo so. Non si fa. Non è corretto, ma credimi: non l’ho fatto perché mi ero distratta o annoiata o cos’altro. L’ho fatto perché questa storia ha battuto su una serie di tasti e ha pizzicato una serie di corde ed andata avanti, in battere e levare. Lo so, sembra assurdo usare dei termini musicali parlando di una storia che di pietra è fatta e alla pietra rimanda, in ogni sua possibile declinazione, testuale o meta-testuale che sia. Eppure, eccoci qua, con il casino totale in cui si ritrova Kira, con la giravolta che Ba’al Zebul imprime al giusto momento alla vicenda. Con la Spirale di Pietra.


Adesso che sono arrivata alla fine di questa storia, ho pensato di lasciarti una recensione punto per punto, così come hai fatto tu. Non te ne ho lasciata una prima perché, trattandosi di una storia articolata in quattro momenti, volevo arrivare in fondo (so scriverlo giusto, è solo che il dialetto romano tende a formare delle crasi improbabili. Abbiamo fretta, ci mangiamo – letteralmente!! – le parole!) per avere una visione globale dell’opera; volevo vederla nella sua interezza.
Partiamo?
Via!
 

Will you, won't you want me to make you 
I'm coming down fast but don't let me break you 
Tell me, tell me, tell me the answer 
You may be a lover but you ain't no dancer…


 
GRAMMATICA
Non ho alcuna annotazione da farti. Grammatica corretta, correttissima; solo in quest’ultimo capitolo ho trovato delle voci che non mi suonavano, come un meccanismo che gira a vuoto.
Un movimento del capo e la sua mano aizza la lama contro il suo braccio, disegnando un taglio superficiale sul palmo della mano libera.
Questo non è un vero e proprio errore, solo un suggerimento. Se cambi quel la sua mano aizza con un le sue dita aizzano, ti risparmi di ripetere la parola “mano” nella stessa frase.
Tipo: Un movimento del capo e le sue dita aizzano la lama contro il braccio, disegnando un taglio superficiale sulla mano libera.
A voler essere onesti, io cambierei braccio con polso, visto che il braccio è la parte anatomica che va dalla spalla al gomito, e la mano si trova oltre il polso:
Un movimento del capo e le sue dita aizzano la lama contro il polso (destro o sinistro), disegnando un taglio superficiale sulla mano.
 
Lo stridulo disumano lo fa indietreggiare. 
Stridulo è un aggettivo. O il sostantivo relativo a stridulo e disumano è caduto sul campo – sai le volte che, in fase di rilettura, cambio, stravolgo e ribalto l’ordine della frase e mi lascio un pezzo per strada? -, oppure credo tu lo abbia confuso con stridio (anche se qui ci starebbe di un bene stridore).
 
la scaglia contro la demone, passandole di parte in parte il collo.
Demone è un sostantivo al maschile. Però esistono anche demoni femminili. Come se ne esce? Il neologismo “demonessa” è uscito fuori dai manuali di Dungeons&Dragons e ha preso piede anche nell’uso comune (o quantomeno degli addetti ai lavori); tuttavia, stride un po’ con il registro che hai scelto, sempre molto curato e ricercato. Sarebbe uno scivolone su una buccia di banana. Però quel la demone non mi piace. Mi suona male. E se scegliessi un il demone femminile? In fondo (TAC!!) anche delle tigri e delle volpi si dice la tigre maschio e la volpe maschio.
Invece, non è corretta l’espressione di parte in parte. Si è di parte quando si prendono le difese di qualcuno o ci si schiera dalla sua parte (appunto), mentre quello che intendi tu è da parte a parte, ossia la lancia è entrata da un lato del collo ed è uscita dall’altro.
 
«Se vuoi però, puoi continuargli a dire di scappare mentre ne squarci le budella.»


In realtà, avrebbe maggior senso se il complemento di termine gli (la particella pronominale gli) fosse aggiunto al verbo dire, non al verbo continuare. Quanto a quel ne, io lo sostituirei con un più corretto gli. Ne si usa per esprimere un complemento di modo da luogo reale o figurato (ne è uscito col morale sotto i tacchi), un complemento d’argomento (Che ne pensi dell’ultimo CD dei Casino Bizzarre?) o un partitivo (Ho fatto gli gnocchi, vuoi portarne un po’ a tua sorella?), scelta corretta se Ba’al intendeva suggerire a Kira di baloccarsi colle viscere del povero malcapitato.
 

STILE
Il tuo stile non è né piatto, né banale.
Anzi, è ricercato, delicato, sempre attento a cogliere le giuste sonorità (e riecco la metafora musicale!), come se anche la pronuncia stessa della parola contribuisse a generare la storia. E sì, ha senso in un racconto orale, dove si deve catturare l’attenzione del proprio pubblico; penso a quelle narrazioni in cui chi racconta crea i personaggi colla propria voce, magari camuffandola, arrochendola, abbassandola o, semplicemente, turandosi il naso.
Ecco, qui avviene la stessa cosa.
Kira ha la sua voce.
Lo stesso dicasi per tutti coloro che hanno voce in capitolo in questa storia, tutti coloro che si staccano dalla parete di fondo (o dal coro dell’orchestra) e hanno i loro cinque minuti di notorietà. Il loro assolo.
Non si tratta solo di una scelta di termini, di aver creato un repertorio lessicale per ciascuno dei personaggi che si avvicendano sul palcoscenico. È come se io fossi riuscita a sentire la voce di Kira, quella di Demera, di Amax, di Ba’al. Li hai resi personaggi, li hai resi tridimensionali.

TRAMA E PERSONAGGI
I personaggi degni di essere ricordati si contano sulle dita di una mano e mezza. Kira, suo padre, Demera, Amax, Ba’al, Roban, Serah e Narsek.
Alcuni di loro svolgono una funzione di aiutanti (non magici, ma sicuramente aiutanti: Amax, Roban, Serah e Narsek) del nostro protagonista; altri sono chi l’Antagonista (Ba’al) e la Principessa (Demera), che non viene salvata, ma rimane vittima della follia dell’Eroe.
Su tutti, spicca Kira. Kira è la nostra pietra di paragone, è il sassolino che, cadendo, genera una valanga che si porterà dietro un costone di roccia e la città di Svea. È colpa sua, se succede tutto questo. È lui che si imbarca in un proposito più grande di lui – sterminare una popolazione, ah ah! – accecato dall’odio più che condivisibile. Abbiamo patito assieme a lui la perdita. La sete. La malattia. Gli allenamenti. Abbiamo sentito che c’era qualcosa che lo faceva andare avanti, quel proposito di vendetta così radicato e furioso che non poteva essere solo la rabbia del momento.
Nossignore.
Quel sentimento ha iniziato a sedimentare, a costruire qualcos’altro. E mattone dopo mattone Kira s’è trovato in cima ad una torre altissima, sul cui campanile è stato facile perdere l’equilibrio e cadere giù.
Amax è una figura tragica. Lui è stato la voce della coscienza del suo protetto, ma doveva morire affinché si realizzassero i piani di Ba’al. Tolto di mezzo lui, Kira non ha più avuto remore, freni, limiti. Amax ha forgiato questo ragazzo, ma non s’è reso conto in tempo di cosa fosse diventato il proprio allievo.
Demera è forse la figura più debole. Se ne resta lì, a pregare per Kira, convinta che il suo amore l’avrebbe salvato.
Ora, sicuramente c’è un grande affetto tra i due, sicuramente il sentimento è reciproco e ricambiato (già nel primo capitolo si capisce che Demera non è solo l’amica d’infanzia alla cui porta bussare alla bisogna); ma di lei sappiamo troppo poco per inquadrarla bene come è accaduto con gli altri personaggi. Colpa della messa in scena, non discuto: se il punto di vista è quello di Kira, va da sé che puoi fornirci solo brevi scorci di quello che lui percepisce siano i punti di vista di chi gli ruota intorno in quel momento. Demera, dal secondo capitolo in poi, è solo una Itaca in carne ed ossa a cui tornare. E la debolezza che noto io è che forse si trattava più di una figura idealizzata da parte di Kira, che di una donna in carne e ossa. Mi spiego meglio: noi conosciamo via Kira la Demera bambina e la Demera che cerca di trattenerlo mentre la gente di Svea sta trucidando i genitori del ragazzo. Ma cosa pensa, veramente, Demera? Chi è Demera? Quali sono i suoi pensieri?
Non lo sappiamo. Sappiamo solo ciò che Kira ha visto o ha creduto di vedere.
Ecco perché dico che forse è il personaggio più debole.
Ba’al, invece, s’è conquistato la mia simpatia.
Strafottente, gigioneggiante (a modo suo), è come mi aspetto che si comporti un demone dopo un periodo indecente di schiavitù: vuole giocare. Sì, per lui è tutto un gioco, un baloccamento coi mortali, un passatempo con cui ingannare il sorgere di una nuova alba. Di sangue, ma pur sempre un’alba.


TITOLO
A costo di ripetermi, sei riuscita a far assumere al titolo “La Spirale di Pietra” un carattere sia testuale, che meta-testuale. Ed entrambe le sfumature non sono nette e separate, ben intessute e stratificate, nemmeno stessimo osservando una lastra marmo.
È stato davvero un piacere leggere questa storia. Frase banalotta, me ne rendo conto; ma sincera. Credo proprio che tornerò a farti visita, indipendentemente dagli scambi che avvengono nel gruppo. È stato un piacere conoscere te e la tua prosa, delicata e incisiva come la goccia d’acqua che scava la pietra.
Alla prossima!!

Helter skelter, helter skelter
Helter skelter



Questa recensione aderisce all'iniziativa "10.000 recensioni in un anno" del gruppo Facebook Il Giardino di Efp. Vuoi partecipare? Chiedimi come!
 
P.S.: la tastiera del mio portatile sta entrando in sciopero. Semmai dovessi trovare qualche lettera che manca all’appello, o qualche stranezza, chiudi un occhio, per carità!!
 
 



 
(Recensione modificata il 05/01/2018 - 08:36 pm)

Recensore Master
02/01/18, ore 16:48

Arriva un momento in cui è la storia stessa a spiegare il proprio titolo. E deve farlo internamente, nell'economia della vicenda che si va trattando. La Spirale di Pietra, qui, qual è?
Il ciondolo della madre di Kira?
Forse.
Il pugnale con cui Bastian sconfisse i demoni?
Già più plausibile.
Ma qui io vedo una spiegazione metatestuale. La Spirale di Pietra è quella in cui Kira precipita, passo dopo passo, senza alcuna possibilità di salvezza. La Spirale di Pietra è quella degli eventi in cui Kira si getta a capofitto accecato dallo spirito della vendetta - lo stesso che inizia a prendere corpo e volontà, dentro di lui.
L'avanzata del suo esercito, la cui descrizione - di donne che cucinano e aquile che scippano il cibo dalle tavole e dai vassoi - continua a richiamarmi alla mente la lezione di Steven Erikson, ricorda la disperata impresa di Spartaco, in cui la libertà si tramutò in rabbia e repressione e sete di sangue. E qualcosa, sottilmente, avvisa il lettore che l'impresa di Kira è destinata ad esiti nefasti, a portarsi dietro tutto l'esercito in una fiammata imponente.
Amax è il primo a farne le spese, proprio per mano di Kira; sei stata brava a non sbilanciarti a non scoprire le tue carte per non rovinare il colpo finale. Chapeau!
Amax sgrida Kira; sì, sgrida, come se fosse un moccioso - e da moccioso s'è comportato, Kira, il Condottiero, senza fermarsi a pensare che ogni condottiero che si rispetti deve avere un codice morale a cui attenersi. Deve rispettare dei limiti, altrimenti chi lo seguirà, chi lo rispetterà, come uomo e come capo, chi affiderà la propria vita e la propria libertà alla sua visione?
Ma quel rimprovero - che a me ricorda quello che costò la vita ad Agrippina, la madre di Nerone - costerà altrettanto caro ad Amax, perché è arrivato troppo tardi. Purtroppo, la Spirale in cui è precipitato Kira portandosi appresso tutto quanto, è di pietra. Pietra perché non c'è possibilità di permeare la sua mente in alcuna maniera. Kira è di granito, nulla può scalfirlo; e, quando accade, nella malaugurata evenienza in cui accade, la risposta può essere una sola.
Purtroppo per Kira, e per coloro che lo seguono e che hanno la sfortuna di incappare nel suo cammino, si tratta di uno scivolo liscissimo, levigato, un po' come l'helter skelter della canzone dei Beatles, quello scivolo ritorto su se stesso da cui non si può scendere e nel quale, quando vi cadi, si scivola in una spirale stretta e contorta.
Questa Spirale è come una pressa, come quando si torcono le lenzuola per strizzarle prima di metterle a stendere; ma quello che si ricava, dal percorso di Kira, è sangue, sangue e ancora sangue. E temo noi si sia solo all'inizio.
(Recensione modificata il 02/01/2018 - 05:01 pm)

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