Prima Classificata e vincitrice del Premio "Angel Friend"
Essi sono tra noi
di OldFashioned
Grammatica: 8.9/10
La grammatica è pressoché perfetta, ho trovato solo alcune imprecisione lessicali e sintattiche.
Un solo particolare ti è sfuggito. Quando usi i punti esclamativi, vuol dire che la frase finisce lì; quindi va usato il punto dopo la battuta composta, come nel seguente caso. La battuta composta necessita di virgole, solo quando quella di mezzo interrompe una frase che, altrimenti, come un unico periodo.
“Via, mostri maledetti!” grida con voce roca, “Tornate da dove siete venuti! Lasciateci in pace!” → -0.5 (penalità generica. Gli altri casi sono identici.)
Di seguito le altre precisazioni.
La parte inferiore del foglio era stata tagliata in modo da formare tante strisce verticali e su ognuna di esse c’era un numero di telefono. Per qualche motivo mi è caduto l’occhio e mi sono accorto che la sequenza di segni sembrava a prima vista un numero, ma in realtà era una scritta: → -0.15 (Di solito, l’espressione in senso metaforico “mi è caduto l’occhio” è seguito dal complemento introdotto dalla preposizione “su”. In questo caso, capisco che faccia riferimento alla frase precedente, ma siccome i due periodi sono distinti e separati o metti unna particella pronominale che richiami l’oggetto o aggiungi su cosa gli è caduto l’occhio.)
Prima non le avevo detto niente, temevo che anche lei come gli altri mi prendesse per pazzo e magari mi lasciasse spaventata dalle mie idee, ma ammetto che l’avevo sottovalutata. → -0.2 (Questo è un errore sintattico: se non metti la virgola prima di “spaventata” sembra che il participio si riferisca a “lui”; mettendo una virgola dopo “lasciasse” invece crei il giusto legame con il soggetto.)
Probabilmente tra qualche mese diventerà come me in grado di percepirli con precisione. → -0.15 (Anche qui credo ci sia una improprietà lessicale. O scrivi “diventerà come me capace” o scrivi “sarà come me in grado”. O ancora, puoi mettere i due punti prima di “in grado.” Può sembrare stupido, lo so, ma suona male alle mie orecchie così com’è scritto.)
Forse dovrei farla venire qui, ma come faccio a essere sicuro che non le accada niente mentre sono fuori? quando ci sono io non entrano → -0.1 (“Quando” va messo in maiuscola. È concesso mettere la minuscola solo quando si vuole accordare diverse domande con la stessa principale.)
Stile: 9.7/10
Ho trovato un grande miglioramento nella punteggiatura, sono felice che le mie indicazioni date nel precedente contest siano tornate utili. Ho notato con piacere che hai diminuito notevolmente l’abitudine di accostare diverse principali nello stesso periodo, rendendolo meno astruso e più scorrevole il racconto. Ho solo intravisto, in tutto il testo, queste tre frasi su cui vorrei darti alcuni consigli.
- Vicino a casa mia, proprio dove passo la mattina per andare al lavoro, hanno attaccato sul muro uno di quegli annunci che segnalano la scomparsa di animali domestici, c’era proprio la foto di un labrador nero.
Io aggiungerei una “e” prima di “c’era” per dare il senso di continuità del pensiero; altrimenti metterei i due punti, per dare l’idea del tipo di relazione tra le due principali. Nella forma in cui è adesso, c’è quel problema di accostamento di principali distinte e separate.
- era come se si spostassero a tempo con quella in una specie di assurda danza.
Metterei una virgola dopo “quella”, per evidenziare la subordinata legata al verbo; il periodo diventerebbe più chiaro e fluido.
- Ora hanno capito che il soggetto problematico sono io. Come abbiano fatto non lo so, ho anche il sospetto che il mio comportamento delle ultime settimane li abbia messi in allarme.
In realtà, “come abbiano fatto non lo so” si riferisce alla frase che la precede, e non a quella a cui l’hai legata con la virgola. Puoi separarla da entrambe o unirla a quella prima, ma dovresti mettere un punto in ogni caso dopo “non lo so”.
Queste sono solo piccole precisazioni, quisquiglie da puntigliosi come me che vanno a cercare il pelo nell’uovo, perché per il resto ho solo complimenti.
Hai scelto la forma di diario, alternando periodi di racconto più lunghi a periodi più brevi, con lassi di tempo variabile tra un’annotazione all’altra, quasi a scandire la confusione distaccata prima e la frenetica disperazione dopo con cui il protagonista necessita di scrivere, e quindi andando a rispecchiare il suo modo di vivere la giornata.
Hai curato molto bene l’introspezione del personaggio, caratterizzando con un ottimo stile i suoi pensieri. In tal senso, mi è piaciuta l’alternanza tra periodi sintattici più brevi, con quelli più lunghi e, a volte, ripetitivi; i quali non ho visto come errori, ma come espedienti stilistici atti a rendere molto bene l’ossessione del protagonista.
Un passaggio vorrei riportare alla tua attenzione, perché ho apprezzato molto a livello metaforico e stilistico, con la doppia valenza di cui lo hai investito.
- Come se io avessi bisogno di visite.
Mi è piaciuto il doppio senso, un ottimo stratagemma per insinuare il dubbio nel lettore e per mettere in evidenzia i due filoni su cui si muove la storia: ovvero quello della pazzia e quello dell’invasione, due idee che si rincorrono parallelamente, con cui tu giochi in modo magistrale.
Il lessico mi ha sorpreso: non è particolarmente forbito, cosa a cui in realtà mi hai abituato, e non presenta dettagli molto tecnici, a parte quelli inerenti ai termini che lui capta degli alieni. Però l’ho trovato perfetto per questo tipo di narrazione, molto adatto a questo personaggio di media estrazione sociale – mi par di capire – appartenente a un circolo sociale comune, di tutti i giorni. Sei stato molto bravo a calibrare quindi il lessico e le espressioni. Complimenti!
Originalità e trama: 9.5/10
Quante volte abbiamo sentito parlare di invasioni aliene, gente contaminata da un parassita alieno, di integrazioni nascoste di altre forme di vita nella nostra? Beh, se da un lato questo è proprio il classico argomento alla X-files, non posso certo dire che la realizzazione non sia originale. Ciò che ho assolutamente ammirato è il modo in cui hai saputo rendere questo argomento innovativo e coinvolgente, come se ne stessi leggendo per la prima volta. Sei strato incredibilmente bravo a muoverti su due filoni, giocando praticamente sull’istillare il dubbio “amletico” nel lettore: gli alieni ci sono o sono solo nella sua testa? Hai trattato l’argomento con un’aria fresca, contaminata di dubbi, con una visione interna al personaggio “visionario”: ti faccio i miei complimenti.
La trama si basa proprio su questo: il dubbio. All’inizio abbiamo la visione esterna di quelli che sembrano umani: pompieri, poliziotti e… un dottore. Loro mostrano la scena come se fosse la realizzazione di un pazzo squilibrato, malato, preda di allucinazioni e credenze di UFO. E poi entriamo nella mente del personaggio.
Personalmente avrei dato una continuità tra il pezzo iniziale e la forma di diario, magari inserendo una figura di poco conto che lo raccogliesse o roba così, giusto per non creare questo brusco distacco tra le due forme narrative. È l’unica nota dolente di una trama e di una narrazione pressoché perfetta.
Ciò che invece hai saputo fare molto bene è ribaltare questa visione iniziale, ovvero collegare il pezzo iniziale, con il dialogo molto importante del dottore che parla al telefono, con le parole che sistematicamente utilizza il protagonista per spiegare chi sono gli “ispettori spaziali”. Questo ha creato una specie di circolo vizioso tra l’inizio e la visione dell’uomo.
Alla fine, però, non si ha alcuna risposta: qual è la vera storia? Mi piace questo finale aperto e ambiguo, soprattutto perché è stato reso con un ottimo operato.
Un’altra cosa che ho notato è l’escalation con cui l’uomo prima non dà peso alle cose strane, o comunque le considera come un problema suo; poi, quasi inconsciamente, comincia a recepirle come un problema esterno da spiegare. Infine, si convince che sono vere e che qualcosa non va, con naturalezza e istinto ambiguo: può essere un’ossessione ingigantita o la percezione di uno dei pochi umani in grado di percepire queste forme di vita invasori.
A questo proposito, ho notato come a metà storia, il lettore è portato a credere alla pazzia del protagonista, per il semplice fatto che dubita di aver riposto malamente la sua fiducia nell’amico di sempre. Si viene spinti, quindi, a credere che questo cambio di idea nei confronti dell’amico denoti il suo problema mentale. Tutto questo è poi ribaltato dall’entrata in campo, forse un po’ brusca e a sorpresa, della ragazza, la quale è preda delle stesse convinzioni/percezioni del protagonista.
Titolo e impaginazione: 5/5
Il testo è giustificato. Non presenta alcuni accorgimenti – come le rientranze per i capoversi – però la pagina è pulita, e tanto mi basta.
Chi sono tra noi: i pazzi o gli alieni? Il titolo è perfetto, mi piace il fatto che tu utilizzi il soggetto “essi” per indicare le forme di vita alieni, quasi fossero delle cose, che è poi il termine che continua mentalmente a usare anche il protagonista. D’altra parte, mi ha molto attratto questo sottinteso – il titolo fa pensare subito agli alieni – che però non viene mai confermato del tutto, tanto che l’obiettivo della tua storia continua a girarci senza dare soluzione, in un abile gioco narrativo.
Trovo pertanto il titolo attinente al testo, molto carino anche se semplice, e con la giusta dose di mistero, atta ad attirare l’attenzione di un lettore.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Il protagonista è l’occhio di focalizzazione di tutta la narrazione. Della sua vita prima di queste percezioni non dici molto, ma mi viene istintivo comunque farmi un’idea di essa. Vita comune, da impiegato in un ufficio; la sua vita è serena, va alle feste, ha amici e parenti e… una ragazza. L’argomento ragazza lo rimando a dopo.
Hai dato una caratterizzazione di quest’uomo partendo dall’esterno, mostrandoci prima di tutto come appare al culmine degli eventi: un uomo sepolto in casa, incurante del suo aspetto, spiritato e preda di allucinazione. E poi, in maniera magistrale, ce ne dai un ottimo assaggio interiore, con questo diario scritto di suo pugno. E scopriamo che è un uomo comune con una vita comune e tranquilla, dalla mente razionale, o che si mantiene tale per la prima metà dell’opera. Sei stato molto bravo a creare queste tre quattro fasi del personaggio: la prima, in cui cerca una spiegazione razionale al suo disturbo; la seconda, in cui a livello inconscio inizia a recepire il problema come esterno a sé; il terzo, in cui la sua convinzione diventa paura e ricerca del problema e di una soluzione; e l’ultima, tragica e ambigua, in cui l’ossessione lo rende pazzo, a prescindere che sia vero o no ciò che crede. Ed è questo finale che mi ha colpito: gli alieni, veri o no, sono riusciti nell’intento che lui aveva previsto, ovvero farlo diventare instabile. Hai reso alla perfezione questo suo decadimento, dovuto all’isolamento e all’incapacità di trovare un appiglio su cui contare.
E questo ci riporta alla comparsa improvvisa della sua ragazza, forse introdotta un po’ bruscamente. È un personaggio secondario, ma che diventa di una certa rilevanza per il protagonista e per il lettore. Il fatto che anche lei è preda delle sue stesse percezioni avvalora la tesi del protagonista, ma questo non ci rende in grado di poterci immedesimare in lei. Ho trovato strano il fatto che il protagonista continuasse ad accennarla con l’epiteto “la mia ragazza”, mai una volta che ne pronuncia il nome; di fatto, il ruolo della donna è quello di oggetto, atto ad avvalorare la tesi del personaggio; ed è così che anche lui la tratta, non dandone spessore nemmeno nei suoi pensieri.
Non ci sono altri personaggi di rilievo, né l’amico né la famiglia, che comunque non aveva in effetti senso approfondire; avrei però dato un senso più concreto alla presenza femminile, importante all’inizio, nello spezzone iniziale, e soprattutto alla fine.
Gradimento personale: 4.5/5
La storia mi è piaciuta moltissimo, ho adorato il senso ambivalente della trama e l’intensità crescente dei pensieri per personaggio. Ci sono solo due cose che mi hanno poco convinto: il netto distacco stilistico tra la prima parte e la seconda, e l’inserimento del personaggio femminile. La ragazza doveva essere una controparte molto importante, che potevi sfruttare molto bene, ma che hai completamente usato come se fosse un bambolotto. Questo mi è dispiaciuto molto, perché ha reso meno convincente la relazione tra il protagonista e la ragazza e ha reso il finale meno struggente, mentre dovevi in qualche modo convincermi che fosse innamorato. Anche se su questo non ne ho tutte le convinzioni: voglio dire, continua a chiamarla “la mia ragazza”, quasi in modo petulante, e non ne scrive mai il nome, quasi non ne avesse importanza. Che il loro rapporto fosse occasionale o comunque un amore passeggero, almeno da parte di lui? Questa cosa mi ha un po’ perplesso.
Tolto questo, la lettura è stata più che piacevole, me la sono goduta in tutta tranquillità, immedesimandomi in questo personaggio “pazzo” e cercando di decidere da che parte stare, che è stata proprio la parte preponderante di tutta la storia. Mi ha proprio catturato, e sappi che non ho ancora deciso se credere o no! Mi hai proprio lasciato in impasse! Complimenti!
Punteggio: 46.6/50 |