Recensioni per
Leggiadre note di un canto selvaggio
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/04/18, ore 12:22
Cap. 1:

Ciao Nirvana ^.^
come va? 
Approdo qui dopo un tempo infinito di indecisione, è da tantissimo che avevo adocchiato questa tua storia, e finalmente mi sono decisa a leggerla XD ho visto che fa parte della serie "racconti del veto" e spero di riuscire a capirla anche se non ho letto gli altri ^.^" è un problema?
Ma veniamo a noi :-) Già dal titolo mi piace tantissimo, è molto musicale e mi ricorda antiche leggende. 
Ho trovato curiosa la "differenza di narratore" tra la parte in rosso e quella pui in nero, la prima mi è parsa più una voce esterna, qualcuno che racconta e che sa già tutti i fatti, mentre la seconda più interna e vicina hai fatti che accadono pian piano.

L'ambientazione che hai scelto per questo racconto poi la trovo molto originale, particolare e mi sta incuriosendo un sacco! Da quello che ho capito ci troviamo in un mondo antico, fatto di caccia di tribù ma anche di grandi città... Le tue descrizioni sono sempre impeccabili, specialmente nella parte iniziale quando Adelaya si sveglia senza sapere ne dove si trova ne chi sia... sei stata veramente molto brava, si vede che ci hai lavorato molo, la narrazione è fluida e ti trascina in questo mondo quasi evanescente di foreste e piume, di nebbia e terra... mi piace tantissimo *-* sei veramente molto brava! tutte le sensazioni sono molto palpabili e realistiche! veramente, hai usato un lessico ampio e ricco, che mi piace moltissimo.
Poi fai un salto indietro, giustamente per spiegarci cosa è successo, e ammetto che ad una prima lettura mi sono un po' persa quando hai spiegato la cosa delle divinità, delle città e di come sia diviso questo mondo... ma sono io che mi distraggo, tranquilla ^.^
Arket già mi sta simpatico, è innamorato e farebbe tutto per la sua amata, da questo poco che ho letto mi pare un buono a cui è toccata una cattiva e ingiusta sorte, ma non credo sia uno che si arrenda e ce lo vedo a sfidare tutto e tutti pur di tornare insieme a Adelaya.
I nomi dei personaggi sono particolari, e anche questa società che hai abbozzato è molto interessante. Penso sempre che per scrivere storie come questa sembra essere ci deve essere dietro un gran lavoro e questa è una cosa che si puù solo apprezzare :-)
Pian piano recupererò i capitoli che mi mancano! ( ho visto che l'ultimo aggiornamento è ormai più di un mese fa.... va tutto bene? ho notato anche che ultimamente ti sei dedicata di più alle fanfictione che alle originali :-) ma spero che cmq porterai a termine questa storia perchè lo merita XD )

bene, questa era la mia piccola recensione, penso di aver finito con le farneticazioni XD
a presto cara :-*

Earth

Recensore Master
22/04/18, ore 14:27

Meno male che l'aggiornamento seguente doveva essere il 5 febbraio! Ahahah.

Quanto mi piace l'epicità che metti in questo scritto. Ma quanto mi piace te non puoi neanche immaginarlo.
Per la prima volta, vediamo la mortalità a stretto contatto con la divinità. Ed è una divinità nemica quella con cui deve avere a che fare, peggiore che nell'immaginario greco, che già di per sé mostra entità meschine. Di certo ciò che più spicca è l'atteggiamento brutalmente complementare che i due sciagurati mostrano nei loro confronti... nessuno dei due funziona, ovviamente lol.
PS: è la pupilla ad essere contenuta nell'iride, non il contrario. Descrivendo il corvo bianco, è esattamente così che poni le cose. Con la dea, invece, le inverti: non so se sia voluto, o se sia frutto di una piccola distrazione.
PPS: “il corvo bianco dispiegò le ali nel suo volo radente, per poi volare in alto. Volteggiò diverse volte sopra la sua testa e volò a sud, tracciando il suo cammino” = il “volo”, quale sostantivo o quale verbo nelle sue coniugazioni, si ripete un po' spesso in questa frase.

Recensore Master
19/04/18, ore 08:07
Cap. 1:

Be', be', be', con un introduzione del genere, è difficile non restare intrigati.
Non sono fan né del Comic Sans né dell'impiego di colori diversi all'interno della pubblicazione, ma questi sono elementi estetici e non ci metto becco.
Un'altra cosa di cui non sono fan sono le super descrizioni in cui ogni elemento del personaggio viene dato al lettore in blocco ed è un po' così che questo capitolo comincia, anche se l'elencazione viene inframezzata da alcune espressioni di forma molto poetica che certo fanno la loro figura. Frasi come “Non provava freddo né dolore, Adelaya, ma tremava e soffriva” non passano inosservate.
Ad ogni modo, l'ambiente e la situazione in cui Adelaya ci viene presentata sono incredibilmente suggestivi, vaghi in principio, ma che lentamente vanno a delinearsi fino a mostrarci -ben poco, giustamente, ma- quanto basta a orientarsi... e capiamo che lei si trova in un limbo.
Poi l'atmosfera cambia, si fa un passo indietro, entriamo in un mondo più tangibile e persino la forma narrativa sembra adattarvisi, mantenendo la propria eleganza, ma facendosi più limpida e schietta, con cadenze vagamente epiche, quando si parla di creazione e di dèi.
In conclusione, il mio giudizio nei riguardi di questo primo capitolo non può che essere positivo.
Vedo che la pubblicazione non è molto assidua, ma sembra seguire un ritmo più o meno mensile. Adattandomi alle possibilità concessemi dal tempo che ho, mi rimetterò in pari e spero che tu prosegua nella pubblicazione, senza abbandonarla a sé stessa perché, per quanto ho visto finora, lo merita.
Alla prossima!

Nuovo recensore
13/04/18, ore 14:08

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio a Catena del Giardino. ^^

Era da molto che non continuavo la lettura di "Leggiadre note di un canto selvaggio" e ho preferito dare la precedenza a questa perché ti ho conosciuta come autrice proprio grazie al primo capitolo di questa storia.
Sia chiaro, anche "Il Tredicesimo Re" è una storia bellissima e che poco per volta continuerò a recensire con estremo piacere, però a questa mi sento particolarmente affezionata e ho approfittato dello scambio per leggere il secondo capitolo. ^^

Come sempre, la lettura è stata molto piacevole e coinvolgente.
Forse nella recensione precedente non l'ho scritto, ma il cambiamento di colore o font quando dalle divinità passi a raccontare di Adelaya e Arket mi piace molto ed è come se si creasse anche una sorta di "separatore" tra il mondo immortale e perfetto delle divinità e quello terreno degli esseri umani.
Questa è solo una mia considerazione personale, poi magari non è neanche così, ma ci tenevo a fartelo sapere.

É proprio con le divinità che inizia il secondo capitolo: dall'alto delle loro postazioni onnipotenti che osservano impassibili le loro pedine giocare nella scacchiera che loro stessi hanno costruito… sempre per diletto.
Hai caratterizzato molto bene queste creature immortali: trattano gli esseri umani come pedine senza chiedere loro il permesso, perché loro sono superiori e gli esseri umani devono, in un certo senso, sottostare ai loro giochi o comunque impegnarsi ai limiti dell'impossibile per sperare anche solo di cambiare le loro sorti.

Sia Adelaya che Arket incontrano delle divinità e hanno modo di dialogare con loro; Adelaya sempre con rispetto, timore e devozione, mentre Arket con impeto, quasi con arroganza perché, come ha detto lui, se la sua devozione nei loro confronti è venuta a mancare è proprio a causa della loro perfidia, dell'enorme scacchiera che hanno preparato solo per movimentare la situazione.
Ho letteralmente adorato la descrizione sia fisica che caratteriale di Sefta e Zeptum: sono due creature bellissime e inquietanti allo stesso tempo, che sanno bene come agire e le parole giuste da proferire in ogni momento.
Sono consapevoli della loro enorme potenza e agiscono di conseguenza rimanendo sempre composti ma al contempo imponenti.
Posso dire, in tutta onestà, che leggendo di loro ho provato un forte senso "oppressione", se così si può dire; come se la loro onnipotenza fosse palpabile.

Sono davvero curiosa di sapere cosa accadrà d'ora in avanti, soprattutto per quanto riguarda il viaggio di Arket e la sua disperata ricerca di Adelaya.
Ti rinnovo i miei complimenti per questo secondo capitolo, è stato un piacere leggerti. ^^
Alla prossima,

Jill ~

Recensore Master
07/04/18, ore 22:51
Cap. 1:

Ciao, eccomi qui per la recensione dal gruppo di Efp.
Ho deciso di optare per questa fic perché ho sempre amato il fantasy, e voglio vedere come se la cavano gli scrittori qui con le loro originali.
Già dalla presentazione ho riconosciuto uno stile costruito appositamente per questo tipo di racconti, molto dettagliato e intento a far comprendere appieno ciò che vuoi descrivere.
"Non provava freddo né dolore, Adelaya, ma tremava e soffriva." Quando ho letto questa frase, mi sono innamorata... è stupenda!
Gli dei descritti alla tua maniera sono assolutamente perfetti per distinguersi tra le future vicende: mi ricordano le deità greche.
Tutto quello che è successo nella seconda parte della fic, mi ha lasciata quasi senza parole: la descrizione del momento condiviso tra i protagonisti ed il saggio, la morte di lei, l'intervento di un dio forse più benevolo (o meno capriccioso degli altri), ha creato un mix di sensazioni che mi hanno portata a mangiarmi, se mi passi il termine, tutto il capitolo in un attimo.
Posso essere sincera? Se fosse un libro, lo comprerei. E' la prima volta che ammetto una cosa del genere.
Ai prossimi capitoli allora, e davvero: complimenti.

Recensore Master
02/02/18, ore 17:29

Sai evocare delle atmosfere rarefatte ed oniriche: leggendo, mi sento sospesa per aria.
Bellissimo soprattutto il linguaggio delle divinità che hai saputo elaborare: mi ricorda un po' l'esperanto, quando leggo e rileggo le parole degli dèi, è come una lontana eco di varie lingue.
In questo capitolo ci poni ben tre piani narrativi: il punto di vista degli dèi, quello di Adelaya, e quello di Arket. Quest'ultimo è quasi come se non fosse morto: mi pare prigioniero di un mondo di mezzo, tra cielo e terra, una sorta di limbo, insomma.
Riuscirà mai a tornare indietro dalla sua amata ed alla vita sulla terra? Resterà nel limbo? O sarà proiettato al cielo, per raggiungere gli astri?
Adelaya prega Sefta di farle riavere il suo amato, per l'ultima volta: non so se Sefta esaudirà il suo desiderio, ma questo piccolo Olimpo da te creato non mi pare particolarmente inesorabile e duro: sono divinità che si accostano all'essere umano, che si pongono (quasi) al suo stesso livello. Forse non possono provare i sentimenti di noi umani: forse li minimizzano.
Per loro non esiste il "qui" e l'"ora": per loro il concetto di tempo è sfasato.
Per loro esiste il "sempre" e l'"ovunque".
Ma non li avverto come lontani e distaccati da noi: sanno calcare il nostro stesso terreno.
Sapranno entrare nei nostri calzari?
Lo vedremo.
In attesa di scoprire i piani degli dèi, ti rinnovo di nuovo i miei complimenti: questa storia è molto bella ed onirica, mi piace moltissimo!
 

Recensore Veterano
16/01/18, ore 11:35
Cap. 1:

Ogni tua storia è sempre uno scrigno che si schiude su un mondo nuovo e magnifico, nonostante si tratti più o meno dello stesso contesto.
Con questa storia si apre un nuovo, ulteriore sguardo sul mondo che hai creato, questa volta concentrandosi sui Felichi.
La scelta mi ha spiazzata, lasciandomi piacevolmente sorpresa: hai deciso di mostrare l'altra parte, la controparte (esagerando, il lato oscuro delle luna...o della Forza. Sto delirando, scusami) che fino a ora è stata limitata nel suo ruolo di "nemico". Apri le porte di un nuovo mondo meraviglioso, in cui dai nuovamente prova di quanto sia sconfinata la tua immaginazione. Sorprendentemente, per quanto siano state inserite novità circa il modo di vivere, la religione, la società e l'economia, è un popolo simile a quello umano, soprattutto per quanto riguarda la religione (argomento a te sempre molto caro e che in questo racconto, in particolare, raggiunge la sua massima espressione) : il rapporto con gli dei è controverso, sebbene la visione che ne hanno sia piuttosto cinica e pessimista, e non so perché mi ha ricordato quella degli Antichi Greci, seppur in chiave più esacerbata e inasprita. È una visione molto cruda e disarmante, che lascia annichiliti per la sua crudeltà, in un certo senso.
Mi sorprende come, nonostante siano consapevoli che per gli dei hanno solo un ruolo di trastullo e distrazione, si ostinino ad adorarli: come fai a pregare qualcuno che ti ha creato solo per essere il suo giocattolo? Come puoi pretendere di chiedere la clemenza a un essere egoista ed egocentrico? Come riesci a sopportare di dipendere dal loro capriccio?
Queste domande ne implicano altre, che riprendono i grandi quesiti dell'uomo: esiste la libertà individuale o siamo in totale balia dei capricci di entità esterne, volubili e annoiate?
Il sentimento religioso dei Felichi è interessante e complicato, controverso, e affascinante proprio perché rispecchia, almeno in parte, quello che prova anche l'uomo e riprende le questioni che da sempre lo tormentano.
In questo contesto, giusto per rendere il tutto ancora più angosciante e cupo, scegli di inserire una storia d'amore, che viene stroncata fin dal suo principio (è un avvertimento per il lettore?): l'amata muore il giorno delle sue nozze, proprio davanti al suo promesso. I tuoi livelli di crudeltà hanno raggiunto picchi parecchio alti, scegliendo di devastare fin da subito il lettore e distruggere ogni briciola di felicità. Oltretutto, la situazione si complica ancora di più per la prova che pare che gli dei abbiano sottoposto si due innamorati. Mi domando in cosa consista; ho le mie opinioni a proposito e non vedo l'ora di scoprire se sono fondate e corrette.

Come sempre, una citazione a parte corredata dai miei più sentiti complimenti, è dovuto al tuo stile che, ancora una volta, si dimostra essere incantevole, fiabesco e evocativo. Soprattutto nella prima parte ha contribuito a creare un'atmosfera onirica e fiabesca che mi ha ricordato in parte la sfumatura immaginifica del "racconto dei racconti" e in parte il Sirmarillion, con lo stesso stile allusivo, prezioso e ricercato, e la narrazione di quella che, a prima vista, credevo fosse una genealogia o un mito di creazione.
La Felica sembra muoversi in un regno di sogno, sebbene sia arso, morto e vuoto e mi chiedo se non sia una sorta di limbo in cui è stata mandata per cercare l'altra metà della sua anima (questi ricorda molto Platone) rappresentata da Arket.

È una storia che promette bene, accattivante e con la giusta dose di angst, un amore impossibile (che con te non può mai mancare) e quelle lingue di pessimismo e cupezza che intessono ogni tuo lavoro.
Il mondo dell'occulto, dei segreti e delle allusioni (che ti piace tanto) dà l'impressione di fondersi con la cruda realtà crudele, la concretezza e la chiarezza (che è quella che preferisco io).

Non vedo l'ora di vedere come si svilupperà, hai acceso la mia curiosità...
Come sempre
Ayr


Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"
(Recensione modificata il 26/01/2018 - 11:31 pm)

Recensore Veterano
15/01/18, ore 23:07
Cap. 1:

Mio Dio. Sono qui per lo scambio di recensioni.
E sono folgorata. Avevo intuito dalla tua recensione alla mia storia che sapessi scrivere piuttosto bene, ma qui non si tratta evidentemente solo di questo: c'è proprio una specie di magia nel tuo modo di scrivere. Il tono di questo inizio di racconto è quello tipico delle storie fantasy: epico, piuttosto solenne, molto elegante. E mi stupisce che nonostante sia così, non perda la naturalità delle cose di cui parli. Cioè, non sono solo parole vuote, ma c'è sostanza e ci sono emozioni vere. E c'è tanto angst, il che non gusta mai - ora e sempre viva l'angst.
All'inizio ero un po' scettica, più che altro perché non stavo molto capendo cosa accadeva. Andando avanti tutti ha preso colore e mi sono davvero fatta trasportare dalla lettura. Solo in due punti mi sono un attimo bloccata: nella prima parte, leggendo della rinata Adelaya, secondo me abusi un po' troppo del pronome "ella": nel senso, capisco che è in linea col tono generale, ma verso la fine del pezzo ho cominciato a sentirne nausea. Te lo dico proprio a livello di impressioni, senza la pretesa di poter insegnare qualcosa a qualcuno che scrive come fai tu. In secondo luogo, in un punto in cui ho avuto invece l'impressione inversa: quando parli del "sorriso da ebete" di Arket. Lì ho avvertito ugualmente uno strappo rispetto al suddetto tono; ha avuto però l'effetto positivo di farmi tornare alla mente che si parla di storie di gente in carne e ossa, di sentimenti naturali e fatti di umanità. La prima impressione però è stata di stacco.
Gli dei, poi, sono proprio quello che sono nelle religioni politeiste, ed è una cosa che mi ha sempre affascinata: il dialogo tra Arket e lo Shalak mi ha fatto venire i brividi, perché viene denudato completamente il ruolo "meschino" di creature immortali nei confronti dei propri sottomessi. Mi ha fatto venire anche rabbia, a un certo punto. Un moto di ingiustizia, una volontà di sfida, che sarà stata sicuramente quella che ha imperversato poi in Arket. Farmi empatizzare così con i personaggi è una dote che possiedi abbondantemente.
E insomma, mi piacerebbe davvero continuare a leggere questa storia, per cui credo la metterò tra le seguite! Mi ha fatto molto piacere fare questo scambio con te, grazie mille!
Alla prossima!
Alex

Recensore Master
14/01/18, ore 17:24
Cap. 1:

Felice di vederti cimentare in una nuova long, ovviamente scritta con gli stessi amore e cura che contraddistinguono tutte le stue storie.
Come giustamente dice l'altro recensore, il tuo stile è impareggiabile, semplicemente perfetto per questo genere letterario: sai creare atmosfere oniriche, rarefatte, di un mondo incantato, con una raffinatezza tutta tua.
Parliamo di amore tra due giovani della tribù, che chiedono solo di onorare gli Dèi e di sposarsi, per iniziare una vita a due.
Parliamo, però, anche di ivinità capricciose e crudeli, capaci di mettere alla prova lo sventurato villaggio con una malattia. 
Il fatalismo, l'allargare le braccia in segno i resa, sarà l'unica strada?
Forse no: Arket ha deciso che non ci sta, e trasfonde la sua energia vitale nella sua amata, moribonda, che rinasce a nuova vita, a scapito della propria.
Una nuova occasione per Adelaya, quindi, anche se a carissimo prezzo...
Magnifica.

Nuovo recensore
11/01/18, ore 15:33
Cap. 1:

Ciao!

Eccomi qui per lo scambio a catena del Giardino.
Premessa doverosa: non mi sono mai cimentata in letture di questo tipo (e me ne pento amaramente, dopo ciò di cui si sono beati i miei occhi), ma in quest'ultimo periodo ho iniziato ad uscire un po' dal mio guscio e provare qualcosa di nuovo.
Motivo per il quale, non appena ho visto il tuo profilo, mi sono subito prenotata.

Inizio subito col scriverti che, nonostante questo sia solo il primo capitolo, non ho potuto fare a meno di amarlo.
Hai uno stile di scrittura estremamente... ti giuro, non riesco nemmeno a trovare le parole giuste per descriverlo.
Mi hai coinvolta dalla prima fino all'ultima parola: i miei occhi erano totalmente rapiti da ciò che leggevano e divoravano ogni singola parola, tanto che sono arrivata alla fine senza neanche rendermene conto.
Il tono aulico che hai donato al testo è stato a dir poco sublime: ogni parola era giusta, non è stato per nulla altalenante ma anzi, mi ha fatto anche capire l'impegno che si nasconde dietro tutto ciò.

La prima parte del capitolo è una profezia (correggimi se sbaglio, io l'ho interpretata in questo modo) che narra non solo di quello che avverrà ma del perché ciò deve avvenire.
Per diletto. Perché gli dèi hanno talmente tanto tempo libero da non sapere quasi cosa farsene o come passarlo, motivo per il quale si divertono, dalla loro postazione immortale e inarrivabile, a muovere le loro pedine a caso (o forse no) per "smuovere" lo stallo e divertirsi.
E le pedine non potevano essere altro se non gli esseri umani.

"Gli Dei sono giocatori che si annoiano facilmente dall’alto della loro immortalità. Così hanno creato pedine mortali, fallaci e imperfette, che gareggiano per loro in un campo di battaglia chiamato Vita." ---> dire che questo pezzo l'ho amato è estremamente riduttivo. É un'introduzione bellissima, che descrive perfettamente il modo di agire degli dèi.

Passiamo poi ai due protagonisti di questa storia, ovvero Adelaya e Arket.
Che dire... sono due personaggi meravigliosi.
Quando ho letto il risveglio e la descrizione fisica di Adelaya ero un misto di meraviglia e stupore: ho immaginato tutto nella mia mente, ogni singolo particolare (che tu ci hai meticolosamente fornito) e non ho potuto fare a meno di pensare che fosse una creatura di una bellezza quasi irreale e che questa bellezza si rispecchia anche nel suo animo, nel suo carattere e nei suoi modi di fare.
La purezza, ecco.
Ho apprezzato anche la descrizione del luogo che la ospita dal suo risveglio in poi: un posto calmo, ma che nasconde, nella sua tranquillità, una solitudine senza pari, dove la voce della ragazza riecheggia perdendosi poi nel nulla, dove la nebbia regna quasi sovrana e le foglie secche degli alberi ne fanno da giaciglio.
Meraviglioso e al tempo stesso spaventoso: la solitudine è una sensazione tremenda e così come la bellezza di Adelaya riflette il suo carattere, quel luogo spoglio e a tratti immenso rispecchia la solitudine che prova.
Parlando di Arket, non ho potuto fare a meno di paragonarlo ad un valoroso guerriero fin dalle prime righe a lui dedicate.
É un uomo forte, capace di fare tante cose, ma allo stesso tempo è sensibile, quasi fragile, soprattutto si si tratta della sua amata.
Inoltre, è anche coraggioso, tanto che non esita un istante a lanciare la sua sfida agli dei, pur di salvarla.

Posso dirti, in tutta sincerità, che questo è solo il primo capitolo e già amo i personaggi e le vicende narrate (per quanto strazianti possano essere), motivo per il quale ho aggiunto la storia alle seguite e non vedo l'ora di leggere il seguito.
Vorrei farti nuovamente tanti complimenti per questa piacevole lettura, hai davvero un talento eccezionale!
Alla prossima,

Jill ~ (la quale, dopo aver finito anche di recensire, torna strisciando e un po' depressa a studiare per l'esame di Letteratura Inglese).

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