Recensioni per
I am calling you
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 49 recensioni.
Positive : 48
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
03/04/18, ore 18:26
Cap. 11:

Non so se ho già scritto: "questo è il capitolo più bello", forse sì, perchè lo penso in quel momento, ma poi viene fuori un capitolo ancora più bello.
Questo per me è il capitolo più bello della storia, lontano anni luce (è il caso di dirlo, visto che sono coinvolti viaggi nello spazio) da quella pagliacciata di TEH. Un incontro dove c'è l'essenziale, cioè John e Sherlock, nessun altro, nessuna interferenza molesta da parte di Mary, che in quel momento per me non doveva esserci.
Ci sono tante frasi bellissime in questo capitolo ma la mia preferita è quando John guarda la mano di Sherlock come un salvagente che può salvargli la vita ancora una volta. Anche se non lo accetta ancora come Sherlock, dopo aver letto questa parte, sono convinta che le cose cambieranno.

Recensore Master
03/04/18, ore 15:40
Cap. 11:

Ogni capitolo, qui da te, è significativo, nessuno, fino ad ora, secondo me, può considerarsi di passaggio o di raccordo all'interno della storia. Qui la tensione emotiva è portata ad un livello decisamente alto in quanto c'è l'incontro tra Sh e John, ma non si tratta di un semplice ritrovarsi dopo una (finta o no) morte. Si tratta dell'appuntamento fatale addirittura tra due universi, tra piani temporali e geografici lontanissimi gli uni dagli altri.
E c'è quel grande, incontenibile dolore che ha superato ogni soglia del possibile e del reale per cercare aiuto nell'immensità del Cosmo. Una macchina, dal cuore grande, l’ha captato e cerca di sanare la frattura che tanta sofferenza ha causato: grande Tardis!
Ed ecco l'incontro tra Sh e John. Quante volte è stato immaginato, ricostruito e sognato. Probabilmente quello visto in TEH, è il meno suggestivo, animato com'è da un'ironia un po' amara e tagliente, molto british. Qui ne trovo un'altra versione ancora, ma con una dimensione addirittura cosmica, proprio per le vicende straordinarie che racconti. E la tua solida capacità di scrivere, interpretando le esigenze del contenuto, sia esso leggero o più profondo, come in questo caso, fa sì che si abbia l'impressione di trovarsi di fronte ad un evento nuovo, mai visto nè letto.
Infatti, sinceramente, mi ha emozionato molto. Di fronte ad uno Sh dalla tristezza ormai connotata con il suo modo di essere, ritrai un John credibilissimo nella sua umanità sconfitta e dolente, sconvolto da un fatto troppo eccezionale per essere accettato completamente e subito data la sua enormità.
Molto efficace, a questo proposito, il passaggio dal ritmo veloce ed angosciato dell’inizio, in cui Holmes si lancia letteralmente alla ricerca di Watson, comprendendo che ogni minuto trascorso senza ritrovarlo è tempo rubato alla possibile salvezza del suo “conduttore di luce” (“…sfondò il cancello della base, dirigendosi a tutta velocità…”) allo scorrere a rilento di ciò che sta vivendo, o meglio lasciandosi vivere, John, nel trascorrere di un tempo che, per lui, ormai da quasi tre anni, non ha più alcun senso né alcun valore.
Gli unici eventi, che scandiscono lo svolgersi della sua giornata, sono legati al gioco d’azzardo in locali d’infimo ordine, a contatto con gente pericolosa, ed all’alcool, unico rimedio alla sua disperazione senza fine.
Sh corre convulsamente, John attende, muto, il trascorrere del tempo che non passa mai.
Arrivata al punto in cui il consulting chiama Watson e lo paralizza in uno stato d’incapacità di reazione in poi, ho riletto più volte ciò che segue e cioè la sua straziante e ripetuta richiesta, anzi preghiera, affinchè John lo ascolti. Hai rallentato la corsa di Sh e, allo stesso tempo, hai impresso alle azioni di Watson una furia ed una rabbia che denotano l’incapacità di capire. Usando quel richiamarlo più volte con il suo nome, hai condensato in quella specie di dolcissimo mantra (“…John…John”) tutto l’amore del mondo.
“…Perché tu mi hai chiamato e io sono qui per te…permettimi di ricordarti chi è John Watson…”: due frasi banali al di fuori del contesto di questa long ma che, qui, hanno una carica poetica fortissima, se per poesia intendiamo anche, e soprattutto, l’espressione dei sentimenti libera da qualsiasi sovrastruttura logica.
Queste parole le ho vissute come una delle più belle e struggenti dichiarazioni d’amore che abbia mai letto nel fandom.
E l’elemento che più mi ha coinvolto è stata la tua rappresentazione di uno Sh che esprime, in ogni sua parola ed in ogni suo gesto, quando si tratta di John, la forza devastante di ciò che prova per lui. in maniera irreversibile.
Ovviamente chiudi il capitolo lasciandoci scossi dall’arrivo di qualche altra novità che, in questo caso, trattandosi della comparsa sulla scena di Smokey o dei suoi scagnozzi, non fa presagire qualcosa di buono. Storia, la tua, sempre più avvincente.

Recensore Master
31/03/18, ore 20:54
Cap. 11:

E finalmente siamo arrivati alla parte che aspettavo dal primo capitolo! L'incontro. Fin da quando ho intuito come sarebbero andate le cose e che il TARDIS avrebbe saltato tra i due universi paralleli, non vedevo l'ora di leggere cosa sarebbe successo tra questi Sherlock e John una volta visti. E... Beh, mi aspettavo di peggio in termini di angst, lo ammetto. Pensavo che John avrebbe reagito molto, ma molto male. Anche in maniera violenta. Forse Mycroft e Lestrade e quel che hanno detto mi avevano messo la pulce nell'orecchio riguardo a come stava John. E invece più che un uomo violento, vedo un uomo disperato. L'immagine filtrata dagli occhi di Sherlock è molto chiara circa le sue condizioni, forse più nitida di quanto non la si percepisca leggendo il pov di John. E qui hai fatto un ottimo lavoro con il narratore e la gestione dei vari punti di vista. Quando si leggono le parti di Sherlock la reale condizione di John diventa palese. Lui aiuta gli altri, salva ancora le persone. Ma ha perso la sua luce. La voglia di vivere e ogni tanto il dolore diventa rabbia. Credevo che quando avrebbe visto Sherlock avrebbe reagito altrettanto violentemente, ma per certi versi forse la sua reazione è stata ancora più drammatica. Pensa d'essere impazzito e di vedere un fantasma o di avere le allucinazioni, il che è assolutamente sensato. Ho davvero sofferto molto nel leggere quella parte, nel rendermi conto che John crede davvero che non meritava d'essere salvato da Sherlock... Non in questo modo almeno, è stato straziante. Il dialogo tra Sherlock e John è incredibilmente realistico, cosa non facile quando si pensa che c'è Doctor Who di mezzo. John ha ragione, questo Sherlock non avrebbe motivo di sentirsi in debito o di volerlo salvare. E non dovrebbe neanche pretendere alcunché perché è un'altra persona. Con esperienze simili e ricordi altrettanto simili, ma restano due persone differenti ed è naturale che John rivoglia il proprio Sherlock, non un altro. Ma penso che quel che accadrà nei capitoli a venire, permetterà a John di ritrovare se stesso anche tramite Sherlock.

Mi sono piaciute tante cose. Il fatto che Sherlock acceleri rischiando incidenti, perché ha paura che succeda qualcosa a John proprio ora (l'ho trovato un pensiero così umano), tutto il discorso sull'uccidere e sull'essere disposti a togliere la vita a una persona solo per salvarla a chi si ama... mi è piaciuto anche quello, ma credo di aver amato la volontà di Sherlock di ridare a John Watson quello che ha perduto. Perché è un gesto generoso, lo farà comunque e comunque sarà felice d'averlo fatto, anche se John dovesse decidere di non seguirlo sul tardis.

Insomma, grazie davvero per questa storia stupenda.
Koa

Recensore Veterano
30/03/18, ore 09:35
Cap. 10:

Il confronto tra Sherlock e Mycroft è molto bello ma il personaggio che più mi è piaciuto nel capitolo è stata Donna, perchè mi sembra quasi di vederla nella mia testa, le reazioni che ha sono davvero le sue, sia quando implora Mycroft di non uccidere Sherlock, sia quando se la prende con il Dottore per le radiazioni, mi h fatto ridere un sacco il loro scambio di battute.
Bella l'idea della cicatrice e di Sherlock che deduce tutti per convincere Mycroft che è davvero lui.
Adesso non vedo l'ora di leggere dell'incontro con John.

Recensore Master
28/03/18, ore 16:40
Cap. 10:

Un bel capitolo giocato sul rimpallo di dubbi e di risposte che si lanciano soprattutto Sh e Mycroft.
All’inizio è molto efficace il confronto tra Greg e Mycroft, tra l’umanità e la sensibilità immediata. Quest’ultima, rappresentata appunto dallo yarder, è la dote tipica di chi sa ascoltare anche il lato emotivo di se stesso ed i messaggi immediati che ne riceve. Greg “sente” che quello strano personaggio è comunque Sh, anche se il percorso della ragione non arriverebbe a tale conclusione. Infatti la sua disponibilità ad accoglierlo, si scontra proprio con la ferrea logica di Mycroft, la cui intelligenza e la cui superiore capacità raziocinante, logicamente lo portano a ritenere impossibile la presenza del fratello, sicuramente morto. Nessuno dei due ha completamente torto, nessuno dei due ha completamente ragione, ma è difficile comunque pensare, razionalmente ad altre ipotesi accettabili che non siano frutto di fantasia o di un ardito volo nell’impossibile.
Gli occhi sono i suoi, la voce è la sua, i lineamenti sono gli stessi ma credo che l'indizio, che più ha convinto Mycroft che quello strano personaggio che assomiglia a Sh è proprio suo fratello, anche se proveniente da un altro Universo, sia stata la capacità di dargli sui nervi (“…C’era un unico uomo al mondo in grado di fargli perdere le staffe…”).
Dopo aver “spuntato” tutte le armi che la ragione gli aveva messo a disposizione come, per esempio, il far controllare che quel tizio non portasse lenti a contatto, o non avesse addosso qualche diavoleria per riprodurre la voce inconfondibile del fratello, “Mister Inghilterra” sente che le sue certezze stanno subendo crolli inaspettati. E, dalle crepe della sua corazza di lucido rigore, filtrano le ombre dei sensi di colpa che lui aveva ricacciato al buio della coscienza, subito dopo la morte del fratello.
Sicuramente la cicatrice, che Sh riconosce sul collo di Mycroft, è stato un elemento molto importante per far vacillare le certezze del maggiore dei fratelli Holmes.
Hai descritto con un ritmo ammirevole lo scontro tra i due “giganti”, che vede Sh sempre più in vantaggio su Mycroft. Il pezzo mi è piaciuto molto anche perché hai caratterizzato i due “contendenti” rispettando l’IC in maniera perfetta: Sh non agirebbe e non parlerebbe che così, Mycroft presenta delle incrinature nascoste alla sicurezza che ostenta, cosa già confermata nella S4, soprattutto in TFP.
Tra di loro, poni in un modo che risulta davvero piacevole, il Dottore, disarmato e disarmante di fronte all’epico scontro tra fratelli. Ma è solo la forza del suo essere che lo fa stare in secondo piano rispetto alla discussione. Quando, infatti, annuncia che il Tardis potrebbe scatenare una terribile tempesta elettromagnetica, riprende il ruolo che gli compete e, di fronte a lui, Mycroft, addirittura, lascia cadere il mitico ombrello e non riesce quasi più a pronunciare alcuna parola ma solo “pochi suoni inarticolati”. Scena davvero coinvolgente, questa: l’”iceman”, il ghiaccio pensante e dominatore, ora è ridotto ad una pozzanghera d’acqua.
Il personaggio di Donna “condisce” efficacemente il tutto, con la sua irruenza ed il suo carattere certamente non troppo condiscendente.
Più avanti vado nella lettura della tua long, più mi convinco che hai progettato e stai attuando davvero un notevole disegno narrativo. Complimenti, ancora.

Recensore Master
27/03/18, ore 20:04
Cap. 10:

Come avevo pensato, Mycroft non l'ha presa bene. Credo che non potesse che comportarsi in questa maniera perché Mycroft è un uomo molto più cerebrale di Sherlock, con una razionalità che spesso inchioda. La sua reazione è comprensibile, non concepisce la vita alinea in una società tanto avanzata da viaggiare nello spazio-tempo ed è logico che la prima cosa a cui pensa a della chirurgia plastica e a una truffa, un inganno per ottenere chissà che cosa. Magari anche a un piano di Moriarty. Quindi trovo la sua reazione molto IC. Però devo dire che quello che mi è piaciuto di più è stato vedere come capitola mano a mano, riga dopo riga lo vedi cominciare a cedere. Vede che quello è Sherlock, ma è combattuto. Perché quell'uomo assomiglia a suo fratello. Stessi zigomi, stessi occhi, stessa voce, stessa maniera di parlare o guardarlo. Mycroft nota queste cose, le vede tutte. Una dopo l'altra. E tenta anche, un po' maldestramente, di distruggerle tutte quante. Forse perché non vuole illudersi o perché sente che è comunque una cosa irrazionale, forse troppo per la sua mente. Alla fine però diventa una cosa più emotiva e fraterna, che legata alla ragione. Mycroft capisce che quello è suo fratello e forse se ne rende conto davvero per come Sherlock parla di John. Perché c'entra sempre John Watson. Sempre parlando di Mycroft, ho adorato la maniera in cui reagisce quando entra nel TARDIS. Lo stupore, la meraviglia... Il Dottore che dice che è così che tutti dovrebbero reagire. Ho amato quel momento perché di fronte all'infinito, al "tutto quanto" che è il TARDIS la mente umana si sorprende. E quindi eccolo là, il suo lato umano che viene fuori nella maniera più naturale e normale possibile. Scena stupenda insomma.

Due cose su Donna e il Dottore. C'è un particolare che non ricordo se ho o meno fatto notare, ma che dico ora anche a costo di ripetermi. Chi segue Doctor Who sa che il Dottore è banalmente sempre lui, ma che cambia in tantissimi piccoli particolari. Qui c'è il Decimo, lo è in tutto e per tutto e si vede che conosci bene questa serie. C'è stato un frangente in cui lui e Donna parlano e ho avuto un brivido, perché ho riconosciuto la sua maniera di parlare. Davvero complimenti per il lavoro che hai fatto con loro, perché sono forse più in secondo piano rispetto a Sherlock e John (quanto meno come carico emotivo), ma sono perfetti ed è credibile la trama che hai dato a loro e al TARDIS.

Per il futuro... beh, io temo che sarà difficile convincere John. E la situazione si complica perché ora hanno anche il tempo che manca. Insomma, non vedo l'ora di capire come farai sviluppare il tutto. La storia resta molto avvincente.
Koa

Recensore Veterano
19/03/18, ore 16:40
Cap. 9:

A me la spiegazione del perchè i due universi sono in contatto convince e mi piace: Doctor Who è una serie che dà molta importanza all'amore e ai sentimenti positivi e la tua scelta esalta proprio questi sentimenti. Belli i paralleli con quello che hanno già fatto Donna e il Dottore nell'altro universo, con le piccole differenze.
Ovviamente per Sherlock non fa differenza, per lui è sempre John, credo che gli voglia già bene anche se non lo conosce.
L'incontro con Lestrade mi è piaciuto, e adesso sono curiosa di sapere come reagirà Mycroft.

Recensore Master
18/03/18, ore 16:49
Cap. 9:

Non vedevo l’ora di arrivare nella “nuova” Londra con Sh, davvero, per vedere cosa il Tardis aveva pensato per aiutarlo, anche se penso proprio di saperlo.
Mi è piaciuto subito come, in effetti, la strepitosa (e positivamente cocciuta) macchina abbia autonomamente interpretato il desiderio di Sh, a dire il vero, abbastanza vago dal punto di vista temporale e geografico, di “poter trovare un posto che potesse diventare la sua casa”. A parte il Tardis, mi ha sinceramente toccato la richiesta del consulting che denota un’aspirazione a qualcosa di accogliente, dunque una speranza di poter ricominciare a vivere. Ed è consolatorio che sia stato proprio Holmes a trasmetterla al “cuore” della fantastica astronave, lui, quasi un malinconico guerriero, sconfitto e ferito gravemente da sofferenze ma, soprattutto, da delusioni provocate dalla persona in cui aveva riposto la sua voglia di un futuro migliore.
“…intervenne Holmes in tono serafico, portando le mani dietro la schiena…”: ed eccolo, così lo volevo rivedere, con la sua voce “calma e misurata”, padrone della scena e di tutto ciò che si svolge, o si è svolto in essa. Mi dispiaceva immaginarlo dimesso e sofferente, spento e succube di quell’assurdo John, eredità della S4, che, nell’altro Universo, non aveva di meglio da fare che trasformarlo in baby sitter od omologarlo alla massa. Ho davvero tirato un sospiro di sollievo quando il suo intervento ha riportato equilibrio nella biblioteca. È stato un momento narrativo veramente efficace.
Continuo, poi, a gustarmi il positivo “battibeccare” tra i due giganti delle Serie TV, perché hai scritto il loro veloce dialogare con battute veloci, intelligenti e credibilmente riconducibili all’ IC sia del Dottore sia di Sh.
Infatti hai messo in risalto, in uno scambio d’opinioni gustoso, ciò che li unisce: l’imprevedibilità, l’enorme intelligenza, la tendenza ad essere “drama Queen”, il perenne senso di ribellione che li porta a staccarsi da ciò che li circonda. In loro, comunque, vi è, indubbiamente, una generosità ed una saggezza di fondo che li indirizzano all’interpretazione più corretta della realtà ed al successivo intervento. Come mi sembra di averti già scritto, non conosco particolarmente il Dottore, ma, dalla visione di vari episodi, me ne sono potuta fare un’idea. E le corrispondenze con Sh non sono poche. Qui mi fermo un momento per ribadire che tu hai (anche) una capacità analitica nei confronti dei personaggi davvero profonda, e questa tua dote ti ha permesso di confezionare un crossover così impegnativo con ottimi risultati.
L’incontro con Greg è piacevolmente simile a quello visto in TEH, nella sua essenzialità, rude ma sincero, come lo yarder. Anche qui Sh storpia il suo nome: Graham nella versione BBC, Griffin nella tua. Gradevoli richiami alle Serie che mi fanno sentire a “casa”, come quei calci alla ruota dell’auto che gli sta davanti, che servono a Lestrade per riprendere contatto con la realtà e sfogare l’impatto dell’ indefinibile sorpresa che si trova a vivere.
Dal suo racconto apprendiamo che John vive proprio a Pekham, là dove il Tardis si è materializzato, rispondendo alla muta richiesta di Sh di portarlo dove avrebbe potuto avere una casa. E, per la cocciuta, meravigliosa macchina, la casa di Sh non può essere in altro posto diverso da quello in cui c’è John.
A questo proposito mi è piaciuto molto il riferimento che hai fatto a Jeremy Brett, l’indimenticabile Holmes della Serie Granada, di cui l’Holmes-Cumberbatch ne è degno successore, per sottolineare l’unicità del legame tra il consulting ed il suo blogger: davvero suggestiva l’immagine che ci hai dato riguardante la forza devastante della disperazione di scoprirsi l’uno senza l’altro che ha creato, addirittura, un condotto spazio temporale per permettere loro di ritrovarsi (“…Non esiste nessuno più importante di Holmes per Watson e viceversa…”).
Grandioso il colpo d’occhio finale che vede protagonista la fulmineità della vigilanza di Mycroft, che si concretizza immediatamente in “SUV neri coi vetri oscurati, camionette dell’esercito e un grosso tir…”.
Bellissimo capitolo anche questo, in cui sondiamo la profondità di ciò che rende la coppia Holmes-Watson unica al mondo, con quel suo chiamarsi “oltre il Tempo, lo Spazio e le distanze incommensurabili per potersi ritrovare”.
Ovviamente l’attesa, ora, è per il momento in cui Sh troverà John, o meglio ciò che resta di lui, perso nel vuoto che ha lasciato la morte del suo “migliore amico”.

Recensore Master
18/03/18, ore 13:18
Cap. 9:

Ciao, più vado avanti a leggere questa storia e più mi piace come stai orchestrando il tutto. Non vedo sempre l'ora del nuovo aggiornamento e l'evoluzione non delude mai le aspettative.

Che i due universi fossero collegati fra loro dal dolore di John e Sherlock (che si stavano tipo chiamando?) era ormai diventato chiaro, fin dal capitolo in cui Sherlock risponde al telefono del TARDIS. Ma vederlo confermato per bocca del Dottore, che in questo capitolo riesce finalmente a comprendere cosa sta succedendo, segna un passaggio importante per lo sviluppo della trama. Quindi siamo in un altro universo ancora e adesso che l'hanno capito si stanno comportando di conseguenza, ma naturalmente qui le cose sono diverse e da ciò che si intuisce della parte finale del capitolo, è che la situazione si sta ulteriormente complicando. Mi chiedo come reagirà Mycroft nel vedere suo fratello vivo... Lo so che Mycroft ha un super cervello, ma concepire il viaggio nel tempo e gli universi paralleli, non è la prima cosa a cui pensa qualcuno. Quindi presumo non sarà accomodante e probabilmente avrà paura di un imbroglio di Moriarty. Di sicuro sarà interessante da leggere, perché qui ora le grandi menti a confronto saranno tre. A parte questo sviluppo, mi è piaciuta la parte con Greg e Sherlock, ma confesso che quello che ho adorato di più è il momento in cui si rendono conto che a Sherlock non importa già più che questo sia un altro John, e che il suo invece altrove. Anzi, si preoccupa di sapere cosa gli è successo, teme che la sua situazione possa essere disperata e chiede se per caso non frequenta una donna. Per lui non è cambiato niente, altro universo ma è sempre il suo John Watson.

Devo ammettere che mi preoccupano le parole di Greg su John. Ora come ora non so come potrebbe reagire vedendo Sherlock. Spero non abbia uno scatto violento, come ha supposto Lestrade... Ad ogni modo, come sempre, gran bel capitolo.
Koa

Recensore Veterano
17/03/18, ore 12:42
Cap. 8:

Capitolo tristissimo... e mi auguro che sia il più triste, cioè che da qui in poi le cose migliorino, perchè non posso immaginare nulla peggio di così.
L'ottusità di John mi ha fatto arrbbiare, ma meno di quel che pensavo perchè in fondo non è molto diversa da quella che abbiamo visto nella quarta stagione.
Mi è piaciuta tanto la metafora delle formine che torna, è semplice ma descrive alla perfezione sia Sherlock sia quello che è diventato John.
Adesso spero che raggiungano in fretta l'altro John, perchè non sono tranquilla per lui!

Recensore Master
13/03/18, ore 15:02
Cap. 8:

Ho letto questo capitolo, appena dopo che l'hai pubblicato, con in mente ancora la tua risposta. Mi sembra di ricordare che avevi paura che la decisione di Sherlock potesse risultare a cuor leggero, fatta troppo alla svelta e senza per davvero riflettere sulle conseguenze. Già non lo credevo dopo aver letto il capitolo sette, dopo aver letto questa mi sento davvero di rassicurarti. Quello che traspare molto da questo capitolo, vuoi per l'addio a John, vuoi per quello a Mrs Hudson (che per certi versi ho trovato ben più doloroso), è che la sofferenza di Sherlock c'è ed è reale. Molto sentita anche da chi legge. Non sembra per niente fatta a cuor leggero. Naturalmente è compiuta in fretta, ma per ragioni di esigenze di trama. Questo è ovvio. E il "tempo è relativo" ma fino a un certo punto, nonostante quello che dice il Dottore hanno una scadenza e devono partire entro a una certa ora. Quindi no, per me non c'è niente di "fatto a cuor leggero".

Come accennavo, doloroso l'addio a Mrs Hudson con l'ultima fetta di torta e l'ultima tazza di tè. Credo che anche lei, come mamma e papà Holmes, abbia capito che è quello di cui Sherlock ha bisogno. Ciò che lo salverebbe dall'autodistruzione. L'ho vista tanto materna, Mrs Hudson come credo che sarebbe in una situazione del genere. E ho visto Sherlock molto premuroso e tanto che mi è venuto da sorridere. Le paga l'affitto dell'intero mese, le trova degli affittuari papabili... Il sentimento che hai lasciato trapelare da quelle poche parole è evidente e sono contenta che tu abbia inserito quella scena.

Anche l'addio a John è doloroso, ma lo è in un'altra maniera. C'è tanta rabbia, almeno in me mentre leggevo, nel vedere un John che ancora non capisce e che prende tutto per il verso sbagliato. Tutto in negativo. E senza mai trovare uno spiraglio per riallacciare il rapporto. Non so dire se abbia capito davvero perché Sherlock se ne sta andando, ma mi auguro davvero che viva la sua vita mediocre con Mary stando chiedendoselo tutta la vita. Sarebbe una bella punizione.

In tutto questo... Donna. La amo sempre e comunque. Adoro la maniera in cui si rapporta a Sherlock e come arriva a schiaffeggiare John, ritenendolo un idiota. In effetti lo è! Credo che tu abbia centrato il personaggio e la stessa cosa vale per il Dottore.

Ora, il TARDIS ha impostato una rotta che è stata estrapolata dalla mente di Sherlock, dalle sue emozioni, e mi domando se non abbia pensato a un John che lo ami e se questo non li conduca direttamente nell'altro universo. Perché le cose non sono finite e l'altro John ora è in guai molto grossi. Mi auguro che arrivino in tempo.
Koa

Recensore Master
12/03/18, ore 16:40
Cap. 8:

È il capitolo, questo, del commiato più importante e doloroso, cioè quello da John. Da quel John, così particolare e grigio. Grigio come le formine che s’incastrano perfettamente l’una nell’altra, secondo la normalità che Sh, quella volta al parco, ha mostrato di sorvolare con un geniale colpo d’ali ma alla quale il medico si è tenacemente ancorato, impedendosi di vedere il vero volto di Holmes.
Il John, che Sh lascia per sempre alle spalle, come vorrei fare tanto io, è, come ho già osservato, quello irriconoscibile della S4, caratterizzato da uno sguardo duro ed impenetrabile, rari sorrisi, più che altro ghigni, ed una ottusa cecità nei confronti del cambiamento progressivo del consulting. Cambiamento che, attraverso un cammino doloroso di presa di coscienza dei suoi sentimenti e dell’effettivo grigiore della realtà, lo porta ad un’umanità nuova, sofferta ma in cui il cuore può parlare non più zittito dal ferreo monopolio della ragione.
Come pensa giustamente Sh, il vero commiato, definitivo anche nei confronti di un’epoca, è stato quello di HLW, sulla pista dell’aeroporto (“…quella era stata per loro l’ultima occasione di cambiare le cose…”), quando non è stato detto ciò che doveva esserlo e non si è lasciato spazio alla verità. Holmes lo sa e quanto risuona doloroso quel “…Se solo…”!
Hai efficacemente messo in evidenza i suoi pensieri che si affacciano alla sua mente mentre saluta Watson, rendendoli in corsivo, in modo che risuonino ancora più dolorosi nell’evidenza ai suoi che il suo “conduttore di luce”, davvero unico, sia ormai spento in una desolante realtà quotidiana fatta di accettazione di una routine e di una moglie che, comunque, ha un passato di assassina ed ha tentato di uccidere il “migliore amico” del marito. Su di lui si è accumulato il peso di scelte sbagliate, dettate, quasi certamente, più che altro dal desiderio di punire duramente chi ha finto, senza farlo partecipe, la sua morte.
Ora, di fronte ad un addio, che spero intuisca definitivo, non trova di meglio che nascondersi dietro alla priorità, per lui, dell’ora di pranzo e ad una reazione rabbiosa davvero nauseante.
Di fronte a tale spettacolo, hai inserito la reazione di Donna nei confronti di John e le hai fatto fare esattamente quello che avrei voluto mettere in atto io, davvero: il ceffone, contro quella che definisci intransigenza ed ottusità di Watson, e mi trovi completamente d’accordo nell’affibbiargli tali caratteristiche, risuona come una sana esplosione di buon senso e di capacità di comprensione.
Non desidero dimenticarmi il commiato di Sh dalla signora Hudson, vera “vestale” dell’autentico 221b, quando i due erano davvero unici “contro il resto del mondo”. Ora lei si trova davanti un Holmes profondamente provato dalla chiara consapevolezza che lì, in quella Londra, nulla può più essere come prima. Dopo una prima, spontanea reazione di rabbia per non essere stata informata prima della grave decisione, Martha comprende che, quello che le sta dicendo addio, è per lei il figlio che non ha avuto ed usa tutto l’affetto e la comprensione che solo una madre può offrire (“…Annuì silenziosamente…”). IC, completamente, pure lei, come Sh, ma questo mi scopro a ripeterlo ad ogni capitolo.
Finalmente il Tardis accetta di partire perché al suo interno c’è Sh e questa circostanza, a pensarci bene, è un fatto che ha del clamoroso: sei riuscita a gettare un ponte credibile tra due eventi televisivi fondamentali, perché sia “Doctor Who” che “Sherlock” sicuramente non sono solo Serie televisive destinate al dimenticatoio.
Molto significatico il momento in cui, per tentare di consolare “la figura silenziosa e malinconica allungata in un angolo”, il Dottore l’invita a dedicare la sua attenzione alla bellezza dello spazio infinito, ma Sh reagisce proprio “da Sh”, lasciando cioè parlare solamente la sua ragione.
L’ultima scena, in cui Holmes, senza esitazione, affonda le dita in quello che, non so se mi sbaglio, è il “cuore” del Tardis per comunicargli il luogo dove vorrebbe andare è davvero suggestiva. E qui scatta la curiosità riguardante la mèta che il consulting ha pensato…
Ancora complimento sinceri per l’originalità e lo spessore della long che stai portando avanti.
P.S. ovviamente ho fatto un “giretto” su Google riguardo alla voce “metanfetamina” per capire cosa Smokey ha in mente per il John dell’altro Universo e mi sono venuti i brividi. Anche lui va sicuramente salvato.

Recensore Veterano
07/03/18, ore 11:46
Cap. 7:

Ho trovato il capitolo molto delicato: poche lacrime, anche se è un momento triste, perchè tutti gli addii sono tristi, ma non stucchevole, perfette sia la scena con i genitori che con Mycroft, perchè non sarebbe stato da loro abbracciarsi.
Mi p piaciuta anche la lettera per Molly, l'ho trovata molto giusta, specie non scrivere "ti amo", come invece è stato fatto nella quarta stagione, perchè è evidente che è una bugia.

Recensore Master
05/03/18, ore 16:35
Cap. 7:

Vengo dalla tempesta emotiva causatami dalla tua splendida "Scatti d'autore" (Hot Stuff) e mai, come questa volta, ho avuto la sensazione che, scavare nelle tue ff trascorse, sia una continua occasione di riportare alla luce veri e propri gioielli che, comunque, costituiscono una solida continuità con quanto scrivi ora. I tuoi Sh e John, mia ossessione da compulsiva Johnlocker, sono perfettamente in linea con quanto io desideri leggere su di loro, anche i guai, che convogliano una tensione altissima nel loro ritrovarsi o perdersi.
In questa long hai “smazzato” le carte che rappresentano i vari elementi della Johnlock, raddoppiando i protagonisti, in modo da dar vita ad un sorprendente puzzle.
Ed eccomi qui, vicino al Tardis, meravigliosamente cocciuto nel voler spegnere quell'ondata di dolore che disturba anche gli equilibri degli Universi. Dolore che emana da quello Sh, attonito e disperato, di fronte al suo ex coinquilino, che è diventato la caricatura di se stesso, e dolore che soffoca i giorni di quel John, dopo la morte (vera) del consulting, che non riesce più a trovare un motivo per continuare a vivere. L’ondata di sofferenza è tale da costituire un motivo di preoccupazione, per il mantenimento dell’armonia, che è arrivata persino al Tardis e al Dottore, tramite la sua companion.
In questo capitolo hai dato spazio ai saluti che Sh riserva ai parenti e conoscenti di quell'Universo. L’emozione prevalente è un senso di commozione che pervade chi legge ma che non è priva di qualche barlume di speranza.
Accorato, toccante e molto credibile quello che la madre ed il padre gli rivolgono. Un addio pieno di desiderio di poter ricominciare, senza autodistruggersi per lui, di triste ma tranquilla consolazione per loro.
Ma il momento del commiato che più mi ha coinvolto, grazie alla tua indubbia capacità analitica rispetto ai comportamenti umani, è quello che riguarda Mycroft. Infatti l'hai rappresentato sottolineando, quasi minuto per minuto, tutti i rari gesti che, allo sguardo "laser" di Sh, indicano prima sollievo ("...il maggiore degli Holmes si rilassò leggermente...), poi sorpresa ("...sussultò davanti all’uso di quel nomignolo..."), valutazione attenta e obiettiva ("...chiuse gli occhi un istante, espirò come per darsi coraggio, e annuì....").
Molto intenso anche il commiato di Sh nei confronti del 221b e delle sue cose, la maggior parte delle quali hanno la "firma" di John.
Mi è piaciuto molto quel suo passare in rassegna oggetti “pesanti” per il loro significato, legato a circostanze che riconducono tutte alla situazione attuale di vuoto e solitudine: la siringa per iniettarsi la droga, pericolosamente conservata ancora intatta, fonte di tentazione continua, le foto dei giornali, quell’orrendo gatto portafortuna che restituisce il clima mitico di TBB, il buffo cappello…
Ma l’abbandono più straziante è quello del suo Stradivari che aveva costituito la voce della sua anima e del suo cuore. Via tutto, per tentare di ricominciare.
Bello quel suo progettare un futuro anche di lavoro, mi piace davvero questo Sh che, nonostante tutto, ha ancora la forza di reagire. Giusta la soluzione per Molly. Aspetto il commiato da "quel" John.

Recensore Master
05/03/18, ore 10:09
Cap. 7:

Ciao, come avevo detto nella precedente recensione c'è stato un momento in cui temevo che Sherlock avrebbe finito col dire di no e che l'affetto che prova per Mycroft e per i suoi genitori, nonché della sua vita quotidiana in quella Baker Street e in quella Londra, lo frenassero al punto dal prendere una decisione del genere. E invece sceglie di cambiare vita e di farlo in maniera radicale.

L'autodistruzione di Sherlock è differente da quella di John, nell'altro universo. Questa è più sottile e credo non abbia ancora raggiunto l'apice. Sherlock è palesemente disinteressato alla vita, si spinge troppo in là e al punto da farsi del male, ma non si è ancora lasciato del tutto andare. Ancora si frena e credo, in questo senso, che il Dottore sia arrivato nel momento giusto. Sherlock arriva ad ammettere con coraggio quello che prima non era mai riuscito a dire a nessuno. Che si è lasciato coinvolgere e che ama tanto disperatamente che non ce la fa più ad andare avanti. Non con la certezza che John non lo ama e che, anzi, sta iniziando a mal sopportarlo e a detestare le sue stramberie. Di questo ho già parlato nelle recensioni passate, ma lo strappo che in un primo momento pareva da niente, invece c'è ed è insanabile. Sherlock l'ha capito. Anche da una banalità come il nome dato alla bambina, non c'è spazio per lui nella vita attuale di John e forse se restasse lì si lascerebbe andare alla droga. Sono felice della scelta che ha fatto di andare via. Anche se fatta in un contesto drammatico e opprimente, è comunque una scelta di vita. Una decisione che cambierà tutto. E dalla maniera in cui ha fatto le valige è chiaro quanto si voglia lasciare alle spalle. Nemmeno il violino ha portato, cosa che non pensavo si sarebbe mai lasciato indietro. Ma il violino gli ricorda il valzer di John e Mary, il suo addio a John ormai rassegnato e definitivo, è stato talmente difficile da sopportare che Sherlock si lascia alle spalle persino questo. Mi chiedo se il Dottore non farà qualcosa in questo senso, regalando a Sherlock un bel violino nuovo... sinceramente spero di sì.

Commuoventi gli addii. Nessuno di loro, né Mycroft, né i genitori hanno la reale concezione di dove Sherlock stia andando. Ma anche senza tutti i dettagli, a loro è chiaro che non lo rivedranno mai più. L'addio è dolceamaro. Ma la maniera in cui mamma Holmes sceglie di lasciar libero il figlio fa trasparire tutto il suo amore per lui, e lo stesso vale per Mycroft. Devo ammettere di essermi commossa nel leggere del loro saluto finale. Come dicevo anche prima, Sherlock poteva anche rimanere per il bene che vuole a loro e al fratello, ma avrebbe finito comunque col distruggersi. Per questo la scena è toccante, è un addio per sempre. Sanno che starà bene e che farà di tutto per essere felice, ma resta comunque un addio. L'ho trovato malinconico e dolce al tempo stesso.

E non oso immaginare come sarà l'addio a John, però più che pensare a questo, io adesso sto pensando all'incontro con l'altro John. Sono davvero curiosa.
Koa