Recensioni per
I am calling you
di Hotaru_Tomoe

Questa storia ha ottenuto 49 recensioni.
Positive : 48
Neutre o critiche: 1 (guarda)


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
28/02/18, ore 15:14
Cap. 6:

Ciao, ho appena finito di leggerlo e posso confermarti così a caldo che questo è stato il miglior capitolo fino adesso. Decisamente quello che mi è piaciuto di più. Ma andiamo con ordine...

Quando ho iniziato a leggere la tua storia mi ero convinta che il Dottore avrebbe incontrato John per primo, e che poi sarebbero andati da Sherlock. Probabilmente perché i primi capitoli sono molto concentrati su di lui e sul suo lutto, e mi ero convinta fosse lui quello che aveva bisogno per primo d'incontrare il Dottore (come se questo importasse quando si viaggia nel tempo). Ma, effettivamente, leggendo la soluzione a cui hai pensato mi piace più di quanto avevo ipotizzato io. E questo per svariate ragioni. La prima è più semplice da notare, ma balza all'occhio e per certi versi prende quasi tutto il capitolo. Incontrando prima Sherlock si ha modo di osservare con più calma e da un occhio puramente razionale, ciò che è per significa per Holmes incontrare un alieno in una macchina del tempo. Ma di questo parlerò dopo. La seconda ragione c'entra con la decisione che Sherlock si ritrova a prendere alla fine, e che fa quasi da filo continuo con la scelta di gettarsi dal tetto del Barts senza coinvolgere John nel piano e stando via per tre anni. Qui, Sherlock deve decidere. Di nuovo. Ma questa volta non c'è un piano ben congegnato o Mycroft che tira le fila, nessun Moriarty da sconfiggere. Adesso c'è da fare una scelta che gli cambierà radicalmente la vita. Una scelta che, credo, il Dottore abbia perfettamente intuito dove potrà condurre tutti quanti loro. Ma che per ora giustamente non dice e tiene per sé. Onestamente non so cosa finirà per decidere Sherlock, perché mi aspetto tutto da un crossover con Doctor Who, ma mi è piaciuta tanto la tua decisione di dare a Sherlock la possibilità di "salvare" entrambi e di farlo cominciando una nuova vita insieme e altrove. Il capitolo è incentrato molto su questo, e l'ho tanto apprezzato.

Come accennavo prima, mi è piaciuto vedere Sherlock Holmes alle prese con una realtà che non conosce e che è del tutto estranea all'umanità. Non solo la sua mente eccezionale non si fa influenzare da preconcetti da film di fantascienza, ma non vede nulla nella carta psichica (e chi conosce Doctor Who sa quanto di rado questo succede). Anzi, appena entra nel TARDIS si ha quasi l'impressione che il Dottore stesso sia curioso di vedere che cosa potrebbe mai dire o pensare. Ho sorriso quando Sherlock cassa con sufficienza il "è più grande all'interno" con un "è ovvio" che è così da lui che... In effetti tutto quello che fa, le domande che pone, il suo approccio razionale e metodico è decisamente IC. Questo era Sherlock Holmes in tutto e per tutto. Sono incredibili le deduzioni che fa, le cose che riesce a capire il "I take the case" che fa quasi sorridere perché prende un caso quando è lui stesso il "caso". Ma questa è la logica di Holmes, e noi la amiamo per questo. Incredibile però è anche la parte finale. Il confronto tra due menti eccezionali finisce a piegarsi su emozioni e sentimenti. Anche qui, il Dottore è in uno stato emotivo particolare, merito della tua scelta di collocarlo nella quarta stagione e le cose che dice mi hanno riportata indietro di anni. Ho apprezzato la maniera in cui Sherlock cede e ammette, pur parlando poco e senza essere sentimentale. Il suo è un riconoscere il Dottore come un proprio pari, il capire che non c'è nulla che possa fare per mentire perché in una maniera o in un'altra, il Dottore ha capito che cosa sta passando. Il dolore di Sherlock e John ha causato uno squarcio nel tessuto del tempo e ora dovranno tornare insieme per ripararlo. Straordinario.

In tutto questo, alcune piccole cose da sottolineare. Donna e il suo entusiasmo. Sherlock che si chiede quale sia il "nome del Dottore". Gli accenni all'Holmes letterario e a quello di Conan Doyle. E più in generale ogni singolo momento dentro al TARDIS. Come dicevo, spero che Sherlock dica di sì e che si lasci alle spalle questo universo triste e solitario.
Koa

Nuovo recensore
28/02/18, ore 02:29
Cap. 1:

Questa storia mi sta prendendo molto, tanto che l'ho messa nei preferiti. Non sono una fan del Doctor Who e le mie conoscenze nel campo sono molto poche, forse questa storia mi convincerà anche a guardare questa serie oltre che farmi adorare i personaggi di Sherlock che già da tempo immemore amo. Seguirò questa storia con piacere, e aspetterò pazientemente i capitoli settimanali. Se guarderò Doctor Who sarà solo per merito tuo ❤️❤️

Recensore Veterano
27/02/18, ore 16:20
Cap. 6:

I paralleli tra un universo e l'altro sono la cosa che mi piace di più di questa storia, fai vedere che John e Sherlock stanno vivendo momenti simili anche se non si sono incontrati. Veramente speravo che potessero parlarsi!
È bella anche l'idea del Dottore che in qualche modo prende il posto di Sherlock e fa le deduzioni e anche che Sherlock si fida di lui, perchè il Dottore è una figura positiva e porta la gente a fidarsi di lui.

Recensore Master
26/02/18, ore 15:41
Cap. 6:

"Purtroppo è terminato": questa è la prima cosa che mi è venuta in mente alla fine di questo capitolo.
Splendido. E non sono solita a distribuire complimenti a caso.
Molti davvero sono gli elementi che hanno contribuito a rendere questo pezzo uno dei migliori letti fino ad ora.
Per me, uno dei momenti più emozionanti è coinciso con quella strana telefonata muta che ha svegliato improvvisamente John (quello ante S4), solo e disperato dopo la morte del consulting, con quella " specie di rumore statico di sottofondo" che mi ha fatto ritornare subito alla mente l'attimo in cui Sh ha in mano la cornetta del telefono del Tardis e sente lo stesso tipo di suono. Solo che lo sappiamo solo noi, per ora. Grandioso: spero di non sbagliarmi ma è il meraviglioso aggeggio del Dottore che sta creando un ponte tra i due che più hanno bisogno l'uno dell'altro e cioè questo John, che ormai si lascia travolgere, inerte e disperato dalla vita, e quello Sh che, specularmente, pur non avendo perso fisicamente il suo blogger, però sta subendo la grave delusione di aver a che fare con una sua pessima, brutta copia.
Nel capitolo hai approfondito quel dar vita ad un cross-over davvero di qualità, con il confronto diretto tra Sh ed il Dottore ma, soprattutto, tra il consulting ed il Tardis. Per quanto riguarda il primo, straordinario incontro, almeno per chi segue le Serie TV, mi ha colpito la tua capacità di cogliere, anche attraverso gesti o atteggiamenti, il progressivo entrare in contatto di due personaggi così diversi (“…Il Dottore sorrise…appoggiandosi con la schiena alla parete del Tardis di fianco al Dottore...”).
Hai azzerato, in modo efficace, le distanze tra Holmes ed il Signore del Tempo, addirittura lanciando l'idea di un loro essere simili che mi trova perfettamente d'accordo. Io non seguo molto le vicende del Dottore ma, da quel poco che ho potuto cogliere, lui e Sh sono simili perché decisamente diversi dal resto del mondo (o degli universi), liberi da qualsiasi forma di pregiudizio nei confronti di ciò che li circonda, assolutamente privi di "filtri" verso ciò che colgono nella realtà in cui si muovono.
Anche Sh si può considerare un alieno, vista la sua particolare personalità ed aspetto fisico che lo distinguono decisamente dagli altri; il Dottore ha il suo Tardis, che "è più grande all'interno", e a me ha fatto venire in mente, come luogo speculare ed altrettanto simbolico, il Mind Palace, con tutte le sue stanze ed i suoi mille contenuti. Dicevo che mi ha emozionato sinceramente la comunicazione misteriosa, però evidente, tra Holmes ed il Tardis, silenzioso ma cocciuto, che si pone fermamente di fronte alla grande disperazione del detective, intestardendosi ad aiutarlo. E posso immaginare come.
Davvero una trovata narrativa, la tua, coinvolgente, assolutamente non banale, espressa efficacemente dall'immagine della creatura aliena che si mette in moto al solo tocco della mano di Sh e si ferma improvvisamente quando lui esce.
Ovviamente sto con le dita incrociate affinché Sh accetti l'aiuto del Tardis, ma si sa che riuscire ad entrare nella sua mente e nel suo cuore è impresa ardua.

Recensore Veterano
21/02/18, ore 10:08
Cap. 5:

Finora il Dottore e Donna si erano visti molto poco, ma la loro entrata in scena mi è piaciuta. Non ricordavo il particolare dei libri e sono andata a rivedere l'altro capitolo, hai avuto molta fantasia nel cambiare leggermente i titoli e i nomi degli autori per far capire che non è lo stesso mondo.
Però non capisco una cosa: l'universo dove sta l'altro John non è quello del Dottore?

Recensore Master
20/02/18, ore 23:00
Cap. 5:

Desidero cominciare con una veloce deviazione ironica, che mi è venuta spontanea pensando alla vita quotidiana:"...sono bravi meccanici a prezzi onesti… o è un’utopia pensare che esista un pianeta del genere?”. Scusa se inizio con una divagazione del genere che non c’entra proprio con la storia, ma vedo che i nostri pensieri "terrestri" sono condivisi persino nella dimensione in cui si muove il Signore del Tempo, proprio nel senso più cosmologico di Tempo e Spazio in cui si muovono i vari Universi...
A parte questa piccola sosta, mi ha piacevolmente colpita la scioltezza con cui rappresenti l'arrivo del Tardis nel mondo dello Sh solo e disperato e lo scambio di battute tra Donna ed il Dottore. Hai ritagliato, per questi personaggi, proprio un momento adeguato al loro modo di parlare e di agire, in un Universo in cui si agitano i personaggi di un'altra storia. Stai realizzando un impegnativo amalgama di due contesti assolutamente diversi, e posso anticiparti che, da queste prime battute, l’esperimento mi sembra riuscire bene. Dopotutto stiamo parlando di due elementi di alta qualità che, se sapientemente mixati, possono dar vita ad un composto altamente stimolante.
Il momento che più mi ha intrigato è quando Sh si accorge di quella strana “cabina blu” che, tra l’altro, gli ricorda la propria infanzia, e che gli appare, da subito, nonostante l’aspetto di tranquillo cimelio del passato, “qualcosa di più grande e imponderabile”; perciò decide di coglierne il vero significato.
È un passaggio davvero suggestivo e non privo, per i cultori delle due Serie, di una certa carica emozionale. Infatti metti in scena l’acutezza ed il fascino dell’atipica personalità di Sh a confronto con quel mondo fantastico, ed altrettanto irripetibile nella sua singolarità, che è la saga mitica del “Dottore” e del suo Tardis.
Se non ricordo male, la straordinaria cabina è dotata di una sua individualità, anche piuttosto cocciutamente decisionista, e mi piace, a proposito di Holmes, quel loro studiarsi: il cauto tocco del consulting ed il silenzio del mezzo, rotto comunque dal brusio inquietante del telefono, simile ad un richiamo irresistibile, sembrano quasi un comunicarsi qualcosa di vitale. Mi piace pensare, ma è un mio volo pindarico, che Sh, prendendo in mano la cornetta e portandola all’orecchio, forse per un attimo abbia pensato a quel John che lui ritiene ormai perduto nel conformismo e nella falsità di una vita certamente non animata da sentimenti forti, a parte l’affetto paterno per la figlia. La sua è come una richiesta disperata di uscire da quella spirale di vuoto e di solitudine in cui il John/S4, tanto per capirci, l’ha confinato.
Sh non se ne va, cogliendo anche il fatto che sembra vederla solo lui, ed aspetta su una panchina gli sviluppi della strana situazione. Davvero quello strano aggeggio l’ha portato inaspettatamente sulla scena di un caso che sembra degno di tutta la sua attenzione.
Come ti ho già scritto in precedenza, non sono una fan del Dottore e del suo Tardis, ma la Serie in questione la trovo un prodotto di alta qualità, perciò prevedo che la tua sarà un’occasione di lettura davvero avvincente.

Recensore Master
20/02/18, ore 21:08
Cap. 5:

Ciao, inizio col fare una premessa riguardo a ciò che scrivi nelle note finali. Non sono una frequentatrice assidua delle Wholock, sarà per questo che non avevo pensato proprio al fatto che, di fatto, in Sherlock esiste Doctor Who come serie televisiva. Anche se non viene mai citata esplicitamente, se non erro. Quindi non avevo collegato al dettaglio a cui fai riferimento tu, in effetti sì, la serie tv sul Dottore non dovrebbe esistere negli universi di Sherlock e John, io non ci avevo pensato quindi grazie per averlo specificato. In effetti era ovvio a pensarci.

Per quanto riguarda il capitolo, la storia sta entrando nel vivo e la parte più introduttiva delle parti passate viene lasciata alle spalle. Qui ci troviamo al centro dell'azione col Dottore e Donna che finiscono in un universo che non conoscono, una Londra simile alla loro ma completamente diversa. Mi piace la loro piccola indagine, come capiscono che qualcosa non va poi tentano di capire dove si trovano. Bellissimo come poi la conversazione finisca su Sherlock Holmes. L'entusiasmo di Donna è contagioso e le osservazioni di lui sulle reali intenzioni di Conan Doyle (che ha conosciuto, ovviamente) mi hanno strappato un sorriso, oltre che essermi piaciute da morire. Ed è anche per questo che tutta la parte centrale mi è piaciuta tanto, una bocca d'aria fresca a tanto angst. Specie Donna, che davvero molto IC. Anche qui c'è un delicato accenno ad altri universi e che riguarda proprio Sherlock e John. Nel mondo reale sono personaggi creati su libro, con film e serie tv, ma ciò che dice il Dottore mi è piaciuto molto perché questi personaggi trovano lo stesso la maniera di esistere tutti e due. Sia Watson che Holmes vivono lo comunque, anche se Conan Doyle non è mai nato. La trama trova comunque modo di evolversi un pochino perché Donna capisce subito che c'è qualcosa che non va in questo universo. Holmes e Watson non dovrebbero essere divisi, loro sono sempre insieme e John è praticamente dipendente da Sherlock. Qui, come sappiamo, è tutto diverso. E tanto che persino i fan di Sherlock se ne sono resi conto. Qualcosa non va e non solo tra loro, ma per come si sono evolute le cose.

Deliziosa la parte in cui Sherlock prova a dedurre il TARDIS e a capire che cos'è. Mi piace come si ferma a guardarlo, come lo analizza e poi osserva. Anche dopo quando ormai è scomparso. In questo senso non sottovaluterei Sherlock Holmes e la capacità della sua intelligenza, potrebbe anche arrivare vicino alla verità. I problemi saranno, cosa succederà se riuscirà a capire e proverà a coinvolgere John?

In tutto questo qualcosa mi stuzzica, c'era qualcuno all'altro capo del telefono? Qualcuno che ha sentito la voce di Sherlock dire "pronto". Sono curiosa di scoprirlo.
Koa

Recensore Master
15/02/18, ore 10:00
Cap. 4:

Ciao, mi scuso ancora per il ritardo. Ho letto già sabato scorso, ma qui trovare i momenti per recensire sembra sia impossibile.

Che dirti? Siamo soltanto al quarto capitolo (di quindici, se non ricordo male) e la spirale negativa nella quale sono caduti John e Sherlock sembra a dir poco irrecuperabile, a questo punto mi domando cos'altro di peggio potrebbe mai accadere loro. E se per Sherlock le cose non sono (ancora) così tanto irrecuperabili. Almeno per il momento. Per John al contrario ci si chiede cos'altro di terrificante possa succederli. Ora e come se non bastasse l'istinto suicida che lo fa quasi buttar sotto ai treni, la totale mancanza di voglia di vivere, i debiti di gioco beh a tutto ci si unisce pure la delinquenza. In genere ti direi che non vedo proprio John mettersi a collaborare con certa gente, ed è vero che non gli ha dato una risposta e che potrebbe anche dirgli di no, ma per come sta messo io sinceramente non escludo che possa invece finire a lavorare per un boss. Non penso che c'entri tanto il debito, quanto la mancanza totale di un obiettivo, il desiderio di vivere non ce l'ha più. Sono deliziosi i tentativi di Dimmock di riportarlo a galla, ma John non vuole esser riportato in superficie. Vuole annegare e basta e lasciarsi trascinare dalla corrente privo di alcuna forza o desiderio di resisterle. Diciamo che non ero del tutto pronta a una cosa simile. Avevi parlato di angst, ma qui è davvero angosciante e spero davvero che accada qualcosa il più presto possibile. Dall'altra parte invece c'è Sherlock, che si vede costretto a fare da baby sitter a una bambina. Devo confessare di non aver ancora capito dove vuoi andare a parare con quell'universo e come si svilupperà lì una trama. Di quello che ho letto in questo capitolo mi ha colpita la frase di John quando entra al 221b e gli dice di metter via tutta quella robaccia perché ora Sherlock ha altro da fare. Robaccia... Guarda, sono sconcertata! John, il nostro John, non avrebbe mai detto niente del genere. Certo, era esasperato dal disordine di Sherlock, ma chi non lo sarebbe? Dai resti umani nel frigo, ma a lui piaceva tutto questo. Questa è sempre stata la differenza tra John Watson e il resto del mondo. Era affascinato dagli esperimenti di Sherlock, dal suo essere eccentrico e fuori dall'ordinario. Quest'uomo invece che arriva a Baker Street e si ritrova a dire a Sherlock delle cose sulla normalità che mai avrei pensato di sentire, beh quell'uomo non è più John Watson. Si è radicalmente trasformato in altro. In un qualcuno che della bellezza di Sherlock ha scordato tutto quanto. Anche qui c'è una spirale negativa, nata non dalla disperazione che riguarda la morte, ma credo sia altrettanto forte e drammatica. Ma non so davvero cosa potrebbe mai fare Sherlock per arrivare a un punto di rottura. Non mi resta che aspettare immagino.

Due paroline sul Dottore e Donna. Ce ne offri un assaggino, a un certo punto del capitolo. Sembra che lei e il Dottore facciano la solita vita di sempre, alieni, stramberie... ma ecco che a un certo punto succede qualcosa che non mi aspettavo. Non credo di aver capito cos'è successo nello specifico, ma Donna ha sentito il dolore di Sherlock e John? Questo è un risvolto molto interessante, che presumo verrà approfondito nei capitoli a venire.

Koa

Recensore Veterano
14/02/18, ore 18:31
Cap. 4:

Non so decidere quale delle due situazioni sia peggiore: quella di John che sta per passare dei guai con gli strozzini o quella di Sherlock.
La sua reazione davanti alla bambina di John per me è molto da Sherlock, non penso sia ooc anche se è diverso da quello della quarta stagione, perchè in molte situazioni che non sono le indagini Sherlock è impacciato. E poi non c'è scritto da nessuna parte che i bambini devono piacere a tutti o ti deve piacere per forza occuparti di loro. Io ho fatto tanti lavoretti quando ero più giovane ma la baby sitter no, perchè non me la sentivo di lavorare con i bimbi piccoli.
Sono molto curiosa di sapere cosa ha Donna, penso sia legato a John e Sherlock ma non capisco come!

Recensore Master
13/02/18, ore 22:21
Cap. 4:

Questo capitolo è dominato da una tristezza infinita e dall'ineluttabilità di una sorte dalla luce livida, in cui si scorgono solitudine, rimpianto, impossibilità di tornare indietro, sia per il consulting sia per il suo blogger.
A proposito del dramma che sta vivendo Sh, di fronte ad un ex coinquilino divenuto un perfetto estraneo, riporti la stessa presenza di Myriam in quella dimensione in cui anche le cose, in questo caso, persone, più positive o che suscitano spontaneamente tenerezza, diventano elementi estranei e destabilizzanti in un’accezione negativa. Del resto, lo Sh che, subito, prende in braccio la bimba e ne è incantato perdutamente, come spesso si trova in molte ff, peraltro certe davvero di spessore e scritte bene, a me, personalmente, non piace molto; lo trovo un po’ forzato, viste anche le particolarità singolarissime del carattere del consulting e tutto quello che ha passato. Sicuramente la piccola è figlia dell’uomo di cui lui è innamorato, ma il “tutti insieme appassionatamente”, sempre secondo me, non è automatico e immediato in un tipo come Sh e, soprattutto, in una situazione come la sua (“…quell’esserino di pochi mesi…era l’ultimo chiodo sulla bara della vita insieme di Sherlock e John…”). A tale proposito, tu esponi, mediante i pensieri di Holmes, un ragionamento chiaro ed inattaccabile sul fatto che John, pur di non far del male a sua figlia, stia vivendo forzatamente un matrimonio tenuto in piedi dalla ferrea volontà di adoperarsi per il bene di Myriam.
Sia per Sh, sia per John ritrai due disperazioni speculari che vengono percepite da chi è dotato della capacità di sentire, senza mediazioni, ciò che provano altri e cioè Donna e la piccola Myriam. Quest'ultima viene colpita involontariamente dalla forza della disperazione di Sh (“…inebetito davanti a quel pianto acuto e ininterrotto…”) e l'altra, probabilmente, "cattura", con la sua sensibilità, sia la voglia di farla finita di John, di fronte al vuoto incolmabile lasciato dalla morte di Sh sia il dolore che un altro lutto provoca in chi lo subisce. Ma, nell'Universo in cui il consulting vive ancora, non è morta alcuna persona. Forse c’è qualcosa di peggio per lui perché, quell’ex soldato con cui Holmes si trova a confrontarsi, sicuramente non è più il suo "conduttore di luce". È il tipo di Watson stralunato, violento ed assente della quarta Stagione, la cui presenza è più deleteria di un'assenza.
Dunque, nell’immenso spazio in cui ruotano i mondi e si sviluppano gli Universi, due di questi si chiamano, gridano aiuto, perfettamente complementari fra loro.
Donna, probabilmente, ha colto l’ondata di dolore che si fonde in un unico appello di salvezza.
In questo capitolo, molto drammatico in effetti, hai inserito ancora delle tristi sequenze della vita di quel John senza Sh, che sta precipitando sempre più in un abisso di disperazione e di incapacità di reagire. Ma è quello che preferisco.
Delle brave persone stanno cercando di aiutarlo ma sembra proprio che l’unica soluzione sia proprio quel “miracolo” impossibile. chiesto accoratamente davanti ad una tomba muta.
Chiudi il capitolo con uno spiraglio, nella soffocante irriconoscibilità di Watson, e cioè ci fai vedere il sorgere di una certa consapevolezza in lui del sacrificio di “qualcosa di terribilmente importante”.
Un complimento sincero per come stai portando avanti, con lucidità e credibilità, un percorso multiplo assai arduo ma davvero avvincente.

Recensore Master
07/02/18, ore 23:50
Cap. 3:

Altro universo, ma sofferenza e tristezza anche qui.
Per altri motivi, d’accordo, però tra i due mondi non saprei per quale optare. Il dramma di una morte incomprensibile di là, qui il dramma di un’angosciosa incomunicabilità che, forse, è peggio perché vedere una persona, che ha costituito una parte fondamentale della tua vita, cambiare e diventare qualcosa di totalmente diverso e lontano, è un logorìo insopportabile. Il John che troviamo qui è la fotocopia, tranne alcuni atteggiamenti più “morbidi”, di quello che ha imperversato, odioso, nella quarta Stagione. La paternità l’ha allontanato da Sh ma non è solo Myriam il problema; infatti Sh percepisce un che di superficiale ed artefatto nel suo conversare sui casi, oggetto d’indagine, o, più familiarmente, su quello che il consulting si aspetta dal futuro. E non è quello che John dice ad Holmes a suonare stonato, ma “come” lo dice (“…capiva sempre meno i discorsi del suo amico…”): ritorna quella corrente tumultuosa del “non detto” che, qui, però, assume i connotati del dubbio e della percezione che Sh ha di un John diverso, distante, persino banale in quello che dice o chiede.
L’accorgersi che non sono più loro due “contro il resto del mondo” indebolisce la capacità del consulting di “misurare” il pericolo per valutare i rischi. Infatti rendi tangibile la preoccupazione di Mycroft e Greg, all’ospedale in cui Sh viene medicato, dopo un suo comportamento avventato.
A questo punto ci fai affacciare nuovamente all’altro Universo, quello del lutto e del vuoto lasciato dalla morte di Holmes, in cui si muove un John devastato. E qui, geniale, colleghi i due mondi con un sottile filo: anche Watson si sta comportando in modo non razionale in situazioni di pericolo, mettendo a repentaglio, quasi per scelta precisa, la sua vita. Entrambi, nelle dimensioni diverse, sono soli e sentono il richiamo dell’autodistruzione: ad uno manca la ragione principale di vita, precipitata dal tetto del Bart’s, l’altro si trova di fronte alla caricatura di quello che era il suo “conduttore di luce.
E, ripeto, mi trasmette sicuramente più angoscia l’immagine di Sh che percepisce l’intenzione di John di farlo rientrare nella sua vita, ma in un ruolo che non gli si addice, proprio come nella monotonia di un gioco che si usa senza fantasia.
Non voglio tralasciare la citazione della frase che conclude il capitolo: “…ciò che un tempo era stato il campo di battaglia del consulente investigativo e del suo blogger…”. Qui mi sono commossa, davvero.

Recensore Master
06/02/18, ore 15:27
Cap. 3:

Ciao, questa settimana ho recuperato prima e quindi eccomi. Dunque, questa è la prima visita nell'altro universo, quello in cui Sherlock è sopravvissuto (ma dove non resterà vivo a lungo se non si dà una calmata). Mi sembra chiaro che l'allontanamento con John è già in atto. Anche perché una tempo o forse sarebbe meglio dire: un altro John avrebbe riso di alcune cose. John è spesso così, di Sherlock apprezza quello che il resto del mondo detesta. Qui invece nel momento in cui Sherlock deduce i genitori, reagisce in tutt'altra maniera. Questo invece si arrabbia, quasi si imbarazza ed ecco la prima rottura, e addirittura lo caccia via. Quel: "è meglio se te ne vai" fa un male del diavolo e conferma quello che avevo sospettato. Perché se nell'altro mondo c'è soltanto dolore e il rimpianto per non aver salvato Sherlock, a cui si unisce tutto quanto il resto tra cui anche la spirale autodistruttiva di John, qui pur essendo tutti vivi, le conseguenze sono più o meno le stesse. John si sta allontanando, è come se non sopportasse più Sherlock. Come se l'avere una figlia avesse provocato una frattura. Questo è un John che non perdona nulla e che rimugina ancora su cose passate, che porta rancore. Cosa che penso l'altro John, nell'altro universo non farebbe. Insomma, ci avevi avvisati ma c'è angst ovunque in questa storia. E la situazione sembra esser destinata a peggiorare.

Sono comunque ancora più curiosa, specialmente di scoprire come fanno i due John e Sherlock rimasti soli e in spirale distruttiva, a incontrare il Dottore e poi a incontrarsi fra di loro. Per il momento, gran bel capitolo (per quanto riguarda i vari passaggi da un universo all'altro, per me non erano confusi, ma tutti molto chiari).
Koa

Recensore Veterano
05/02/18, ore 15:19
Cap. 3:

E io che ingenuamente avevo pensato: "Ma sì, adesso che si passa nell'universo dove Sherlock è vivo, le cose saranno meno drammatiche."
Dici di aver scritto la storia prima della quarta stagione, allora sei una medium, perchè il rapporto freddo tra John e Mary, che è molto meno idilliaco di quello che appare, al di là dei sorrisi e del volemmosibbbene che sono solo di facciata, nel 4x01 si vede che il loro rapporto non c'è più e che stanno insieme solo per la figlia.
La scena finale mi è piaciuta tantissimo, ma proprio da pazzi, la metafora delle formine è favolosa.
Forse ci sono ancora degli spiragli per Sherlock e John, ma John deve assolutamente cambiare atteggiamento.

Recensore Master
01/02/18, ore 13:24
Cap. 2:

Ciao, sono ancora in ritardo, ma questa volta ho voluto aspettare a mettermici, perché preferivo avere un po' di calma e di tranquillità per leggere e credo che questa storia ne meriti. Data la quantità di angst che è davvero massiccia, e quasi difficile da accettare. Lo scenario che ci proponi è senza dubbio angosciante, perché ci viene mostrato un John che non ha vie d'uscita e a cui non è rimasto davvero più niente. Ci sono altri personaggi che subiscono le conseguenze del reale suicidio di Sherlock (penso a Lestrade, che sta pagando lo scotto più salato), ma a rimanere al centro del dramma c'è un John Watson che, questa volta, non riesce a reagire come dovrebbe. Qui non c'è Mary a riportarlo in superficie e nemmeno la reale possibilità che Sherlock possa tornare, c'è soltanto John che sprofonda dentro a un abisso. E questo inferno assume diverse forme. A iniziare da questi "black out" che lo portano al licenziamento e alla radiazione dall'albo, facendogli perdere forse la sola cosa buona che gli era rimasta. E poi il bere, e nella parte finale persino il gioco d'azzardo. Il tuo John fa male al solo vedersi, specialmente nel suo essere assolutamente credibile. Nel suo "perciò se ora volessi compiere quel miracolo che ti chiesi, questo sarebbe davvero il momento giusto". Trovo sia una frase che dice tantissimo non solo di questo John, ma anche di quello che sta per arrivare. Non so... conoscendo il Dottore... ho diverse teorie sull'evoluzione della trama.

Sono rimasta colpita dalla breve citazione riguardo Mary e ciò che riesce a fare in questo universo. Il suo venire a Londra con delle intenzioni ben precise e con un piano formulato in maniera quasi fredda e razionale. Trovare qualcuno da sposare. Lei entra ed esce in meno di un paragrafo, e in un primo momento mi sono chiesta il motivo della tua scelta di mostrarcelo. Poi mi sono ricordata del fatto che quello che ci stai facendo vedere qui, è solo uno degli universi a cui hai pensato. E se qui John non la incontrerà, presumo che invece lo farà nell'altro. L'altro dove i sentimenti scatenati saranno forse diversi e meno angoscianti, meno drammatici ma forse più di rabbia e frustrazione. Faccio una "deduzione" sulla base del plot iniziale, non ne sono affatto sicura. Non vedo l'ora che questo gioco tra un universo e l'altro abbia realmente inizio, non solo perché son curiosa di vedere quale sarà l'effettivo ruolo del decimo Dottore, ma anche per constatare se le mie teorie sono giuste. Credo che tra un po' ci sarà anche un altro Sherlock, disperato e solo.

Le premesse sono ancora ottime.
Alla prossima.
Koa

Recensore Veterano
30/01/18, ore 17:58
Cap. 2:

Meno male che hai scritto che la vita di John non prosegue bene dopo la morte di Sherlock, almeno una si prepara psicologicamente prima di leggere XD
Già dal primo capitolo avevo capito che per John sarebbe stato difficilissimo, perchè in questo universo a lui e Sherlock mancava pochissimo per dichiararsi, quindi deve aver sofferto molto di più del John del telefilm. Ma nonostante tutto sono contenta di vedere che Mary passa e va senza fare danni e senza incontrarlo, anche perchè x me con questo John non sarebbe stata la stessa cosa.
Sono sempre più curiosa di capire come prosegue la storia.