Recensioni per
Leggiadre note di un canto selvaggio
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/05/18, ore 13:42

Ed eccomi qui, finalmente e spero tu possa perdonare il mio ritardo indegno tesoro ><
Comincio subito dicendoti che, nella prima parte ho avuto dei brividi e pure belli forti.

Il motivo è che il primo capitolo ci mostra la rinascita di Adelaya, il suo canto, la troppa quiete, la sua solitudine e qui invece iniziamo con un esilio, con forconi e picche che vogliono fare del male e Arket costretto a fuggire via, cacciato persino dai suoi fratelli.
Gli Dei hanno concesso ad Arket che il suo desiderio fosse avverato ma ad un carissimo prezzo che, già dalle prime righe della storia, capiamo gli stia costando tantissimo.

Molto suggestiva la spiegazione di come Yara e Not abbiamo infine diviso la "vita" di Arket per donarne metà ad Adelaya. Molto poetica questa danza, questa figura della vita che viene soffiata su Adelaya come se nulla fosse, quasi come se Yara non desse importanza a quel fatto e forse è davvero così. Sono rimasta molto affascinata dalle descrizioni che hai usato per quella scena, sembra quasi una sfida degli dei, che lo fanno solo per divertimento.
Poi questo contrasto tra la pelle di Arket, livido e gli occhi rossi e invece Adelaya bianca e quasi luminosa. E' un contrasto che dà davvero l'idea di due persone diverse che condividono qualcosa di importante insieme... sono come lo Yin e Yang, molto romantico *___*

Si torna ad Adelaya e sinceramente la scelta di cambiare colore anche alle scritte l'ho apprezzato molto. Sopra abbiamo un frammento divino, qualcosa che quasi non ci è dato sapere totalmente, qui torniamo invece nel bosco e ammiriamo di nuovo la bellezza della ragazza, ma ne conosciamo anche la tristezza e la sua voglia di rivedere il suo amato che però ogni tanto dimentica, come se la memoria andasse a scatti.
Ah, deliziosa la descrizione della dea, sembra così imponente e ha un aspetto davvero particolare *___* le tue descrizioni sono sempre molto sugestive, sia per quanto riguarda l'ambiente che i suoi protagonisti ed è per questo che quando leggo qualcosa di tuo mi sento pervasa da colori diversi, da sfumature diverse che mi incantano (volevo lo sapessi u.u). Hai reso oltretutto benissimo l'idea del fuoco estendendo la descrizione del suono di braci persino nella voce e questo ha reso il tutto ancora diverso, ha cambiato repentinamente e inaspettatamente quel clima tranquillo che ci aveva accompagnato per un po' con Adelaya e la sua grazia.

Di nuovo abbiamo prova della poca clemenza degli Dei. Adelaya supplica la Dea di farle vedere Arket almeno un'ultima volta e io ci ho sperato davvero lo facesse e invece no - sta maledetta- e quel suo fare annoiato mi ha quasi dato il voltastomaco perché gli Dei sono così. immortali, ne vedono di tutti i colori, non sono interessati agli umani che hanno breve vita e voglia di godersela, e loro hanno tutto il tempo che vogliono ma non sanno sfruttarlo... e torturano queste povere creature... ma poi come accidenti fai a trattare così un'essere stupendo come Adelaya ç__ç io mi sono tipo innamorata di lei sin dall'inizio del capitolo 1 XD

Torniamo ad Arket. Di nuovo cambia tutto, sembra quasi di vedere un quadro macabro e oscuro. Si percepisce il distacco dal mondo di questo ragazzo che ha dato metà della sua vita per salvare quella della sua amata...
In più se prima avevamo questo fuoco scoppiettante che si diffondeva, con Arket abbiamo rumori di ogni tipo; sembra quasi tutto insopportabile da udire, quasi come se la natura ce l'avesse con lui. Molto suggestivo come sempre, il tuo modo di coinvolgere il lettore sia con le emozioni che con i dettagli, tra cui questo corvo bianco che fa quasi da contrasto, quasi annulla i rumori.

Pare comunque che Adelaya abbia in qualche modo addolcito il cuore della Dea, perché il corvo spiega senza troppi fronzoli ad Arket che lui è rude e lei una specie di angelo, gentile e dolcissimo e Arket ha le sue ragioni per esserlo. Dopotutto gli hanno portato via il suo amore e stanno giocando ancora con le loro vite senza permettere loro di vedersi... è davvero crudele e io li voglio di nuovo assieme ç___ç

Allargò le braccia e si lasciò cadere all’indietro, un angelo che si getta nelle acque del fiume. Ma prima di toccare il pelo dell’acqua, il suo corpo si accartocciò come carta e il corvo bianco dispiegò le ali nel suo volo radente, per poi volare in alto. Volteggiò diverse volte sopra la sua testa e volò a sud, tracciando il suo cammino.

concludo citando questa parte che mi ha completamente affascinata con la sua descrizione, con questa specie di danza leggiadra, poetica. Io mi ci perdo, nelle tue descrizioni e lo so che sono ripetitiva ma le impressioni a caldo sono queste e davvero, continuo a buttarmi in questo turbine di emozioni che sento e il tuo modo di affascinarmi è sempre gradito.

Che dire, un finale quasi amaro, dove davvero ora non sappiamo cosa succederà, che fine farà Arket che continua a fidarsi degli Dei pur di ritrovare la usa amata ed è ammirevole, il suo personaggio mi piace davvero tantissimo.

Tesoro, sono felice di aver iniziato questa avventura, questa storia è una perla rarissima, imprevedibile e come ogni tua opera, un gioiello!
A prestissimo *___*
Miry
(Recensione modificata il 30/05/2018 - 01:42 pm)

Recensore Veterano
20/05/18, ore 23:32

Recensione premio per il contest "of monsters and men" 1/2

Mi piace molto una rappresentazione degli dei tanto cinica e spregiudicata, per i quali gli uomini sono un trastullo momentaneo e nemmeno troppo divertente, l'idea che praticamente giochino con la vita delle persone è tanto triste quanto attraente e pone dubbi sulla concezione della divinità e sulla religione: vale la pena idolatrare qualcuno per il quale sei solo un divertimento? Mi piace sempre come suggerisci questi spunti di riflessione, lasciandoli nascosti e discreti, quasi per un élite (?).
Lei (perdonami ma eviterò di scrivere i nomi per non incorrere in figure barbine), nonostante tutto, è ancora fiduciosa e speranzosa nei confronti delle divinità, guarda a loro con timore, soggezione e rispetto; mentre lui mi ha sorpreso come si sia approcciato in maniera aggressiva, irrispettosa e impertinente. Ho immaginato che lei incarnasse la pazienza, la forza statica e il timor di Dio mentre lui fosse più la forza dinamica, l'azione, l'impulsività...poi ho letto l'angolo autore e ho scoperto di aver avuto ragione.
Questo intervento delle divinità mi ha ricordato molto quello che accade nei poemi omerici, quando il dio parla con l'eroe e lo indirizza o lo consola: l'apparizione sottoforma di animale, l'aspetto inusuale con l'iconografia associata sono elementi che rimandano subito alla letteratura epica antica (un qualche epiteto non ci sarebbe stato male). Mentre la storia d'amore travagliata, piena di ostacoli e difficoltà, mi ha ricordato quella si Beren e Luthien, con la medesima forza nei sentimenti che li porta a superare qualsiasi avversità. È una storia con molti elementi e molte ispirazioni ben amalgamate e ben gestite che si intessono a elementi prettamente originali e indigeni (?) creando un miscuglio particolare e dal sapore vagamente esotico.
Lo stile allusivo, ricco di metafore e basato soprattutto su un linguaggio evocativo e figurativo sottolineano l'atmosfera fiabesca e mitologica, rendono il racconto più rarefatto, non collocabile in un tempo e in luogo precisi - come è tipico dei miti- e, appunto, lo avvicina a una storia di quelle che l'anziana del villaggio narra attorno al fuoco.

Ayr

Recensore Master
08/05/18, ore 14:13

Ciao ^.^
eccomi qui come promesso!
E devo dire che sì, l'avventura è molto di mio gradimento XD
Allora, iniziamo dall'inizio: se non ho capito male nella parte in azzurro ci sono gli dei che non avendo nulla di meglio da fare decidono di giocare con le esistenze di Arket e Adelaya... Giusto?
 Il brano secondo me è scritto molto bene, c'è un aria solenne che racchiude tutto, sembra quasi di sentire un vecchio cantastorie che racconta di questi fatti davanti un fuoco *-* gli dei parlano e si pongono al di sopra di tutto, quasi sembrano crudeli, o forse solo al di sopra dei sentimenti umani? vogliono un diversivo dalla loro eternità monotona e decidono che questi due poveri sventurati amanti fanno al caso loro. Mmm... bene, molto interessante!
Ti segnalo una piccola ripetizione in questa frase: "La pelle e gli occhi lo avevano reso irriconoscibile agli occhi dei suoi stessi fratelli." dove penso che il secondo "occhi" poteva anche essere omesso: "reso irriconoscibile ai suoi fratelli" :)
Poi andiamo alla parte di Adelaya! Scrivi sempre con uno stile molto sottile, dove tutte le parole sono scelte ad effetto proprio per creare quanta atmosfera delicata e particolare, mi ha un po' sorpreso trovare un altra descrizione così dettagliata della donna che appare all'inizio, più che altro perchè avevo capito che non le preferivi, ma tant'è :-) Penso renda molto bene l'introduzione di questo personaggio, molto cinematografico!
Però ad essere sincera non ho capito perchè definisci la donna " subdola e pericolosa" ... in questo primo momento nella sua descrizione non c'è nulla di subdolo, ne mi è sembrata pericolosa, solo misteriosa ....
Se posso avrei un altra piccola osservazione personale: subito dopo aver presentato questa donna dici "La dea studiava Adelaya." ma poichè il punto di vista è quello di Adelaya da cosa lei ha capito che è una dea? e più che altro io che leggo dalla descrizione che ne hai dato avrei dovuto capire che era una dea? mi sono persa qualcosa? magari una descrizione precedente in cui descrivi gli dei con qualche caratteristica che poi hai qui riportato? ( forse bastava solo cambiare un po' l'ordine delle frasi: "Le due fanciulle rimasero a fissarsi, in silenzio. Era Sefta, ne era sicura. La dea studiava Adelaya. Adelaya ammirava la dea. " non so... ) davvero, non vorrei fare la parte della lettrice distratta, ma forse è quello che sono ^.^"
A parte questo l'incontro tra le due è perfetto. Molto realistico. Hai descritto molto bene la maestosità della dea ( come hai reso il suo parlare poi l'ho trovato geniale!) e la disperazione della povera Adelaya T.T  veramente brava nel trasportatore su carta i suoi sentimenti.
E che sorpresa vedere che anche Artket si incontra con un dio, Zeptum, bellissimo anche questo incontro, scenografico, pieno di dettagli, palpabile e realistico! Questo dio che prende le sembianze di un fanciullo che si palesa ad Arket (diffidente e sulla difensiva che ha perso la fede e che vuole solo riabbracciare il suo more ) solo per far proseguire il gioco.
Mi sta piacendo molto questa cosa degli dei come personaggi che prendono parte attiva alla storia, come se il racconto fosse su più piani, uno di noi che leggiamo, uno degli dei che stanno a godersi il gioco, uno di Adelaya e Arket che tentano di ritrovarsi... e forse anche uno tuo autrice che hai scritto tutto ^.^ molto interessante.
E niente complimenti ancora per questa trama così ben congegnata, per quest personaggi e questi luoghi che stai raccontando in modo così realistico e tridimensionale .
a presto

Earth 

Recensore Master
22/04/18, ore 14:27

Meno male che l'aggiornamento seguente doveva essere il 5 febbraio! Ahahah.

Quanto mi piace l'epicità che metti in questo scritto. Ma quanto mi piace te non puoi neanche immaginarlo.
Per la prima volta, vediamo la mortalità a stretto contatto con la divinità. Ed è una divinità nemica quella con cui deve avere a che fare, peggiore che nell'immaginario greco, che già di per sé mostra entità meschine. Di certo ciò che più spicca è l'atteggiamento brutalmente complementare che i due sciagurati mostrano nei loro confronti... nessuno dei due funziona, ovviamente lol.
PS: è la pupilla ad essere contenuta nell'iride, non il contrario. Descrivendo il corvo bianco, è esattamente così che poni le cose. Con la dea, invece, le inverti: non so se sia voluto, o se sia frutto di una piccola distrazione.
PPS: “il corvo bianco dispiegò le ali nel suo volo radente, per poi volare in alto. Volteggiò diverse volte sopra la sua testa e volò a sud, tracciando il suo cammino” = il “volo”, quale sostantivo o quale verbo nelle sue coniugazioni, si ripete un po' spesso in questa frase.

Nuovo recensore
13/04/18, ore 14:08

Ciao!
Eccomi qui per lo Scambio a Catena del Giardino. ^^

Era da molto che non continuavo la lettura di "Leggiadre note di un canto selvaggio" e ho preferito dare la precedenza a questa perché ti ho conosciuta come autrice proprio grazie al primo capitolo di questa storia.
Sia chiaro, anche "Il Tredicesimo Re" è una storia bellissima e che poco per volta continuerò a recensire con estremo piacere, però a questa mi sento particolarmente affezionata e ho approfittato dello scambio per leggere il secondo capitolo. ^^

Come sempre, la lettura è stata molto piacevole e coinvolgente.
Forse nella recensione precedente non l'ho scritto, ma il cambiamento di colore o font quando dalle divinità passi a raccontare di Adelaya e Arket mi piace molto ed è come se si creasse anche una sorta di "separatore" tra il mondo immortale e perfetto delle divinità e quello terreno degli esseri umani.
Questa è solo una mia considerazione personale, poi magari non è neanche così, ma ci tenevo a fartelo sapere.

É proprio con le divinità che inizia il secondo capitolo: dall'alto delle loro postazioni onnipotenti che osservano impassibili le loro pedine giocare nella scacchiera che loro stessi hanno costruito… sempre per diletto.
Hai caratterizzato molto bene queste creature immortali: trattano gli esseri umani come pedine senza chiedere loro il permesso, perché loro sono superiori e gli esseri umani devono, in un certo senso, sottostare ai loro giochi o comunque impegnarsi ai limiti dell'impossibile per sperare anche solo di cambiare le loro sorti.

Sia Adelaya che Arket incontrano delle divinità e hanno modo di dialogare con loro; Adelaya sempre con rispetto, timore e devozione, mentre Arket con impeto, quasi con arroganza perché, come ha detto lui, se la sua devozione nei loro confronti è venuta a mancare è proprio a causa della loro perfidia, dell'enorme scacchiera che hanno preparato solo per movimentare la situazione.
Ho letteralmente adorato la descrizione sia fisica che caratteriale di Sefta e Zeptum: sono due creature bellissime e inquietanti allo stesso tempo, che sanno bene come agire e le parole giuste da proferire in ogni momento.
Sono consapevoli della loro enorme potenza e agiscono di conseguenza rimanendo sempre composti ma al contempo imponenti.
Posso dire, in tutta onestà, che leggendo di loro ho provato un forte senso "oppressione", se così si può dire; come se la loro onnipotenza fosse palpabile.

Sono davvero curiosa di sapere cosa accadrà d'ora in avanti, soprattutto per quanto riguarda il viaggio di Arket e la sua disperata ricerca di Adelaya.
Ti rinnovo i miei complimenti per questo secondo capitolo, è stato un piacere leggerti. ^^
Alla prossima,

Jill ~

Recensore Master
02/02/18, ore 17:29

Sai evocare delle atmosfere rarefatte ed oniriche: leggendo, mi sento sospesa per aria.
Bellissimo soprattutto il linguaggio delle divinità che hai saputo elaborare: mi ricorda un po' l'esperanto, quando leggo e rileggo le parole degli dèi, è come una lontana eco di varie lingue.
In questo capitolo ci poni ben tre piani narrativi: il punto di vista degli dèi, quello di Adelaya, e quello di Arket. Quest'ultimo è quasi come se non fosse morto: mi pare prigioniero di un mondo di mezzo, tra cielo e terra, una sorta di limbo, insomma.
Riuscirà mai a tornare indietro dalla sua amata ed alla vita sulla terra? Resterà nel limbo? O sarà proiettato al cielo, per raggiungere gli astri?
Adelaya prega Sefta di farle riavere il suo amato, per l'ultima volta: non so se Sefta esaudirà il suo desiderio, ma questo piccolo Olimpo da te creato non mi pare particolarmente inesorabile e duro: sono divinità che si accostano all'essere umano, che si pongono (quasi) al suo stesso livello. Forse non possono provare i sentimenti di noi umani: forse li minimizzano.
Per loro non esiste il "qui" e l'"ora": per loro il concetto di tempo è sfasato.
Per loro esiste il "sempre" e l'"ovunque".
Ma non li avverto come lontani e distaccati da noi: sanno calcare il nostro stesso terreno.
Sapranno entrare nei nostri calzari?
Lo vedremo.
In attesa di scoprire i piani degli dèi, ti rinnovo di nuovo i miei complimenti: questa storia è molto bella ed onirica, mi piace moltissimo!