Ciao!
Eccomi finalmente, perdona il ritardo, ma qui basta un niente a sconvolgermi i piani per la giornata -_-‘
Ma sai che questa storia mi piace sempre di più?
Rimango sempre piacevolmente stupita dalla tua capacità di alternare momenti di pura azione a paragrafi invece più introspettivi, nei quali i pensieri dei protagonisti vengono alla luce con forza, rendendo questi ultimi vividi e tridimensionali. Erik sembra quasi irretito dalla presenza di Lyra, quando lei è presente non riesce a fare a meno di guardarla e di interrogarsi sul suo passato, e, soprattutto, sulla sua natura. Lyra sembra tutto fuorché un essere umano, eppure in fondo ai suoi occhi il giovane soldato è riuscito a scorgere qualcosa. Mi ha molto colpita il modo in cui hai scelto di presentarci questa ragazzina: ovviamente, il nostro punto di vista rispecchia quello di Erik, che riesce a ottenere nuove informazioni su di lei con molta fatica (anche perché occuparsi di lei, in qualsiasi modo, non rientra certo fra le mansioni che è chiamato ad adempiere). In questo modo però anche noi veniamo a sapere nuove cose su di lei mano a mano, con la giusta lentezza: è chiaro che c’è un mistero bello grosso che la circonda e tu centellini le informazioni in proposito con grande maestria, aggiungendo ogni volta tasselli sempre più precisi, volti a formare un quadro nitido e assolutamente, lasciami dire, spaventoso. Così scopriamo che Lyra deve la sua forza straordinaria a delle protesi meccaniche sofisticatissime, che però non hanno sostituito arti persi magari sotto ad un bombardamento, no: a lei hanno amputato gli arti appositamente per implementarle quelle protesi supertecnologiche. Non oso nemmeno pensare in che modo questo sia stato possibile, anche se immagino che prima o poi avrò modo di scoprire tutte le nefandezze che sono state perpetrate su corpo di questa povera ragazzina. Ha ragione Erik a dire che preoccuparsi di lei non è stupido, ma semplicemente umano.
Infine lasciami dire che ho trovato bellissima l’ultima parte del capitolo, in cui hai descritto la guardia di Erik e di Pavel: la fortezza, la neve, la montagna, la luna, il gelo non solo meteorologico ma anche, e soprattutto, metaforico; sembrava di leggere “Il deserto dei Tartari” di Buzzati (te l’ho già detto? Non mi ricordo, nel caso, perdona la ripetizione).
Lo stile e fluido ma ricercato e adatto al contesto: nonostante lo scenario non sia certo fra i più semplici, si capisce che conosci bene la materia.
Ti faccio i miei più sinceri complimenti 😊
A presto!
padme |