Recensioni per
Morti che camminano
di pattydcm
Sarò sincera: sì, il capitolo è piuttosto lungo, ma l’ho letto tutto d’un fiato perché mi ha coinvolto davvero tanto, in quanto focalizzi l’attenzione su un John che sta vivendo in prima persona un dramma terribile. E questo passaggio l’hai trasmesso in modo, secondo me, veramente efficace anche con degli accorgimenti tecnici che hanno dato al testo una vitalità ed un adeguato risalto al contenuto. |
La tensione e l’angoscia che hanno caratterizzato il precedente capitolo continuano anche in questo. Ci metti a contatto con i pensieri di un Dylan che, nonostante le sue esperienze varie ed eccezionali, di fronte ad una bambina trasformata in un mostro, non riesce ad essere obiettivo e perfettamente lucido nel giudizio. Gli strilli della creatura, incessanti e, anche per questo, martellanti e fonte di grande malessere in chi li sente, continuano e assediano la mente di Dog che commette l’errore di abbinare ancora l’umanità a quella creatura che non ne ha più nemmeno l’ombra. Ma mi è piaciuto molto il modo con cui tu hai descritto la forte difficoltà del detective a pensare con distacco e lucidità. Anche Sh mostra un attimo d’incertezza ma prevale in lui la ragione e fa ciò che diventa necessario per salvare la vita di tutti quegli uomini che sono stati contagiati. |
È un capitolo, questo, piuttosto difficile da leggere per la carica emotiva che libera ma che avvince fino alla fine. Infatti l’ho letto tutto d’un fiato, estremamente curiosa di seguire l’evolversi della terribile situazione che descrivi con efficacia ed equilibrio. |
Ciao ti sto seguendo dall'inizio!una bella storia, finalmente un nuovo capitolo!! |
In questo capitolo, viviamo il dramma che sta maturando nella sezione d’isolamento e ce lo fai vivere attraverso lo sguardo di John, quel Watson su cui, sempre più, sovrappongo ora la fisionomia e le caratteristiche caratteriali e fisiche, secondo me, identiche di Andy Rose in “Cargo”. Trovo molto intenso, anche se angosciante, percorrere, con chi vive in prima persona ed ha le competenze per capire esattamente cosa sta succedendo, lo svilupparsi dell’infezione. |
Leggendo le Note con cui introduci il capitolo mi sono venute in mente alcune riflessioni che non c’entrano direttamente con la storia. |
Sì, in effetti è una coincidenza curiosa quello che succede nella tua storia e quello che avviene fuori, nella realtà... |
L’incubo in cui siamo prigionieri con John, Sh e gli altri continua anche in questo capitolo. Ci accoglie il rumore dei passi del capitano che accompagna, o meglio, costringe quelli che sono stati contaminati dal morso dei morti viventi, tra i quali sappiamo esserci anche John. |
Non mi sono dimenticata di te, vedi che, un po’ tardi, ma riprendo la strada di Undead. |
Leggendo più volte ciò che hai scritto, per scoprirne tutti i risvolti narrativi possibili e magari un po’ nascosti, direi proprio che, in questo capitolo, hai messo molto materiale denso di sviluppi. A prima vista, potrebbe apparire, nella prima parte, come un punto di passaggio e raccordo, tra la concitata e terrificante atmosfera di quello precedente e il percorso verso la salvezza e l’avere del tempo, in sicurezza, per poter rielaborare una strategia che possa portare alla soluzione del drammatico problema. |
Beh, vista la recentissima recensione (ieri notte) che ti ho inviato relativamente al capitolo precedente, oggi mi fermo subito qui, così non perdo il filo ed il calore di ciò che ho letto da poco. |
Eccoci arrivati in quello che è il cuore dell’incubo, cioè la casa di Xabaras. Arrivati in bicicletta, sgangherata per giunta, e questo sfuma, con una piacevole nota ironica, la tensione dello scenario. Sì, perché immaginarmi Sh, nella sua innata eleganza, a bordo di un tale mezzo di trasporto, francamente mi diverte molto, forse un po’ sadicamente, pensando alla riluttanza del soggetto in questione rispetto a situazioni che abbiano solo un cenno di pratico e faticoso. |
La comitiva d’improvvisati ciclisti è arrivata ad Undead. Il punto di vista attraverso il quale assistiamo a ciò che succede è quello di Sh. Ed è un POV che ci trasmette tutta la tristezza ed il dolore che accompagnano il consulting da quando è tornato a Londra dal finto suicidio ed ha ritrovato un John cambiato, carico di rabbia e rancore nei suoi confronti ed, in più, in coppia con Mary. La consapevolezza che un’era di condivisione e di speranza in una realtà sentimentale sembrava davvero realizzabile, è sfumata e Sh, ora, é angosciato dal desiderio di recuperare il tempo perduto ma, al tempo stesso, ne vede l’impossibilità. O, almeno, questa è la sua certezza, non avendo accesso ai pensieri di John, in balia delle sue fragilità e della realtà, a lui tragicamente sconosciuta, dei sentimenti. |
Allora…John arriva in Scozia e, come prima cosa, conosce Groucho ed il rimpallo di battute tra i due, che hai costruito, è ben fatto e simpaticamente piacevole. Fai in modo che Watson, nonostante lo stupore di trovarsi di fronte ad un personaggio del genere, non si trovi spiazzato ma che regga perfettamente l’impatto con la continua e scoppiettante ironia dell’altro. Ovviamente il suo pensiero va a Sh che ancora non si fa vedere (“…Lui dov’è…”), quindi hai saputo creare un clima d’attesa che non guasta perché coinvolgi anche chi legge, non solo Watson… |
In questo capitolo riprendiamo il filo dei pensieri di John, che tu dipani con un’acutissima capacità di “leggere” nella mente e nel cuore dei personaggi. |