Recensioni per
Il viaggio del viandante
di Estel_naMar

Questa storia ha ottenuto 59 recensioni.
Positive : 59
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/11/20, ore 21:37
Cap. 6:

Bello questo momento del viaggio, una vera e propria fisione con il proprio mezzo e, tramite quello, con la natura che lo circonda.
Complimenti ancora per la bella drabble!

Recensore Master
20/11/20, ore 20:02
Cap. 5:

Noto che i 'legami' sono un elemento ricorrente nel viaggio del nostro protagonista. A turno, elementi di conforto, che lo aiutano a non perdersi, o di 'blocco ', che lo trattengono dal continuare nel suo viaggio. Oppure entrambe le cose.
E il nostro eroe, sempre immerso in una natura che ne riflette le emozioni, sintetizza il tutto prendendo con sè solo una spiga di miglio, lo stretto indispensabile, e lasciando le altre.
Complimenti per un'altra drabble molto carina!

Recensore Master
16/11/20, ore 19:53
Cap. 1:

Eccomi qui, visto che ho mancato una recensione ho deciso di percorrere questo viaggio insieme al viandante. Hai uno stile molto musicale ed evocativo che mi piace molto. Essendo la drabble un componimento molto breve ti faccio i miei complimenti per essere riuscita a condensare in poche parole una ministoria che é già interessante di per sé
(Recensione modificata il 18/06/2021 - 06:23 pm)

Recensore Veterano
13/11/20, ore 10:12
Cap. 3:

Ciao! Eccomi di nuovo qui per lo scambio del "Giardino di EFP".
Che dire, questa drabble sembra condensare tutti i pensieri che si sono mossi in me e che ti ho esplicitato nelle scorse recensioni. Prima di tutto mi ha fatto pensare a un quadro ben preciso, Viandante sul mare di nebbia. Lo so che non è propriamente la stessa cosa, che non nomini la nebbia e il mare nel quadro si vede poco e niente, ma mi ha dato proprio questa sensazione. Ora sappiamo che il viandante è davanti ad un luogo fisico: il mare. E chi non ama il mare? Chi non si sente forse compreso e capito da quelle onde enormi che si scagliano sugli scogli? Il mare d'inverno, poi, ha una malinconia e una dolcezza tutta sua che tu sei riuscita del tutto a rappresentare con questo continuo richiamo ai venti. Venti che scombussolano l'andamento delle onde, ma che scombusollano forse internamente anche il viandante. C'è sempre un senso di decadenza che rimane fisso su questo pagine, di abbandono e di deterioramento. Mi piace come tu non dica niente ma dica tutto, che voglia in qualche modo anche lasciare il lettore all'interpretazione. Ci sono drabble che dicono tanto, eventi, dialoghi, invece le tue non sono drabble in cui succede davvero qualcosa. Sono pensieri tremutati in immagini, sono visive più che scritte. Forse per questo, in un certo senso, mi ricordano i miei amati ritratti. Tu non stai ritraendo però, hai messo la tua tela davanti al mare e hai raccontato del vento. Bellissimo, davvero. 
Senza dubbio inserisco questa racconta tra le seguite e passo passo andrò avanti a commentare e cercare di comprendere. Il viandante e me stessa. 
Grazie per avermi dato l'oppurtinità di conoscere i tuoi scritti, hai una scrittura molto particolare che ti trasporta proprio in un altro mondo (nei luoghi dove va questo viandante), e credo che non sia da tutti, non sia facile. Io, credo, che non riuscirei a descrivere in questo modo la realtà circostante facendo un focus sull'interiorità del viaggiatore. Quindi mi complimento di nuovo con te e ci sentiamo alla prossima!
A presto, spero
VigilanzaCostante

Recensore Veterano
13/11/20, ore 10:04
Cap. 2:

Ciao! Eccomi a continuare lo scambio ABC, e soffermarmi su questa seconda drabble. 
Allora: decade. Lasciati dire che ho amato il tuo sfruttare i due significati semantici della parola decade nella stessa drabble: da una parte a livello di tempo, dall'altra il decadere. Proprio questo elemento di decadimento mi ha dato un senso di spossatezza, di sgregolatezza, come se questo viandante fosse stato più volte sull'orlo del baratro ma senza cadere mai. Diciamocelo: quando penso al decadere di qualcosa penso a un cinema abbandonato in un paesino del Sud, a un chiostro con gli alberi caduti, ad una chiesa non consacrata. Ed è proprio questa religiosità un po' artefatta che viene fuori da queste tue parole. Cosa è successo a questo viandante? Cosa lo turba? Ma non sembra un turbamento sconvolgente, sembra essere estremamente consapevole della sua caducità ed averlo accettato come ha accettato il passare degli anni. 
I fiori cadono, leggeri, leggiadri, la terra è rigogliosa: è ancora vivo.
Questa drabble mi ha dato questa sensazione, e magari sono del tutto fuori di strada e a quel punto dovra dirmelo! Ma anche interpretarlo in questo modo mi è piaciuto molto. Spesso si pensa che nel genere introspettivo vadano per lo più sguardi dentro all'anima dei personaggi, monologhi interiori senza descrizioni esterne. Invece tu sei in grado di andare nell'introspettivo anche parlando di miglio, fiori, natura. Questo rende la tua raccolta ancora più potente e ancora più efficace, forse non per tutti ma in grado in qualche modo di toccare le corde del cuore. Non si sa nemmeno perchè, forse non si riesce a darti una spiegazione, ma ti fai toccare da queste parole, dal viaggio di questo viandante anche se non si sa ancora qual è la sua destinazione. 
Come viaggio, di per sè, è particolare. Non è un viaggio di cui sappiamo i luoghi, le coordinate geografiche, con cosa sta viaggiando, ma è un viaggio prettamente interiore, estremamente umano. Sembra che il viandante si stia scoprendo pur conoscendosi molto bene, sta scoprendo cosa lo circonda ma forse non è fisicamente in quei luoghi, non riesco effettivamente a comprenderlo. 
Immagino che sia proprio questo il punto di forza. 
TI ringrazio per scrivere ciò che scrivi e ci sentiamo nella prossima recensione!
Un bacio
 

Recensore Veterano
13/11/20, ore 09:53
Cap. 1:

Ciao cara! Eccomi qua a passare per lasciarti la recensione dello scambio ABC dal gruppo facebook "Il giardino di EFP". Allora, la tua raccolta di drabble mi affascina molto, quindi andrò con ordine e ne recensirò almeno tre perchè essendo componimenti ristretti non mi sembra giusto limitarmi solo al primo!
Ovviamente, l'ho do quasi per scontato dato la tua bravura, non ho trovato refusi di grammatica o lessicali. Non è scontato dato le storie che si vedono in giro, ma per te lo è perchè mi sembra di capire che sei una capace in ciò che fai. 
Vorrei subito concentrarmi sulle sensazioni che mi ha dato questa prima drabble. L'ho trovato di una particolarità affascinante, mi sono sentita subito trasportata nei luoghi da te descritti, cosa che ti è riuscita benissimo nonostante il poco spazio a disposizione. Mi è sembrato proprio come se tu stessi dipingendo sulla tela il miglio, mi è sembrato di vedere le spighe toccate con le dite, i chicchi illuminati dal sole, mi è sembrato davvero di essere trasportata in un quadro impressionista. 
Ho amato, più di tutti il riferimento del nonno. Chiunque sia affezionata alla figura dei nonni avrà sentito una morsa al cuore leggendo quella parte, perchè i nonni sono espressione di un passato che non ritorna, ma che viene narrato da voci sconnesse e oggetti dentro l'armadio. Il fatto che quel luogo sia stato percorso con il nonno, lo rende più speciale, intriso di ricordi, di storia, di momenti. Scalda il cuore a livello affettivo. 
Mi sembra di capire che questa prima drabble è l'inizio di un viaggio, un viaggio di cui non sappiamo assolutamente e niente (e forse lo stesso viandante non è effettivamente a conoscenza di tutte le tappe, se non quella finale). Allora istintivamente vengo accolta da delle domande precise: qual è la destinazione? Chi è il viandante? Forse sono io? Non io persona, ma io come lettrice, o forse tu scrittrice che stai percorrendo insieme a lui un viaggio dentro te stessa. Per saperlo, probabilmente devo andare avanti con la lettura, ma già qui voglio farti i complimenti per la tua scrittura leggiadra, in punta di piedi, diretta ma astratta. Ti da proprio la sensazione di essere cullata, trasportata, tra quei chicchi e quelle spighe, con un sole pallido che ti bacia la pelle secca. Davvero suggestivo.
Bravissima!
A tra pochissimo, che vado nel prossimo capitolo!

Recensore Master
12/11/20, ore 21:08
Cap. 4:

Mi è piaciuta anche questa drabble: rende davvero bene il momento in cui il protagonista ha una sorta di balzo di decisione, uno scatto per prendere di petto la propria vita dopo aver passato tanto tempo nell'indecisione, a subire la carica energica degli altri. Ma questo slancio di rinnovamento non lo porta a isolarsi: trae forza dai suoi legami piu stretti.
Ancora un bel lavoro, complimenti!

Recensore Veterano
07/11/20, ore 11:31
Cap. 3:

Ciao, ho deciso di proseguire questa raccolta per senso di continuità, spero non ti dispiaccia:)

Il nostro viandante è giunto di fronte al mare e mentre leggevo ho realizzato che se dovessi pensare ad un viaggio come quello del protagonista, sicuramente mi immaginerei il mare come una delle tappe fondamentali. Sarà perché l'archetipo del viaggio è l'Odissea, il peregrinare per mare per eccellenza, ma in ogni caso ho percepito questo capitolo come l'imprescindibile momento in cui il viaggiatore si trova di fronte al mare.
E il mare, per sua natura, si carica di significati ulteriori e diventa metafora di altro. Della sua grandezza e vastità ci dà conto la prima riga, ricordandoci implicitamente la finitudine dell'essere umano di fronte a quell'immensità che lo sovrasta. Trattandosi di una raccolta che mi ha fatto pensare spesso all'esistenza in senso filosofico, l'ho trovata una scnea "fisica" molto adatta ad esprimere questo senso di finito vs infinito. La prima immagine a cui ho pensato è il fin troppo celebre "Viandante sul mare di nebbia".

Proseguendo, abbiamo una personificazione della distesa marina: "tutto quello che vorrebbe" => è ovvio che il mare non può volere qualcosa e quindi ho supposto che si tratti di un transfert che il viandante fa del proprio sentire sul mare (se non sbaglio studi psicologia, quindi chiedo umilmente perdono se ho detto qualche stupidata xD).
Ho avuto l'impressione che sia il viandante colui che desidera della calma, colui che è mosso dagli anni pur non volendo. Ho trovato suggestivo il mischiare elementi naturali e umani nelle righe successive, creando un'unità difficilmente scindibile tra viandante e paesaggio.

Ho notato che anche nei precedenti capitoli il paesaggio ha un ruolo significativo e questo dettaglio mi piace molto. È un modo molto interessante per approfondire l'interiorità del personaggio ponendo il focus altrove.

Come al solito complimenti perché la tua scrittura è sempre pulita, corretta e scorrevole. Il testo è molto suggestivo, soprattutto per i colori dell'ambiente in cui ci troviamo, che vengono comunicati in modo chiaro a chi legge.
Sono molto curiosa di proseguire e leggere di più!

Alla prossima,

M.

Recensore Master
31/10/20, ore 23:39
Cap. 3:

Buonasera cara, che piacere essere di nuovo qui per poter continuare la lettura di questo tuo progetto. Come sempre rimango affascinata dal tuo stile, il modo poetico con cui riesci a condurre queste poche parole in singoli piccoli spaccati di quotidianità, mi rapisce dalla prima sillaba all’ultima. Il tutto è molto evocativo, quasi d’incanto. Ti soffermi sul particolare, sulle piccole cose, apri gli occhi al mondo con ogni minima sfumatura, dove anche le cose che molti non noterebbero nemmeno, qui assumono importanza assoluta.
L’utilizzo delle parole dal doppio significato porta a farmi capire, soprattutto in questa, come il viaggio di questo viandante, sia protratto nel corso del tempo. Dall’infanzia via via, posti diversi, diverso modo di vedere ciò che lo circonda, attenzione maggiore a cose che prima magari non ne avevano, insomma… scorre inesorabile il viaggio della vita, cambia lo scenario, non cambia chi la vive, ma cresce comunque. Questo mi avvolge e mi affascina, portandomi davanti agli occhi parole delicate come pennellate d’acquerello su un foglio di carta ruvida. Insomma, sono innamorata di tutto questo, sappilo, ed ho voglia di continuare, ad ogni nuovo appuntamento, questo viaggio assieme al protagonista.
Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
31/10/20, ore 12:14
Cap. 2:

Ciao, finalmente giungo pure io.
Mi porto avanti di un altro passo in questa raccolta.
Leggendo questa seconda drabble, mi è tornato alla mente paradossalmente Nietzsche e la sua teoria dell'eterno ritorno, l'idea del tempo che alla fine spezza qualsiasi volontà.
Il tuo protagonista sembra arrivato a un punto della vita in cui il peso del tempo si fa sentire, le cose che ha posseduto sembrano scivolare via e così anche il ricordo di essi; eppure, allo sconforto e alla stanchezza abbraccia la consapevolezza che il mondo è un continuo ciclo, che ciò che decade permette il risorgere di qualcosa e che è l'accettazione di questa fatalità, l'amore per questo destino che li fa guardare la vita con stoicismo.

Anche qui, il titolo ritrova una doppia risonanza nel testo: lo fai risuonare come sostantivo per indicare l'età avanzata del protagonista, sia come verbo per indicare l'avanzare inesorabile di questa decadenza nell'anima. Tutto in lui sembra sfiorire, ma a colpirmi maggiormente è stato l'uso della "decadenza" del fiore da cui nasce il frutto e all'interno del quale stanno i semi che generano vita. Insomma, il parallelismo tra uomo e natura, in questo rapporto analogo e simbiotico quasi, ha espresso ancora una volta un'armonia in questo disegno che è la vita, come un ritorno alla madre terra, ma anche alla terra d'origine (e qui mi ricollego alla prima drabble, dove mi parlavi dei campi in cui lo portava il nonno, durante la raccolta del miglio, se non sbaglio), e quindi mi posso immaginare il protagonista come un seme trasportato dal vento e che ha dato i suoi frutti, presumo, e che ora fa ritorno, si consuma per rinascere, anche se non è ancora tempo.
Mi sembra di percepire il personaggio sulla soglia della vita, mi sembra quasi di vederlo seduto metaforicamente sul portico di casa, su una sedia a dondolo, in attesa quasi, mentre ripassa la sua esistenza.

Mi piace il modo in cui inizi la drabble. Ancora una volta sento il peso della maturazione del protagonista, mi piace come renda l'idea che l'acquiescenza sia una condizione che si raggiunge con l'esperienza, con il tempo che avanza, e che indirettamente esalta quindi tutta la ribellione e lo spirito energico che è proprio della vita giovane, di chi ancora è all'inizio del cammino. Mi è piaciuto anche quel "quasi subendola" perché implica quasi un'arresa del protagonista, di un uomo che è stato vinto dalla vita, che ha dato tutto se stesso in questa lotta e che adesso sta incassando l'effetto di ritorno (sì, io ancora sto a Nietzsche, a modo mio... e dire che è uno di quei filosofi che non mi hanno fatto impazzire). Insomma, il suo viaggio è un viaggio che segue la corrente, in cui lui si lascia trasportare, è uno di quei viaggi a tu per tu con "tutto" che sono molto diversi dai "viaggi" che fanno i giovani, in cui sono loro a cavalcare, loro combattono. C'è questo senso del "subire" che si percepisce anche attraverso lo stile, in cui adoperi toni molto calmi, attraverso periodi lunghi, distesi, un lessico curatissimo, abbastanza elevato, che vuole innanzitutto spingere il lettore a riflettere e a metabolizzare la lettura, costringendolo quasi a subirla assieme al personaggio.

Ancora una volta, nella parte di mezzo della drabble c'è un fortissimo senso malinconico, in cui troviamo un altro confronto tra il lui giovane e il lui vecchio: la forza della natura nella giovinezza è uno stimolo a ribellarsi, a fare, mentre adesso nella vecchiaia quella forza sovrasta, viene subita dal personaggio, e di quello stimolo rimane solo un blando ricordo, una sensazione fantasma che con il passare del tempo diventa sempre più flebile, più sfuggente, quasi lui si sia dimenticato cosa veramente si prova. E' nostalgia, la sua, di quanto aveva la forza per gioire della sfida che offre il mondo.

Come ho avuto modo di dire prima, credo, è nel finale che questa malinconia si evolve in consapevolezza e accettazione. Il protagonista sa che anche in questa fase della vita si indispensabili, che il decadimento è una tappa fondamentale per permettere una nuova rinascita. Chiama, secondo me, non solo all'accettazione del tempo che avanza, a questo "amor fati", ma anche invita il lettore e i più giovani ad avere rispetto di questa fase, di questi vecchi, perché loro sono la nostra genesi, e oltretutto sono il nostro futuro, paradossalmente, in un circolo senza fine, in cui tutti noi siamo prigionieri.

C'è un effetto catartico nel finale, che io ho trovato perfetto perché si chiude con la parola "armonia". Non si tratta soltanto dell'esaltare questo equilibrio e questo ciclo perfettamente rodato, non soltanto riferito all'armonia esterna, quella propria della natura del mondo, ma anche dell'armonia dei sensi, di questa pace che il protagonista raggiunge interiormente a suo modo.

Ti confesso che ho trovato questo secondo capitolo a suo modo molto triste, forse perché al contrario del personaggio, empatizzando con lui, io provo quasi questo magone nel vederlo sulla soglia.
Comunque anche qui sei stata brava, ed è stato un piacere tornare a proseguire in questo viaggio assieme al tuo protagonista.
A presto!

Recensore Veterano
29/10/20, ore 10:19
Cap. 5:

Carissima, finalmente riesco a tornare alla tua raccolta!
A fare da protagonista è ancora una volta il mare, elemento che vedo esercita un certo fascino su di te, come sul nostro viandante.
Leggendo questa raccolta non ho potuto non pensare ad un libro che ho finito da poco di leggere e che ho davvero amato, "Il Mare Senza Stelle" di Erin Morgenstern
(Se non lo hai letto, te lo consiglio!) : anche in quel caso si parla di un "mare" di storie legate tra loro da simboli e metafore e di un viaggio alla scoperta di sé. E anche tu hai creato un meraviglioso mare fatto di sensazioni, ricordi, emozioni, fissate in un'atmosfera sospesa, tra l'allegoria e l'esperienza vissuta.
Riprendi immagini e topoi e dai loro nuovi significati attraverso giochi di parole, in cui i "legami" che tengono ancora il nostro viandante "incatenato" al proprio passato diventano anche il mezzo stesso per manovrare la sua barca e inoltrarsi verso l'ignoto. Ad indicare -o almeno così l'ho interpretata io- che le nostre radici non ci impediscono di trovare la nostra strada: sono un punto di forza, ci aiutano a ricordare chi siamo e cosa consideriamo importante, e proprio traendo forza da loro possiamo spiegare le vele e spingerci oltre nuovo orizzonti.
Ed è proprio per questo, forse, che il viandante ha conservato la spiga che ha preso nel campo di miglio attraversato nel primo racconto: un altro "legame" con le sue origini, con la sua infanzia, con chi era prima di intraprendere questo viaggio. Ho trovato significativo che abbia deciso di conservarne solo uno, forse quello più importante, e lasciare che tutti gli altri, più superflui, si disperdessero nella sua scia.
Bellissima immagine, profonda e poetica e che spinge a riflettere.
Ancora tanti, tantissimi complimenti per questa raccolta, in ogni racconto si evince quanto sentimento tu abbia infuso in ogni riga.
A prestissimo!

Zob.

Recensore Master
26/10/20, ore 12:09
Cap. 6:

E rieccomi qui, con una drabble che è la naturale prosecuzione di quella precedente, con un altro titolo che è un altro termine "nautico", l'ancora. Il nostro viandante si sta preparando a riprendere il viaggio, sebbene ancora qualcosa lo trattenga. Questa volta non si tratta dei legami - dei ricordi - ma sembra quasi bloccato dall'immensità di ciò che si trova davanti, come se a poco a poco stesse diventando sempre più consapevole della scelta che ha fatto, del cammino che ha intrapreso. Nella prima riga ci dice che ancora non sente ancora suo quel mezzo che sta utilizzando, quasi a voler dire che non ha ancora interiorizzato del tutto questa nuova esperienza; eppure al tempo stesso ne gongola, esaltato, perchè la decisione di partire è stata interamente sua. Ci sono ancora molti punti ignoti e molti interrogativi, com'è normale e giusto che sia per ogni viaggio, e ho adorato che tu vi ci sia soffermata, mostrandoci i lati più deboli, fragili, umani, del tuo protagonista.
Ho trovato decisamente poetica l'idea che con il progredire del viaggio, il viandante stia imparando ad identificarsi sempre di più con la barca, per carpirne ogni aspetto e finalmente lasciarsi andare.
E le ultime incertezze e difficoltà vengono superate grazie al canto suadente delle rondini, che se da un lato mi hanno fatta pensare (credo inevitabilmente) a quello delle famosissime sirene di Ulisse, dall'altro mi hanno riportato alla memoria l'elfo Legolas, che sempre di più, verso la fine del romanzo di Tolkien, rimane preda del richiamo dei gabbiani che lo chiamano ad andare oltre il Mare.

Un abbraccio e di nuovo complimenti,

Benni

Recensore Master
26/10/20, ore 12:01
Cap. 5:

Omonimaaaa! Eccomi <3 e quanti nuovi capitoli da leggere ^^. Mi fa davvero piacere che tu sia andata avanti con questa raccolta.
Anche in questo caso il titolo mi aveva attratta moltissimo e l'ho trovato adattissimo al contenuto della drabble, anzi, vi ho addirittura trovato una sorta di doppio significato. Sto notando, se non ho preso un abbaglio, che spesso utilizzi come titoli dei termini legati al mare e alla navi, visto il titolo della raccolta, e in questo "legami" posso essere racchiuse sia le corde che si usano a bordo di una barca, sia i legami umani.
Il testo è a metà fra la metafora e la realtà, tra un mondo quasi onirico, e quello vero. Vediamo il nostro viandante riprendere il largo, inizialmente, allontanandosi dalla riva, che può essere intesa, a mio parere, sia come un luogo fisico e concreto, sia come il passato da cui si sta allontanando il nostro viandante.
Difatti, una volta giunto a bordo della nave lo vediamo combattuto sul lasciare indietro certi ricordi e certe esperienze del passato, per andare incontro al mistero e al futuro. Sembra quasi un contro senso che le corde, strumento necessario per la navigazione, sia formate da quegli stessi ricordi che potrebbero costituire un'ancora, eppure l'ho trovata un'immagine bellissima, perchè, se ci si pensa bene, potrebbe voler dire che le nostre radici (i ricordi più consolidati) alla fine non vengono mai abbandonate del tutto, ma anzi, ci sostengono lungo il viaggio, diventano strumento tramite il quale possiamo affrontare la vita. La conclusione è struggentissima poi, con quella spiga (che oddio, mi ha ricordato i campi di grano di cui parla la volpe nel Piccolo Principe) che sta a simboleggiare forse il legame più importante che il protagonista si porterà dietro, mentre avrebbe voluto recarne con sè anche altre ma non ne avrà modo <3, dovrà lasciare loro la libertà.

Quanti feels e quante riflessioni in queste brevi righe **.
Complimenti carissima, vado subito a sceglierne un'altra.
Un bacio,

Benni

Recensore Master
25/10/20, ore 18:40
Cap. 2:

Buonasera cara, eccomi per continuare la lettura di questa tua raccolta. Rimango sempre rapita quando riesco a leggere qualcosa di così profondo e soggettivo come questo piccolo testo. Porti sempre il lettore a riflettere su questo viaggio certamente non solo fisico portato avanti da un ipotetico protagonista, che cresce attraverso le proprie esperienze e ciò che riesce a vedere con gli occhi e con lo sguardo dell’anima. Riflessione molto personale, interpretabile in ogni modo possibile, un tassello su molti che compongono la sua esistenza. Sono sicura arrivata all’ultimo aggiornamento il tutto prenderà un significato preciso, mostrandomi con più chiarezza ciò che volevi esprimere, oppure che volevi io comprendessi.
È davvero piacevole immergermi in questo insieme di elementi che creano un certo equilibrio non solo fisico, di lettura, ma anche emotivamente coinvolgente. Il testo è scritto in modo corretto, scorre fluido con una certa musicalità tutta sua a renderlo poetico.
Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Veterano
24/10/20, ore 14:39
Cap. 4:

Ciao, cara!
Ti chiedo scusa se passo solo ora, detesto ridurmi all'ultimo momento ma sono stati giorni belli pieni e volevo assicurarmi di dedicarti il giusto tempo e concentrazione.
Questo componimento mi è piaciuto moltissimo.
In primo luogo, mi piace come, frammento dopo frammento, il nostro misterioso viandante diventi per il lettore sempre più familiare. È ancora una figura nebulosa e del quale non sappiamo niente, e adoro quest'aura fascinosa che gli hai fatto indossare, ma pian piano iniziano ad emergere alcuni lati della sua personalità. Questo è uno di quei casi in cui il viandante sembra voler fare una piccola confidenza al lettore. Ammette di non essere una persona dal carattere facile e che in lui è presente un forte contrasto, una lotta tra l'insicurezza che lo ha sempre spinto a "subire" le decisioni altrui, e una spinta verso l'imprevisto, l'avventura e le sensazioni forti e veloci. Deduco che sia stata proprio questa spinta, che forse è sempre stata presente ma assopita nel suo cuore, a portarlo ad intraprendere questo viaggio solitario alla scoperta di sé. Ed è ancora una volta nel connubio perfetto con la natura, in quel mare che spesso ritorna e che evidentemente considera come il suo elemento, che riesce a far pace con la sua vera indole, sicuro che anche i suoi cari ne sarebbero felici e orgogliosi: una presa di consapevolezza, la sua, immediata e forse imprevista (lo si capisce dalle sensazioni che descrive, il freddo dell'acqua che gli lambisce i piedi, l'odore pungente della salsedine) e per questo ancora più forte.
Ho trovato questo componimento, come ti dicevo, bellissimo, non solo per la straordinaria capacità evocativa che possiedi e che trova la sua migliore espressione nei testi brevi, ma soprattutto per quel coivolgimento emotivo che si crea tra narratore e lettore: perché diciamolo, chi di non non si è mai sentito così? Prigioniero nella propria insicurezza e per troppo tempo vittima degli eventi. Poi nella vita di ognuno, per alcuni più tardi di altri, scatta qualcosa. Ci si rende conto che per poter dire di aver davvero vissuto bisogna correre qualche rischio, buttarsi a capofitto e lasciare che le onde della vita ci colpiscano. È un risveglio non sempre facile, anzi brutale nella maggior parte dei casi, perché ci porta, come nel caso del viandante, a perdere una parte di noi.
Brava come sempre, adoro immergermi nei mondi che riesci a creare di volta in volta!
Alla prossima!

Zob.