Recensioni per
Nei Silenzi
di Francine

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 38
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
30/08/20, ore 16:53

Che dici, riuscirò a rimettermi in pari prima che la nuova  settimana arrivi in grande stile, da perfetta apocalisse annunciata?

Dall’alto della mia ignoranza ai fornelli e della mia conseguente consacrazione – anima e corpo – al cowboy gourmet impenitente, fosse anche solo per subentrata rassegnazione; da una parte, amo ed ammiro il tuo Maskuzzo e le sue sopraffine doti culinarie; e, dall’altra, non posso che sottoscrivere in pieno il rigore richiesto per la cipolla, che ha da esse’ di Tropea. È un fatto culturale, certo. Perché la cultura riconosce la superiorità oggettiva della cipolla di Tropea su tutte le altre cipolle. Punto.

Ci sono fasi della vita in cui si ha bisogno di una Stella Polare d’emergenza, per segnare la via e focalizzare i pensieri quando il mare è in tempesta e le mappe e le carte nautiche sono andate a rotoli. La caponata è una di quelle cose che potrebbe – e dovrebbe! – essere una Stella Polare costante, anche nei giorni che meritano la matita bianca, perché è sublime più di un’idea platonica del buono che – meglio! – si mangia. Insomma, si presta, oh se si presta, a tenerci in piedi, a tenerci più o meno in marcia, pure nei giorni che la matita – o il pennarello indelebile – se la meritano nerissima.

Il peperoncino, poi, non guasta mai. Abbondante, grazie – ché io, a detta del medico di base, o c’avrò le papille gustative un po’ sfasate o una qualche grave condizione neurologica che dovrebbe già avermi stroncata da un pezzo, ma, il piccante, non lo sento quasi per niente. E il piccante si deve sentire, anche solo appena da questo lato del retrogusto.



E dato che mi hai fatto venire fame e che l’ora si presta, vado a procacciarmi eroicamente la merenda.

Stroopwafel?

Recensore Veterano
29/08/20, ore 20:48

Maskuzzo mi ha sempre dato l’impressione di uno che, come si dice da me, non dà retta a sogni. Ma, qualche volta, l’escapismo è l’unica via di uscita, inevitabilmente temporanea. Il che pone un problema, risolvibile a colpi di annate auspicabilmente ma non necessariamente buone. Male che vada, almeno si riesce a dormire. Nella migliore delle ipotesi, la questione del discrimine tra il sogno e la realtà smette anche di essere rilevante, almeno per qualche ora. (Io, pur da amante del buon vino, spezzo comunque una lancia a favore di certi liquori. Possibilmente scotch. Possibilmente torbato. XD)



Del resto, ogni matrimonio in crisi che si rispetti ha bisogno del suo momento di smandrappatura post-sbronza allo specchio.



E la smandrappatura qua tocca necessariamente al Maskuzzo. Fosse anche solo perché Lei non potrebbe oggettivamente volgersi all’alcool, se anche fosse il tipo da stemperare così un’incazzatura funestissima e piuttosto giustificata. O forse lo è? In fondo, questi due si somigliano. E chi si somiglia si piglia. Poi magari si lascia. Però, a pigliarsi, si son pigliati. E Lei, le mancanze di lui, sembra averle prese a cuore. E poi, come si potrebbe sbronzare un’armatura? A secchiate di sangue di innocenti?

Recensore Veterano
26/08/20, ore 23:03

È un volo a planaaaaaare….

Mannaggia a te che me l’hai piantata in testa, questa canzone, stasera.



E qui, tanto per cominciare, spezzo una lancia in favore di Maskuzzo, perché da Manigoldo a lui è un volo in salita, senza se se senza ma, altro che planare! Perché Cancer ha ragione da vendere o, più che ragionevolmente, ha un buon intuito per la natura umana, almeno quella dei giovincelli che si trova a rivestire, e Manigoldo era un po’ un cialtrone fanfarone. Chissà, a fare paragoni, Manigoldo è stato quello fortunato quello cui è andata bene, che ha avuto il colpo di fortuna, l’incontro giusto al momento giusto. Ma Maskuzzo è di un’altra pasta, è pasta amara – e tu lo sai quanto questi amari meridionali alla sottoscritta facciano venire l’acquolina in bocca, pavloviana. E lei lo sa,  aspetta solo l’occasione di testarla. E soprattutto non si fa illusioni, perché dopo che ne hai visti passare tanti – tutti con le proprie turbe più o meno gravi – non è che di illusioni te ne possa più fare molte su granché.

Ci sono signore e Signore, a questo mondo. Ci sono le signore da salotto, versione tirata a lucido ed simil snob delle casalinghe di Voghera (con tutto l’affetto e il rispetto per le casalinghe di Voghera). E poi ci sono le Signore, incluse le Signore della Guerra. E la cara ferraglia non sarà pure una principessa addormentata, ma è una Signora, checché ne dica lei. Non avrà tutte stelle nella vita – e chi ne ha? – ma ne ha abbastanza, tutte rigorosamente in comune col cavalier servente di turno. E una Signora riconosce anche il buongusto di quelle due spennellate di blu, giacché Maskuzzo ha occhio ed ha gli attributi perché lei glielo lasci fare – adduco la scusa del décor anni ’70-’80 per le teste mozzate in casa: lo spirito del tempo è un’attenuante inoppugnabile, vostro onore!

La mia memoria a lungo termine, si diceva, non se n’è ancora andata a rotoli come quella a breve termine, dunque mi ricordo distintamente di avertelo già detto; ma prendo una pagina da Via col vento e, pertanto, francamente me ne infischio: a me quel tuo blu che sa/profuma di rovescio piace proprio tanto – tanto che ha bisogno d’esser ripetuto.

Tisanina?

P.S. Il Pergusa ci sta da morie. Bello piantato al centro. In una collina che sa ancora d’Appennino.

Recensore Veterano
25/08/20, ore 19:33

Io gongolo e sorrido e sono tanto felice e… e tante “e”. E tu non solo mi hai risollevato un lunedì nero, ma stai continuando col resto dell’inizio settimana ed io vengo a te gongolante e ingiuggiolata e speranzosa.

Se solo potessi tornare indietro… Chi non se lo è detto, almeno una  volta? Non necessariamente per cose serie, per quelle decisioni cruciali che segnano una svolta nella vita, un bivio senza alternative, nel bene e nel male – ma che nel male si rivelano come errori soltanto alla luce scontata del senno di poi. Il problema  – sarò determinista io? – è che “tornare indietro”, se anche fosse possibile, anche nella migliore delle ipotesi, a me fa pensare tanto ad un rewind sulle vecchie videocassette: il nastro, alla fine, è sempre quello, al massimo con qualche grinza in più se s’è intoppato ancora una volta nel registratore. Perché se uno ha le proprie buone ragioni per le decisioni cruciali, quelle che poi il senno di poi ci insegna essere errori madornali, tornando indietro non è detto che non compia le stesse identiche scelte: le ragioni buone, quelle stringenti, rimangono tali indipendentemente dalle conseguenze delle azioni che ne seguono. E se uno di buone ragioni non ne ha, allora è trascinato dagli eventi, più o meno inconsapevolmente. Ma la pellicola, alla fine della fiera, non cambia. (Mi arrogo il diritto al determinismo vagamente stoico sotto il vessillo del Seneca che ci hai messo tu, dunque declino ogni responsabilità! XD)

E magari Maskuzzo ce le aveva, le sue buone ragioni. Certamente ce le avrà pure Cancer. Perché una Signora, come Lei è, può arrogarsi di esigere il fio di un torto – reale o percepito che sia – con tutti gli interessi esorbitanti che le pare. Occhio esponenziale per una ciglia. Certo, secondo me non c’è torto che valga lasciare Maskuzzo a farsi scatafrombolare  (termine tecnico meraviglioso!) nella Bocca dell’Ade, per giunta dal biscione orbo, ma è Lei ad essere giudice, giuria e giustiziere, mica io. E Lei è tanto, ma tanto, come lui. Lei tace. Lui tace e s’incazza e pensa agli sceneggiati sudamericani. Due silenzi di vetro. Si meritano, questi due. Un matrimonio combinato nelle stelle, ma giustissimo.

Recensore Master
25/08/20, ore 18:23

Eccomi!
Di solito non sono così sul pezzo!

E chi non la vorrebbe una seconda possibilità?
Ma il problema è che le seconde possibilità non esistono, ma esistono solo le possibilità. Quelle nuove. Che talvolta sembrano seconde, ma in realtà, sono sempre nuove.
E il silenzio è di vetro: fragile, perché basterebbe un colpetto da niente per mandarlo in frantumi, eppur resistente, perché solo una punta del duro diamante può tagliarlo.
Tornare indietro? Eppure... È stato proprio quel distacco, quella rottura a dar vita al Deathmask di ora.
A presto
Un abbraccio
(Recensione modificata il 25/08/2020 - 06:24 pm)

Recensore Veterano
24/08/20, ore 23:29

Grazie.
Sono ricapitata qui oggi dopo tanto, solo per pura Nostalgia, senza aspettarmi altro che le vuote rovine d'una terra flagellata e vinta dal cambiamento dei tempi, senza pensare di trovare altro se non una sterile novitá che non ha il sentore di Casa.
È stato incredibile rileggerti, e con che pezzo, poi, ti ho ritrovata.

Spero tu sia serena.

Recensore Veterano
24/08/20, ore 19:21

Fermi tutti! Cosa vedono i miei occhietti miopi?! E tu me lo avevi anche detto che c’era carne al fuoco, ma io sono rimbambitissima e mica avevo immaginato che la prima portata fosse già servita. Nossignora. Ci avevo sperato, certo, un pochettino di nascosto finanche alla coscienza. E chissà che che non sia stata proprio quella timida speranza a farmi passare di qua stasera in una pausina dallo strazio metafisico, premiandomi per le mie centocinquanta striminzite parole che quasi coronano i (non  così) buoni propositi della giornata. Giornata che tu sei proprio determinata a risollevarmi – ti invio gratitudine infinita assieme ad un paio di bottiglie quasi decenti di champagne, cortesia dell’enoteca francese vicino casa, a sciacquar  via la barbera dei giorni scorsi. Tu sai che amo la ferraglia, il punto di vista della ferraglia, la personalità e la vita – neanche troppo nascosta – che questa ferraglia ha in relazione al cavalier servente che va a rivestire, certo, ma anche – e forse soprattutto – indipendentemente, in una dimensione autonoma, altra, ché il cavalier servente di turno prima o poi tirerà le cuoia, ma la ferraglia resta. E se c’è qualcuno tra i  dodici beniamini ad avere una relazione seria e canonica con la propria ferraglia, beh, quello è Mask. Perché Cancer lo pianta in asso di punto in bianco, lo molla nel momento del bisogno. Non si può neppure darle del tutto torto – e lo dico con tutto l’ammore per Mask ed il suo senso dell’arredamento d’interni. Anche nel caso Maskuzzo non sia tipo da indugiare per più di mezzo secondo nel non sum dignus di dovere, quello glielo attribuiscono senza lesinare i salvati – sempre facile sputare sentenze, tutte di condanna, sui sommersi – ed il lettore o spettatore benpensante di turno. E magari ci sarà anche un profondo senso morale, nell’abbandono di Cancer; forse è la giusta punizione per il senso del dovere e della devozione alla causa venuti a mancare. O forse è anche un po’ di sacrosanta ripicca per l’ostinata sordità di questo disgraziato ai suoi silenzi. Perché similis cum similibus ed asinus asinum fricat – e non è che ci sia molto più fricat di contatto di anni ed anni, pelle a pelle.

Comunque, Mask è il tuo. Non ce n’è, non si discute, non ci piove. Dunque ti amo e ti seguo.

Bentornata! Grazie, grazie, grazie di essere tornata! <3

Recensore Master
24/08/20, ore 11:40

Entro in Efp, dopo mesi di latitanza. Una lontananza che va ad ondate, legata a impressioni, emozioni... Entro con l'atteggiamento annoiato di chi legge titoli e nomi con lo sguardo vitreo, privo d'interesse. Poi il tuo nome, il titolo, il personaggio. Ci hanno detto che le armature sono vive, ma non ci hanno mai spiegato come esse parlano. Forse attraverso le azioni o le sensazioni. Deathmask ha un dialogo intenso con la sua armatura, tanto da ricevere da lei un netto rifiuto, un "Non ti voglio più" quasi fosse un'amante capricciosa. Benritrovata e spero a presto. :*

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