Recensioni per
Nei Silenzi
di Francine
Che dici, riuscirò a rimettermi in pari prima che la nuova settimana arrivi in grande stile, da perfetta apocalisse annunciata? |
Maskuzzo mi ha sempre dato l’impressione di uno che, come si dice da me, non dà retta a sogni. Ma, qualche volta, l’escapismo è l’unica via di uscita, inevitabilmente temporanea. Il che pone un problema, risolvibile a colpi di annate auspicabilmente ma non necessariamente buone. Male che vada, almeno si riesce a dormire. Nella migliore delle ipotesi, la questione del discrimine tra il sogno e la realtà smette anche di essere rilevante, almeno per qualche ora. (Io, pur da amante del buon vino, spezzo comunque una lancia a favore di certi liquori. Possibilmente scotch. Possibilmente torbato. XD) Del resto, ogni matrimonio in crisi che si rispetti ha bisogno del suo momento di smandrappatura post-sbronza allo specchio. E la smandrappatura qua tocca necessariamente al Maskuzzo. Fosse anche solo perché Lei non potrebbe oggettivamente volgersi all’alcool, se anche fosse il tipo da stemperare così un’incazzatura funestissima e piuttosto giustificata. O forse lo è? In fondo, questi due si somigliano. E chi si somiglia si piglia. Poi magari si lascia. Però, a pigliarsi, si son pigliati. E Lei, le mancanze di lui, sembra averle prese a cuore. E poi, come si potrebbe sbronzare un’armatura? A secchiate di sangue di innocenti? |
È un volo a planaaaaaare…. |
Io gongolo e sorrido e sono tanto felice e… e tante “e”. E tu non solo mi hai risollevato un lunedì nero, ma stai continuando col resto dell’inizio settimana ed io vengo a te gongolante e ingiuggiolata e speranzosa. |
Eccomi! |
Grazie. |
Fermi tutti! Cosa vedono i miei occhietti miopi?! E tu me lo avevi anche detto che c’era carne al fuoco, ma io sono rimbambitissima e mica avevo immaginato che la prima portata fosse già servita. Nossignora. Ci avevo sperato, certo, un pochettino di nascosto finanche alla coscienza. E chissà che che non sia stata proprio quella timida speranza a farmi passare di qua stasera in una pausina dallo strazio metafisico, premiandomi per le mie centocinquanta striminzite parole che quasi coronano i (non così) buoni propositi della giornata. Giornata che tu sei proprio determinata a risollevarmi – ti invio gratitudine infinita assieme ad un paio di bottiglie quasi decenti di champagne, cortesia dell’enoteca francese vicino casa, a sciacquar via la barbera dei giorni scorsi. Tu sai che amo la ferraglia, il punto di vista della ferraglia, la personalità e la vita – neanche troppo nascosta – che questa ferraglia ha in relazione al cavalier servente che va a rivestire, certo, ma anche – e forse soprattutto – indipendentemente, in una dimensione autonoma, altra, ché il cavalier servente di turno prima o poi tirerà le cuoia, ma la ferraglia resta. E se c’è qualcuno tra i dodici beniamini ad avere una relazione seria e canonica con la propria ferraglia, beh, quello è Mask. Perché Cancer lo pianta in asso di punto in bianco, lo molla nel momento del bisogno. Non si può neppure darle del tutto torto – e lo dico con tutto l’ammore per Mask ed il suo senso dell’arredamento d’interni. Anche nel caso Maskuzzo non sia tipo da indugiare per più di mezzo secondo nel non sum dignus di dovere, quello glielo attribuiscono senza lesinare i salvati – sempre facile sputare sentenze, tutte di condanna, sui sommersi – ed il lettore o spettatore benpensante di turno. E magari ci sarà anche un profondo senso morale, nell’abbandono di Cancer; forse è la giusta punizione per il senso del dovere e della devozione alla causa venuti a mancare. O forse è anche un po’ di sacrosanta ripicca per l’ostinata sordità di questo disgraziato ai suoi silenzi. Perché similis cum similibus ed asinus asinum fricat – e non è che ci sia molto più fricat di contatto di anni ed anni, pelle a pelle. |
Entro in Efp, dopo mesi di latitanza. Una lontananza che va ad ondate, legata a impressioni, emozioni... Entro con l'atteggiamento annoiato di chi legge titoli e nomi con lo sguardo vitreo, privo d'interesse. Poi il tuo nome, il titolo, il personaggio. Ci hanno detto che le armature sono vive, ma non ci hanno mai spiegato come esse parlano. Forse attraverso le azioni o le sensazioni. Deathmask ha un dialogo intenso con la sua armatura, tanto da ricevere da lei un netto rifiuto, un "Non ti voglio più" quasi fosse un'amante capricciosa. Benritrovata e spero a presto. :* |