Cara Dorabella, ci hai regalato un altro prezioso tassello da unire al mosaico che, con tanta cura, stai componendo, addentrandoti nell’animo dei personaggi che ci presenti.
Dopo quanto accaduto nella piazzetta, Oscar è stata invitata, con non poca curiosità, dalla Marchesa di Merteuil, a casa sua per quella che pensava fosse solo una chiacchierata informale. Ma invece ecco entrare in azione la Marchesa la quale, con il suo parlare sottile e acuto, sta cercando in tutti i modi di mettere a suo agio il colonnello delle guardie reali, tentando di carpire quale possa essere un argomento che la tocchi particolarmente. Il suo è un lento lavoro di scavo, partendo molto alla lontana, per giungere a scoprire se Oscar possa avere o meno dei punti deboli, e quindi lavorare ai fianchi di quella donna, all’apparenza algida e distaccata, ma che, anche se non lo dà a vedere, non perde una sola parola della sua interlocutrice per comprendere dove voglia andare a parare. Secondo la Marchesa, lei ed Oscar hanno parecchio in comune, poiché sono donne che sono dovute emergere in un mondo di uomini, crearsi un loro posto nel mondo, acquisendo una libertà che difficilmente altre donne del loro tempo avrebbero potuto anche solo sperare di ottenere. Ma la libertà conquistata è stata, anche e soprattutto, frutto di sacrifici, prima imposti da altri e poi di uno strenuo impegno personale per mantenere la impagabile quota di “libertà d’azione”.
Conosciamo in questo frangente la storia e la vita della Marchesa, dalla sua uscita dal convento dove era stata educata al matrimonio con il Marchese di Merteuil, poi la vedovanza e il suo iniziare a padroneggiare quella quota di libertà che le consentiva una certa possibilità di agire. Aveva imparato ad osservare e incamerare quanto scopriva, ed è proprio in occasione di una delle sue osservazioni che aveva cominciato a guardare ad Oscar con interesse, forse comprendendo che anche lei fosse stata costretta a quella vita irreprensibile che conduceva chiusa in una armatura, dentro la quale però si nascondeva una donna della quale ammirava la condotta e l’autonomia che aveva raggiunto per poter sopravvivere in quel loro mondo fatto di velleità, falsità, invidie.
Ancora per Oscar non è perfettamente chiaro lo scopo di tutto quel racconto, fino a quando non viene citato il Visconte di Valmont, del quale la Marchesa narra, per sommi capi, la vicenda che la vede con lui coinvolta, arrivando alle famose lettere che il visconte aveva consegnato prima di morire e che stavano girando di mano in mano con tutti i particolari privati che contenevano e che Oscar non aveva fatto nulla per evitarne la diffusione nonostante la sua posizione glielo avrebbe concesso. Alla marchesa Oscar appare ancora profondamente ingenua, nonostante la frequentazione della reggia che avrebbe potuto cambiarne il carattere, e pertanto si sente quasi in dovere di mettere in guardia la donna che si cela sotto l’uniforme di non perdere troppo tempo a guardarsi intorno, ma vedere chi le sta a fianco, o meglio mezzo passo dietro di lei, sempre e comunque, arrivando così a guardarsi dentro, provando a dare le risposte giuste ai quesiti che le saranno sorti nella mente.
La marchesa ha una voce che pare venire dall’oltretomba, ma contemporaneamente è ipnotica, tanto da instillarsi nella mente della sua interlocutrice, quanto mai laconica e silenziosa, ma che sicuramente non ha perduto una sola parola di quella narrazione e forse l’ allusione che non accorgersi di essere amati sia un peccato persino peggiore che tradire, deve aver centrato l’obiettivo di farla riflettere.
Una maniera indiretta per far fare ad Oscar una presa di consapevolezza di se stessa e non solo, in questa quanto mai strana vacanza natalizia. Probabilmente la marchesa ha voluto dare un aiutino ad Oscar per ricompensarla della gentilezza che lei ha dimostrato nei suoi confronti. Ora speriamo che Oscar colga la palla al balzo e tutte le parole ascoltate non caschino nel vuoto. Dopotutto è quasi Natale e potrebbe concedersi e concedere un bel regalo.
Un capitolo veramente interessante che ha messo a confronto due donne diversissime tra loro, ma legate da un filo sottile che si definisce come “autonomia personale”, un bene prezioso che non può andare perduto, anche se per una delle due donne il futuro è disegnato nel suo presente, per la vita che, dovuta in maggior parte alla malattia che l’ha colpita, è costretta a portare avanti lontana dal mondo in cui è vissuta, mentre l’altra ha ancora tutta una vita davanti e che merita di essere vissuta al meglio e in pienezza sotto tutti gli aspetti, compreso quindi quello strettamente legato alla sfera privata.
Non posso che farti i miei complimenti più sentiti per la tua capacità di saper creare sempre l’atmosfera giusta nella quale calare i tuoi personaggi e farli interagire, con tutta quella vasta gamma di particolari che arricchiscono il mosaico che stai componendo.
Colgo l’occasione per uno scambio di Auguri di buone feste, nel caso non riuscissimo a sentirci prima, esteso ai lettori tutti. |