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Autore: tonksnape    21/10/2006    2 recensioni
Torna Danduly Street. Dalla parte di Fred Weasley e Ninphadora Tonks. Entrambi devono fare i conti con il dolore e la solitudine e poi con la ricerca di una famiglia e di qualcosa che va oltre la loro solidale amicizia. Il racconto inizia nel 2005 circa e termina nuovamente nel 2008. Non è necessario aver letto la storia precedente, con le vicende di Harry e Ron, per poter seguire questa. I personaggi sono di JKR, tranne qualche piccolo nuovo inserimento. Il resto è fantasia. Buona lettura. Ai fedelissimi di Danduly Street e a coloro che vorranno aggiungersi al viaggio.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Nimphadora, Tonks
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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3.   Una serata al pub per sole donne

 

Elephant Route – la stessa sera

“Ciao!” disse sorridente Ginny alla faccia di Tonks che spuntava dal camino di casa sua. “Sei rientrata ora?”

“Ah, ah. Ho visto il messaggio che hai mandato,” le sorrise. “Certo che vengo a pranzo con te! Quando?”

“Pensavo di chiamare anche Hermione… ok?”

“Sì!” Tonks appariva molto felice della proposta, molto rilassata. “Non sarebbe meglio a cena? Avremmo più tempo. Con Neville a Hogwarts per le lezioni e Oliver ad allenarsi anche voi non avete orario di rientro…”

“Anche tu?” chiese ironica Ginny, lanciandole un’occhiata.

La faccia di Tonks passò dall’ilarità, alla delusione, alla felicità. “Molly ha parlato?”

“Ha solo accennato in modo molto vago… mi è rimasta la curiosità e l’ho passata a Hermione.” Ginny la guardava ridendo. Poche parole permettevano alle due di capirsi bene, dopo lunghi anni di amicizia.

Tonks sorrise. “Non ho problemi, a questo punto della faccenda. Faccio ancora quello che voglio senza rendere conto a nessuno. Quando?”

“Giovedì, direi, se i tuoi turni di lavoro lo consentono…”

“Me li sistemo. Avvisa Hermione. Sarò a vostra disposizione… Ciao” E sparì.

Ginny inviò immediatamente la conferma all’amica. Una serata tra donne ci voleva in quel periodo… Chissà se Lucinda poteva unirsi.

 

Monillouby Place - sera

Tre giorni dopo si ritrovarono a cena vicino a casa di Lucinda e George. C’era un pub, molto carino, dove spesso andavano a pranzo o cena quasi tutti i componenti della famiglia Weasley. Per quella serata le quattro donne avevano preso un tavolo un po’ riservato, lontano dall’entrata che permetteva loro di chiacchierare liberamente, anche a voce alta. Il proprietario le conosceva e aveva detto chiaramente che quando fossero state pronte per ordinare potevano fargli un cenno e sarebbe arrivato qualcuno. Fino ad allora nessuno le avrebbe disturbate. Mentre l’uomo tornava dietro il bancone, Ginny, Hermione, Lucinda e Tonks presero posto.

Ginny, neosposa con ancora scatoloni da sistemare e un lavoro da inventare, tranne qualche ora di sostituzione al’Ospedale San Mungo come aiuto guaritrice, dove indossava sempre un camice, ne aveva approfittato per tirare fuori quei vestiti che non vedeva da dopo il matrimonio. Per la precisione da quando Neville passava la maggior parte del suo tempo ad Hogwarts dove lavorava come insegnante di Erbologia, anche se la cattedra non era ancora solo sua. Questo voleva dire passare da sola le serate da lunedì a giovedì e quindi ogni occasione per sfoggiare abiti attillati e scollati era benvenuta. Aveva trovato una vecchia gonna lunga fino alla caviglia, aderente che aveva comprato ancora quando stava con Harry e che le stava decisamente bene e sopra aveva messo una “cosa”, come la chiamava Neville, intimidito dalle sue scelte, che doveva essere una camicetta, ma che era composta da un unico pezzo di stoffa che girava attorno alla vita e si allacciava davanti con un gran fiocco, alla quale erano state aggiunte le maniche. Dato che non aveva più 20 anni (se lo ripeteva per convincersi che era cresciuta anche lei), sotto c’era un top dello stesso colore che le copriva il pancino, sempre parole del marito, che di solito glielo accarezzava pronto a procedere oltre ad un suo cenno.

Lucinda, uscita con gioia dalla prima maternità, non aveva recuperato del tutto il peso che aveva in precedenza, ma questo non interessava né lei né George. Adesso che potevano lasciare la bimba alla baby-sitter senza preoccuparsi di poppate e pianti disperati, avevano occasioni per uscire di casa, in coppia oppure con Fred. Quindi il guardaroba si era aggiornato e conteneva anche quei nuovi jeans luccicanti e fintamente tagliati e quella camicetta ricamata e scollata che lasciava vedere una generosa scollatura, che George definiva “sempre molto interessante”. Nell’ultimo periodo il lavoro di casalinga si era allargato e comprendeva, oltre a casa sua, anche la nuova casa di Fred, almeno fino a quando non avrebbe trovato un aiuto per sé e le figlie. In realtà Fred le lasciava ben poco da fare dentro casa. Preferiva sapere che stava con le figlie a giocare piuttosto che saperla impegnata a pulire o rifarei letti. Il legame fortissimo tra suo marito e suo cognato l’aveva coinvolta e non riusciva più ad immaginarsi senza la presenza molto discreta di Fred nella loro vita. Ora più che mai.

Hermione viveva ancora con difficoltà la propria femminilità. Si sentiva bene con quei completi giacca e pantalone che indossava quasi ogni giorno nel suo lavoro di giornalista e che per la serata era diventato un completo giacca e gonna. Aderenti ma molto coprenti. Oliver ci provava ogni volta a convincerla a comprare qualcosa di trasparente o di quasi inesistente, ma non c’era mai riuscito. Aveva avuto più successo Ron, durante la loro intensa relazione durata qualche anno, con il quale usciva anche indossando camicette trasparenti o addirittura minigonne (e mai insieme). Ma dopo la loro rottura, voluta da entrambi, aveva preferito un guardaroba più contenuto nel quale si sentiva più sicura. Quando faceva acquisti con Ginny provava anche qualche capo un po’ più scollato, ma alla fine ci rinunciava. Forse anche perché Oliver non era mai stato molto disponibile ai complimenti e alle battute. Con Ron almeno aveva avuto più soddisfazione. Era giunta alla conclusione che ad Oliver piaceva il suo corpo e adorava il suo cervello, mentre Ron aveva adorato il suo corpo e fraternamente apprezzato il suo cervello. Per praticità era inutile sprecare tempo e soldi per qualcosa che non serviva.

Tonks era radiosa. Palestra, allentamenti, turni di sorveglianza la costringevano ad un fisico asciutto e scattante che poco aveva a che fare con femminilità e sex-appeal, ma le permetteva “cosine” attillate (per riprendere le parole di Neville) e pratiche. Per l’occasione pantaloni lunghi che delineavano le cosce e si aprivano sulle gambe e camicetta piena di pizzi sulla scollatura e sulle maniche. Gli occhi erano nuovamente luminosi. Fred non lo aveva notato durante il loro ultimo incontro e gli altri maschi Weasley non dimostravano molta curiosità, tranne forse Ron e Percy che guardavano sempre con attenzione le donne. Invece Molly l’aveva sottolineato immediatamente quando era passata da lei una settimana prima. Aveva visto il volto disteso e sorridente. Dalla morte di Remus era sempre più difficile poterla vedere così radiosa. Quella strana relazione che stava mettendo in piedi con un suo collega di una ditta di sorveglianza privata le stava a pennello. Senza alcuno scopo se non stare insieme per qualche ora, senza discussioni di sentimenti e di emozioni. Senza pensare di dover sostituire Remus. Non era sostituibile. Era il suo unico immenso amore. Morto durante il periodo di guerra con Voldemort, morto perché era un incosciente, morto perché… forse perché era più importante quella guerra dell’amore per lei. Questo pensiero aveva cominciato a serpeggiarle dentro da pochi mesi e ancora non aveva avuto il coraggio di parlarne con Molly o con Arthur. Se lo teneva chiuso in un piccolo spazio del suo cervello e controllava che non uscisse troppo spesso a disturbare il resto della sua vita.

Ma adesso erano lì per parlare di uomini. Non necessariamente di quelli che avevano spostato.

“Allora, Tonks,” iniziò Hermione con piglio direttivo, appoggiano i gomiti sul tavolo e la faccia tra le mani, “cominciamo dalle cose fondamentali. Nome, età, fisico, stipendio, letto, idee per il futuro.”

Lucinda e Ginny sorrisero, si misero comode sulla sedia e guardarono l’amica, in attesa.

Tonks alzò un sopracciglio con finta sorpresa, poi accavallò le gambe e decise di stare al gioco… era divertente la cosa.

“Elias, 34, fisico da palestra, come Ron, stipendio normale, letto in ferro battuto, idee scarse sul futuro. Nessuna idea tranne cosa fare domani.”

“Ti prego, non farmi pensare a te che vai a letto con qualcuno di simile ai miei fratelli!” buttò fuori Ginny con una smorfia.

Hermione e Lucinda spalancarono gli occhi guardandola sorprese e Tonks le indicò con le mani, con identica espressione.

“È diverso. Loro li hanno voluti e sposati o quasi, tu trovi altro paragonandolo a Ron! Almeno pensa a … Harry, piuttosto, non mi metti in difficoltà.” Ginny aveva il tono incredulo. “Ma Ron… per me è come fare il confronto con Neville. Non cambierei mai! Voglio dire… è Ron!” spiegò con il tono di chi dice una cosa ovvia.

Hermione si sentiva pronta a difendere l’amico, ma per lealtà verso il marito rimase zitta. Lucinda, che vedeva Ron come molto simile al marito, sia fisicamente sia come carattere, non era molto d’accordo, ma preferì rimanerne fuori.

Tonks invece andò dritta al punto. Aveva comunque 8 anni più dell’amica e maggiore esperienza.

“D’accordo che per te Ron è come il fratellino piccolo, ma guarda le cose in modo oggettivo. Fisicamente è o non è attraente tuo fratello?”

Ginny rimase in silenzio, un po’ sconcertata dall’osservazione. Effettivamente anni di allenamento e di lavoro come Auror avevano riempito il suo fisico lungo e mingherlino. La faccia, il naso lungo, le lentiggini, la tendenza ad arrossire c’erano ancora tutte, ma il fisico era davvero ben fatto.

“Beh… in effetti,” ammise quasi del tutto convinta. “È un bel guardare, il fratellino.”

“Hai sei fratelli niente male, Ginny. Lasciatelo dire,” disse convinta Tonks. “Chi li prende è fortunata. Io li vedo dall’esterno e ti posso assicurare che tutti insieme sono un gran bello spettacolo. Anche Bill nonostante gli effetti del passaggio di Greyback. E la loro bellezza non si ferma all’esterno.”

Ginny la guardò, cominciando a capire il punto di vista dell’amica. “Allora provaci con Ron!” le disse ridendo. “O con Percy. Sono gli unici rimasti.”

Tonks rise. “Troppo piccolo e troppo inflessibile. Nooo!” le rispose con una smorfia.

“Ritornando all’argomento principale della serata,” riprese Hermione, mentre le risate scemavano “il letto in ferro battuto è una bella scelta, lo trovo molto romantico, ma poi come viene usato?” chiese senza alcun cenno di timidezza.

“Oh, bene, bene.” Tonks sorrise al ricordo. Le altre tre sorrisero di riflesso. Erano tutte molto riservate e il discorse sarebbe finito lì. Ma qualche accenno e qualche battuta sarebbe uscito nuovamente nella serata.

“E c’è un futuro?” chiese Lucinda.

Era l’ultima entrata nel gruppo delle donne Weasley, con Angelina. Hermione era della famiglia già dai tempi di Hogwarts, indipendentemente dalla relazione con Ron. Le mogli di Bill e Charlie erano più distanti per età ed interessi, ma loro cinque si ritrovavano spesso a condividere problemi e vita quotidiana. Angelina aveva lasciato un gran vuoto anche tra di loro. Era stata molto simile a Ginny per intraprendenza e forza. Sembrava che a volte fosse lei a trainare Fred nella coppia, anche se sapevano che erano molto uniti, equilibrati e condividevano ogni scelta. Angelina aveva portato Lucinda con sé già da quando erano fidanzate con i gemelli e Lucida aveva trovato un suo posto nella famiglia, senza che nessuno invadesse il suo spazio personale. Senza Angelina si sentiva un po’ persa, le mancava una persona con cui condividere la vita di ogni giorno. Aveva perso una grande amica.

“Futuro… mah, se per futuro intendi cosa facciamo domani o il fine settimana sì, ma non oltre. Non mi interessa,” disse Tonks convinta.

“Tonks, non sarebbe il momento di cominciare a pensarci?” le chiese dolce Hermione.

“No. Non ancora.” Accettarono semplicemente la risposta.

Ginny ricordava ancora Tonks e Remus quando erano fidanzati, durante i suoi due ultimi anni di Hogwarts e la guerra con Voldemort. Harry e lei erano ancora insieme e quella coppia così strana era per loro un riferimento. Si estraniavano dal resto del gruppo per starsene soli, si guardavano negli occhi senza parlare per interi minuti, sparivano insieme per ore, litigavano ogni volta che parlavano della loro relazione e del loro futuro. Poi erano cambiati tutti, a causa della guerra oppure solo perché erano cresciuti. Ginny aveva cominciato a notare quanto Remus fosse legato al ricordo di James, Lily e Sirius e quanto la loro morte lo avesse privato di una gran parte del suo futuro, che la relazione con Tonks non riusciva a ridargli. Aveva visto Tonks accettare forzatamente la cosa, tentare di toglierlo dai pericoli e dalle battaglie, evitare che si mettesse in situazioni troppo pericolose fino al momento dello scontro con un altro Animago che lo aveva portato alla morte. E Tonks aveva sofferto moltissimo per quella perdita, aveva pianto tra le braccia di Molly e Arthur, aveva gridato il suo dolore, si era colpevolizzata di averlo lasciato solo a morire. Poi piano piano aveva risalito la china e adesso era lì, a sorridere di nuovo. Pensare al domani le sembrava già una grande vittoria.

In quel momento di silenzio Hermione fece cenno al cameriere che raccolse le ordinazioni e poi la conversazione riprese, leggera e divertita, fino a notte.

Parlarono di mariti e figli, di lavoro e di tempo libero, di case e di arredamento, di uomini e di donne, di ricordi e di vita fino a discutere della situazione di Ron ed Harry che ancora non volevano parlare tra di loro.

“Mi fate un riassunto della situazione?” chiese Lucinda. “Ho sempre sentito pezzi di storia, ma non cosa sia successo.”

“Beh,” iniziò Hermione, che aveva ancora il legame più forte con entrambi, “Harry ha scelto di lasciare gli Auror. Secondo lui il loro ruolo, per il Ministero della Magia, diventava sempre più di facciata e perdevano invece tutti i compiti di protezione e sicurezza che potevano avere. È vero che dalla fine della guerra non è più necessario un sistema di sicurezza così ampio e potente, ma Harry pensa, a ragione secondo me, che la sconfitta di Voldemort non significhi la sconfitta di tutti i suoi seguaci o delle sue idee. Né la fine della delinquenza comune o dei problemi di sicurezza. E così ha preferito lasciare. E agire dall’interno come Ministro della Guerra. Ma ha fatto tutto senza parlarne con Ron e Ron lo ha sentito come un rifiuto nei suoi confronti. Hanno sempre condiviso tutto da quando avevano 11 anni e questo Harry non ha voluto condividerlo con lui. Ma nessuno ha capito perché. E così secondo Ron l’amicizia si è rotta. E anche di questo Harry non sa perché. Ma la cosa folle è che hanno fatto tutto senza mai parlarne tra loro. Hanno deciso e hanno fatto. Hanno la stessa idea e non vogliono discuterne. Ron la pensa esattamente come Harry sugli Auror solo che preferisce pensare di usare la sua esperienza per il benessere della gente in altro modo, non proprio andandosene. Non vogliono parlarsi. Sono dei bambinoni, davvero. Ho urlato ad entrambi la mia idea.” Hermione aveva una espressione triste e un tono arrabbiato. Sembrava pronta a prenderli a schiaffi.

“Mio fratello è stupido e Harry rasenta la depressione, questa è la situazione. E nessuno dei due fa un passo per cercare una soluzione,” disse con convinzione Ginny. “Secondo me Harry non sta neppure molto bene. È spesso da solo, parla poco, sembra chiuso a riccio. Non parla neppure con me e Neville.”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Io prendo posizione con Ron,” affermò Tonks. “E non perché penso sia più intrigante di Harry,” disse con un sorriso a Ginny che apprezzò la battuta e rise apertamente. “Credo che Harry abbia ragione nella sua valutazione della situazione degli Auror. Pienamente ragione. Rischiamo di diventare delle marionette da esposizione per le parate senza avere davvero un ruolo chiaro di sostegno al Ministero, ma lasciare così non ha senso. E dall’interno non farà nulla. Non glielo permetteranno, secondo me. Meglio cercare di utilizzare al meglio le proprie abilità per fare altro, bene e per gli altri.”

“Chi lo dice ad Harry?” domandò con tono retorico Hermione. “Credo non ascolterebbe neppure se stesso allo specchio.”

“No, se stesso no,” concordò Ginny. “Lo vedo davvero male, Hermione. Dobbiamo fare qualcosa.” E guardò l’amica sconsolata.

“Piano d’azione comune, Ginny. Lavoriamo ai fianchi. Li invitiamo a cena, parliamo, ascoltiamo e li facciamo ragionare. Come sempre abbiamo fatto, naturalmente.” Mentre lo diceva Hermione si convinceva della sua stessa proposta. A Ginny si illuminarono gli occhi.

“Neville ci aiuterà. Lo ascoltano sempre quando parla pacatamente come sa fare lui. Sono solo io che mi esaspero!” ammise con una smorfia.

“E tanto per rimettere a posto anche il resto della famiglia come vedete Fred?” chiese Tonks.

“Perché?” si incuriosì Lucinda.

“Qualche giorno fa sono passata nella nuova casa, per vedere come andavano le cose e l’ho trovato parecchio in difficoltà.” Le altre tre donne la guardarono sorprese.

“Fred dice sempre che va tutto abbastanza bene…” disse Ginny.

“Oh, forse perché per lui abbastanza bene vuol dire che riesce ad affrontare tre disastri alla volta senza uscire di testa. Stava facendo il bagno a Reggie, Maggie era in piena crisi di pianto per la mancanza della mamma, Reggie poi era sul punto di piangere anche lei ed era ancora da vestire. Io sono arrivata a questo punto e ho finito con Reggie e poi è arrivato Ron con la notizia di Harry. Fred mi ha detto almeno due volte che non ce la faceva più.” Tonks era ancora preoccupata per la tensione che aveva visto in Fred e forse anche perché non gli aveva più parlato da quella mattina.

“Ma in realtà ha le cose sotto controllo, sai?” la tranquillizzò Lucinda. “Voglio dire che si organizza molto bene nella giornata e riesce a stare molto tempo con le figlie sacrificando un po’ il lavoro.”

“Ci siete tu e George con lui. E siete una sicurezza per lui,” sottolineò Tonks.

“Sì, certamente. E non abbiamo intenzione di lasciarlo. Credo siano le situazioni impreviste che lo preoccupano. Cioè… quando lui ha organizzato le cose poi non ha problemi ha gestire le emergenze come una delle bimbe con la febbre o il dolore di Maggie, ma quando non riesce a sistemare la situazione si sente un incapace. Come George. Vogliono avere tutto sotto controllo. È per quello credo che riuscivano così bene nel fare scherzi ad Hogwarts. Sapevano il chi, il come, il quando di ogni cosa. E Fred vorrebbe questo anche per casa sua.”

“Ma cosa manca alla sua organizzazione? Non chiede mai niente…” disse Ginny. “Se mi offro per tenere le bambine so che gli faccio piacere, ma non so mai quando è meglio farlo. Mi sembra che tutti ci muoviamo, ma in modo scoordinato.”

“Credo ci sia il problema del pomeriggio. Quando le bimbe sono tutte a casa. Io le terrei con me, ma Fred vorrebbe, ed ha ragione, che passassero il tempo a casa loro, per farsi le loro abitudini, per crearsi i loro spazi. Ma diventa difficile farlo con tutte e tre.”

“È un orgoglioso. Perché non chiede?” sbottò Tonks. “Io posso farmi gli orari che voglio per le ronde. Posso avere liberi parecchi pomeriggi alla settimana. E mi piace stare con le ragazze. E so cosa vuol dire trovarsi da soli a vivere la vita che facevi in due.”

“Diglielo tu,” propose Lucinda, cercando di non essere troppo pressante. “Ne avrebbe bisogno Tonks, davvero. Ma hai ragione, non chiede. Oppure lo fa pochissimo.”

“Ma che stupido…!” lasciò scappare Tonks.

“Detto da chi non ha accettato l’aiuto di nessuno per mesi…” disse piano Ginny.

“Appunto!” ammise Tonks. “Adesso che sono passati anni ti posso dire che è stupido!” le spiegò decisa.

“Ah… autocritica, allora…” la canzonò.

Tonks pronunciò, senza voce, un gentile insulto. Ma si sentì capita fino in fondo da quella ragazzina così dolce e determinata. E lo sguardo sorridente di Hermione e di Lucinda, senza commenti o giudizi, la portarono a fare un sospiro di soddisfazione.

“Adesso devo solo convincere Fred che sono abbastanza organizzata e fidata da occuparmi di una bambina di pochi mesi e di una di tre anni,” sospirò di nuovo, ma con rassegnazione. “Non ci crederà mai… e non so se ci credo neppure io… Meglio che gli dica che intendo provarci e vedere come va, prima di impegnarmi troppo.”

“Beh,” disse in tono rassicurante Lucinda, “nessun genitore o familiare è preparato se prima non prova e si fa aiutare. Sei nella stessa situazione di tutti noi.”

“Sì, Lucinda, ma sono io,” e Tonks indicò se stessa. “Quella che rompe o fa cadere ogni oggetto con il quale entra in contatto. Oh, Merlino, vedo già il latte caldo che corre per la cucina e Maggie che ride guardando i miei capelli bruciati perché ho scaldato troppo il biberon!”

Cominciarono a ridere tutte e quattro senza ritegno, fino alle lacrime.

“In effetti,” confermò Ginny quando riuscì a parlare, “neppure a Ron è mai riuscito tanto!”

 

  
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