3.
Una serata al pub per sole
donne
Elephant Route – la
stessa sera
“Ciao!” disse
sorridente Ginny alla faccia di Tonks che spuntava dal camino di casa sua. “Sei
rientrata ora?”
“Ah, ah. Ho visto il
messaggio che hai mandato,” le sorrise. “Certo che vengo a pranzo con te!
Quando?”
“Pensavo di chiamare
anche Hermione… ok?”
“Sì!” Tonks appariva
molto felice della proposta, molto rilassata. “Non sarebbe meglio a cena?
Avremmo più tempo. Con Neville a Hogwarts per le lezioni e Oliver ad allenarsi
anche voi non avete orario di rientro…”
“Anche tu?” chiese
ironica Ginny, lanciandole un’occhiata.
La faccia di Tonks
passò dall’ilarità, alla delusione, alla felicità. “Molly ha
parlato?”
“Ha solo accennato in
modo molto vago… mi è rimasta la curiosità e l’ho passata a Hermione.” Ginny la
guardava ridendo. Poche parole permettevano alle due di capirsi bene, dopo
lunghi anni di amicizia.
Tonks sorrise. “Non
ho problemi, a questo punto della faccenda. Faccio ancora quello che voglio
senza rendere conto a nessuno. Quando?”
“Giovedì, direi, se i
tuoi turni di lavoro lo consentono…”
“Me li sistemo.
Avvisa Hermione. Sarò a vostra disposizione… Ciao” E
sparì.
Ginny inviò
immediatamente la conferma all’amica. Una serata tra donne ci voleva in quel
periodo… Chissà se Lucinda poteva unirsi.
Monillouby Place -
sera
Tre giorni dopo si
ritrovarono a cena vicino a casa di Lucinda e George. C’era un pub, molto
carino, dove spesso andavano a pranzo o cena quasi tutti i componenti della
famiglia Weasley. Per quella serata le quattro donne avevano preso un tavolo un
po’ riservato, lontano dall’entrata che permetteva loro di chiacchierare
liberamente, anche a voce alta. Il proprietario le conosceva e aveva detto
chiaramente che quando fossero state pronte per ordinare potevano fargli un
cenno e sarebbe arrivato qualcuno. Fino ad allora nessuno le avrebbe disturbate.
Mentre l’uomo tornava dietro il bancone, Ginny, Hermione, Lucinda e Tonks
presero posto.
Ginny, neosposa con
ancora scatoloni da sistemare e un lavoro da inventare, tranne qualche ora di
sostituzione al’Ospedale San Mungo come aiuto guaritrice, dove indossava sempre
un camice, ne aveva approfittato per tirare fuori quei vestiti che non vedeva da
dopo il matrimonio. Per la precisione da quando Neville passava la maggior parte
del suo tempo ad Hogwarts dove lavorava come insegnante di Erbologia, anche se
la cattedra non era ancora solo sua. Questo voleva dire passare da sola le
serate da lunedì a giovedì e quindi ogni occasione per sfoggiare abiti attillati
e scollati era benvenuta. Aveva trovato una vecchia gonna lunga fino alla
caviglia, aderente che aveva comprato ancora quando stava con Harry e che le
stava decisamente bene e sopra aveva messo una “cosa”, come la chiamava Neville,
intimidito dalle sue scelte, che doveva essere una camicetta, ma che era
composta da un unico pezzo di stoffa che girava attorno alla vita e si
allacciava davanti con un gran fiocco, alla quale erano state aggiunte le
maniche. Dato che non aveva più 20 anni (se lo ripeteva per convincersi che era
cresciuta anche lei), sotto c’era un top dello stesso colore che le copriva il
pancino, sempre parole del marito, che di solito glielo accarezzava pronto a
procedere oltre ad un suo cenno.
Lucinda, uscita con
gioia dalla prima maternità, non aveva recuperato del tutto il peso che aveva in
precedenza, ma questo non interessava né lei né George. Adesso che potevano
lasciare la bimba alla baby-sitter senza preoccuparsi di poppate e pianti
disperati, avevano occasioni per uscire di casa, in coppia oppure con Fred.
Quindi il guardaroba si era aggiornato e conteneva anche quei nuovi jeans
luccicanti e fintamente tagliati e quella camicetta ricamata e scollata che
lasciava vedere una generosa scollatura, che George definiva “sempre molto
interessante”. Nell’ultimo periodo il lavoro di casalinga si era allargato e
comprendeva, oltre a casa sua, anche la nuova casa di Fred, almeno fino a quando
non avrebbe trovato un aiuto per sé e le figlie. In realtà Fred le lasciava ben
poco da fare dentro casa. Preferiva sapere che stava con le figlie a giocare
piuttosto che saperla impegnata a pulire o rifarei letti. Il legame fortissimo
tra suo marito e suo cognato l’aveva coinvolta e non riusciva più ad immaginarsi
senza la presenza molto discreta di Fred nella loro vita. Ora più che
mai.
Hermione viveva
ancora con difficoltà la propria femminilità. Si sentiva bene con quei completi
giacca e pantalone che indossava quasi ogni giorno nel suo lavoro di giornalista
e che per la serata era diventato un completo giacca e gonna. Aderenti ma molto
coprenti. Oliver ci provava ogni volta a convincerla a comprare qualcosa di
trasparente o di quasi inesistente, ma non c’era mai riuscito. Aveva avuto più
successo Ron, durante la loro intensa relazione durata qualche anno, con il
quale usciva anche indossando camicette trasparenti o addirittura minigonne (e
mai insieme). Ma dopo la loro rottura, voluta da entrambi, aveva preferito un
guardaroba più contenuto nel quale si sentiva più sicura. Quando faceva acquisti
con Ginny provava anche qualche capo un po’ più scollato, ma alla fine ci
rinunciava. Forse anche perché Oliver non era mai stato molto disponibile ai
complimenti e alle battute. Con Ron almeno aveva avuto più soddisfazione. Era
giunta alla conclusione che ad Oliver piaceva il suo corpo e adorava il suo
cervello, mentre Ron aveva adorato il suo corpo e fraternamente apprezzato il
suo cervello. Per praticità era inutile sprecare tempo e soldi per qualcosa che
non serviva.
Tonks era radiosa.
Palestra, allentamenti, turni di sorveglianza la costringevano ad un fisico
asciutto e scattante che poco aveva a che fare con femminilità e sex-appeal, ma
le permetteva “cosine” attillate (per riprendere le parole di Neville) e
pratiche. Per l’occasione pantaloni lunghi che delineavano le cosce e si
aprivano sulle gambe e camicetta piena di pizzi sulla scollatura e sulle
maniche. Gli occhi erano nuovamente luminosi. Fred non lo aveva notato durante
il loro ultimo incontro e gli altri maschi Weasley non dimostravano molta
curiosità, tranne forse Ron e Percy che guardavano sempre con attenzione le
donne. Invece Molly l’aveva sottolineato immediatamente quando era passata da
lei una settimana prima. Aveva visto il volto disteso e sorridente. Dalla morte
di Remus era sempre più difficile poterla vedere così radiosa. Quella strana
relazione che stava mettendo in piedi con un suo collega di una ditta di
sorveglianza privata le stava a pennello. Senza alcuno scopo se non stare
insieme per qualche ora, senza discussioni di sentimenti e di emozioni. Senza
pensare di dover sostituire Remus. Non era sostituibile. Era il suo unico
immenso amore. Morto durante il periodo di guerra con Voldemort, morto perché
era un incosciente, morto perché… forse perché era più importante quella guerra
dell’amore per lei. Questo pensiero aveva cominciato a serpeggiarle dentro da
pochi mesi e ancora non aveva avuto il coraggio di parlarne con Molly o con
Arthur. Se lo teneva chiuso in un piccolo spazio del suo cervello e controllava
che non uscisse troppo spesso a disturbare il resto della sua
vita.
Ma adesso erano lì
per parlare di uomini. Non necessariamente di quelli che avevano
spostato.
“Allora, Tonks,”
iniziò Hermione con piglio direttivo, appoggiano i gomiti sul tavolo e la faccia
tra le mani, “cominciamo dalle cose fondamentali. Nome, età, fisico, stipendio,
letto, idee per il futuro.”
Lucinda e Ginny
sorrisero, si misero comode sulla sedia e guardarono l’amica, in
attesa.
Tonks alzò un
sopracciglio con finta sorpresa, poi accavallò le gambe e decise di stare al
gioco… era divertente la cosa.
“Elias, 34, fisico da
palestra, come Ron, stipendio normale, letto in ferro battuto, idee scarse sul
futuro. Nessuna idea tranne cosa fare domani.”
“Ti prego, non farmi
pensare a te che vai a letto con qualcuno di simile ai miei fratelli!” buttò
fuori Ginny con una smorfia.
Hermione e Lucinda
spalancarono gli occhi guardandola sorprese e Tonks le indicò con le mani, con
identica espressione.
“È diverso. Loro li
hanno voluti e sposati o quasi, tu trovi altro paragonandolo a Ron! Almeno pensa
a … Harry, piuttosto, non mi metti in difficoltà.” Ginny aveva il tono
incredulo. “Ma Ron… per me è come fare il confronto con Neville. Non cambierei
mai! Voglio dire… è Ron!” spiegò con il tono di chi dice una cosa
ovvia.
Hermione si sentiva
pronta a difendere l’amico, ma per lealtà verso il marito rimase zitta. Lucinda,
che vedeva Ron come molto simile al marito, sia fisicamente sia come carattere,
non era molto d’accordo, ma preferì rimanerne fuori.
Tonks invece andò
dritta al punto. Aveva comunque 8 anni più dell’amica e maggiore
esperienza.
“D’accordo che per te
Ron è come il fratellino piccolo, ma guarda le cose in modo oggettivo.
Fisicamente è o non è attraente tuo fratello?”
Ginny rimase in
silenzio, un po’ sconcertata dall’osservazione. Effettivamente anni di
allenamento e di lavoro come Auror avevano riempito il suo fisico lungo e
mingherlino. La faccia, il naso lungo, le lentiggini, la tendenza ad arrossire
c’erano ancora tutte, ma il fisico era davvero ben fatto.
“Beh… in effetti,”
ammise quasi del tutto convinta. “È un bel guardare, il
fratellino.”
“Hai sei fratelli
niente male, Ginny. Lasciatelo dire,” disse convinta Tonks. “Chi li prende è
fortunata. Io li vedo dall’esterno e ti posso assicurare che tutti insieme sono
un gran bello spettacolo. Anche Bill nonostante gli effetti del passaggio di
Greyback. E la loro bellezza non si ferma
all’esterno.”
Ginny la guardò,
cominciando a capire il punto di vista dell’amica. “Allora provaci con Ron!” le
disse ridendo. “O con Percy. Sono gli unici rimasti.”
Tonks rise. “Troppo
piccolo e troppo inflessibile. Nooo!” le rispose con una
smorfia.
“Ritornando
all’argomento principale della serata,” riprese Hermione, mentre le risate
scemavano “il letto in ferro battuto è una bella scelta, lo trovo molto
romantico, ma poi come viene usato?” chiese senza alcun cenno di
timidezza.
“Oh, bene, bene.”
Tonks sorrise al ricordo. Le altre tre sorrisero di riflesso. Erano tutte molto
riservate e il discorse sarebbe finito lì. Ma qualche accenno e qualche battuta
sarebbe uscito nuovamente nella serata.
“E c’è un futuro?”
chiese Lucinda.
Era l’ultima entrata
nel gruppo delle donne Weasley, con Angelina. Hermione era della famiglia già
dai tempi di Hogwarts, indipendentemente dalla relazione con Ron. Le mogli di
Bill e Charlie erano più distanti per età ed interessi, ma loro cinque si
ritrovavano spesso a condividere problemi e vita quotidiana. Angelina aveva
lasciato un gran vuoto anche tra di loro. Era stata molto simile a Ginny per
intraprendenza e forza. Sembrava che a volte fosse lei a trainare Fred nella
coppia, anche se sapevano che erano molto uniti, equilibrati e condividevano
ogni scelta. Angelina aveva portato Lucinda con sé già da quando erano fidanzate
con i gemelli e Lucida aveva trovato un suo posto nella famiglia, senza che
nessuno invadesse il suo spazio personale. Senza Angelina si sentiva un po’
persa, le mancava una persona con cui condividere la vita di ogni giorno. Aveva
perso una grande amica.
“Futuro… mah, se per
futuro intendi cosa facciamo domani o il fine settimana sì, ma non oltre. Non mi
interessa,” disse Tonks convinta.
“Tonks, non sarebbe
il momento di cominciare a pensarci?” le chiese dolce
Hermione.
“No. Non ancora.”
Accettarono semplicemente la risposta.
Ginny ricordava
ancora Tonks e Remus quando erano fidanzati, durante i suoi due ultimi anni di
Hogwarts e la guerra con Voldemort. Harry e lei erano ancora insieme e quella
coppia così strana era per loro un riferimento. Si estraniavano dal resto del
gruppo per starsene soli, si guardavano negli occhi senza parlare per interi
minuti, sparivano insieme per ore, litigavano ogni volta che parlavano della
loro relazione e del loro futuro. Poi erano cambiati tutti, a causa della guerra
oppure solo perché erano cresciuti. Ginny aveva cominciato a notare quanto Remus
fosse legato al ricordo di James, Lily e Sirius e quanto la loro morte lo avesse
privato di una gran parte del suo futuro, che la relazione con Tonks non
riusciva a ridargli. Aveva visto Tonks accettare forzatamente la cosa, tentare
di toglierlo dai pericoli e dalle battaglie, evitare che si mettesse in
situazioni troppo pericolose fino al momento dello scontro con un altro Animago
che lo aveva portato alla morte. E Tonks aveva sofferto moltissimo per quella
perdita, aveva pianto tra le braccia di Molly e Arthur, aveva gridato il suo
dolore, si era colpevolizzata di averlo lasciato solo a morire. Poi piano piano
aveva risalito la china e adesso era lì, a sorridere di nuovo. Pensare al domani
le sembrava già una grande vittoria.
In quel momento di
silenzio Hermione fece cenno al cameriere che raccolse le ordinazioni e poi la
conversazione riprese, leggera e divertita, fino a notte.
Parlarono di mariti e
figli, di lavoro e di tempo libero, di case e di arredamento, di uomini e di
donne, di ricordi e di vita fino a discutere della situazione di Ron ed Harry
che ancora non volevano parlare tra di loro.
“Mi fate un riassunto
della situazione?” chiese Lucinda. “Ho sempre sentito pezzi di storia, ma non
cosa sia successo.”
“Beh,” iniziò
Hermione, che aveva ancora il legame più forte con entrambi, “Harry ha scelto di
lasciare gli Auror. Secondo lui il loro ruolo, per il Ministero della Magia,
diventava sempre più di facciata e perdevano invece tutti i compiti di
protezione e sicurezza che potevano avere. È vero che dalla fine della guerra
non è più necessario un sistema di sicurezza così ampio e potente, ma Harry
pensa, a ragione secondo me, che la sconfitta di Voldemort non significhi la
sconfitta di tutti i suoi seguaci o delle sue idee. Né la fine della delinquenza
comune o dei problemi di sicurezza. E così ha preferito lasciare. E agire
dall’interno come Ministro della Guerra. Ma ha fatto tutto senza parlarne con
Ron e Ron lo ha sentito come un rifiuto nei suoi confronti. Hanno sempre
condiviso tutto da quando avevano 11 anni e questo Harry non ha voluto
condividerlo con lui. Ma nessuno ha capito perché. E così secondo Ron l’amicizia
si è rotta. E anche di questo Harry non sa perché. Ma la cosa folle è che hanno
fatto tutto senza mai parlarne tra loro. Hanno deciso e hanno fatto. Hanno la
stessa idea e non vogliono discuterne. Ron la pensa esattamente come Harry sugli
Auror solo che preferisce pensare di usare la sua esperienza per il benessere
della gente in altro modo, non proprio andandosene. Non vogliono parlarsi. Sono
dei bambinoni, davvero. Ho urlato ad entrambi la mia idea.” Hermione aveva una
espressione triste e un tono arrabbiato. Sembrava pronta a prenderli a
schiaffi.
“Mio fratello è
stupido e Harry rasenta la depressione, questa è la situazione. E nessuno dei
due fa un passo per cercare una soluzione,” disse con convinzione Ginny.
“Secondo me Harry non sta neppure molto bene. È spesso da solo, parla poco,
sembra chiuso a riccio. Non parla neppure con me e
Neville.”
Ci fu un attimo di
silenzio.
“Io prendo posizione
con Ron,” affermò Tonks. “E non perché penso sia più intrigante di Harry,” disse
con un sorriso a Ginny che apprezzò la battuta e rise apertamente. “Credo che
Harry abbia ragione nella sua valutazione della situazione degli Auror.
Pienamente ragione. Rischiamo di diventare delle marionette da esposizione per
le parate senza avere davvero un ruolo chiaro di sostegno al Ministero, ma
lasciare così non ha senso. E dall’interno non farà nulla. Non glielo
permetteranno, secondo me. Meglio cercare di utilizzare al meglio le proprie
abilità per fare altro, bene e per gli altri.”
“Chi lo dice ad
Harry?” domandò con tono retorico Hermione. “Credo non ascolterebbe neppure se
stesso allo specchio.”
“No, se stesso no,”
concordò Ginny. “Lo vedo davvero male, Hermione. Dobbiamo fare qualcosa.” E
guardò l’amica sconsolata.
“Piano d’azione
comune, Ginny. Lavoriamo ai fianchi. Li invitiamo a cena, parliamo, ascoltiamo e
li facciamo ragionare. Come sempre abbiamo fatto, naturalmente.” Mentre lo
diceva Hermione si convinceva della sua stessa proposta. A Ginny si illuminarono
gli occhi.
“Neville ci aiuterà.
Lo ascoltano sempre quando parla pacatamente come sa fare lui. Sono solo io che
mi esaspero!” ammise con una smorfia.
“E tanto per
rimettere a posto anche il resto della famiglia come vedete Fred?” chiese
Tonks.
“Perché?” si
incuriosì Lucinda.
“Qualche giorno fa
sono passata nella nuova casa, per vedere come andavano le cose e l’ho trovato
parecchio in difficoltà.” Le altre tre donne la guardarono
sorprese.
“Fred dice sempre che
va tutto abbastanza bene…” disse Ginny.
“Oh, forse perché per
lui abbastanza bene vuol dire che riesce ad affrontare tre disastri alla volta
senza uscire di testa. Stava facendo il bagno a Reggie, Maggie era in piena
crisi di pianto per la mancanza della mamma, Reggie poi era sul punto di
piangere anche lei ed era ancora da vestire. Io sono arrivata a questo punto e
ho finito con Reggie e poi è arrivato Ron con la notizia di Harry. Fred mi ha
detto almeno due volte che non ce la faceva più.” Tonks era ancora preoccupata
per la tensione che aveva visto in Fred e forse anche perché non gli aveva più
parlato da quella mattina.
“Ma in realtà ha le
cose sotto controllo, sai?” la tranquillizzò Lucinda. “Voglio dire che si
organizza molto bene nella giornata e riesce a stare molto tempo con le figlie
sacrificando un po’ il lavoro.”
“Ci siete tu e George
con lui. E siete una sicurezza per lui,” sottolineò Tonks.
“Sì, certamente. E
non abbiamo intenzione di lasciarlo. Credo siano le situazioni impreviste che lo
preoccupano. Cioè… quando lui ha organizzato le cose poi non ha problemi ha
gestire le emergenze come una delle bimbe con la febbre o il dolore di Maggie,
ma quando non riesce a sistemare la situazione si sente un incapace. Come
George. Vogliono avere tutto sotto controllo. È per quello credo che riuscivano
così bene nel fare scherzi ad Hogwarts. Sapevano il chi, il come, il quando di
ogni cosa. E Fred vorrebbe questo anche per casa sua.”
“Ma cosa manca alla
sua organizzazione? Non chiede mai niente…” disse Ginny. “Se mi offro per tenere
le bambine so che gli faccio piacere, ma non so mai quando è meglio farlo. Mi
sembra che tutti ci muoviamo, ma in modo scoordinato.”
“Credo ci sia il
problema del pomeriggio. Quando le bimbe sono tutte a casa. Io le terrei con me,
ma Fred vorrebbe, ed ha ragione, che passassero il tempo a casa loro, per farsi
le loro abitudini, per crearsi i loro spazi. Ma diventa difficile farlo con
tutte e tre.”
“È un orgoglioso.
Perché non chiede?” sbottò Tonks. “Io posso farmi gli orari che voglio per le
ronde. Posso avere liberi parecchi pomeriggi alla settimana. E mi piace stare
con le ragazze. E so cosa vuol dire trovarsi da soli a vivere la vita che facevi
in due.”
“Diglielo tu,”
propose Lucinda, cercando di non essere troppo pressante. “Ne avrebbe bisogno
Tonks, davvero. Ma hai ragione, non chiede. Oppure lo fa
pochissimo.”
“Ma che stupido…!”
lasciò scappare Tonks.
“Detto da chi non ha
accettato l’aiuto di nessuno per mesi…” disse piano Ginny.
“Appunto!” ammise
Tonks. “Adesso che sono passati anni ti posso dire che è stupido!” le spiegò
decisa.
“Ah… autocritica,
allora…” la canzonò.
Tonks pronunciò,
senza voce, un gentile insulto. Ma si sentì capita fino in fondo da quella
ragazzina così dolce e determinata. E lo sguardo sorridente di Hermione e di
Lucinda, senza commenti o giudizi, la portarono a fare un sospiro di
soddisfazione.
“Adesso devo solo
convincere Fred che sono abbastanza organizzata e fidata da occuparmi di una
bambina di pochi mesi e di una di tre anni,” sospirò di nuovo, ma con
rassegnazione. “Non ci crederà mai… e non so se ci credo neppure io… Meglio che
gli dica che intendo provarci e vedere come va, prima di impegnarmi
troppo.”
“Beh,” disse in tono
rassicurante Lucinda, “nessun genitore o familiare è preparato se prima non
prova e si fa aiutare. Sei nella stessa situazione di tutti
noi.”
“Sì, Lucinda, ma sono
io,” e Tonks indicò se stessa. “Quella che rompe o fa cadere ogni oggetto con il
quale entra in contatto. Oh, Merlino, vedo già il latte caldo che corre per la
cucina e Maggie che ride guardando i miei capelli bruciati perché ho scaldato
troppo il biberon!”
Cominciarono a ridere
tutte e quattro senza ritegno, fino alle lacrime.
“In effetti,”
confermò Ginny quando riuscì a parlare, “neppure a Ron è mai riuscito
tanto!”