Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: controcorrente    25/03/2012    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Benvenuti ad un nuovo lunghissimo capitolo di questa luuuuuuunghiiiiiissima fic. Spero di non avervi fatto spazientire troppo e vi ringrazio per avermi letto fino a questo momento. Il precedente capitolo è stato abbastanza carico di notizie, come avete potuto vedere.
Ringrazio tutti i lettori e spero che questo capitolo vi piaccia!


LA MASCHERA



Il pranzo continuò tranquillamente, senza che vi fossero particolari screzi. Madame rispettò perfettamente l’etichetta: posa rigida ed elegante, mani armoniosamente distanziate, sguardo altero e composto.
Seguiva pacata la conversazione delle  persone intorno a lei.
-Ebbene- fece La Fayette – sembra che questi borghesi stiano facendo un ottimo lavoro, nella realizzazione della Francia, dopo la presa della Bastiglia. Pare che presto raggiungeremo un accordo vantaggioso, soprattutto alla luce di quanto l’Assemblea dovrà influire sul nostro Paese.-
-Il modello più appropriato- continuò Orleans – è a mio modesto parere, la grande monarchia degli inglesi. Un equilibrio perfetto tra i tre poteri, come teorizzato da Montesquieu. La Francia è un Paese troppo grande e fiero per essere governato da una sola persona…e anche se fosse possibile, chi potrebbe mai garantire che quest’ultima sia all’altezza del compito? E’un sistema troppo pericoloso per poter rimanere nelle mani di un inetto.-
-Ebbene- sorrise Gilbert- sono davvero colpito dalla vostra saggezza. Del resto, non vi sono garanzie che la lungimiranza di un sovrano, soprattutto se privo di limiti, possa continuare per tutto il suo regno. Basta che vi sia una favorita o qualche personaggio intrigante per far saltare un equilibrio tanto precario.-
-Voi cosa ne pensate?- domandò De Bouillé, guardando la dama.
Marguerite sussultò leggermente, prima di riprendere la sua consueta flemma. –Io non penso a niente. Sono solo una donna. Cosa ne posso sapere di politica?- rispose, abbassando pudicamente la testa e scatenando le risate generali.
-Sono pienamente d’accordo con voi- s’intromise Mademoiselle De Bouillé – Madame, che cosa ne dite se di venir con me a discorrere di argomenti più appropriati alla nostra debole condizione?-
La dama non disse niente, limitandosi a sorriderle.
 
Il salottino del Duca d’Orleans rimarcava i gusti alteri dell’uomo: pareti coperte da decorazioni di battaglia e mobili scuri. Era un po’inquietante, forse per via delle armature medievali che erano attaccate ai muri. Marguerite si guardò attorno, con fare assorto. Le sembrava di essere in uno di quei romanzi di Chretién de Troyes.
Michelle si era accomodata su una minuscola poltroncina, accarezzando con fare languido il filo della lama di una spada che una delle armature teneva in mano. –Ditemi, Madame- fece improvvisamente la donna, senza guardarla –vi piacciono le armi?-
-No- rispose la dama- non le amo, sebbene sappia che siano necessarie.-
Mademoiselle De Bouillé si voltò, inchiodandola con lo sguardo. –La sposa di un militare deve amare le armi, altrimenti è una moglie inutile- rispose, come se citasse un manuale- Io ho sempre saputo di essere destinata a sposare un soldato ed è per questo che ho sviluppato tale attitudine. La sorte non mi ha concesso il privilegio di avere un marito valido…ma ora le cose sembrano sistemarsi per il meglio.-
La mano continuò a scivolare sul metallo, con la stessa dolcezza con cui un padrone tocca la propria fiera. –La mia famiglia, però aveva altri progetti. Ho sposato uomini più grandi di me, alcuni addirittura vecchi e malati.- continuò, fermando di botto, il palmo delicato –Ma io non sono nata per questo scopo. Io desidero qualcosa di più del potere. I miei precedenti mariti me ne hanno dato in abbondanza…ma che soddisfazione avrei potuto avere io, come donna, a vivere accanto a uomini così poco validi?- disse, con voce dura.
Marguerite non si scompose, rimanendosene perfettamente immobile. – Non siete la prima, né l’ultima a sposarsi malvolentieri. Nemmeno io ho contratto un matrimonio perché lo desideravo. Ha deciso tutto la mia famiglia. Ho visto mio marito appena due mesi prima del matrimonio.- rispose, scatenando una risata nella sua interlocutrice.
Madame la osservò sconcertata. La sorella del generale De Bouillé era sempre stata inquietante ai suoi occhi. Non solo tentava in tutti i modi di monopolizzare l’attenzione di suo marito, con maniere spesso soffocanti, ma aveva anche un atteggiamento molto ostile verso di lei. Se ne era spesso domandata  la ragione. Non si erano mai conosciute, almeno non prima del suo matrimonio con il Generale. Era certa di non averle arrecato alcun torto.
- C’è qualcosa di divertente nelle mie parole?- domandò, inarcando perplessa un sopracciglio.
Michelle si fermò un momento. –Sì- rispose, facendosi improvvisamente calma –voi siete una donna assolutamente priva di logica. Avete un marito che possiede un fisico capace di soddisfare anche i palati più esigenti e non lo vedete neppure…mi chiedo se siate mai stata una donna davvero.-
Marguerite non raccolse la provocazione.
- Secondo quanto ho sentito, anche il defunto Antoine era piuttosto attraente…eppure non ne parlate mai.- osservò, notando i tratti della dama dai capelli rossi farsi più rigidi.
-Lui era diverso- si concesse di dire- ma è stato un errore.-
Il rumore delle lancette dell’orologio battevano regolari, ad un ritmo calmo e metodico. Madame non fece più alcuna domanda in proposito. Non commentò più niente. Aveva colto nella sorella minore di De Bouillé uno scricchiolio interno, qualcosa che minava dalle fondamenta la sicurezza di quella dama. –Sapete, Mademoiselle, stavo pensando, un giorno di trasferirmi a Bruges. Mi hanno detto che là tessono delle stoffe magnifiche…Uno dei vostri mariti proveniva da quelle parti, se non sbaglio…-iniziò a dire, cambiando improvvisamente argomento.
Michelle si rilassò leggermente e, pur mantenendo ancora un filo di nervosismo, disse a Madame quanto sapeva. L’atmosfera del salotto si fece meno cupa.
 
 
Victor se ne stava sdraiato nella propria stanza, immerso nei propri pensieri. Aveva saputo che Madame si era trasferita con La Fayette nel palazzo del Principe d’Orleans e la preoccupazione per la sorte della dama non lo lasciava da quando quest’ultima se ne era andata.
Fu in quel momento che qualcosa attrasse la sua attenzione. Un rumore di passi diretto verso la sua camera, lento e circospetto. Lentamente si alzò e, senza fare alcun suono, mise i cuscini sotto le coltri, in modo da imitare una sagoma dormiente. L’ombra intanto si era avvicinata alla porta. Girodelle si nascose dietro ad una sporgenza nei pressi del camino e attese.
La porta si aprì…e partirono alcuni colpi di pistola.
 
 
Marguerite rimase per tutto il pomeriggio in compagnia di Mademoiselle de Bouillé. Non la lasciava un minuto, un evento che non riusciva a spiegarsi. Non sarebbe fuggita da nessuna parte. Non ne aveva intenzione, eppure, quella dama dai capelli rossi non lasciava mai il suo fianco e lei non sapeva spiegarsene la ragione.
Si guardò attorno, leggermente perplessa. Marons era di cattivo umore quel giorno, come lo dimostrava la sua maggiore esigenza verso la servitù che dirigeva ed il fatto che trovasse poco tempo da dedicarle.
A quel pensiero, Madame de Jarjayes scosse il capo, divertita. Non erano sullo stesso livello: lei era la padrona del palazzo, mentre la sua amica era una semplice serva. Sua madre sarebbe sicuramente inorridita, se lo avesse saputo. Una nobile, amica di una borghese! Le venne quasi da ridere, ma si trattenne. Marons era di fronte a lei ed aveva l’aria piuttosto preoccupata. –E’successo qualcosa, Nanny?- domandò, avvicinandosi.
-Oh Madame- mormorò questa, sospirando –stanno per arrivare degli ospiti a cui il Generale tiene particolarmente.-
La dama annuì. –I fratelli De Bouillé. Me ne ha parlato, sia pure per poco.- commentò, portandosi una mano sotto il mento. Suo marito sembrava essersi volatilizzato da quella mattina, preso com’era da questioni che aveva avuto il buonsenso di non raccontarle. Da quello che aveva capito, si trattava della sicurezza della famiglia reale.
Marons sospirò. –Il padrone è un grande testardo. Non sono autorizzata ma dovrei informarvi del fatto che le persone che stanno per arrivare sono nelle grazie del Generale. Si tratta di un suo compagno d’armi e di sua sorella. E’stata la cognata di vostro marito e…ecco, cercate di non turbarvi.- fece, prima di sparire nei corridoi.
Madame ricordava bene quelle visite. Erano sempre le stesse. Mademoiselle De Bouillé iniziava a dare ordini a destra e sinistra, come se fosse la padrona, mentre il fratello si ritirava insieme a suo marito nello studio al piano superiore. Ora che sapeva tutto, o quasi, iniziava a vedere meglio quella nota stonata che aveva sempre percepito, quando le si palesava davanti il legame tra i De Bouillé e i De Jarjayes.  Non avrebbe mai voluto abbandonare le ricerche di Oscar…ma non aveva altra scelta. Aveva creduto di aver perso sua figlia, prima di vedere quella tomba vuota.
Aveva creduto di non essere altro che l’ultimo tentativo, per il Generale, di diventare padre, prima di vedere quei diari.
-E’abbastanza strano per me vedervi in mia compagnia- fece, improvvisamente – Non credevo che, un giorno, avrei avuto l’occasione di parlare con voi.-
Michelle si fermò, un momento. –Nemmeno io credevo di poter parlare con voi così- ammise, con quella punta di sufficienza che aleggiava ogni volta che si rivolgeva a lei.
Marguerite non fece altre domande. Rimase tranquilla sulla propria poltroncina, lasciando che le parole di quella donna scivolassero sulla sua figura. Non la apprezzava affatto ma aveva notato delle strane analogie nel modo in cui quella dama le faceva compagnia.  Per esempio, la fastidiosa sensazione di essere sempre sul limite, come quando, da piccola, controllava ogni suo gesto, nel timore di essere punita dai genitori.
Con la coda dell’occhio, scrutò le varie parti della stanza, stando ben attenta a non mostrare nervosismo. – E’molto tempo che siete ospiti della Principe?- fece, osservando il soffitto della stanza.
-Da quando i contadini hanno devastato la nostra tenuta. Quei pezzenti- sputò la dama, con una punta di disprezzo- hanno profanato le nostre cose, insozzando tutto, con i loro corpi terrosi. Mio fratello ha così deciso di portarmi con lui nella dimora del Principe che, gentilmente, ha deciso di ospitarci.-
-Non sapevo che la vostra famiglia fosse così amica del cugino del Re.- osservò Madame.
Michelle si passò una mano tra i capelli, con fare apparentemente distratto. Solo gli occhi tradivano un’attenzione quasi eccessiva ad ogni movimento della sua interlocutrice. – Io non so per quale ragione siate tornata. Voi non dovreste essere qui. Non eravate felice tra le vostre suore?- domandò.
La dama non disse niente, limitandosi ad abbassare il viso. Un pensiero le attraversò fulmineo la testa. Non aveva mai detto a nessuno dove fosse stata in quegli ultimi anni. Come aveva potuto quella donna sapere una simile notizia? Il cuore accellerò impazzito, mentre la verità si faceva largo nella sua mente. Immediatamente la testa volò a quel giorno in Normandia, quando aveva consegnato quel cesto a quella povera domestica. Ugualmente finse di non notare nulla. –Non posso rimanere in un posto che apprezzo, se non ho chiarito alcune questioni…spero comprenderete. Per il momento sono una donna sposata…non posso avere due mariti.-fece, scatenando una risata nella donna dai capelli rossi, che scatenò nuovi brividi.
 
La porta si richiuse.
Victor uscì lentamente dal suo nascondiglio e, circospetto, fissò l’ingresso. Non avevano nemmeno controllato se era stato colpito. Dilettanti pensò. In confronto, il suo bagno nella Senna era roba da professionisti. Fissò muto il materasso trivellato di proiettili, attendendo silenziosamente che qualcuno venisse a controllare, magari richiamato dal rumore degli spari.
I minuti però passavano, insieme ad una consapevolezza. Quel delitto era stato preparato da tempo.
-Ehi sangueblu!- fece improvvisamente una voce femminile alle sue spalle.
Girodelle sussultò, voltandosi di scatto, pronto a reagire. Quando vide però quelle iridi di giada, il suo cuore riprese a battere con maggiore calma. –Ah- disse, rilassandosi un po’- siete voi.-
Erin gli sorrise sardonica, prima di spostare lo sguardo sul materasso del letto. –Dobbiamo lasciare questo posto sangueblu.- disse, diventando improvvisamente seria –Non possiamo rimanere ancora in questo luogo.-
-E dove pensate di andare?- domandò Girodelle- Non avete niente in questa città. Cosa pensate di fare?-
La donna si avvicinò e, con un paio di passi, si pose di fronte a lui. – Secondo voi?- domandò, dando una carezza distratta al suo torace muscoloso. Victor sussultò, preda di nuovi brividi. –Voglio salvarmi la pelle, che altro? E vi conviene venire con me, se ci tenete alla pelle.-
Victor non ribatté, immobilizzato da quella vicinanza. Non disse niente, limitandosi a seguirla nel corridoio di pietra. Un lungo cunicolo nero, umido e malamente illuminato.
Erin gli faceva strada, muovendosi sicura. –Come avete saputo di questo corridoio?- domandò il militare, osservando curioso quello spazio.
-La famiglia La Fayette ha comprato questo edificio solo dopo il ritorno del Comandante La Fayette dalla spedizione nelle colonie inglesi americane. Non hanno mai esplorato questa parte dell’edificio, anche perché il venditore non ha mai voluto rivelare nulla al nuovo proprietario…comprensibile, visto che il palazzo apparteneva a dei pezzi grossi delle Nobiltà di Sangue…Immaginatevi che umiliazione dare tutto ad un nobile di basso livello!- commentò la donna divertita –Se so tutto questo, è merito della primogenita di La Fayette. E’stata lei a raccontarmelo…il resto me lo sono conquistato esplorando i labirinti.-
-Oh- fu tutto quello che il nobile ebbe da dire.
Percorsero la via, ascoltando silenziosi quello che stava loro attorno. –Una domanda mi viene spontanea però.- disse improvvisamente il militare.
-Parlate pure- rispose Erin, senza guardarlo.
-Per quale motivo, Mademoiselle La Fayette si è confidata con voi?- domandò Girodelle mentre, controllava il silenzio di quegli spazi. Nell’aria però non si udiva niente, a parte le loro voci ed il rumore ritmico di passi.
La donna si fermò, limitandosi a fissarlo. Scrutò la sagoma del nobile di fronte a lei, con quello sguardo penetrante e, al tempo stesso, ermetico, che tanto lo aveva colpito agli inizi. – Non lo so- fu la laconica risposta di questa, riprendendo a camminare- forse si sentiva sola…o, forse, suo padre non è all’altezza del suo ruolo…ma cosa posso saperne io?-
Una domanda alla quale la donna aveva risposto senza rispondere. Ormai, però, Girodelle si stava abituando alle sue maniere ambigue e non si fece intimidire troppo. –Comunque sia- continuò l’altro- malgrado il posto non sia dei migliori, vi prego di accettare i miei ringraziamenti. Ho rischiato per l’ennesima volta la mia vita e, se non fosse dipeso da voi, molto probabilmente sarei ancora in quella camera, in attesa che i miei sicari finissero il lavoro.-
-Se la memoria non mi inganna- fece Erin- è la seconda volta. Complimenti, Monsieur. Siete molto amato.-
-Ah-Ah- disse sarcastico Girodelle-  avete un pessimo umorismo.-
 
Rosalie si massaggiò piano la testa. Ultimamente le emicranie le impedivano di chiudere occhio la notte, malgrado suo marito facesse il possibile per placare il suo malessere. Marie era di fronte a lei, tenendo la testa bassa.
-Fatemi capire bene- fece Madame Chatelet- siete davvero certa di quello che state dicendo?-
Mademoiselle Chevalier annuì. Anche a lei pareva che la situazione fosse quanto mai astrusa ma preferì tacere, non volendo complicare ulteriormente la situazione. Con la coda dell’occhio, fissava i due libretti che Madame le aveva consegnato. –Non saprei cosa rispondervi. Sapete bene come abbiamo ricevuto il primo dei due volumi. L’altro, e di questo ne sono testimone, lo trovai in una stanza segreta del palazzo del Generale, un angolo della casa rimasto miracolosamente intatto dalla devastazione delle persone delle campagne. Per il resto, però, questi documenti sono rimasti nelle mani della signora…Io non ho osato sbirciarvi, lo giuro!- fece, guardandola dritta negli occhi.
-Non vi stiamo accusando- s’intromise Monsieur Chatelet- ma abbiamo dato una lettura a quei libri e quella è stata la conclusione a cui siamo giunti.-
-Di cosa si tratta?- domandò la novizia. Per quanto le avesse parlato in modo duro, non poteva dimenticare che quella dama era stata l’unica presenza amica in tutti quegli anni.  Non avrebbe accettato il suo abbandono in modo passivo, come era accaduto anni prima con altre persone a lei care. Se Madame voleva proseguire per la sua strada lo avrebbe fatto…non prima però di esporle le sue ragioni.
Bernard e Rosalie si scambiarono un’occhiata.
-Il fatto, Mademoiselle O’Neal- iniziò il giornalista- è che la situazione della vostra dama è piuttosto precaria. Abbiamo fatto alcune ricerche, mentre voi eravate ammalata ed abbiamo scoperto che la dote di Madame praticamente non esiste. Una cosa abbastanza bizzarra, visto che i matrimoni, soprattutto tra nobili, sono affari economici. –
-Madame ha sposato il generale con una somma assolutamente ridicola per il suo rango, senza che vi fosse un vero vantaggio per la propria famiglia di provenienza la quale, troppo sorpresa dal matrimonio inatteso, non ha approfittato a dovere della nuova parentela.- continuò, prendendo dei fogli- Guardate questi documenti. Riguardano le nozze della dama.-
La novizia allungò il collo, seguendo le lettere. Era latino ma lo leggeva discretamente, merito delle incursioni nella libreria del convento. –Per la spada di Re Artù!- esalò – ma questo è davvero assurdo! Come è possibile che il marito di Madame abbia versato una simile somma? Se fosse così…-
-Se fosse così, la dama avrebbe una fortuna superiore addirittura a quella del Principe d’Orleans…impossibile!-si unì Rosalie, scuotendo la testa.
-Ma non può essere letta in altro modo!- ribatté il consorte –I dati parlano chiaro. La cosa strana, tuttavia, è che la vostra dama possieda effettivamente una simile somma. Nemmeno in secoli di storia, i De Jarjayes hanno accumulato tante ricchezze…ci devono essere delle ragioni che ancora non comprendiamo. Inoltre, vi sono altri particolari che non ci sono giunti. Una delle cose che davvero ci hanno lasciato sorpresi è la firma del contratto. Di solito è il re a dare il riconoscimento alle nozze. In questo caso, però, il nome sul documento, che attesta la validità dell’unione agli occhi della moglie è quello di Maria Karolina Zofia Felicja Leszczyńska h. Wieniawa, meglio nota come Maria Leszczyńska.-
-La moglie del defunto Luigi XV?- chiese perplessa la novizia –Sempre più assurdo…-
Entrò timidamente nella cappella di palazzo. L’aria era ancora densa d’incenso, segno che la funzione era terminata da poco. Suo marito, portandola a corte, le aveva detto che era possibile per lei visitarla. Marguerite si mise a sedere su una delle panche, fissando malinconica il luogo in cui si trovava. Tutta quell’aria solenne la metteva in soggezione.
Scosse la testa. Quel giorno era abbastanza importante. Era l’anno in cui sua sorella Genevieve era morta. Raggiunse con passo leggero una minuscola mensola di marmo e, dopo aver preso uno dei ceri, lo accese. Il minuscolo fuocherello balenava tra i marmi e gli stucchi, come una luce tremante e incerta. L’animo di Madame si piegò alla malinconia, mentre fissava quel bagliore di cera. Le vennero alla memoria i momenti passati con la sorella e Gilbert…attimi che non sarebbero più tornati e che la rendevano nostalgica.
Al ricordo di quelle persone, ormai irraggiungibili, la dama sospirò.
-Siete ancora giovane, Madame- mormorò una voce bassa alle sue spalle- anche voi avete un antico dolore?-
Marguerite si voltò.
Un’anziana donna, dal corpo massiccio e due occhi placidi e tristi la stavano osservando. Indossava un abito scuro a lutto. Pochi secondi, e la giovane si inchinò, rapida e vergognosa. –Maestà, perdonatemi…è colpa mia, non mi aspettavo di turbare la vostra visita…non sapevo…-balbettò, preda del timore. Aveva visto poco il re ma le era bastato, per capire che genere di persona fosse. Aveva saputo, però, che la consorte non stava molto bene e non aveva avuto modo d’incontrarla.
-Non vi preoccupate- le rispose la regina, con fare comprensivo- eravate afflitta dai vostri personali affanni…posso capire, in parte il vostro stato d’animo, benché non ne conosca le origini.- Prese allora un vecchio rosario di legno, la cui semplicità stonava con tutto il resto. –Io mi reco sovente a pregare in questa cappella…immagino che sia una consuetudine delle consorti reali. L’Infanta di Spagna pregò a lungo per l’anima del Re, convinta che un rosario potesse portare Luigi XIV sulla retta via…Anche io prego, ma per altre ragioni.- mormorò, accarezzando i grani- Ho ottenuto una fortuna superiore ad ogni mia aspettativa ed ora che mi accingo ad essere al crepuscolo della mia esistenza l’unico rimpianto che possiedo è che morirò dopo aver visto spegnersi le vite di una parte della mia prole.Come figlia di un re esule è davvero un bel traguardo… come madre, però, avrei preferito non provare il dolore di simili lutti.-
Marguerite osservò i suoi tratti. Conosceva la vicenda della sovrana grazie ai racconti del marito. Una principessa polacca, figlia di un re detronizzato, giunta in esilio in una terra straniera e promessa in sposa ad un uomo assai più giovane di lei. –Non è molto tempo che mi trovo in questo palazzo…i miei genitori hanno raccontato molte voci in proposito, anche se non lo hanno mai visitato personalmente. Vorrei davvero essere all’altezza delle loro aspettative… di quelle di mio marito ma quando vedo la grandezza di questo palazzo, non riesco a liberarmi dal timore di non esserne all’altezza.- confessò, tenendo la testa bassa –Mia sorella sicuramente si sarebbe comportata in modo impeccabile ma io non ho mai ricevuto un’educazione appropriata…mi trovo in un ruolo che non merito…-
Maria Leszczyńska la guardò in silenzio.
Marguerite sentiva il cuore batterle più veloce del solito. Aveva confessato alla sovrana uno dei suoi timori più nascosti, quasi senza accorgersene ed ora, superata l’impulso iniziale, era preda di mille timori. La regina avrebbe rivelato le sue paure al Generale? L’avrebbe biasimata, dandole dell’inetta, come facevano velatamente i suoi genitori?
Improvvisamente, un istante prima che l’ansia la sopraffacesse, la regina le afferrò delicatamente la mano. –Essere una moglie è un ruolo delicato e difficile. Occorre essere discrete e rispettose della persona del proprio sposo…soprattutto voi. Il Generale è una brava persona, per quanto possa essere schivo e freddo.- disse, guardandolo comprensiva- Cercate di capirlo, la sua situazione non è affatto facile…-
Marguerite guardò quegli occhi chiari e un po’miopi tingersi di nuove sfumature: preoccupazione, angoscia e tristezza. Emozioni, sotto certi aspetti, paradossalmente simili a quelle del marito. Comprese, con maggiore consapevolezza rispetto al passato, che ogni individuo aveva il proprio bagaglio di colpe. –Era molto bella la Polonia?- domandò la giovane dama.
La regina le rivolse un sorriso dolcissimo e malinconico. –Non saprei rispondervi- fece, guardandola con il suo consueto fare materno –i ricordi non mi permettono di dare un giudizio veritiero.Ti fanno sembrare le cose più piacevoli di quanto non lo siano davvero-   
Marguerite ripensò a quel primo incontro con la regina. Perché le fosse venuto in mente, era un mistero. Di certo, quella donna possedeva una saggezza che tutti avevano sottovalutato. Grazie a lei, aveva passato in modo meno opprimente le giornate a corte, sopportando con minor disagio il continuo confronto con le altre dame. Aveva sempre continuato a sentirsi inferiore a loro ma questa consapevolezza, stranamente, non la irritava.
Sapeva bene di non essere di pari lignaggio eppure, malgrado tutto, il Generale non l’aveva mai ripudiata. Qualcosa voleva pur dire, in fondo. Era completamente immersa nella lettura, come sempre. Una forma di svago. Una via di fuga fittizia da un mondo pesante e doloroso. Aveva appena finito di leggere una pagina, quando vide la porta della stanza aprirsi.
Marguerite inarcò un sopracciglio, prima che lo stupore, subito mascherato da un’apparenza composta, si facesse largo dentro di lei. Non si aspettava di vedere la sagoma del Generale lì, in quella camera con lei.
- Non mi aspettavo di trovarvi qui- fece questi, dando un’occhiata al corridoio e chiudendo la porta.
Madame non fece una piega. – Amo molto la lettura – rispose, deponendo il libro sul tavolo - Il Principe ed i suoi ospiti sono usciti per una visita all’assemblea. Anche la sorella del Generale De Bouillé vi si è recata…per quale motivo non siete con lei?- Nel dire questo, lanciò un’occhiata eloquente.
Il viso del Generale si irrigidì e con un paio di passi rapidi e furiosi raggiunse la donna. Il cuore di Marguerite iniziò a battere impazzito, non appena si accorse di questa repentina vicinanza. I ricordi non gli rendevano giustizia: per quanti anni potessero passare, Francois era ancora maledettamente bello ai suoi occhi. Quella considerazione la riempì di pena ed angoscia. A cosa serviva pensare a ciò che provava nei suoi confronti? Aveva scoperto che quello che provava per La Fayette era una mera fantasia adolescenziale…non poteva essere che quel calore che sentiva per il proprio marito non fosse altro che gratitudine, dovuta al fatto che, finalmente, questi l'aveva tolta dalla grigia casa della sua infanzia? Se…se…se…quante domande potevano essere formulate con quelle due lettere, così cariche di dubbi?
-Non sono affari vostri- sibilò questi, avvicinandosi pericolosamente. Madame, però, ignorò la sua minaccia. Non voleva essere coinvolta nei suoi pasticci, non dopo aver dovuto soffrire tutto sempre da sola.
- Certo che sono anche affari miei- ribattè piccata- ho chiuso troppe volte gli occhi su di voi. Ho condotto la mia vita in modo da non farvi pentire di aver sposato una piccola ed insignificante nobile…e come mi avete ripagato?- Senza rendersene conto, si era alzata, fissando il marito con un cipiglio minaccioso. –Mi avete imposto di stare lontana da mia figlia…ma questo, in fondo, potevo pure sopportarlo. Quello che non vi perdono è la vostra assenza. Mi avete lasciato sola…questo non dovevate farmelo.- disse, alzandosi dalla poltroncina – E ora, se permettete, mi ritiro nei miei alloggi…-
Fece per allontanarsi, ma il generale, come intuendo le sue mosse, la afferrò saldamente, costringendola ad un abbraccio forzato. –Lasciatemi subito-fece questa, divincolandosi tra quelle braccia ancora forti –Lasciatemi andare o chiamerò aiuto!- Non riuscì però a mettere in atto la sua minaccia perché la sua bocca si ritrovò incollata a quella del Generale. Marguerite spalancò gli occhi, basita. Suo marito non era mai stato tanto impulsivo. Le occasioni in cui si era comportato si contavano sulla punta delle dita…e lei le ricordava tutte, con sua somma costernazione.  Le sembrava che le braccia di Francois avvolgessero la sua esile figura, come se fossero i rami di una pianta rampicante. Razionalmente, avrebbe voluto liberarsi…poi, alla fine, si arrese, abbracciando quel corpo noto a sua volta. Lasciò che quelle labbra accarezzassero le proprie, che quel tocco leggero le scavasse dentro la bocca.
La verità, in quel momento, la colpì, dura e acuminata come la punta di una baionetta…ed era qualcosa di talmente doloroso nella sua intensità da riempire gli occhi di lacrime. Marguerite sforzò ogni fibra del proprio corpo, imponendosi di non piangere. Troppo presa dalla sua malinconia perenne, dalle illusioni che l’avevano protetta dal disprezzo della propria famiglia, non aveva tenuto conto dei sentimenti dell’uomo con cui aveva vissuto per anni. Era solo una sciocca…e se ne rendeva conto in quel momento. Non vi lascio Francois, non temete si ritrovò a pensare.
-Marguerite, perdonatemi- disse questi, staccandosi improvvisamente da lei –così sto rendendo le cose più difficili ad entrambi. E’bene per voi lasciare questo palazzo, vi supplico, fate come ho detto…non rendete le cose più difficili.-
Madame lo guardò smarrita.
- Lasciate questo palazzo- ripeté, con gli occhi gonfi di pena –non posso sopportare che veniate coinvolta in tutto questo. Vi supplico di mettervi al sicuro, di far perdere le vostre tracce. Non voglio perdere anche voi.-
-Lo state già facendo.- disse la dama, tirando fuori a forza le parole- Non temete, sparirò dalla vostra vita. Una volta firmate le carte, tutto finirà.- Lentamente, lasciò la stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.  Nel farlo, uno strano rumore la trafisse. Un suono di vetri infranti che la percosse in ogni parte del proprio animo. La maschera traballò ma rimase al suo posto.
Non hanno più importanza le vostre parole. Scoprirò il vostro segreto e, forse, riuscirò ad odiarvi. pensò, mentre si incamminava verso la propria camera.


Allora, non pensavo di riuscire a finire questo capitolo. Spero che non sia troppo confusionario. Vi sono ora nuovi particolari e, finalmente un primo incontro con il Generale…spero sia venuto bene. Ho una relazione di Sofocle da sistemare e non trovo molto tempo libero. Grazie a tutti coloro che mi hanno letto!
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: controcorrente