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Autore: Mirwen    26/03/2012    4 recensioni
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
La guerra infuria i giovani Malandrini appena finita Hogwarts si trovano in quell'inferno. L'Ordine della Fenice, le speranze, gli amori, la fine dell'adolescenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice'
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Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

                   Capitolo 28: Cheese

 

Era da poco passata la mezzanotte quando arrivano a casa Moody gli ultimi invitati. Marlene arrivo trafelata scusandosi per il ritardo. Minerva McGrannit fece la sua comparsa avvolta in un mantello scozzese, seguita da Hagrid, riconoscibile come sempre nel suo pastrano marrone. Il mezzogigante non poté fare a meno di lasciarsi andare in un singhiozzo commosso quando gli misero davanti i due bambini addormentati.

"Sono cosi carini..." disse accarezzando goffamente i capelli ad entrambi.

Silente arrivò subito dopo seguito da un'altra persona. Il mago alle sue spalle era alto e magro, con barba e capelli grigi, portava gli occhiali e aveva un aspetto burbero. L'intero Ordine della Fenice lo guardò, James si sporse verso Sirius.

"Ma non è l'oste della Testa di Porco?"

"Amici miei, ” cominciò Silente con un sorriso “vi presento mio fratello, Aberforth."

Silente sorrise vedendo Sirius cambiare colore.

"Non preoccuparti Sirius, Aberforth non mi ha mai messo al corrente delle consumazioni dei suoi clienti..."

"Ci mancherebbe altro.." bofonchiò l’altro seccato.

Silente sorrise passando uno sguardo su tutti loro: sulle ragazze tutte attorniate ai bambini, sui malandrini, assieme come sempre,  su Frank che discuteva animatamente con i gemelli Prewett, Edgar parlava del ministero con Caradoc e Moody, mentre Benji raccontava ad Hagrid di una nuova pozione erbicida che i francesi stavano esportando in Inghilterra.

"Credo di poter dire che per una volta siamo davvero al completo." disse il vecchio preside con un sorriso.

"Gia, incredibile che non manchi nessuno!" esclamò Podmore ridendo allegramente.

"A parte i morti..." commentò sarcastico Moody.

"Alastor è Natale!" lo rimproverò Minerva "lascia i morti riposare in pace almeno quest'oggi!"

"Noi abbiamo portato la macchina fotografica!" esclamo Gideon tirando fuori una vecchia polaroid “che ne dite di una bella foto?"

"Faccio io, sono quasi un estraneo qui dentro..." si propose Aberforth, lieto di trovare un motivo per non essere ripreso dalla macchina fotografica.

"Ma non dica cosi!" esclamò Enif che aveva già preso la macchina dei gemelli "proprio perché non c'è spesso dovrebbe venire a fare la foto!" disse sorridendo ed avvicinandosi ai fratelli Silente.

"Aberforth ti presento Enif Icecrow..." disse Albus al fratello, Enif fu certa di vederlo ammiccare. Aberforth le lanciò un’occhiata penetrante.

"Icecrow, eh... Va bene ma poi restituirò il favore... o sarai tu a mancare nella foto, ragazza…" borbottò seccato.

Enif gli sorrise gentile, mentre tutto l’Ordine si riuniva per la foto: Moody prese posto vicino a Silente, Dedalus vicino a Marlene, Alice e Franks vicino ad Emmeline, Remus si tenne a distanza da Dorcas ma venne circondato da Benji ed Edgar, Sturgis ridacchiava assieme a Caradoc, Hagrid, Elphias, Gideon e Fabian si sistemarono accanto a Dorcas, mentre Aberforth prendeva posto in seconda fila, Enif immaginò per nascondersi alla foto, e infine Sirius, Peter ai fianchi di Lily e James.

“Sorridete prego” disse Enif ridendo, prima di scattare, qualcuno di loro levò i bicchieri che aveva in mano altri salutarono. Enif scattò un paio di volte prima che Aberforth la fermasse.

“Hai fatto foto a sufficienza con la mia brutta faccia, ora tocca alla tua…” disse l’uomo prendendole di mano la macchina fotografica mentre Moody, Gideon ed Edagar si dividevano le foto appena scattate.

“La prossima la prenoto io!” disse James, mentre Enif correva affianco a loro prima che Aberforth scattasse.

 

▀■▪■▀

 

La serata andava a concludersi quando Benji si alzo sorridendo.

"Adesso dovrò proprio andare" disse un po’ dispiaciuto. Peter lo guardo mordicchiandosi un labbro.

"Sicuro che non vuoi restare ancora un po’..."

“No, Peter devo proprio andare….” Disse il pozionista passando una mano sulla barba rossa, con un sorriso stanco. “Domani notte sono di pattuglia, meglio riposare un po’…”  disse allegro.

“Riposati allora, che domani sera ti voglio bello e pimpante!” scherzò Emmeline con un sorriso.

“Figurati se non sarò bello e pimpante per te,tesoro” scherzò lui, da buon vecchio scapolone, ci trovava gusto a stuzzicare Emmeline, la ragazza sorrise dandogli una leggera pacca sul gomito.

“Va a dormire, vecchio”

“Ehi, vecchio a chi?”

Risero, erano poche le volte che potevano ridere. C’erano poche volte in cui l’Ordine si riuniva senza una scia di morte e distruzione alle spalle. Quei rari momenti erano quindi più preziosi dell’oro.

Benji salutò i presenti un’altra volta prima di lasciare la casa, camminò per qualche metro prima di smaterializzarsi con un pop.

 

▀■▪■▀

 

Le canne si muovevano appena, mosse da un leggero venticello, Benji imprecò notando come si fosse materializzato diritto dentro un acquitrino, ce n’erano tanti attorno a casa sua. Le paludi del Nord Kent si distendevano per centinaia di metri, quasi chilometri attorno alla sua “catapecchia” come l’aveva definita Edgar l’unica volta che era venuto a trovarlo.  Ma a Benji andava bene così, pace e tranquillità, rane e piante in abbondanza, tanto da permettergli di risparmiare qualcosa sulle spese per gli ingredienti di pozioni. Il mercato delle pozioni non andava poi così male, con la guerra vendeva antidoti quasi come fossero pozioni per il raffreddore, ma il prezzo degli ingredienti, soprattutto quelli più pericolosi aveva toccato somme esorbitanti, l’ultima volta gli avevano chiesto 30 galeoni per un bezoar! Trenta maledettissimi galeoni! Avrebbe fatto prima ad allevarsi le capre da solo… ridacchiando pensò che forse sul fattore capre avrebbe potuto aiutarlo il fratello di Silente.

Sospirò arrancando fuori dall’acquitrino, croste di ghiaccio andavano a frantumarsi al suo passaggio, l’acqua era gelida, se non si fosse asciugato al più presto si sarebbe preso un bel raffreddore, o sarebbe morto assiderato, tutto dipendeva da quanto lontano da casa si fosse materializzato.

Quando uscì dall’acqua, ebbe il buonsenso di asciugarsi con un incantesimo prima di congelare, sbuffando per la sua incapacità nelle materializzazioni. Era una cosa in cui non era per niente portato: era capace di pensare Bristol e smaterializzarsi a Brighton, oppure a chilometri dal punto in cui avrebbe dovuto arrivare. Una volta da ragazzo si era perfino smaterializzato in un muro! Aveva passato tre settimane nel reparto da lesioni da incantesimo, con una gamba ancora spezzata e bloccata a Diagon Alley, dal quel giorno aveva cominciato ad usare essenzialmente i camini, ma adesso, con la guerra e tutto il resto eccolo la a doversi  smaterializzare. Finché Silente non mi troverà incastrato in qualche albero… pensò depresso… o spaccato in una miriade di parti.

Asciutto e lontano dall’acqua, per quanto potesse stare lontano dall’acqua in quelle paludi, cercò di orientarsi, dalla posizione delle stelle doveva essere qualche miglio ad ovest di casa sua, sospirò pronunciando l’incantesimo quattro punti e incamminandosi verso casa.

 

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Ben sospiro di sollievo nel scorgere finalmente la sua "catapecchia". Aveva vagato nelle paludi due ore ed era letteralmente assiderato.

"Casa dolce casa" disse aprendo la porta di casa. Si tolse il mantello ghiacciato accendendo il camino con un colpo di bacchetta, spostò la poltrona più vicino possibile al fuoco e vi si sedette cercando di riscaldarsi, e ben presto, cullato dal tepore si addormentò.

Quando aprì gli occhi era ancora buio, si chiese cosa avesse disturbato il suo sonno, aveva forse fatto un incubo? No, se lo sarebbe ricordato, eppure era stata una scarica di adrenalina a svegliarlo, sbuffò: stavano diventando tutti paranoici, ecco che cos’era…

Ravvivò il fuoco, stiracchiandosi, avrebbe potuto andare a letto, ma si stava così bene su quella poltrona accanto al fuoco. Si raggomitolò cercando di riaddormentarsi, eppure c’era qualcosa che lo disturbava, stava quasi per ri-addormendarsi quando uno stridio acuto lo fece sobbalzare, era senz’altro un falco di palude quello, c’era un nido vicino a casa, l’aveva visto in primavera… si alzò andando a sbirciare dalla finestra c’era una leggera luce da est e la sagoma del falco era distinguibile sullo sfondo scuro…

L’alba l’avrà svegliato, si disse ritornando verso la poltrona, ma si fermò sentendo altri versi pivieressa, piovanello pancianera, chiurli… tutti in allarme. Benji deglutì a vuoto, voleva dire solo una cosa, uomini… molti uomini.

Prese la bacchetta, non sarebbe rimasto in presa al panico a farsi uccidere… stava per evocare il suo patronus per avvertire qualcuno, Emmeline, o magari Edgar quando la porta venne scardinata.

“Buon Natale Fenwich…”

 

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Peter non riuscì a chiudere occhio per il resto della notte, forse Benji si era salvato, forse era riuscito ad avvisare qualcuno e gli era scappato, se lo augurava, se lo augurava davvero.

Erano le sette del mattino quando un gufo atterrò alla sua finestra, lasciò un pacco e se ne andò. Peter lo fissò esitante, se era il “regalo” di cui parlava il Mangiamorte non aveva alcuna intenzione di aprirlo, l’ultima volta che aveva ricevuto un pacco da loro ci aveva trovato dentro la mano di suo padre, morto per difenderlo… sentì i passi di sua madre, si decise, non poteva lasciarlo lì. Prese il pacco e si diresse nella sua stanza, salutando con un bacio affettuoso la madre.

“Colloportus…” mormorò sigillandosi dentro, appoggiò il pacco sul letto, incerto, avrebbe dovuto aprirlo… sapeva che doveva farlo… si diede coraggio e lo aprì, restando meravigliato, all’interno non c’era nulla di altamente macabro, c’era solo un sacchetto, quando Peter lo prese in mano ne sentì benissimo il peso, l’aprì c’erano delle falci all’interno, svuotò il contenuto sul letto. Erano monete, i Mangiamorte l’avevano pagato?

Guardò l’argento tra le sue mani, erano trenta… trenta falci d’argento… trenta falci per la vita di un uomo?

“Peter, ieri il diacon Leroy ci ha mostrato il presepe che ha intagliato, una meraviglia dovevi vedere!” disse sua madre mettendo mano alla maniglia “Peter? Perché ti sei chiuso dentro?”

“Scusa mamma…” disse in fretta raccogliendo le monete e nascondendo il sacchetto e il suo contenuto sotto il letto, per poi aprire la porta.

“Perché ti sei chiuso dentro?” chiese di nuovo Danielle guardandolo accigliata

“L’ho fatto senza pensarci…” mentì lui, lei lo guardò scettica, poi sorrise.

“Ho preparato i wuffles, ti vanno?”

Peter annuì, prima di seguire sua madre lanciò uno sguardo verso il proprio letto pensando alle falci, poi ebbe l’illuminazione mentre la madre riprendeva a parlare del diacono Leroy. Trenta falci, trenta monete d’argento… l’argento dei traditori.

 

▀■▪■▀

 

Edgar fu il primo ad arrivare quando Emmeline li chiamò, era sconvolta. Erano le 22:07 del 26 dicembre 1980 quando si era visto comparire il patronus della ragazza.

“Emmeline!” disse il mago avvicinandosi “il tuo patronus mi ha raggiunto mentre stavo uscendo dal lavoro… cosa ti è…” ma si bloccò vedendo la ragazza piangere.

“Emmeline… cosa…” la ragazza singhiozzò, erano in un vicolo di Diagon Alley, là dove Emmeline avrebbe dovuto incontrare Benji, ma del pozionista non c’era traccia.

“Emmeline, per favore… dov’è Benji, siete stati attaccati? Cosa è successo?” tentò di nuovo il mago passandole un braccio sulle stalle.

“Lo stavo aspettando…” disse lei “sai che non è mai puntuale… si smaterializza sempre nel posto sbagliato…” parlava a stento, era evidentemente sotto shock. “e poi ad un tratto ho sentito una materializzazione, credevo fosse lui ma… ma…” indicò ad Edgar di andare a vedere dietro alcune casse, lui andò, quando ebbe lanciato un’occhiata si ritrasse livido.

“Sta tranquilla… non è niente…”

“Non è niente?!” esclamò lei isterica “Edgar, quello è un braccio! Anzi è il suo braccio!” Edgar l’abbracciò.

“Sono sicuro che si è solo spaccato… adesso vado a casa sua e chiamiamo i medimaghi, vedrai che lo rimettono apposto… sai anche tu che non è mai stato bravo con le smaterializzazioni… te l’ha detto anche a te no? Una volta lasciò una gamba in un muro…” così dicendo riuscì a calmarla proprio nel momento in cui arrivava Dorcas.

“Sono venuta al più presto, ho incrociato Fabian, stà facendo delle perquisizioni a Knocturn Alley quindi sarà qui a momenti!” disse abbracciando Emmeline “cos’è successo?”

“Benji si deve essere spaccato, vado a controllare a casa sua, tu resta con lei e mandami Fabian appena arriva…” disse Edgar serio.

Si smaterializzò neanche un istante dopo, era preoccupato… certo la storia della smaterializzazione poteva reggere però… insomma non era tranquillo… Ben avrebbe chiamato aiuto se si fosse spaccato non avrebbe fatto prendere quell’infarto ad Emmeline…

Quando vide la baracca di Benji ne ebbe conferma… Ben non si era spaccato.

Il Marchio Nero brillava nel grigio cielo invernale riflettendosi sul ghiaccio che copriva le paludi. Rapido mandò un patronus a Silente proprio mentre Fabian compariva di fianco a lui.

“Oh miseriaccia…” Fabian si passò una mano sul volto incredulo. La casa di Benji era scoperchiata, detriti erano sparsi un po’ ovunque, la porta non esisteva più e le finestre si erano infrante, come da un esplosione.

 “Non va per niente bene…” disse Edgar, facendo un cenno a Fabian di seguirlo.

“Credi che sia morto?”

“Fabian, per favore evita le domande stupide…”

“Ma il suo braccio… si insomma è arrivato a Emmeline, nel luogo dove dovevano incontrarsi, come sapevano…” la risposta apparve a Fabian evidente quando superarono la porta divelta. I resti del povero Benji giacevano nel salotto… sembravano le parti di una bambola strappata, un braccio da una parte, una gamba dall’altra.. qualche pezzo mancava del tutto. Edgar si appellò a tutto il suo sangue freddo per evitare di vomitare, Fabian dal canto suo stava evocando un patronus.

“Devono averlo torturato, hanno saputo dove trovare Emmeline, meglio che avvisi le ragazze di andarsene da lì… Hai già avvisato Silente, vero?” chiese agitato, Edgar annuì mentre fissava una delle pareti della stanza: le scansie erano state fatte cadere e sul muro era stata scritta con il sangue una frase.

Lui è solo il primo…”Edgar non osava abbassare lo sguardo, sotto la scritta infatti i Mangiamorte avevano depositato la testa mutilata di Benji.

“Hanno superato se stessi, oggi…” commentò Fabian “Edgar, va a casa, devo chiamare gli Auror…”

Edgar annuì.

 

▀■▪■▀

 

“Va tutto bene Emmeline… vedrai che è stato solo un’incidente e revocheranno la licenza di smaterializzazione a Ben… vedrai…” disse Dorcas abbracciando la ragazza. Non era passato molto da quando Fabian si era smaterializzato e lei ce la stava mettendo tutta ad essere positiva. Non voleva credere che fosse successo qualcosa a Benji, in fondo era a casa sua, al sicuro, in un luogo che solo pochi conoscevano.

“Hai ragione…” disse Emmeline cercando di calmarsi “hai ragione… non può essere arrivato qui da solo il braccio… insomma… nessun braccio si può smaterializzare senza un corpo…” respirava appena, la vista del braccio mutilato di Benji l’aveva sconvolta, non solo per l’orrore di per se stesso ma c’era qualcosa che le diceva che Edgar e Dorcas sbagliavano, che non stava andando tutto bene… che a Benji era successa una cosa tremenda… respirò un paio di volte, cercando di cacciare l’ansia.

“Va meglio?” chiese Dorcas guardandola con un sorriso accennato.

“Meglio…” rispose Emmeline, non poteva farsi prendere dal panico, no, non poteva.

“Bene che ne dici di andare a prendere un cioccolata calda al Pa…” Dorcas non finì la frase che uno scoppio fece alzare la polvere nel vicolo.

“Dov’è la gattina?” chiese una delle figure all’imbocco del vicolo, in tutto erano tre.

“Il vicolo è questo…” rispose l’altra mentre la polvere si diradava, Emmeline vide nettamente i tre incappucciati, portavano maschere.

“Il pozionista non avrà mentito…”

“Non credo che qualcuno possa mentire mentre gli vengono tagliate le braccia.” Emmeline si portò una mano sulla bocca.

“Bastardi…” sentì gridare a Dorcas mentre la ragazza si lanciava all’attacco. Emmeline si riscosse non poteva farla andare da sola… si alzò velocemente in piedi, lanciando una maledizione verso i tre, uno schivò il colpo, mentre un altro veniva travolto dalla furia di Dorcas, il terzo tentò di prenderla alle spalle ma Emmeline riuscì a rallentarlo, arrivando a spalleggiare l’amica.

I tre Mangiamorte si lanciarono di nuovo all’attacco, due maledizioni s’infransero sull’incantesimo scudo di Dorcas, mentre il terzo incantesimo colpiva di striscio Emmeline scavandole un profondo taglio ad un braccio.

“Che avete fatto a Benji?!” gridò contro di loro Emmeline, mentre lanciava una fattura ad uno dei tre e quello schivava abilmente. Erano due contro tre, il problema era che le due ragazze avevano un vicolo cieco alle spalle.

“Non vuoi saperlo davvero, vero, gattina?” una risata, era una risata quella che aveva fatto il Mangiamorte dopo aver detto quelle parole, Dorcas avrebbe voluto staccargli la testa dal collo. Lanciò un incantesimo non verbale su quello che aveva riso, non avrebbe riso più in sua presenza, quello era certo.

“Che avete fatto?!” intimò questa volta Dorcas, mentre l’uomo, colpito dal suo incantesimo, cadeva a terra tenendosi il volto mentre la maschera che portava si scioglieva incandescente sotto l’incantesimo della ex Tassorosso.

Gli altri due esitarono sentendo le grida di dolore dell’amico.

“Un regalo di Natale…” disse uno, mentre lanciando un ultimo incantesimo verso le due, dava il tempo agli altri di smaterializzarsi.

“Dannati! Tornate qui che vi uccido!” gridò Dorcas al nulla “io vi uccido! Che cosa gli avete fatto?!” era fuori di se, non ci poteva credere, non voleva crederci.

Emmeline la scosse per una spalla.

“Dorcas, se ne sono andati…” le lacrime le rigavano di nuovo le guance, mentre Dorcas cercava di controllare la rabbia che aveva in corpo

“Per fortuna che ci hai chiamati… volevano uccidere anche te!” disse la ragazza abbracciando Emmeline… “in tre contro uno credevano di farcela…”

“Benji…” mormorò Emmeline “loro… come hanno fatto a trovarlo?! Era al sicuro! Era dannatamente al sicuro!” gridò la ragazza disperata. Dorcas si guardò attorno, alcune persone si stavano avvicinando dopo aver assistito allo scontro… ce l’aveva anche loro, avevano assistito ma non avevano mosso un dito, le avrebbero guardate morire se i Mangiamorte fossero stati più di tre…

“Che diavolo avete da guardare! E comunque grazie per l’aiuto!” gridò contro di loro, poi prese Emmeline per una mano, trascinandola via.

“Ti porto da Enif, meglio farti sparire quel brutto taglio…” in realtà Dorcas non sapeva cosa fare, la prima persona a cui aveva pensato era stato Remus, ma non poteva andare da lui, allora aveva pensato a “zio Sirius”, aveva detto che poteva contare su di lui no?

Quando apparvero davanti a casa di Sirius, Emmeline stava tremando, Dorcas non aveva idea se fosse per la disperazione, per lo spavento oppure per la rabbia, lei personalmente avrebbe voluto distruggere tutto ciò che le capitava sotto tiro.

Bussò insistentemente alla porta finché Sirius non venne ad aprire la bacchetta in mano, nonostante avesse i capelli scompigliati e indossasse solo un paio di boxer.

“Hanno ucciso Benji e hanno tentato di uccidere anche noi…” disse furiosa, Sirius si spostò dall’ingresso mentre Dorcas sospingeva Emmeline all’interno.

“Fate come a casa vostra, eh…” sbottò Sirius chiudendo la porta. Dorcas fece sedere Emmeline in cucina mentre Enif, in vestaglia e apparentemente assonnata, faceva la sua comparsa.

“Che succede?” chiese notando il taglio sul braccio di Emmeline.

“Mangiamorte!” ringhiò Dorcas, Enif la fissò, non aveva mai visto la sua amica in quello stato, era fuori di se dalla rabbia. Senza dire una parola curò il braccio ad Emmeline.

“Posso sapere perché siete arrivate a casa mia a quest’ora della notte?”

“Te l’ho detto, hanno ucciso Benji e hanno cercato di uccidere anche noi!” disse Dorcas lasciandosi cadere su una sedia…

“Come sarebbe a dire “hanno ucciso Benji”?” Sirius le guardò sorpreso e preoccupato “non era di pattuglia con te?” chiese ad Emmeline

“Doveva arrivare ma… ma…” Emmeline respirò profondamente “i mangiamorte mi hanno mandato un suo braccio…” Enif si portò le mani alla bocca sconvolta “ho chiamato Edgar, Fabian e Dorcas, sapevo che tutti dovevano essere nei paraggi… Edgar mi ha detto che Ben si doveva esser spaccato e lui e Fabian sono andati a controllare…”

“E meno male che ci sono rimasta io con Emmeline!” disse Dorcas “neanche due minuti dopo che Edgar e Fabian se ne sono andati sono arrivati i Mangiamorte, volevano uccidere Emmeline, per fortuna che eravamo in due…”

“Che fattura hai lanciato su quel Mangiamorte? È stata portentosa!” disse Emmeline fissando Dorcas

“Non era una fattura, era un incantesimo… mia madre lo usa per far diventare incandescente il vetro… sai lei crea delle bottiglie così…”

“Gli hai sciolto la faccia!”

“La maschera…e poi lui ha detto che hanno tagliato le braccia a Benji! L’hanno fatto a pezzi!” la rabbia vibrava nella voce di Dorcas, mentre gli occhi, ora passata l’adrenalina le divenivano lucidi.

“L’hanno fatto a pezzi…” mormorò squotendo la testa

Sirius si passò una mano tra i capelli nervoso.

“Vado anche io da Edgar e Fabian… voi non muovetevi da qui.” In quello stesso istante un gufo battè furiosamente sulla finestra. Sirius lo guardò.

“Il dipartimento…” prese la lettera tra le mani immaginando già cosa contenesse.

“Fabian ha avvisato gli Auror?” chiese Emmeline a voce spezzata. Sirius annuì in risposta.

“Vado…” disse poi sparendo di sopra a cambiarsi.

Le ragazze rimasero un attimo in silenzio…

“Dovremmo avvertire Edgar che siete qui… si preoccuperà sapendo dell’attacco…” mormorò Enif… Dorcas annuì alzandosi

“Ci penso io…” disse allontanandosi per andare ad avvertire via patronus Edgar, la ragazza non riusciva a stare ferma, non poteva farlo, dannazione, Benji era morto! Era morto a Natale!

“Come avranno fatto a trovarlo?” chiese appena Emmeline “solo noi dell’Ordine sapevamo dove abitasse… come…”

“È evidente, non è un caso!” disse Dorcas entrando, mentre Sirius salutava per arrivare prima possibile alle paludi.

“Dorcas…” Enif sapeva cosa la ragazza stava per dire.

“C’è una spia! Malocchio ha ragione, insomma l’attacco a Alice e Frank, le missioni andate male, gli agguati e adesso… adesso questo! L’hanno fatto a pezzi! Io lo giuro se la spia è uno di noi… è una delle persone che chiamo amici… farebbe bene a sparire dalla faccia della terra prima che riesca a mettergli le mani addosso!” Emmeline la guardò sconvolta.

“Non riesco a credere che la spia sia uno di noi, Dorcas…” tentò Enif. Dorcas la guardò in silenzio. Era un’idea terribile ma ne era certa. C’era una spia e qualsiasi cosa sarebbe successa lei l’avrebbe trovata. Avrebbe catturato la spia al costo della vita. Era una promessa quella che Dorcas si stava facendo. Non avrebbe permesso che altri venissero uccisi.

 


Mi sono scordata che ieri era domenica XD
Emh... scusate XD
La laurea mi ha dato alla testa e ancora di più occuparmi della micetta appena arrivata :)
Un bacione
Elisa


   
 
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