Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo
28: Cheese
Era
da poco passata la mezzanotte quando arrivano a casa Moody gli ultimi
invitati.
Marlene arrivo trafelata scusandosi per il ritardo. Minerva McGrannit
fece la
sua comparsa avvolta in un mantello scozzese, seguita da Hagrid,
riconoscibile
come sempre nel suo pastrano marrone. Il mezzogigante non
poté fare a meno di
lasciarsi andare in un singhiozzo commosso quando gli misero davanti i
due bambini
addormentati.
"Sono
cosi carini..." disse accarezzando goffamente i capelli ad entrambi.
Silente
arrivò subito dopo seguito da un'altra persona. Il mago alle
sue spalle era alto
e magro, con barba e capelli grigi, portava gli occhiali e aveva un
aspetto
burbero. L'intero Ordine della Fenice lo guardò, James si
sporse verso Sirius.
"Ma
non è l'oste della Testa di Porco?"
"Amici
miei, ” cominciò Silente con un sorriso
“vi presento mio fratello, Aberforth."
Silente
sorrise vedendo Sirius cambiare colore.
"Non
preoccuparti Sirius, Aberforth non mi ha mai messo al corrente delle
consumazioni
dei suoi clienti..."
"Ci
mancherebbe altro.." bofonchiò l’altro seccato.
Silente
sorrise passando uno sguardo su tutti loro: sulle ragazze tutte
attorniate ai
bambini, sui malandrini, assieme come sempre,
su Frank che discuteva animatamente con i gemelli Prewett,
Edgar parlava
del ministero con Caradoc e Moody, mentre Benji raccontava ad Hagrid di
una
nuova pozione erbicida che i francesi stavano esportando in
Inghilterra.
"Credo
di poter dire che per una volta siamo davvero al completo." disse il
vecchio
preside con un sorriso.
"Gia,
incredibile che non manchi nessuno!" esclamò Podmore ridendo
allegramente.
"A
parte i morti..." commentò sarcastico Moody.
"Alastor
è Natale!" lo rimproverò Minerva "lascia i morti
riposare in pace
almeno quest'oggi!"
"Noi
abbiamo portato la macchina fotografica!" esclamo Gideon tirando fuori
una
vecchia polaroid “che ne dite di una bella foto?"
"Faccio
io, sono quasi un estraneo qui dentro..." si propose Aberforth, lieto
di
trovare un motivo per non essere ripreso dalla macchina fotografica.
"Ma
non dica cosi!" esclamò Enif che aveva già preso
la macchina dei gemelli
"proprio perché non c'è spesso dovrebbe venire a
fare la foto!" disse
sorridendo ed avvicinandosi ai fratelli Silente.
"Aberforth
ti presento Enif Icecrow..." disse Albus al fratello, Enif fu certa di
vederlo ammiccare. Aberforth le lanciò un’occhiata
penetrante.
"Icecrow,
eh... Va bene ma poi restituirò il favore... o sarai tu a
mancare nella foto,
ragazza…" borbottò seccato.
Enif
gli sorrise gentile, mentre tutto l’Ordine si riuniva per la
foto: Moody prese
posto vicino a Silente, Dedalus vicino a Marlene, Alice e Franks vicino
ad
Emmeline, Remus si tenne a distanza da Dorcas ma venne circondato da
Benji ed
Edgar, Sturgis ridacchiava assieme a Caradoc, Hagrid, Elphias, Gideon e
Fabian
si sistemarono accanto a Dorcas, mentre Aberforth prendeva posto in
seconda
fila, Enif immaginò per nascondersi alla foto, e infine
Sirius, Peter ai fianchi
di Lily e James.
“Sorridete
prego” disse Enif ridendo, prima di scattare, qualcuno di
loro levò i bicchieri
che aveva in mano altri salutarono. Enif scattò un paio di
volte prima che
Aberforth la fermasse.
“Hai
fatto foto a sufficienza con la mia brutta faccia, ora tocca alla
tua…” disse
l’uomo prendendole di mano la macchina fotografica mentre
Moody, Gideon ed
Edagar si dividevano le foto appena scattate.
“La
prossima la prenoto io!” disse James, mentre Enif correva
affianco a loro prima
che Aberforth scattasse.
▀■▪■▀
La
serata andava a concludersi quando Benji si alzo sorridendo.
"Adesso
dovrò proprio andare" disse un po’ dispiaciuto.
Peter lo guardo
mordicchiandosi un labbro.
"Sicuro
che non vuoi restare ancora un po’..."
“No,
Peter
devo proprio andare….” Disse il pozionista
passando una mano sulla barba rossa,
con un sorriso stanco. “Domani notte sono di pattuglia,
meglio riposare un
po’…”
disse allegro.
“Riposati
allora, che domani sera ti voglio bello e pimpante!”
scherzò Emmeline con un
sorriso.
“Figurati
se non sarò bello e pimpante per te,tesoro”
scherzò lui, da buon vecchio
scapolone, ci trovava gusto a stuzzicare Emmeline, la ragazza sorrise
dandogli
una leggera pacca sul gomito.
“Va a
dormire, vecchio”
“Ehi,
vecchio a chi?”
Risero,
erano poche le volte che potevano ridere. C’erano poche volte
in cui l’Ordine
si riuniva senza una scia di morte e distruzione alle spalle. Quei rari
momenti
erano quindi più preziosi dell’oro.
Benji
salutò i presenti un’altra volta prima di lasciare
la casa, camminò per qualche
metro prima di smaterializzarsi con un pop.
▀■▪■▀
Le canne si
muovevano appena, mosse da un leggero venticello, Benji
imprecò notando come si
fosse materializzato diritto dentro un acquitrino, ce n’erano
tanti attorno a
casa sua. Le paludi del Nord Kent si distendevano per centinaia di
metri, quasi
chilometri attorno alla sua “catapecchia” come
l’aveva definita Edgar l’unica
volta che era venuto a trovarlo. Ma
a
Benji andava bene così, pace e tranquillità, rane
e piante in abbondanza, tanto
da permettergli di risparmiare qualcosa sulle spese per gli ingredienti
di
pozioni. Il mercato delle pozioni non andava poi così male,
con la guerra
vendeva antidoti quasi come fossero pozioni per il raffreddore, ma il
prezzo
degli ingredienti, soprattutto quelli più pericolosi aveva
toccato somme
esorbitanti, l’ultima volta gli avevano chiesto 30 galeoni
per un bezoar!
Trenta maledettissimi galeoni! Avrebbe fatto prima ad allevarsi le
capre da
solo… ridacchiando pensò che forse sul fattore
capre avrebbe potuto aiutarlo il
fratello di Silente.
Sospirò
arrancando fuori dall’acquitrino, croste di ghiaccio andavano
a frantumarsi al
suo passaggio, l’acqua era gelida, se non si fosse asciugato
al più presto si
sarebbe preso un bel raffreddore, o sarebbe morto assiderato, tutto
dipendeva
da quanto lontano da casa si fosse materializzato.
Quando
uscì
dall’acqua, ebbe il buonsenso di asciugarsi con un
incantesimo prima di
congelare, sbuffando per la sua incapacità nelle
materializzazioni. Era una
cosa in cui non era per niente portato: era capace di pensare Bristol e
smaterializzarsi
a Brighton, oppure a chilometri dal punto in cui avrebbe dovuto
arrivare. Una
volta da ragazzo si era perfino smaterializzato in un muro! Aveva
passato tre
settimane nel reparto da lesioni da incantesimo, con una gamba ancora
spezzata
e bloccata a Diagon Alley, dal quel giorno aveva cominciato ad usare
essenzialmente i camini, ma adesso, con la guerra e tutto il resto
eccolo la a
doversi smaterializzare.
Finché Silente
non mi troverà incastrato in qualche albero…
pensò depresso… o spaccato in una
miriade di parti.
Asciutto e
lontano dall’acqua, per quanto potesse stare lontano
dall’acqua in quelle
paludi, cercò di orientarsi, dalla posizione delle stelle
doveva essere qualche
miglio ad ovest di casa sua, sospirò pronunciando
l’incantesimo quattro punti e
incamminandosi verso casa.
▀■▪■▀
Ben sospiro
di sollievo nel scorgere finalmente la sua "catapecchia". Aveva
vagato nelle paludi due ore ed era letteralmente assiderato.
"Casa
dolce casa" disse aprendo la porta di casa. Si tolse il mantello
ghiacciato
accendendo il camino con un colpo di bacchetta, spostò la
poltrona più vicino
possibile al fuoco e vi si sedette cercando di riscaldarsi, e ben
presto, cullato
dal tepore si addormentò.
Quando
aprì
gli occhi era ancora buio, si chiese cosa avesse disturbato il suo
sonno, aveva
forse fatto un incubo? No, se lo sarebbe ricordato, eppure era stata
una
scarica di adrenalina a svegliarlo, sbuffò: stavano
diventando tutti paranoici,
ecco che cos’era…
Ravvivò
il
fuoco, stiracchiandosi, avrebbe potuto andare a letto, ma si stava
così bene su
quella poltrona accanto al fuoco. Si raggomitolò cercando di
riaddormentarsi,
eppure c’era qualcosa che lo disturbava, stava quasi per
ri-addormendarsi
quando uno stridio acuto lo fece sobbalzare, era senz’altro
un falco di palude
quello, c’era un nido vicino a casa, l’aveva visto
in primavera… si alzò
andando a sbirciare dalla finestra c’era una leggera luce da
est e la sagoma
del falco era distinguibile sullo sfondo scuro…
L’alba
l’avrà svegliato, si disse ritornando verso la
poltrona, ma si fermò sentendo
altri versi pivieressa, piovanello pancianera, chiurli…
tutti in allarme. Benji
deglutì a vuoto, voleva dire solo una cosa,
uomini… molti uomini.
Prese la
bacchetta, non sarebbe rimasto in presa al panico a farsi
uccidere… stava per
evocare il suo patronus per avvertire qualcuno, Emmeline, o magari
Edgar quando
la porta venne scardinata.
“Buon
Natale Fenwich…”
▀■▪■▀
Peter non
riuscì a chiudere occhio per il resto della notte, forse
Benji si era salvato,
forse era riuscito ad avvisare qualcuno e gli era scappato, se lo
augurava, se
lo augurava davvero.
Erano le
sette del mattino quando un gufo atterrò alla sua finestra,
lasciò un pacco e
se ne andò. Peter lo fissò esitante, se era il
“regalo” di cui parlava il
Mangiamorte non aveva alcuna intenzione di aprirlo, l’ultima
volta che aveva
ricevuto un pacco da loro ci aveva trovato dentro la mano di suo padre,
morto
per difenderlo… sentì i passi di sua madre, si
decise, non poteva lasciarlo lì.
Prese il pacco e si diresse nella sua stanza, salutando con un bacio
affettuoso
la madre.
“Colloportus…”
mormorò sigillandosi dentro, appoggiò il pacco
sul letto, incerto, avrebbe
dovuto aprirlo… sapeva che doveva farlo… si diede
coraggio e lo aprì, restando
meravigliato, all’interno non c’era nulla di
altamente macabro, c’era solo un
sacchetto, quando Peter lo prese in mano ne sentì benissimo
il peso, l’aprì
c’erano delle falci all’interno, svuotò
il contenuto sul letto. Erano monete, i
Mangiamorte l’avevano pagato?
Guardò
l’argento tra le sue mani, erano trenta… trenta
falci d’argento… trenta falci
per la vita di un uomo?
“Peter,
ieri il diacon Leroy ci ha mostrato il presepe che ha intagliato, una
meraviglia dovevi vedere!” disse sua madre mettendo mano alla
maniglia “Peter?
Perché ti sei chiuso dentro?”
“Scusa
mamma…” disse in fretta raccogliendo le monete e
nascondendo il sacchetto e il
suo contenuto sotto il letto, per poi aprire la porta.
“Perché
ti
sei chiuso dentro?” chiese di nuovo Danielle guardandolo
accigliata
“L’ho
fatto
senza pensarci…” mentì lui, lei lo
guardò scettica, poi sorrise.
“Ho
preparato i wuffles, ti vanno?”
Peter
annuì, prima di seguire sua madre lanciò uno
sguardo verso il proprio letto
pensando alle falci, poi ebbe l’illuminazione mentre la madre
riprendeva a
parlare del diacono Leroy. Trenta falci, trenta monete
d’argento… l’argento dei
traditori.
▀■▪■▀
Edgar fu il
primo ad arrivare quando Emmeline li chiamò, era sconvolta.
Erano le 22:07 del
26 dicembre 1980 quando si era visto comparire il patronus della
ragazza.
“Emmeline!”
disse il mago avvicinandosi “il tuo patronus mi ha raggiunto
mentre stavo
uscendo dal lavoro… cosa ti
è…” ma si bloccò vedendo la
ragazza piangere.
“Emmeline…
cosa…” la ragazza singhiozzò, erano in
un vicolo di Diagon Alley, là dove
Emmeline avrebbe dovuto incontrare Benji, ma del pozionista non
c’era traccia.
“Emmeline,
per favore… dov’è Benji, siete stati
attaccati? Cosa è successo?” tentò di
nuovo il mago passandole un braccio sulle stalle.
“Lo
stavo
aspettando…” disse lei “sai che non
è mai puntuale… si smaterializza sempre nel
posto sbagliato…” parlava a stento, era
evidentemente sotto shock. “e poi ad un
tratto ho sentito una materializzazione, credevo fosse lui
ma… ma…” indicò ad
Edgar di andare a vedere dietro alcune casse, lui andò,
quando ebbe lanciato
un’occhiata si ritrasse livido.
“Sta
tranquilla… non è niente…”
“Non
è
niente?!” esclamò lei isterica “Edgar,
quello è un braccio! Anzi è il suo
braccio!” Edgar l’abbracciò.
“Sono
sicuro che si è solo spaccato… adesso vado a casa
sua e chiamiamo i medimaghi,
vedrai che lo rimettono apposto… sai anche tu che non
è mai stato bravo con le
smaterializzazioni… te l’ha detto anche a te no?
Una volta lasciò una gamba in
un muro…” così dicendo
riuscì a calmarla proprio nel momento in cui arrivava
Dorcas.
“Sono
venuta al più presto, ho incrociato Fabian, stà
facendo delle perquisizioni a
Knocturn Alley quindi sarà qui a momenti!” disse
abbracciando Emmeline “cos’è
successo?”
“Benji
si
deve essere spaccato, vado a controllare a casa sua, tu resta con lei e
mandami
Fabian appena arriva…” disse Edgar serio.
Si
smaterializzò neanche un istante dopo, era
preoccupato… certo la storia della
smaterializzazione poteva reggere però… insomma
non era tranquillo… Ben avrebbe
chiamato aiuto se si fosse spaccato non avrebbe fatto prendere
quell’infarto ad
Emmeline…
Quando vide
la baracca di Benji ne ebbe conferma… Ben non si era
spaccato.
Il Marchio
Nero brillava nel grigio cielo invernale riflettendosi sul ghiaccio che
copriva
le paludi. Rapido mandò un patronus a Silente proprio mentre
Fabian compariva
di fianco a lui.
“Oh
miseriaccia…” Fabian si passò una mano
sul volto incredulo. La casa di Benji
era scoperchiata, detriti erano sparsi un po’ ovunque, la
porta non esisteva
più e le finestre si erano infrante, come da un esplosione.
“Non va per niente
bene…” disse Edgar, facendo
un cenno a Fabian di seguirlo.
“Credi
che
sia morto?”
“Fabian,
per favore evita le domande stupide…”
“Ma
il suo
braccio… si insomma è arrivato a Emmeline, nel
luogo dove dovevano incontrarsi,
come sapevano…” la risposta apparve a Fabian
evidente quando superarono la
porta divelta. I resti del povero Benji giacevano nel
salotto… sembravano le
parti di una bambola strappata, un braccio da una parte, una gamba
dall’altra..
qualche pezzo mancava del tutto. Edgar si appellò a tutto il
suo sangue freddo
per evitare di vomitare, Fabian dal canto suo stava evocando un
patronus.
“Devono
averlo torturato, hanno saputo dove trovare Emmeline, meglio che avvisi
le
ragazze di andarsene da lì… Hai già
avvisato Silente, vero?” chiese agitato,
Edgar annuì mentre fissava una delle pareti della stanza: le
scansie erano
state fatte cadere e sul muro era stata scritta con il sangue una
frase.
“Lui è solo il primo…”Edgar
non osava
abbassare lo sguardo, sotto la scritta infatti i Mangiamorte avevano
depositato
la testa mutilata di Benji.
“Hanno
superato se stessi, oggi…” commentò
Fabian “Edgar, va a casa, devo chiamare gli
Auror…”
Edgar
annuì.
▀■▪■▀
“Va
tutto
bene Emmeline… vedrai che è stato solo
un’incidente e revocheranno la licenza
di smaterializzazione a Ben… vedrai…”
disse Dorcas abbracciando la ragazza. Non
era passato molto da quando Fabian si era smaterializzato e lei ce la
stava mettendo
tutta ad essere positiva. Non voleva credere che fosse successo
qualcosa a
Benji, in fondo era a casa sua, al sicuro, in un luogo che solo pochi
conoscevano.
“Hai
ragione…” disse Emmeline cercando di calmarsi
“hai ragione… non può essere
arrivato qui da solo il braccio… insomma… nessun
braccio si può smaterializzare
senza un corpo…” respirava appena, la vista del
braccio mutilato di Benji
l’aveva sconvolta, non solo per l’orrore di per se
stesso ma c’era qualcosa che
le diceva che Edgar e Dorcas sbagliavano, che non stava andando tutto
bene… che
a Benji era successa una cosa tremenda… respirò
un paio di volte, cercando di
cacciare l’ansia.
“Va
meglio?” chiese Dorcas guardandola con un sorriso accennato.
“Meglio…”
rispose Emmeline, non poteva farsi prendere dal panico, no, non poteva.
“Bene
che
ne dici di andare a prendere un cioccolata calda al
Pa…” Dorcas non finì la
frase che uno scoppio fece alzare la polvere nel vicolo.
“Dov’è
la
gattina?” chiese una delle figure all’imbocco del
vicolo, in tutto erano tre.
“Il
vicolo
è questo…” rispose l’altra
mentre la polvere si diradava, Emmeline vide
nettamente i tre incappucciati, portavano maschere.
“Il
pozionista non avrà mentito…”
“Non
credo
che qualcuno possa mentire mentre gli vengono tagliate le
braccia.” Emmeline si
portò una mano sulla bocca.
“Bastardi…”
sentì gridare a Dorcas mentre la ragazza si lanciava
all’attacco. Emmeline si
riscosse non poteva farla andare da sola… si alzò
velocemente in piedi,
lanciando una maledizione verso i tre, uno schivò il colpo,
mentre un altro
veniva travolto dalla furia di Dorcas, il terzo tentò di
prenderla alle spalle
ma Emmeline riuscì a rallentarlo, arrivando a spalleggiare
l’amica.
I tre
Mangiamorte
si lanciarono di nuovo all’attacco, due maledizioni
s’infransero
sull’incantesimo scudo di Dorcas, mentre il terzo incantesimo
colpiva di
striscio Emmeline scavandole un profondo taglio ad un braccio.
“Che
avete
fatto a Benji?!” gridò contro di loro Emmeline,
mentre lanciava una fattura ad
uno dei tre e quello schivava abilmente. Erano due contro tre, il
problema era
che le due ragazze avevano un vicolo cieco alle spalle.
“Non
vuoi
saperlo davvero, vero, gattina?” una risata, era una risata
quella che aveva
fatto il Mangiamorte dopo aver detto quelle parole, Dorcas avrebbe
voluto
staccargli la testa dal collo. Lanciò un incantesimo non
verbale su quello che
aveva riso, non avrebbe riso più in sua presenza, quello era
certo.
“Che
avete
fatto?!” intimò questa volta Dorcas, mentre
l’uomo, colpito dal suo
incantesimo, cadeva a terra tenendosi il volto mentre la maschera che
portava
si scioglieva incandescente sotto l’incantesimo della ex
Tassorosso.
Gli altri
due esitarono sentendo le grida di dolore dell’amico.
“Un
regalo
di Natale…” disse uno, mentre lanciando un ultimo
incantesimo verso le due,
dava il tempo agli altri di smaterializzarsi.
“Dannati!
Tornate qui che vi uccido!” gridò Dorcas al nulla
“io vi uccido! Che cosa gli
avete fatto?!” era fuori di se, non ci poteva credere, non
voleva crederci.
Emmeline la
scosse per una spalla.
“Dorcas,
se
ne sono andati…” le lacrime le rigavano di nuovo
le guance, mentre Dorcas
cercava di controllare la rabbia che aveva in corpo
“Per
fortuna che ci hai chiamati… volevano uccidere anche
te!” disse la ragazza
abbracciando Emmeline… “in tre contro uno
credevano di farcela…”
“Benji…”
mormorò Emmeline “loro… come hanno
fatto a trovarlo?! Era al sicuro! Era
dannatamente al sicuro!” gridò la ragazza
disperata. Dorcas si guardò attorno,
alcune persone si stavano avvicinando dopo aver assistito allo
scontro… ce
l’aveva anche loro, avevano assistito ma non avevano mosso un
dito, le
avrebbero guardate morire se i Mangiamorte fossero stati più
di tre…
“Che
diavolo avete da guardare! E comunque grazie per
l’aiuto!” gridò contro di
loro, poi prese Emmeline per una mano, trascinandola via.
“Ti
porto
da Enif, meglio farti sparire quel brutto taglio…”
in realtà Dorcas non sapeva
cosa fare, la prima persona a cui aveva pensato era stato Remus, ma non
poteva
andare da lui, allora aveva pensato a “zio Sirius”,
aveva detto che poteva
contare su di lui no?
Quando
apparvero davanti a casa di Sirius, Emmeline stava tremando, Dorcas non
aveva
idea se fosse per la disperazione, per lo spavento oppure per la
rabbia, lei
personalmente avrebbe voluto distruggere tutto ciò che le
capitava sotto tiro.
Bussò
insistentemente alla porta finché Sirius non venne ad aprire
la bacchetta in
mano, nonostante avesse i capelli scompigliati e indossasse solo un
paio di
boxer.
“Hanno
ucciso Benji e hanno tentato di uccidere anche
noi…” disse furiosa, Sirius si
spostò dall’ingresso mentre Dorcas sospingeva
Emmeline all’interno.
“Fate
come
a casa vostra, eh…” sbottò Sirius
chiudendo la porta. Dorcas fece sedere
Emmeline in cucina mentre Enif, in vestaglia e apparentemente
assonnata, faceva
la sua comparsa.
“Che
succede?” chiese notando il taglio sul braccio di Emmeline.
“Mangiamorte!”
ringhiò Dorcas, Enif la fissò, non aveva mai
visto la sua amica in quello
stato, era fuori di se dalla rabbia. Senza dire una parola
curò il braccio ad
Emmeline.
“Posso
sapere perché siete arrivate a casa mia a
quest’ora della notte?”
“Te
l’ho
detto, hanno ucciso Benji e hanno cercato di uccidere anche
noi!” disse Dorcas
lasciandosi cadere su una sedia…
“Come
sarebbe a dire “hanno ucciso Benji”?”
Sirius le guardò sorpreso e preoccupato
“non era di pattuglia con te?” chiese ad Emmeline
“Doveva
arrivare ma… ma…” Emmeline
respirò profondamente “i mangiamorte mi hanno
mandato
un suo braccio…” Enif si portò le mani
alla bocca sconvolta “ho chiamato Edgar,
Fabian e Dorcas, sapevo che tutti dovevano essere nei
paraggi… Edgar mi ha
detto che Ben si doveva esser spaccato e lui e Fabian sono andati a
controllare…”
“E
meno
male che ci sono rimasta io con Emmeline!” disse Dorcas
“neanche due minuti
dopo che Edgar e Fabian se ne sono andati sono arrivati i Mangiamorte,
volevano
uccidere Emmeline, per fortuna che eravamo in
due…”
“Che
fattura hai lanciato su quel Mangiamorte? È stata
portentosa!” disse Emmeline
fissando Dorcas
“Non
era
una fattura, era un incantesimo… mia madre lo usa per far
diventare
incandescente il vetro… sai lei crea delle bottiglie
così…”
“Gli
hai
sciolto la faccia!”
“La
maschera…e poi lui ha detto che hanno tagliato le braccia a
Benji! L’hanno
fatto a pezzi!” la rabbia vibrava nella voce di Dorcas,
mentre gli occhi, ora
passata l’adrenalina le divenivano lucidi.
“L’hanno
fatto a pezzi…” mormorò squotendo la
testa
Sirius si
passò una mano tra i capelli nervoso.
“Vado
anche
io da Edgar e Fabian… voi non muovetevi da qui.”
In quello stesso istante un
gufo battè furiosamente sulla finestra. Sirius lo
guardò.
“Il
dipartimento…” prese la lettera tra le mani
immaginando già cosa contenesse.
“Fabian
ha
avvisato gli Auror?” chiese Emmeline a voce spezzata. Sirius
annuì in risposta.
“Vado…”
disse poi sparendo di sopra a cambiarsi.
Le ragazze
rimasero un attimo in silenzio…
“Dovremmo
avvertire Edgar che siete qui… si preoccuperà
sapendo dell’attacco…”
mormorò
Enif… Dorcas annuì alzandosi
“Ci
penso
io…” disse allontanandosi per andare ad avvertire
via patronus Edgar, la
ragazza non riusciva a stare ferma, non poteva farlo, dannazione, Benji
era
morto! Era morto a Natale!
“Come
avranno fatto a trovarlo?” chiese appena Emmeline
“solo noi dell’Ordine
sapevamo dove abitasse… come…”
“È
evidente, non è un caso!” disse Dorcas entrando,
mentre Sirius salutava per
arrivare prima possibile alle paludi.
“Dorcas…”
Enif sapeva cosa la ragazza stava per dire.
“C’è
una
spia! Malocchio ha ragione, insomma l’attacco a Alice e
Frank, le missioni
andate male, gli agguati e adesso… adesso questo!
L’hanno fatto a pezzi! Io lo
giuro se la spia è uno di noi… è una
delle persone che chiamo amici… farebbe
bene a sparire dalla faccia della terra prima che riesca a mettergli le
mani
addosso!” Emmeline la guardò sconvolta.
“Non
riesco
a credere che la spia sia uno di noi, Dorcas…”
tentò Enif. Dorcas la guardò in
silenzio. Era un’idea terribile ma ne era certa.
C’era una spia e qualsiasi
cosa sarebbe successa lei l’avrebbe trovata. Avrebbe
catturato la spia al costo
della vita. Era una promessa quella che Dorcas si stava facendo. Non
avrebbe
permesso che altri venissero uccisi.
Mi sono scordata che ieri era domenica XD
Emh... scusate XD
La laurea mi ha dato alla testa e ancora di più occuparmi della micetta appena arrivata :)
Un bacione
Elisa