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Autore: AllHailTheGlowCloud    26/03/2012    1 recensioni
"I genitori non hanno mai saputo che nome le si addicesse di più, e le stessa dimostrò più volte di non aver cura di una questione che pare per lei sia del tutto futile. Quindi, ognuno finisce per chiamarla come vuole…" [...]
"Mi sento un po’ un vigliacco a rassegnarmi così a qualunque sia il mio destino, lasciandolo nelle mani della mia fidata compagna, ma è anche vero che non posso fare altrimenti.
Non vorrei tornare a casa senza di lei, non mi darei pace e non saprei come spiegare la sua scomparsa ai suoi genitori ignari di tutto.
Eppure so che anche per Junie è lo stesso."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. La sua inconsapevolezza.

Il ginepro selvatico.

 

~ La sua inconsapevolezza.

 

 

 

Seduta a gambe incrociate sull’erba, si sistema la stoffa stropicciata del vestito, si copre meglio le gambe: sicuramente perché l’erba alta le fa il solletico. Le sue guance non sfiora l’idea di arrossire, non si vergogna lei. Eppure non è più una bambina, anche se non n’è ancora accorta. Tuttavia non è mai volgare. E’ bella sì, è proprio bella Junie.

Il vestito a fiori dai colori pastello le fascia gentilmente il corpo. I lunghissimi capelli neri li ha anche oggi accuratamente sistemati in due belle trecce, che le ricadono morbide sul petto. Ha una sola ciocca impertinente fuori posto, che le ondeggia silenziosa davanti al viso assorto, spostata dall’aria tiepida. E’ primavera, ormai abbiamo preso l’abitudine di venire qui tutti i giorni. E’ il nostro posto preferito sulla collina, perché è toccato dal sole tutto il giorno. Qui l’erba cresce alta, è un luogo silenzioso, lontano dai sentieri dei contadini, ed equidistante dal bosco e dal fiume, così è facile arrivarci. Noi conosciamo la strada, ne abbiamo una tutta nostra: passando vicino al vecchio faggio, non abbiamo ostacoli. Da lì, che è circa al centro del bosco, basta camminare per altri venti minuti verso sud-ovest.

Ora siamo qui. Siamo in silenzio, sento un cinguettio tranquillo e, come un sospiro ovattato e lontano, lo scrosciare impetuoso del fiume che scorre instancabile; le api laboriose ronzano, qualche cicala canta da qualche parte. Protende la mano, e una farfalla bianca e leggera si posa senza paura sul suo dito indice.

Ridiamo, lei è immobile, si osservano.

Sento un fruscio tra l’erba, ma non ci faccio caso, sono abituato a questi rumori. La farfalla riprende a volteggiare, ma Junie resta ferma. E’ impassibile, e solo ora mi accorgo di un serpente che sta strisciando attorno al suo braccio, salendo fin sulla sua spalla. Io sbianco, non ci posso credere. Il mio petto impazzisce, ma cerco di mantenere la calma e deglutisco.

«J- Junie…» bisbiglio il suo nome, sibilando anzi, quasi parlassi col rettile invece che con lei, ma lei non trema come me.

«Che è successo?» mi chiede, come totalmente ignara della situazione, come se qualcosa stesse accadendo a me, invece che a lei. Allora sto per parlare, ma mi rendo conto che Junie l’ha visto perfettamente, e mente decido di tacere, il serpente le ha circondato le spalle e inizia la sua discesa per l’altro braccio. Lo osserva sorridente. Intanto quello, raggiunto il suolo, si dirige verso di me.

Scatto in piedi. «Junie!», grido allarmato, come se lei avesse qualche controllo su quell’animale, ma io so che ce l’ha. Lei ride e mi fa una linguaccia, per poi alzarsi e iniziare ad allontanarsi saltellando.

Sono scombussolato, ma non sorpreso.

Guardo un istante ai miei piedi e mi pare di vedere che il serpente mi sorrida. Strabuzzo gli occhi, ma non ho il tempo di accertarmi di nulla, perché la bestiola è già strisciata via, confondendosi tra l’erba. Junie mi aspetta ad una decina di metri di distanza, con la schiena dritta e i piedi piantati a terra, e fa una buffa smorfia delle sue.

La raggiungo mentre penso. Un serpente che sorride… è solo una delle tante cose assurde che capitano quando sono con lei. La cosa ancora più assurda è che io sembro essere l’unico a notarle. Non dico che le altre persone debbano a tutti i costi, anche se sarebbe logico, ma lei stessa non ci fa caso! Le sembra così normale quando si lamenta perché non è ancora tempo di mirtilli, e il giorno dopo sua madre torna a casa con un canestro pieno. O quando stiamo per essere attaccati da un orso, e un attimo dopo stiamo beatamente passeggiando per la campagna a cavallo di questo. Non è consapevole delle proprie capacità, proprio come non è consapevole di essere una donna, né di essere bellissima. Non sa di essere speciale.

 

 

 

 

 

Note:

E chi se l’aspettava che come prossima fanfic avrei aggiornato proprio questa!?
Io no di certo, sicuramente, lol.

L’ultima volta (esattamente 6 mesi fa) avevo detto che sarebbe stata una raccolta di corbellerie. (Oh, andate a rileggere se non ci credete, ho detto proprio così!) e invece ora credo di aver quasi trovato una trama a questa storia. Ma è ancora presto per dirlo.

Dunque, visto che negli ultimi giorni mi sento particolarmente ispirata, continuerò a scrivere quello che mi viene quando e come mi viene, poi vedremo cosa salta fuori.

Au revoir, gente! Ahahah! *e scompare nel nulla.*

Daruku

  
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