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Autore: Red Robin_My Pride    27/03/2012    3 recensioni
Gettò un'occhiata al mare poco distante, cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di paglia non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui, sirenetta!» lo sentì urlare difatti, pronto a gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in anticipo.
«Ti ho detto che sono un maschio io!»
[ Personaggi Vagamente OOC - New World Arc ]
[ Per chi non ci conoscesse con questo nick, siamo Red Robin e My Pride con un account in comune. ]
Attenzione: il rating potrebbe variare
Genere: Avventura, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tales_4

TALES OF SEA: MERMAID'S STORY
IT'S AN ILL WIND THAT BLOWS NO GOOD... MAYBE
   

In un'altra stanza del castello, intanto, c'era chi ancora non si raccapezzava di quella situazione.
Gli sembrava che fosse tutto fuori posto, e in effetti non aveva tutti i torti. Si era guardato intorno per una buona decina di minuti - o forse anche di più, aveva perso il conto - nel tentativo di comprendere quanto era successo, ma inutilmente, cercando fintanto di raccapezzarsi.
Per quanto si fosse sforzato, però, non era riuscito a trovare una soluzione soddisfacente, né tanto meno a capire con esattezza perché diavolo fosse stato portato lì. Aveva seguito il consiglio della piccola renna e, con un bel po' di fatica, era riuscito a trascinarsi fino all'armadio, prendendo la prima cosa che gli era capitata sottomano per coprirsi. Non aveva mai pensato che potesse fare così freddo, sulla terra. O forse era una percezione data dal fatto che non si trovasse più in mare.
Osservò quell'indumento, scoprendo che effettivamente doveva trattarsi di una maglia, anche se forse un po’ troppo lunga e possedeva qualche accessorio di cui non ne conosceva affatto l'utilizzo. Eppure lo copriva interamente; forse non era poi così male quella maglia, pensò tra sé e sé, abbozzando una sorta di sorrisino.
Sollevò lo sguardo al soffitto, domandandosi poi quasi distrattamente che cosa avrebbe dovuto fare, adesso. Non poteva nemmeno sperare di uscire da lì e andarsene, giacché le sue gambe non ne volevano ancora sapere di dargli retta. Con la coda era molto più facile, mentre ora... non sapeva nemmeno come si muovessero per stare in piedi.
Si ritrovò a sbuffare, decidendo di sfruttare quel letto, dato che per il momento non poteva far altro che starsene chiuso lì dentro. Così si sdraiò e poggiò la testa sul cuscino, dovendo ammettere che era molto più confortevole di quanto avesse creduto al principio. Avrebbe persino potuto addormentarsi se non si fosse sentito ansioso, dato il luogo in cui si trovava.
Sospirò. Avrebbe tanto voluto che qualcuno - e in quel momento gli andava bene chiunque, persino quel cretino d'un principe - entrasse dalla porta che aveva cominciato a fissare con insistenza, nella speranza che lo riportassero a casa una volta per tutte.
Una parte di lui, però, si sentiva strana quando la sua mente sfiorava quell'argomento, ma non riuscì a terminare quel pensiero che fu proprio quello che entrò nella stanza con poca grazia, scoccandogli un'occhiata in tralice prima di chiudersi la porta alle spalle.
«Ehi, no! Aspetta!» strillò il biondo cercando di richiamarlo, sentendo uno strano brivido corrergli lungo la schiena. Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella situazione, men che mai gli sembrava che fosse una cosa positiva starsene chiuso lì dentro con quell'idiota.
«Vedi di stare calmo, ricciolo», sbottò, e solo quando lo sguardo gli cadde davvero su di lui si ritrovò ad accigliarsi. «Come diavolo ti sei conciato?» gli venne spontaneo chiedere, non sapendo se ridere o vergognarsi per quella sirena.
«Non lo so, è l'unica cosa che sono riuscito ad afferrare, stupido marimo», gli rispose tempestivamente quello, e, per quanto lo stupido marimo in questione stesse cercando di controllarsi, alla fine non poté fare a meno di lasciarsi scappare una sonora risata. Difficile dire, però, se fosse derisoria o semplicemente divertita.
«Levati quel coso di dosso, sirenetta», rimbeccò poi quando si riprese, sebbene si vedesse lontano un miglio che avrebbe potuto ricominciare da un momento all'altro. «Se è vero che sei uomo, dovresti indossare un paio di pantaloni come questi», soggiunse, indicando con un rapido cenno i propri calzoni a scopo illustrativo.
«Non ridere, deficiente!» sbottò immediatamente quello. «Non mi sono mai posto il problema!»
«Ponitelo adesso», gli venne detto in tono schietto, pur essendoci in esso ancora un accenno di ilarità. Non gli capitava tutti i giorni, difatti, di vedere un uomo, una sirena, o qualunque cosa fosse con esattezza, vestito come una principessa. E nel vero senso della parola, dato il vestito pregiato che aveva indossato.
«Perché dovrei? Voglio solamente tornare nel mare. E' colpa tua se mi trovo qui senza saperne il motivo».
«Sei stato tu a capitare sulla mia strada nel posto sbagliato al momento sbagliato, sirenetta, quindi non prendertela con me», rimbrottò, poggiandosi a braccia conserte contro la porta, quasi volesse impedirgli di fuggire. Come se potesse farlo, poi.
«Nessuno t'impediva di lasciarmi lì, me ne stavo andando», gli fece notare il biondo. «E mi sono ritrovato con queste stregonerie al posto della coda», indicò le gambe, «e offerto a quel tipo che nemmeno mi voleva».
Zoro, a quel dire, lo guardò per un lungo momento, quasi stesse assimilando le sue parole e se ne stesse facendo una ragione. Avrebbe potuto lasciarlo lì come gli era stato fatto notare e trovare qualcos'altro da portare in dono, evitandosi anche quella stupida infatuazione.
«Quell'uomo è difficilmente accontentabile», rimbrottò, come se ciò spiegasse tutto, soffermandosi ancora una volta sulla sua figura. Accidenti, le storie sui poteri ammalianti delle sirene non potevano essere vere, no?
«Perfetto, ora posso tornare a casa?» volle incitarlo lui, ignorando i pensieri che stava facendo Zoro sul suo conto.
Quest'ultimo, però, scosse il capo. 
«Non ancora, sirenetta», replicò, stringendosi nelle spalle con un certo disagio. Forse Chopper aveva proprio ragione, maledizione, e fu per non pensarci oltre che si diresse all'armadio, tirando fuori un paio di pantaloni che lanciò prontamente in direzione del ragazzo. «Per adesso infilati questi».
Afferrò i suddetti pantaloni, il ragazzo, piegandosi e cercando di infilarli quasi senza successo sotto lo sguardo a dir poco sconcertato del principe. 
«Prova a toglierti il vestito, sarà più facile», ironizzò, avvicinandosi però al letto con fare circospetto, come se volesse tener d'occhio i suoi movimenti.
«Non credo che sia quello il problema», obiettò l'altro, facendo però come gli era stato detto. Gli sembrava comunque più facile a dirsi che a farsi, visto che quei cosi che quella testa d'alga aveva chiamato “pantaloni” erano tutt'altro che facili da indossare, soprattutto per lui, che non aveva mai avuto la necessità di utilizzarne. Era talmente concentrato ad imprecare contro quei cosi che non si era nemmeno accorto del fatto che il principe stesse continuando a fissarlo, con un'espressione che la diceva lunga; quest'ultimo si ritrovò persino ad avvicinarsi maggiormente, cercando di fare affidamento sul suo stoico auto-controllo.
«Ti serve una mano, ricciolo?» gli chiese, tentando di rendere il tono più sarcastico possibile. Forse per non tradire le strane sensazioni che provava in compagnia di quello stupido pesce, chi poteva dirlo.
«Non ho bisogno che uno stupido umano dalla testa verde mi vesta!» sbottò a quel dire il biondo, continuando a ignorarlo.
Lì per lì Zoro rimase immobile ad osservarlo, come se il suo cervello stesse immagazzinando le parole appena ricevute; quando ci riuscì scattò serpentino verso di lui, afferrandolo per il bel colletto del vestito.
«Come mi hai chiamato, idiota d'una sirena?!» sibilò, poiché nessuno aveva mai osato tanto. E non perché fosse il figlio di Re Mihawk, ma perché era terribile come il padre, quando ci si metteva.
«Perché? Marimo ti era più congeniale?» chiese quello senza allarmarsi oltre, ma facendo scattare improvvisamente una gamba per regalargli un sonoro calcio involontario che lo fece restare letteralmente di stucco.
Persino Zoro, sia per il colpo sia per la sorpresa, era rimasto allibito. E dovette ammettere, per quanto la cosa lo snervasse, che quell’idiota aveva più forza di quanto avrebbe pensato al principio. Non che non avesse provato la potenza della sua coda, sulla riva del mare... ma con quelle gambe era di tutt’altro effetto. 
«A quanto pare stai cominciando ad imparare come funzionano le gambe, ricciolo», bofonchiò, massaggiandosi il punto colpito.
«Io non so nemmeno come funzionano queste... cose». E dall'espressione che aveva assunto, nonché l'aria sorpresa, sembrava dicesse sul serio.
«Per uno che non lo sa, te la cavi piuttosto bene», ironizzò il principe, rendendosi conto troppo tardi di aver cominciato a fissare quel biondino con fin troppa insistenza, forse più di quanto avesse fatto fino a quel momento.
«Già... ma preferirei riavere la mia coda, quindi o mi dici come si mettono questi cosi o mi riporti in mare», si risolse il biondo, facendo sollevare un sopracciglio a Zoro.
«Non avevi detto di non volere l'aiuto di un umano, sirenetta?» lo schernì, per quanto gli si fosse avvicinato quel tanto che bastava per strappargli di mano i pantaloni. «Infilaci prima una gamba e poi l'altra», soggiunse poi, gettandogli un'occhiata senza volerlo. Oh, accidenti a Chopper. Avrebbe tanto voluto che la sua diagnosi fosse errata, stavolta.
«Non ho chiesto di essere vestito», snobbò l'aiuto Sanji, certo che l'altro non lo avrebbe ascoltato; difatti, dopo aver assunto un'aria tutt'altro che rilassata, il principe si ritrovò a strattonargli l'abito che ancora indossava, levandoglielo lui stesso da dosso. E lo ritenne un errore, dato che lo sguardo, non volendo, gli cadde verso il basso.
«Piantala di discutere e fatti infilare questi», bofonchiò, cercando di rendere il tono più nervoso possibile per non tradire un certo disagio.
«E tu non guardarmi con quella faccia da pesce lesso, allora!» rispose prontamente l’altro cercando anche di chiamarlo. «Mi confondi!»
«Cos...?!» Zoro sbatté più volte le palpebre, come se non si fosse accorto di aver cominciato a fissarlo. Maledizione, doveva capire cosa diavolo stesse succedendo perché era lui quello confuso, non di certo quell'idiota. «Abbassa la cresta e datti una mossa, ricciolo, se non vuoi finire in una bella vasca per pesci come attrazione principale!»
«Ti sfido a farlo», fu la risposta di Sanji sulle sue, e Zoro gli afferrò una ciocca di capelli, chinandosi alla sua stessa altezza per ritrovarsi ad una spanna dal suo viso.
«Non tentarmi, sirenetta, perché potrei farlo davvero», sibilò, infilandogli lui stesso i calzoni senza alcun riguardo, quasi volesse darsi una mossa e coprirgli almeno le parti intime. Se avesse attentato ancora al suo auto-controllo, l'avrebbe consegnato ai cuochi e fatto fare in salamoia, dannazione a lui.
«Sono un maschio, smettila di chiamarmi sirenetta», rimbrottò quello, sussultando e sibilando quando fu vestito. «E fai piano, deficiente».
Era un maschio, già. Se n'era accorto fin troppo bene, e forse era uno dei motivi principali per cui avrebbe dovuto smetterla di provare attrazione per lui. Non che gli interessasse poi tanto, il suo sesso...
Scosse il capo prima di completare quel pensiero, afferrandolo per un braccio.
«Tu vieni con me», rimbeccò, ignorando le sue parole per caricarselo su una spalla, come se fosse pronto ad uscire da quella stanza.
«Che cavolo ti è preso ora?» domandò il ragazzo capendoci sempre meno. Per quanto quell'animaletto gli avesse detto che fosse cocciuto quel principe, per lui era solamente uno stupido e anche troppo irritabile per i suoi gusti.
«Lo capirai presto, stupido torciglio», sbottò il principe in questione, issandoselo meglio in spalla. Di sicuro senza quella coda ingombrante pesava di meno, e non gli era poi così difficile trascinarselo dietro nei corridoi del castello.
Girò due volte a destra e tre a sinistra, imprecando contro quei disimpegni. Non era lui che si era perso... erano quelli ad essere tutti uguali.
«Ma si può sapere perché stiamo girando in tondo?» si sentì chiedere, e si ritrovò a grugnire chissà cosa tra sé e sé, quasi non volesse minimamente rispondere.
«Non stiamo girando in tondo, è solo una tua impressione», borbottò, per quanto avesse cominciato a guardarsi intorno. Dannazione, viveva lì dentro da anni e ancora non riusciva a capire dove si trovasse.
«Ma questo vaso è l'unico vicino alla porta da cui siamo usciti», indicò l'oggetto in questione. «E non abbiamo sceso nemmeno una scala».
«E' casa mia, saprò pure dove sto andando, no?» rimbrottò, per quanto si sentisse una nota vagamente incerta nella sua voce. O forse stava cercando semplicemente di convincersi, chi poteva dirlo.
Si ritrovò dunque a girare verso destra per l'ennesima volta, vedendo stagliarsi dinanzi a sé uno di quegli stupidi arazzi con cui quel vecchio aveva addobbato il castello. Forse la direzione era giusta, stavolta.
«No, non lo sai», decise di stroncare la sua fiducia.
«Non rompere, sopracciglio a ricciolo, altrimenti ti mollo qui», borbottò, chiedendosi ancora chi glielo avesse fatto fare di trascinarsi dietro quel guaio vivente.
«Magari. Così posso trascinarmi fino al mare e non metterci troppo tempo», commentò, venendo scrollato malamente dal principe.
«Vorrei proprio vederti strisciare sui gomiti, stupida sirena», sbottò, e si affrettò a girare a sinistra, salendo le prime scale che gli capitarono dinanzi agli occhi.
«Meglio strisciare, piuttosto che farsi scarrozzare da un idiota che non sa nemmeno dove siano le cose in casa sua».
«Sono le cose presenti qui dentro ad essere tutte uguali», si giustificò con uno sbuffo, decidendo di punto in bianco di troncare lì qualsiasi conversazione. Si guardò solamente intorno con attenzione, certo di dover girare ancora una volta a sinistra superata quella grossa statua che aveva dinanzi.
«Fammi indovinare, girerai ancora dietro la statua?» chiese annoiato, e, se solo l'altro avesse potuto, avrebbe ricevuto da lui un'occhiata letteralmente di fuoco.
«Se non vuoi che ti lasci nelle mani dei cuochi, sirenetta, farai meglio a tenere la bocca chiusa», sbottò il principe, tornando a guardare avanti con un borbottio. E fu quasi tentato di esultare quando si rese conto che stava andando dalla parte esatta.
«E cosa faresti? Non oseresti mangiare un uomo!»
«Potrebbe farlo Rufy», ironizzò Zoro, e, sebbene la sua fosse suonata come una costatazione quasi scherzosa, dato il modo in cui l'amico aveva continuato a guardare quell'uomo pesce, beh, forse avrebbe potuto farlo sul serio. Non che gliene importasse poi molto, a dire il vero... però perché, allora, qualcosa nella sua testa non la smetteva di mormorargli che avrebbe fatto a fette chiunque avesse tentato di toccare quella stupida sirena? Doveva essere impazzito, non c'era altra soluzione, e, pensando questo, alle sue spalle c'era chi prese per vera quella minaccia.
«Di un po’, siete cannibali?»
Il principe arcuò un sopracciglio, scettico. 
«Che diavolo ti salta in mente, sirenetta dal sopracciglio ridicolo?» sbottò, come se non potesse credere che quello stupido avesse preso sul serio le sue parole. «Qui in superficie si chiama ironia, questa», soggiunse sarcastico e con tono di sufficienza, arrivando finalmente a destinazione con suo sommo stupore.
«So cos'è l'ironia!» lamentò. «Semplicemente quel Rufy mi sembra capace!»
«Per chi lo hai preso?» borbottò in risposta il principe. «Sarà anche un pozzo senza fondo, ma per quanto abbia ripetuto che ti avrebbe mangiato, non lo farebbe mai», andò in difesa dell'amico, per quanto non fosse certo al cento per cento delle sue stesse parole. Ma, ehi, non erano problemi suoi. «La vedi quella, piuttosto?» soggiunse, facendo in modo che anche l'altro vedesse l'enorme teca di vetro che si stagliava dinanzi a loro. «Di' ciao alla tua nuova casa».
A quel dire si alzò giusto un attimo per capire le sue parole per poi sgranare gli occhi.
«Per chi mi hai preso? Non sono mica un pesciolino da esibire in bella mostra! E poi, non c'è nemmeno una bella sirenetta!» s'arrabbiò.
«La bella sirenetta sarai tu», tagliò corto Zoro nell'avvicinarsi alla teca colma d'acqua, come se le sue parole non lo toccassero minimamente. E probabilmente era davvero così. «Ti avevo avvertito di non sfidarmi, ricciolo».
«Sono un uomo! E giuro che se lo fai... te ne pentirai!» minacciò, cercando di tirare ancora una volta un calcio senza successo, dato che quella stupida testa verde d'un principe aveva preso le sue precauzioni. Se l'era difatti caricato in spalla in modo che non potesse nuocergli più di tanto, e la situazione stava diventato altamente snervante. Sanji si ritrovò a sudare freddo, però, quando si rese conto che quell'idiota faceva sul serio. Voleva davvero metterlo in quella teca per pesci, accidenti, e lui, certo di non volerci entrare, decise di aggrapparsi con tutte le se forze alla maglia. «Io non ci entro lì!»
Il principe volse appena lo sguardo verso di lui, scrollandoselo di dosso con una facilità disarmante. 
«Och, invece lo farai eccome», parve quasi ghignare poi, e non fu per niente bello il tono con cui pronunciò quelle poche e semplici parole. Ma il biondo non si arrese; si strinse intorno a lui solo con le braccia, intenzionato più che mai a non mollarlo. Non si sarebbe mai fatto mettere lì dentro alla stregua di un pesce, dannazione! Aveva ancora la propria dignità, e non avrebbe mai permesso che un idiota dalla testa d'alga lo segregasse in un acquario. Peccato, però, che non riuscì a fare molto per impedirlo, per quanto non avesse fatto altro che scalciare con quelle sue nuove gambe e opporre resistenza. Quel tipo, doveva purtroppo ammetterlo, possedeva una forza fuori dal comune e lui non era in grado di reagire come avrebbe voluto, tanto che si ritrovò in men che non si dica dentro l'acqua, sentendo i pantaloni strapparsi prima di ritrovare la sua coda. Da un lato ne fu contento, certo, ma nuotò rapidamente verso il vetro, picchiando i pugni contro di esso come se si aspettasse che potesse finire a pezzi da un momento all'altro. Fissò con rabbia il principe che lo osservava dal lato opposto, incontrando il suo sguardo disinteressato. Aveva persino osato sollevare brevemente un angolo della bocca in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso, e a Sanji venne l'irrefrenabile voglia di cancellarglielo a suon di violente codate, tanto che si tirò su fino a uscire un po’ con il busto.
«Brutto bastardo! Tirami fuori!»
Zoro sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto con disinvoltura prima di dargli le spalle. 
«Fossi in te comincerei ad abituarmi, ricciolo», rimbeccò, avviandosi a grandi falcate verso l'uscita. «Resterai lì per un bel po'».
«Ti ho detto di tirarmi fuori di qui!» lamentò nuovamente. «Questa non è nemmeno acqua salata!»
«Vorrà dire che farò portare qui su un paio di sacchi di sale», ironizzò, agitando subito dopo una mano come se nulla fosse, sparendo oltre l'angolo con solo i suoi passi a testimoniare la sua presenza che si allontanava.






Beh, il vestito anche senza richiesta era dovuto e già stata inserita come idea da tempo immemore v.v
E che dirvi di più, se non chiedervi se vi è piaciuto il nostro pesciolino sirenetto?
Cambiano i ruoli, ma i caratteri dei pg sono sempre quelli e le frecciatine e le liti non possono mancare direi XD
Al prossimooo <3 vi aspettiamo più numerosi ^^^

Ringraziamenti:

tognoz
Connie_97

P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre storie pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
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