Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: giulina    28/03/2012    15 recensioni
Ginevra ha sempre il sorriso stampato sulle labbra lucide di burro di cacao, la testa tra le nuvole e una passione per il giardinaggio.
Ha un'ossessione per l'amore di cui potrebbe discuterne per ore e per le sciarpe colorate, quelle rosse, soprattutto. Cos'ha di speciale? Niente, lei è solo Ginevra.
Edoardo, invece? Bè, lui è tutta un'altra storia.
------
"-Lory, secondo te ho qualcosa che non va?-
-Intendi fisicamente o a livello mentale?-
-Entrambi i casi-
-Bè che sei una schizofrenica con una seria bipolarità da far curare già lo sai e poi hai qualche punto di cellulite sulle cosce ma niente di grave, tranquilla-
-E nel complesso?-
-Da cestinare. Come mai queste seghe mentali da donna in piena menopausa?-
-Ho voglia d'innamorarmi-
-E cosa c'entra questo con le tue paranoie su come sei? Maurizio Costanzo è calvo, senza collo e russa, eppure ha trovato l'amore-
-Mi stai nascostamente dicendo che rimarrò calva a breve?-
-No, ma sul russare non ci scherzerei-"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera! Mi scuso in ginocchio sui sanpietrini, se è necessario, per questo immenso ritardo giustificato, però. In queste settimane vorrei che le giornate fossero di 48 ore per fare tutto quello che devo fare!

Mi scuso ancora per avervi fatto aspettare e spero che il capitolo vi piaccia!

Un grandissimo bacio,

Giulia :)

P.s. Link Gruppo Facebook dedicato alle storie: http://www.facebook.com/groups/262965880410553/

P.s.s. Link di un contest su Efp dedicato a storie Originali GIà edite, in cui farò da giudicessa insieme ad altre ragazze! Dateci un'occhiata se volete partecipare, è un contest molto ma molto interessante!   http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10165972


 

 



Capitolo dedicato a Clara.

Donna, grazie.  Solo questo.

Ti stritolacchio tutta.

 

 

 

                                                                 

                                                                                       

 

 

Perché credi che noi siamo qui sulla terra, Charlie Brown? Per far felici gli altri!


-Peanuts-


 

 

 

 

 

Ginevra sente sotto di sé il legno duro e freddo del parquet di casa sua, mentre le gambe coperte dai pantaloni del pigiama a quadri strusciano su quella superficie solida con un ritmo preciso.

Il telefono è incastrato tra la testa e la spalla, e lei osserva ipnotizzata una mosca che svolazza con il suo brusio irritante intorno al lampadario attaccato al soffitto bianco.

-Ci siamo baciati- Dice come un automa, la voce bassa e quasi tesa, mentre continua ad osservare il nulla sopra di sé.

-E...come è stato?- Ginevra rimane in silenzio e si porta una mano sopra al seno sinistro, lì dove si trova un preciso muscolo che in quel momento sta battendo troppo velocemente per i suoi gusti.

Conta le crepe presenti sul soffitto e poi parla, quasi imbarazzata: -Non so risponderti-

-Oddio, c'ha messo troppa lingua? O forse troppa poca? Non ha mica fatto 'la centrifuga', vero? Se lo ha fatto ti impongo di eliminarlo dal giro delle tue conoscenze!-

-Lory!-

-Lory niente! 'La centrifuga’ ti può traumatizzare per anni, devi stare attenta!-

Ginevra sorride appena e passa il palmo della mano sul tappeto accanto a sé, su quella stoffa morbida che le accarezza la pelle.

Continua a rimanere in silenzio mentre rivive nella sua mente quel momento. E non può farci niente lei, è come un disco che si ripete in continuazione e noi non abbiamo il potere di fermarlo. Quella musica ci entra talmente tanto nella testa che si pensa non ce la dimenticheremo mai e che, nei momenti più improbabili, ci si ritroverà a canticchiare a bassa voce.

-Come stai?- Le domanda Loriana con tono cauto.

-Male-

-Diavolo, è peggio del previsto. Quante te ne sei fatte fuori?-

-Nessuna..-

-Dimmi la verità!-

-Due, soltanto due!- Confessa mordendosi la pellicina dal pollice da cui incominciano ad uscire piccole gocce di sangue che le macchiano anche l'indice dell'altra mano.

-Due tazze di camomilla. Ginevra, tu hai un problema-

-È stato bello, troppo bello. Io...mi viene da vomitare se ci ripenso-

-Questa non mi sembra una cosa molto positiva, però..-

Ginevra sbuffa alzando gli occhi al cielo sentendo le parole mancare. Non riesce a descriverlo, o forse non vuole. Le piace che rimanga un ricordo senza parole ma solo suoni e sguardi.

-Sono felice per te- E la frase di Loriana è quella giusta.

Ginevra sorride imbarazzata e si porta un cuscino sulla faccia su cui nasconde un urlo nato dal nulla e tutti i suoi ricordi.

 

 

 

 

Edoardo aveva un neo dietro al collo, vicino all'attaccatura dei capelli scuri. Lei l'aveva scoperto quando ci aveva passato il palmo della mano sopra, prima che le dita si impigliassero nei suoi ciuffi neri.

Ginevra lo aveva osservato ed aveva affermato che anche Gigi D'Alessio ne aveva uno simile.

Edoardo l'aveva baciata per farla stare zitta e perché sentiva una risata graffiargli i polmoni per uscire dalla sua bocca occupata.

Si baciavano ad occhi aperti, ma li socchiudevano quando il bacio diventava qualcosa di più intimo, quando la distanza tra le loro pelli scompariva.

Una mano di Edoardo era finita sul suo fianco e glielo accarezzava da sopra la maglia larga, senza essere mai troppo invadente, senza voler esagerare troppo.

Ginevra invece lo toccava, lo studiava, lo scopriva con le mani, con le labbra e con lo sguardo.

Stava scoprendo piccoli dettagli di lui che non avrebbe confessato a nessuno.

Era tutto uno scoprire e catalogare nella mente.

Si baciavano lentamente, quasi come se stessero vivendo una scena a rallentatore. Altre volte, invece, con una passione che nessuno dei due credeva di possedere ed era in quei momenti che Edoardo le prendeva il viso con entrambe le mani e la costringeva ad alzarsi sulle punte dei piedi per riuscire a baciarla meglio, lasciando che lei si appoggiasse a lui e lo stringesse forte facendogli quasi mancare l'aria che era lei a donargli.

Le lingue si intrecciavano, si scoprivano, toglievano il respiro e cancellavano il tempo delle parole superflue.

Piccoli e flebili gemiti uscivano dalle labbra di Ginevra che si stringeva a lui, lo abbracciava con le sue braccia fragili e gli sorrideva.

Nei loro occhi la medesima sorpresa.

E ancora baci, baci, baci...

 

 

 

 

-Gin...-

-Lo so-

-Te ne rendi conto?-

-Si..-

-Ti voglio bene-

-Anch'io, Lory-

-E non gliela dare subito, aspetta almeno qualche giorno per fargli credere che sei una ragazza seria-

-Hey! Ma io sono una..-

-Una porca, lo so. D'altronde sei sorella di mio marito!-

 

 

 

 

 

Edoardo è seduto dietro la scrivania del Call Center, tra quelle tre mura soffocanti, e sta disegnando quella che sembra una finestra su un foglio di carta bianco davanti a lui.

Dalla borsa a tracolla poco lontana dal suo braccio, spuntano dei fogli colorati con colori vivaci. Quelli sono alcuni disegni che Chiara ha fatto la scorsa settimana a scuola, durante l'ora di educazione artistica.

L'insegnante glieli ha consegnati personalmente ieri pomeriggio quando è andato al colloquio genitori-insegnanti che si tiene ogni anno a fine quadrimestre.

La signorina Antonia Covalossi ha definito Chiara 'un autentico talento nel disegnare'. Quando ha chiesto ad Edoardo se qualcuno nella loro famiglia avesse avuto a che fare con l'arte oppure sapesse disegnare lui ha subito negato e se ne è andato in fretta e furia da quell'aula soffocante.

Troppe domande, per i suoi gusti.

Mentre ripassa la matita sui bordi del vetro disegnato, sente la voce severa del direttore Sireni avvicinarsi alla sua scrivania.

Edoardo nasconde subito il foglio sotto la tastiera del computer e si infila velocemente le cuffie attaccate al monitor.

L'uomo passa lentamente di fianco a lui, muovendosi silenzioso alle sue spalle, si ferma alla sua sinistra, abbassandosi vicino al suo orecchio.

-Ricordati la fine di Porcellino69..- Gli sussurra a bassa voce, facendolo sobbalzare sulla sedia girevole.

-Nessun sito porno, ho capito-

-Amato, ti tengo..-

-D'occhio. Lo so-

L'uomo – le cui stempiature sulla fronte sembrano essersi allargate nel giro di qualche giorno- si allontana indispettito da Edoardo e richiama qualche impiegato trovato a non lavorare o lontano dalla propria scrivania.

Distratto dalla conversazione avuta con il direttore, non si accorge subito della voce pimpante al di là della parete alla sua sinistra. Sono passati due giorni dall'ultima volta che l'ha sentita.

-Mamma? Non ci potrai credere! Indovina chi si è appena fracassata un polso in bicicletta? Ma io! Sono cascata davanti al semaforo rosso. Lo so, mamma. È da quando ho dodici anni che non porto più le polsiere...Certo, mamma. Comunque, la vuoi sentire la storia che ti voglio raccontare oggi?-

Edoardo appoggia il mento sulle braccia che ha incrociato sopra la scrivania e chiude gli occhi.

 

 

 

'Era il 2006 ed era l'anno dei mondiali di calcio. A me del calcio non è mai fregato niente, ma al bar 'Puccioni&figli' quell'anno il proprietario aveva assunto un giovane universitario della facoltà di lettere, in modo che lo aiutasse durante il periodo estivo e nei pomeriggi in cui i clienti appassionati andavano a vedere le partite tra le nazioni.

Si chiamava Giuseppe ma tutti lo chiamavano Peppe.

Non era bellissimo, anzi, piuttosto anonimo e con gli occhi troppo grandi per il viso allungato. Era gentile però, talmente gentile -e te sai che adoro le persone gentili- che tempo una settimana me ne innamorai. Lo so, sembra la solita storia ma in realtà non lo è. Io Peppe lo amavo davvero.

Era gentile, simpatico, mi offriva ogni pomeriggio alle quindici la cedrata fresca e si sedeva al mio stesso tavolino, fuori nel giardino interno del bar e chiacchieravamo per ore fino a quando sentivamo gli stomaci incominciare a brontolare per la fame. Dimagrii tre kg quando mi misi con lui!

A differenza mia però, era un patito di calcio.

Alle sedici in punto si sedeva insieme ad alcuni clienti del bar davanti alla televisione a schermo piatto nella sala fumatori e si guardava le partite dei mondiali. Urlavano, si picchiavano, tiravano bicchieri e bestemmiavano infamando il povero Cristo. Peppe si trasformava per quei '90 minuti.

Nessuno è perfetto però, vero mamma?

Bè, è per questo che continuai ad accettare Peppe e le sue cedrate fresche. Mi ero innamorata di lui e il suo lato bellicoso durante le partite non mi dispiaceva più di tanto.

Fu durante la partita Germania- Portogallo però, che qualcosa andò storto.

La mamma di Peppe, la signora Consulo De Marcianita, era di origini portoghesi da parte di padre. Quando il Portogallo perse, quella sera, Peppe distrusse il televisore a schermo piatto tirandoci contro un boccale di birra e spaccò una sedia in testa a Giancarlo Didoli, il fioraio vicino a casa nostra. Fu denunciato dal proprietario del bar e finì in carcere per sei mesi.

Mamma, la delusione più grande della mia vita!'

 

 

 

 

 

 

-Chiara!-

-No!-

-Vieni subito qui-

-Mai!-

Edoardo si alza di corsa dalla sedia in cucina e corre in salotto inseguendo Chiara che indossa ancora il pigiama nonostante sia quasi mezzogiorno.

La bambina sale sul divano con le ciabatte che indossa ai piedi e si posiziona sul naso gli occhiali che le sono scivolati durante la fuga dal fratello.

Edoardo è sulla soglia del salotto con un flacone di sciroppo in mano e un cucchiaio nell'altra.

-Se non torni in cucina..-

-Niente! Non fai niente!-

-Vendo il lettore VHS-

-No! Non puoi!- Chiara cade in ginocchio sul divano e si copre il volto sudato e arrossato con le mani piccole.

-Chiara, smettila di fare la lagna-

Le spalle della bambina incominciano a tremare e alcuni colpi di tosse la scuotono leggermente.

Edoardo le si avvicina lentamente e le sfiora una spalla. Lei scosta la sua mano con forza e corre nella sua camera, sbattendo la porta.

E dire che mancano ancora parecchi anni all'adolescenza.

Edoardo attraversa il salotto ed entra nella camera buia senza bussare. Chiara è sdraiata sul suo letto con la testa nascosta sotto ad un pupazzo e le spalle ancora tremanti.

Suo fratello si siede ai suoi piedi ed appoggia le braccia sulle cosce, guardando il poster che ritrae un cartone animato appeso al muro bianco davanti a sé.

-Chiara...devi prendere lo sciroppo-

Nessun segno dall'altra parte.

-Chiara, non fa schifo. Lo sai benissimo, perché oggi devi fare queste scene?-

-Non sono scene, mi fa vomitare quello sciroppo!- Biascica la bambina a bassa voce, interrompendosi per un colpo di tosse secca che la fa tremare tutta e lacrimare gli occhi già lucidi.

Edoardo si inginocchia davanti al suo viso e le accarezza una guancia umida.

-Prendi lo sciroppo- Le dice a voce bassa, usando un tono calmo e paziente di voce.

-No!-

-Se vuoi fare la bambina, continua a fare la bambina. Io mi sono stancato-

Appoggia il flacone e il cucchiaio sul comodino accanto a letto, producendo un tonfo sordo, ed esce dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.

Dall'altra parte della porta riesce a sentire i singhiozzi soffocati di sua sorella.

 

 

 

 

 

Edoardo accarezza lentamente alcuni ciuffi scomposti sulla fronte sudata della bambina che tiene tra le braccia; le sue guance sono accaldate ed i capelli sul collo sudati.

Il ragazzo se la stringe al petto, appoggiando il capo sul cuscino del suo letto, sentendo il suo respiro -ora- calmo sopra la maglietta che indossa.

Chiara lo ha raggiunto in camera sua qualche ora fa, ancora lacrimante e con gli gonfi, che non riusciva a respirare per la tosse.

Si è buttata su letto e si è rannicchiata al suo fianco, ammettendo riluttante e a bassa voce, di aver preso lo sciroppo e di essere dispiaciuta per essersi comportata in quel modo.

Edoardo la sta abbracciando da quel momento, coccolandola e accarezzandola senza riuscire a toglierle le mani di dosso.

Per farla addormentare non c'è voluto molto: qualche carezza sopra le palpebre e dopo pochi minuti era già nel mondo dei sogni. Ha sempre fatto così anche quando era piccola e di dormire non ne voleva sapere.

Il ragazzo la copre meglio con il piumone caldo e scende lentamente dal letto, avvicinandosi alla finestra per chiudere le persiane oscurando la stanza.

È appena entrato in cucina quando il suo cellulare squilla.

-Pronto?-

-Edoardo? Ciao! Hey, sono io! Cioè, io Ginevra! Non mi ricordavo se avevi il mio numero salvato per cui volevo evitare di fare figur..-

-Ciao-

La interrompe, con la sua voce bassa -così diversa dalla sua-, sedendosi sulla sedia di paglia in cucina, appoggiando le braccia scoperte sul tavolino freddo.

-Ciao. Come stai?-

-Bene-

-Anch'io, ho un po' di mal di gola, se devo essere sincera. Dovrei andare in farmacia a prendermi qualcosa, delle caramelle, uno spray, ma l'altra mattina c'era una fila immensa! Ho avuto sinceramente paura e non ho più voluto entrarci-

-Sono traumi-

-Esatto! Come quando in terza elementare stavo per affogare con della liquirizia: non ne ho più toccato un pezzo-

-Io l'adoro-

-Davvero?! Pensavo non ci fosse niente che tu potessi adorare!-

-Mi piacciono anche le ciliegie-

-Non ci credo! Anche a me! Mio nonno ha un frutteto in Emilia Romagna ed ogni anno...-

Edoardo si accomoda sulla sedia, appoggiando la guancia sulla superficie fredda del tavolo e mettendo il vivavoce al cellulare.

Ascolta il racconto di Ginevra ad occhi chiusi, quasi come se gli stesse raccontando una favola bellissima a bassa voce, quasi come se gliela sussurrasse direttamente nell'orecchio.

Sorride, sentendola espandersi per tutta la stanza, entrargli nel cervello.

Farebbe di tutto, per non farla mai smettere di parlare.

 

 

 

 

Lei sta parlando da quando è entrato in casa qualche minuto prima, non ha smesso per un solo secondo e lui non ha aperto bocca. Si è limitato ad ascoltarla e studiarla in silenzio; come sempre, d'altronde. Gli torna in mente per un attimo la chiamata che hanno avuto qualche ora prima, il suo invito a cena impacciato:

 

 

-Allora...vuoi?-

-Cosa?-

-Ma non hai seguito cosa ti stavo dicendo? Lo so, sono talmente pedante che neanche Leopoldo mi sta più a sent..-

-Ripeto: cos'è che devo volere?-

-Venire a cena da me-

-Stasera?-

-Si, ma non è un appuntamento eh!-

-E cos'è?-

-Un incontro di svago e chiacchiere tra due persone che dispongono di una spiccata personalità e tempo libero da poter impiegare in vario modo!-

-A che ora?-

-Alle sette e venticinque. Dopo c'è CIS e non me lo posso perdere-

-Ci sarò-

 

 

Edoardo osserva Ginevra che si muove nella sua cucina, con le solite ciabatte di pelo rosa ai piedi e i capelli legati in una treccia complicata che si posa sulla spalla destra.

Sorride, Edoardo, e incrocia le braccia al petto guardandola mentre si lega un grembiule rosso intorno alla vita e tira fuori due pentole da una credenza troppo in alto per lei.

-...e si, sono ossessionata dalle calamite a forma di gatto e le pantofole di pelo, rosa, preferibilmente-

-A forma di gatto?-

-Si! Quando avevo dodici o tredici anni collezionavo le calamite dei gatti di tutte le razze. Molte me le aveva regalate il veterinario del paese, un certo Giancarlo Orsini.. forse Ossetti, non mi ricordo. Lui era...perché fai quella faccia?- Gli chiede lei appoggiandosi ai fornelli, studiandolo in volto mentre di sottofondo si sente la sigla del telegiornale della sera.

-Troppe parole, posso baciarti?-

Ginevra arrossisce e si gratta la base del collo, scoppiando subito dopo a ridere. È nervosa ed è in imbarazzo come non lo è mai stata prima in sua presenza.

-Smettila-

-Di fare cosa?-

-Di mettermi in imbarazzo. Di essere...così come sei-

-E come sono?-

-Perfetto- Glielo dice guardandolo negli occhi, nonostante senta le guance andare a fuoco e gli occhi lucidi per l'emozione.

Edoardo scuote la testa e chiude gli occhi appoggiandosi con la fronte ad uno sportello di colore arancione.

-Non sono perfetto-

-Ma baci bene- Edoardo scoppia a ridere senza riuscire a trattenersi. Si sente in imbarazzo, in soggezione, felice, emozionato. Si sente esattamente come lei.

-Vuoi un altro bacio?- Chiede a Ginevra, guardandola di sbieco mentre abbassa di qualche tono la sua voce, rendendo quel momento più intimo, più loro.

-Ma prima non dovremmo cenare? Cioè, ci possiamo baciare anche prima di cena?- Chiede Ginevra, corrugando le sopracciglia e trovandosi un secondo dopo le labbra di Edoardo sopra le sue.

È bello ritrovare il suo sapore, la ruvidezza della sua barba ed il neo dietro al collo.

È bello farsi di nuovo baciare da lui, sentirsi abbracciare mentre l'angolo della tavola le si sta conficcando nella schiena, nell'aria c'è l'odore del risotto ai totani che cuoce sul fornello e il telegiornale sta trasmettendo un servizio di cronaca nera.

È...semplicemente bello.

 

 

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giulina