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Autore: alessia21685    30/03/2012    10 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Sono davvero imperdonabile, sono sparita per mesi senza dare più notizie...a mia discolpa posso solo dire che ho appena passato i mesi più faticosi e duri della mia vita...in quanto mi sono appena laureata in medicina... e fra tesi, esami e internati in ospedale di 12 ore veramente l'ispirazione mi era finita sotto le scarpe e anche se l'avessi avuta non avevo neanche un minuto di tempo da dedicarmi alla FF!

Anche se (giustamente) sarete arrabbiate con me spero leggerete lo stesso il nuovo capitolo... come dire... meglio tardi che mai!!


Cap. 18: Sangue chiama sangue



Con dita tremanti, Hermione si aggiustò il vestito e scese di corsa dalla scala a chiocciola del dormitorio maschile, subito seguita da Tom.

Le urla femminili si mischiavano alle esclamazioni disgustate dei numerosi Serpeverde che si stavano velocemente riunendo in sala comune, attratti dalle grida e dalla confusione.

Un gruppetto di ragazzi in abito da sera si era riunito davanti al terrario e in preda al panico Hermione ebbe un orribile presentimento.

Una ragazzina mora del primo anno era svenuta a terra e due sue amiche la stavano cercando di rianimare.

Hermione si fece strada fra i ragazzi ammassati e urlanti.

“Cosa è tutto questo chiasso? Fatemi passare! Sono Prefetto!”

Quando finalmente gli studenti si fecero da parte per farla passare, quello che Hermione vide fu uno spettacolo raccapricciante.

Un grido le morì in gola, mentre si portava le mani sulla bocca.

Adagiato sulla sabbia tinta di rosso porpora, c’era il corpo decapitato di un serpente.

Sul vetro la scritta “Siamo pari, lurido mezzo babbano” era tracciata in lettere vermiglie grondanti goccie di sangue.

Hermione sgranò gli occhi terrorizzata e di voltò più in fretta che potè.

“Tom, non guardare!”

Ma era troppo tardi.

Gli occhi di Tom erano già fissi su quel macello, spalancati dall’incredulità e dal terrore.

Il cuore di Hermione si strinse penosamente nel vedere il suo sguardo.

Lo sguardo di un bambino che vede tutto ciò che aveva mai amato nella vita distrutto, ridotto in cenere.

“Tom!” Gridò Hermione gettandosi su di lui per portarlo via, stringendolo forte mentre tutti i presenti indietreggiavano ammutoliti.

In un angolo della sala, Hermione vide Cam, con il volto ancora contuso per il pugno ricevuto poche ore prima, che ridacchiava sprezzante insieme ad alcuni suoi compagni, fissando lei e Tom.

-Bastardo!- Pensò Hermione disgustata mentre un’ondata di odio le montava dentro come un fiume in piena. Fortunatamente, Tom non poteva vederlo, avendo il volto affondato nel suo abbraccio.

Se lo avesse visto, Hermione era certa che gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe ucciso, o nella migliore delle ipotesi, sarebbe riuscito a confermare la sua espulsione. Il che era esattamente quello che Cam voleva.

Non lo avrebbe permesso. Avrebbe protetto Tom ad ogni costo.

All’improvviso sentì sotto le dita il corpo di Tom tremare e subito alzò lo sguardo cercando il suo viso.

Si aspettava di trovarlo in lacrime, o sconvolto dall’ira e dal dolore.

Invece il suo volto era immobile, il suo sguardo fisso e privo di qualsiasi emozione, come quello di una statua.

La paura si insinuò in Hermione, come un brivido lungo la schiena.

“Tom!”  lo chiamò accarezzando il suo volto con una mano, delicatamente come se stesse toccando qualcosa sul punto di spezzarsi.

Ma lui non le rispose, abbassò appena lo sguardo verso di lei, uno sguardo freddo come il ghiaccio.

Gli occhi di Hermione si appannarono di lacrime.

“Tom.Ti prego…”

Sotto i suoi polpastrello Hermione sentì il volto di Tom contrarsi, tendendo i muscoli della mandibila.

Poi lui le tolse bruscamente la mano e si voltò dandole le spalle per tornare al dormitorio maschile.

 Hermione sentì il suo petto dolere come se glielo avessero appena aperto per strappargli il cuore.

“Tom!” gridò per l’ennesima volta mentre osservava la sua schiena scomparire su per le scale.

All’improvviso la porta della Sala Comune si spalancò e un rubicondo Horace Lumacorno comparve rumorosamente sulla soglia, subito seguito da uno stuolo di professori e dal preside Dippet.

“Per la barba di Merlino! Che diavolo sta succedendo qui?” Esclamò il professore di pozioni sgranando gli occhi.

Il gruppo di studenti si fece da parte lasciando passare i professori e permettendo così la visione orribile del terrario insanguinato.

La professoressa Porfit si portò una mano alla bocca, mentre un mormorio inquieto si levava nella stanza.

“Chi è il responsabile?!” Gridò autoritario il preside, facendo indietreggiare parecchi studenti.

Il silenzio che seguì sembrò farlo infuriare ancora di più.

“Dove sono i Prefetti?”

Hermione si fece avanti.

“Eccomi Professore.” Rispose pallida in viso.

“E Riddle?” Domandò il preside mentre cercava con lo sguardo fra la folla.

Il professor Lumacorno sospirò.

“Oh! Povero ragazzo! Aveva cresciuto lui quel serpente fin da quando era un uovo!Ne sarà rimasto distrutto! Anche io da studente avevo un rospo! E un bel giorno quando mi svegliai lo trovai stecchito nel…”

“Basta così Horace.” Lo rimproverò il professor Rufus.

“Quindi il serpente decapitato apparteneva al signor Riddle? È così?”

Hermione annuì, e in quel momento si sentì la voce stridula di Cam  alzarsi dall’angolino dove era rimasto nascosto fino ad allora.

“è stato lui professore! Vuole incastrarmi! Ha ucciso il suo stesso serpente per incolpare me e vendicarsi per essere stato quasi espulso!”

“Vigliacco! è una sporca bugia!” gridò Hermione con rabbia.

“Signorina Granger! Moderi il linguaggio!” esclamò scandalizzata la professoressa Porfit.

Il preside sbuffò alzando gli occhi al cielo.

“Ora basta! Sono arcistufo di questa storia! Cosa diavolo vi è preso questa sera? Prima una rissa e poi un atto…disgustoso e crudele verso una creatura innocente! Tolgo seduta stante 100 punti ai Serpeverde!”.

Un coro di lamentele si alzò dagli studenti della Casa.

“Silenzio! Dovreste vergognarvi! Atti come questi non possono passare impuniti in una scuola rispettabile come la nostra!Vista l’ora tarda ordino a  tutti gli studenti di andare a dormire.

Domani provvederò io stesso a scoprire il colpevole. Voglio vedere nel mio ufficio tutti gli studenti di Serpeverde per interrogarli uno per uno! A partire da Tom Riddle, Cam Middleton e Hermione Granger.

Ora a letto tutti, e in silenzio.”.

Quando i professori se ne furono andati, Hermione provvedette a calmare gli studenti più piccoli e si assicurò che tutti tornassero noi loro dormitori.

Quando finalmente la sala comune si svuotò, si accasciò sul divano, esausta e avvilita.

Accarezzò la sottile seta verde del suo vestito, pensando a quanto era stata felice poche ore prima mentre lo aveva indossato.

Doveva essere una serata speciale, il primo ballo di Tom, un occasione per farlo integrare e per mostrargli per la prima volta che anche lui poteva divertirsi come tutti gli altri ragazzi.

E invece era stato un disastro, anzi un incubo.

 

All’improvviso un rumore la fece scattare, ma quando si voltò si rese conto che si trattava soltando degli elfi domestici che erano venuti a ripulire il terrario e a rimuovere i resti della povera Nagini.

Una fitta di pena e disgusto le contorse lo stomaco.

Ripensò per un istante allo sguardo amorevole che la serpentessa aveva rivolto al suo padrone e con che dolcezza lui la accarezzasse e le parlasse.

Quale vigliacco può fare una cosa del genere?

Poi ripensò con apprensione all’espressione vuota negli occhi di Tom, poco dopo aver visto la sua preziosa e amata bestiola decapitata.

Era tutto come prima?

Possibile che il trauma subito avesse fatto riaffiorare Voldemort? Aveva perso Tom per sempre?

Mille dubbi la assilavano riempiendole la testa di angosciose domande.

Avrebbe voluto così tanto poter salire al dormitorio maschile, per vedere Tom, per capire come stava, per consolarlo.

Ma era impossibile, fino alla mattina non poteva fare nulla.

Esausta, continuò a pensare fino a che non gli si chiusero gli occhi e senza neanche accorgersene si addormentò.

Dopo un tempo indefinito, fu svegliata da un rumore e spalancò gli occhi.

Si rese conto di essere ancora in sala comune,sul divano, con indosso il vestito da sera.

Poi lo vide.

La sagoma scura che stava oltrepassando la soglia per entrare nella sala comune non poteva che essere Tom.

Dove era stato? Perché era uscito nel castello nel bel mezzo della notte?

Mille dubbi si insinuarono nel cuore di Hermione come una miriade di spine.

Tom notò la ragazza che lo fissava dal divano e la guardò stupito.

“Hermione? Che ci fai qui? Perchè non sei a letto?”

La sua voce era fredda, ma i suoi occhi tradirono per un attimo la rabbia e la disperazione che cercava di nascondere.

“Che ci fai tu qui piuttosto! E dove sei stato?”

 “Non è affar tuo.” Rispose lui arrossendo e guardando altrove.

“Si che è affar mio! Sono preoccupata per te!” Esclamò Hermione alzandosi in piedi e avvicinandosi a Tom per prendergli la mano. Ma lui si retrasse.

“Non devi preoccuparti per me. Nessuno l’ha mai fatto, e io non ne ho mai avuto bisogno. Così come non ne ho bisogno ora.”

 

Le sue parole crudeli la fecero sussultare.

“NO!” esclamò lei  furiosa. “Smettila di fare così!Capisco che sei sconvolto ma io posso aiutarti! Insieme risolveremo tutto! Spiegherò a Dippet che non c’entri nulla e faremo espellere il vero responsabile, Cam Middleton!”

“Io non ho bisogno di nessuno chiaro? Non sono un debole. E non ho bisogno di te.” Disse infine lui voltandole le spalle.

Le parole la colpirono come uno schiaffo.

In preda al dolore si voltò e si diresse verso il dormitorio femminile, senza voltarsi indietro.

  
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