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Autore: Harry Potterish    30/03/2012    19 recensioni
Ho sempre pensato che Fortuna fosse una parola strana. Ad esempio, in latino, non ha il significato positivo che le conferiamo noi, ma vuol dire semplicemente sorte. Per questo potresti tranquillamente uscire di casa e dire: “Oggi ho avuto una grandissima fortuna!”, mentre in realtà ti è morto il cane o sei rimasta incinta a quindici anni di una persona che non è il tuo ragazzo e non hai trovato ancora il modo di dirlo a nessuno dei due poveretti che si ritroveranno con la vita stravolta da due sole, semplici parole. Se si considera la faccenda da questo punto di vista, possiamo dire che anche la Sfiga è fortuna. La Sfiga è quel tipo di fortuna che non manca mai, almeno a me.
Rose Weasley ha programmato la sua vita sin dall'età di otto anni, ma noi non possiamo ipotecare il futuro.
Tra amici, cugini e un ragazzo speciale, nasce la storia di un'invidia e di un odio incondizionato verso la perfetta Dominique Weasley, che porterà la giovane Rose a sbagliare e a rivedere buona parte delle proprie convinzioni.
Quando scocca la mezzanotte del 31 dicembre sembra che tutti sentano il bisogno impellente di fare qualcosa di stupido solo perché “fa figo”. Tanto per la cronaca, non è che nei dieci minuti successivi all’inizio del nuovo anno veniamo trasportati in una dimensione parallela dove possiamo fare quello che ci pare senza preoccuparci delle conseguenze. Rimaniamo sempre in questa schifosa realtà. Purtroppo.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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Attenzione! La storia diventa una serie! Cliccate sul link qui sopra per leggere le due raccolte di drabble legate alla long e senza le quali è difficile capire il finale della storia e, soprattutto, la “questione Rose”. Ci vediamo in fondo per l’ultima volta. Sigh sob.
 



A tutte voi lettrici, che siete state con me e con Rose fino alla fine
E a __Giuuu, perché le voglio bene e perché non ho trovato modo migliore per augurarle buon compleanno.
 

 
 

13.
L’inferno è la sofferenza di non poter più amare

Crescere è inevitabile, invecchiare è una scelta. Crescere significa andare sempre avanti e imparare dagli errori che commettiamo; invecchiare, invece, vuol semplicemente dire piegarsi a quella terribile cosa che è il tempo e lasciarlo condizionare i nostri pensieri e le nostre azioni. Io ho deciso di non arrendermi al tempo, ho deciso di combattere contro di lui, perché, a mio modesto parere, l’unica cosa per cui valga davvero la pena vivere è l’amore e non ho intenzione di mollare finché non sarò riuscita a provare di nuovo quelle sensazioni.

***

1 gennaio 2031. San Mungo. Secondo piano. Stanza 17. Di nuovo.

È un incubo che si ripete, un dolore malcelato e mai davvero superato che riaffiora. Sono passati nove anni esatti dal giorno che ha stravolto la mia vita. Vi starete chiedendo che cosa sia cambiato da allora. Non molto a dire la verità.

Non molto delle cose che contano.

Mi chiamo ancora Rose Weasley, sono tuttora perseguitata da Sfiga e ho una vita sentimentale molto, forse troppo incasinata. Quest’anno compirò venticinque anni, non tanti, è vero, ma sono già troppi per i miei gusti. Tra qualche anno la mia faccia inizierà a riempirsi di rughe orribili ai lati degli occhi e della bocca. Quando ero più piccola le apprezzavo, perché ero convinta che ognuna di esse nascondesse una storia, un’esperienza, un bel ricordo. Le rughe dovrebbero semplicemente indicare il posto dove erano i sorrisi, mentre nel mio caso mi ricorderanno che, fin da giovane, ho pianto e sofferto troppo per un desiderio irraggiungibile. In questo preciso istante sto realizzando che è circa un quarto di secolo che rovino la vita alla mia famiglia, circa un quarto di secolo che ho sottratto tante persone all’attenzione di Sfiga. Diciamo, quindi, che ho fatto sia del bene sia del male, come tutti del resto.

«La dilatazione è quasi completa. Ancora poco e sarà tutto finito». La voce dell’infermiera arriva come una manna dal cielo per me: non mi ricordavo che fosse tanto doloroso. Di fianco a me, Scorpius mi stringe la mano. Già, questa volta i bambini sono suoi e sì, posso parlare di bambini al plurale, perché sono due gemelli, un maschio e una femmina. Abbiamo deciso di chiamare lui Theo, mentre sul nome della piccola abbiamo litigato parecchio: avrebbe preferito chiamarla Lexis, ma io ho insistito per attenermi ai miei piani e darle il nome Danae. So che è stupido, ma ho la sensazione che, così facendo, garantirò alla mia piccola quella seconda opportunità che io non ho avuto.

Infatti, da quella notte, nessuno ha più rivisto Albus: Lily e James hanno tenuto una corrispondenza con lui per alcuni anni, poi ha smesso di rispondere anche a loro. Credo che gli unici che sappiano che cosa stia combinando ora siano zio Harry e zia Ginny e penso che ce lo tengano nascosto per evitare di obbligarlo a riavvicinarsi alla famiglia e farlo soffrire ulteriormente.

Io ho continuato ad amarlo più della mia stessa vita: ogni cosa, ogni persona non fa altro che ricordarmi lui. I primi tempi sono stati terribili. Avrei preferito che mi avesse detto che non mi amava, anziché farmi capire che aveva rinunciato a combattere per noi. Poi, però, il dolore si è affievolito e si è rifugiato in un angolo del mio cuore, pronto a riaffiorare nei momenti di debolezza. Scorpius mi ha aiutata moltissimo e alla fine siamo tornati insieme: gli voglio bene e ogni giorno mi impegno per imparare ad amarlo, ma non ce la faccio. Non ci siamo sposati, al contrario del volere di tutti, per una decisione comune: abbiamo detto che non ci sentivamo ancora pronti per un impegno serio come il matrimonio, ma la verità è che sappiamo entrambi che non ci sarà mai amore tra di noi e che, giorno per giorno, diventerebbe una schiavitù. Tuttavia, non credo che troveremo mai il coraggio di dire queste parole a voce alta: mio cugino era anche il suo migliore amico e, benché sia troppo orgoglioso per ammetterlo, manca anche a lui.

Sul piano lavorativo, invece, sono riuscita a fondare la mia rivista, “La fenice”, che ha avuto sin da subito un notevole successo. In quanto editrice, mi occupo principalmente della scrittura degli editoriali, che trattano degli argomenti più svariati: tanto per intenderci, avete presente le continue follie con cui vi ho importunati per tutto il tempo? Bene, ora le metto per iscritto e le sfrutto per torturare l’intero Mondo Magico. E la gente le trova pure interessanti.

Insomma, oggi dovrei ritenermi soddisfatta, dal momento che sono finalmente riuscita a portare a termine tutti gli obiettivi che mi ero prefissata nel mio pacchetto-vita. E allora perché mi sento vuota, incompleta?

«Bene, signora Malfoy».

«Signorina Weasley, prego» la correggo io. Non tollero questa usanza di chiamare le donne con il cognome del marito, innanzitutto perché siamo persone indipendenti dalla volontà degli uomini e, in secondo luogo, perché io e Scorpius non siamo sposati. L’ostetrica sembra non offendersi più di tanto –le partorienti possono diventare anche molto più isteriche di me.

«Bene, signorina Weasley, i gemelli sono pronti per nascere. Io devo andare perché c’è un’emergenza nella stanza accanto, ma non si preoccupi: la affideremo al miglior dottore che abbiamo». No, la scongiuro, non se ne vada. Non voglio un uomo ad assistermi come l’ultima volta, voglio una donna che capisca il male che sto subendo.

«Tranquilla, vedrai che andrà tutto bene» mi rasserena Scorpius.

«E se fosse lo stesso dell’altra volta?» chiedo titubante, dando voce sia ai miei che ai suoi pensieri.

«Vorrà dire che lo cacceremo e chiederemo di qualcun altro».

«Promesso?»

«Come è vero che mi chiamo Scorpius Hyperion Malfoy, purtroppo». Riesce a strapparmi un sorriso con la sua battuta, ma il clima disteso che si è creato svanisce un istante dopo. Dalla porta di quella stanza entra l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di poter vedere.

«Tu?» chiedo stralunata.

«Siete voi quelli del parto gemellare?» replica lui, ancor più sconvolto di noi.

«Sì, Potter. Ti sembra questo il momento per venire a rompere le scatole? Stiamo aspettando il medico». La voce di Scorpius è fredda: serba ancora rancore, è evidente, e credo non la prenderà bene quando realizzerà come stanno le cose.

«Sono io il dottore» risponde semplicemente lui.

«TU?» Sento la presa della mano di Scorpius allentarsi e un sonoro tonfo: è svenuto. È sempre stato debole di cuore, ma bisogna comprenderlo: mio cugino, nonché suo ex migliore amico, che ha avuto una figlia dalla sua attuale ragazza, che è ancora innamorata di lui, sarà il dottore che metterà al mondo i suoi due figli. Appunto per tutti quelli che desiderano vite simili a quelle descritte nei film babbani: evitatele, non vi perdete niente, sono solo un gran casino e fanno letteralmente schifo.

«Dobbiamo procedere» si limita a dire Al. In questo momento ci sarebbero tante cose che vorrei dirgli: che mi manca, che lo amo ancora, che non sono sposata, che non capisco perché se ne sia andato così ed abbia scelto proprio questa professione. Ma mi limito ad annuire e a spingere forte. Pochi minuti dopo sento il pianto di due bambini squarciare il silenzio: questa volta è andato tutto bene.

C’era lui.

Per primo mi porge il maschietto, il più grande, anche se di soli pochi minuti.

«Suppongo che questo sia Theo». Annuisco e lo lascio tornare dalla piccola. Guardo mio figlio adorante: ha gli occhi azzurri come i miei, ma ha i capelli biondi. Farà strage di ragazze a scuola, lo so già. Speriamo solo che abbia un minimo di sale in zucca! Poco dopo torna con la bambina in braccio: ha i capelli rossi, gli occhi grigi e qualche lentiggine.

«Ed ecco la piccola» dice lui. Fa per allontanarsi, lasciarmi sola con i bambini e andare a rianimare Scorpius, ma lo blocco.

«Vorrei chiamarla Danae». Credo sia corretto renderlo partecipe del fatto che si chiamerà come sua figlia.

«È un bel nome» commenta neutro, con quel tono caratteristico che i medici assumono per parlare con i pazienti senza far trapelare alcun coinvolgimento emotivo.

«Mi sembrava giusto che tu lo sapessi».

«Grazie. Beh, ce l’hai fatta alla fine: un rivista di successo, una vita stabile, Theo e Danae Malfoy, tutto perfetto, come per Dominique. Era questo che volevi, no?»

«Theo e Danae Weasley. Io e Scorpius non siamo sposati».. Rimane interdetto dalla mia ultima affermazione. È voltato di spalle e sta trafficando con la cartella medica, ma scommetto che ora sta sorridendo.

«Con due bambini come garanzia, sono certo che a breve ti farà la proposta» replica freddo dopo un po’.

«No, non lo farà».

«Ma è quello che volete entrambi!» esclama lui. Ancora con questa storia? Merlino, mi farà impazzire prima o poi.

«No, è quello che vuoi tu, che tu e solo tu hai programmato alle nostre spalle per anni. Ci siamo lasciati coinvolgere e ci siamo convinti che stare insieme fosse la cosa giusta, ma non lo è. Siamo una Weasley e un Malfoy, Albus. Quello che volevo, e che voglio tuttora, è stare con te».

«Stai con Scorpius adesso». Sembra che sia impermeabile alle mie parole, come se non gli importasse più nulla di noi. So che sto distruggendo il lavoro di nove anni che ha fatto per dimenticarmi, ma se non mi libero di questo peso, rischio di morire.

«Sto con lui perché nove anni fa mi hai mollata in lacrime nel bel mezzo di una radura dicendomi che tra noi era tutto finito! Che cosa avrei dovuto fare? Ti ho aspettato all’inizio, sai? Ero sicura che ci avresti ripensato, invece non sei più tornato. Dammi una buona ragione per cui non l’hai fatto».

«Siamo cugini, Rosie».

«E ti sembra una buona ragione? Nelle famiglie purosangue si sposavano sempre tra cugini…».

«Lo so! Ma ora è proibito!»

«Non siamo obbligati a sposarci».

«Tu volevi dei figli. Un bambino nato da noi due sarebbe stato per sempre visto da tutti come un errore».

«Io non volevo dei figli, non necessariamente. Io volevo te e basta».

«Ora è troppo tardi». Odio quando ha ragione.

«Non sparire di nuovo».

«Dammi una buona ragione» mi fa il verso lui. Quando facciamo così, ricordiamo incredibilmente i miei genitori con i loro battibecchi continui: non è forse un altro segno del fatto che siamo perfetti l’uno per l’altra?

«Vorrei che tu fossi il padrino di Danae» mi limito a dire. Scorpius mi ucciderà, ma sono io quella che ha patito le pene dell’inferno per metterla al mondo, credo mi spetti il diritto di decidere.

«Non posso accettare».

«Non sarei capace di immaginare una persona più adatta per prendersi cura di mia figlia».

«Che ne dici di Lily, Hugo, James, Fred, Roxanne…».

«Ok, ok, ho capito!» lo blocco stizzita. «Significa che non tornerai?»

«Significa che non ti dimenticherò mai».

«Sarebbe un modo carino per dirmi che oggi è l’ultima volta che ci vediamo?»

«È un giorno felice, Rose. Hai appena avuto due figli meravigliosi, non ho intenzione di rovinartelo con le mie manie di protagonismo. Se mi avessero detto che eravate voi, non sarei mai venuto ad assistere al parto».

«Io invece sono felice che fossi tu. Eri l’unico cui avrei affidato la mia vita e quella dei miei bambini». Lo vedo sorridere per pochi istanti.

«Non ho più mangiato fragole da quel giorno, sai? Scorpius è allergico e non ne compriamo per evitare che si ripeta l’incidente di nove anni fa». Non so perché glielo sto dicendo, ma so che è la cosa giusta da fare.

«Nemmeno io».

«Se è per questo non ho neanche più toccato la cioccolata piccante. Troppi ricordi…».

«Nemmeno io».

«Mi manca, Al».

«Che cosa? La cioccolata o le fragole?»

«Entrambi, anche se ad essere sinceri, principalmente mi manchi tu».

«Dovremmo aiutare il padre dei tuoi figli: è ancora lì per terra svenuto» dice per evitare il discorso. Ho già detto che lo detesto quando ha ragione?

«Già. Sono stupendi». Mi rendo conto solo troppo tardi di aver veramente detto quelle parole.

«Sì, sono proprio due bei bambini».

«Mi riferivo ai tuoi occhi, in realtà. Vorrei che almeno uno di loro li avesse così. Però è vero, sono proprio due bei bambini» Arrossisce di colpo, poi si avvicina al
mio letto. Mi prende la mano, appoggia la sua fronte alla mia esattamente come aveva fatto anni fa e, come se questi nove anni non fossero mai passati, mi guarda negli occhi, con le lacrime pronte ad affiorare.

«Ti amo, Rose e questo non cambierà mai. Ma tu hai una famiglia adesso, sei felice e io non posso farci niente».

«Non sono felice, non senza di te». Questa volta però, a differenza di nove anni fa, lui appoggia le sue labbra sulle mie. È quel bacio di addio che non ci siamo mai concessi, ma che in fondo meritiamo dopo tutto quello che abbiamo passato. È questione di un attimo, tuttavia mi è sufficiente per capire che purtroppo non sarò mai capace di amare Scorpius.

«Lo porto al piano di sopra, dovrebbe riprendersi nell’arco di poco. Quando starà meglio te lo faccio mandare giù, ok?» Mi limito ad annuire, un po’ delusa. Chissà che cosa mi aspettavo. Forse ero convinta che, vedendomi, tutto cambiasse e decidesse di tornare da me, ma, obiettivamente parlando, ciò non era possibile.

«Al, è un addio?» chiedo spaventata dalla risposta.

«Tu che cosa vorresti che fosse, Rose?» Un arrivederci, un ti amo, un “ci sarò sempre per te, anche solo come amico”.

«Vorrei che fosse un “vissero per sempre insieme felici e contenti”».

«Quello esiste solo nelle fiabe e nei film babbani».

«E quando mai la nostra è stata una vita normale?»

«Touché. Se è questo che vuoi che sia, lo sarà. Io oggi ho dato Scacco al Re, sta a te fare la prossima mossa, lo Scacco Matto. Sei un’abile giocatrice, scommetto che capirai in fretta che cosa devi fare» chiude la porta e mi lascia da sola con i miei bambini.

***

Ho riflettuto a lungo sul discorso di Albus, non perché dovessi intuirne il senso, quanto perché dovevo decidere se davvero avrei avuto il coraggio di rovinare la vita di Scorpius e dei miei due figli. Quelle parole mi fecero provare un moto d’odio nei suoi confronti, ma allo stesso tempo non fecero che alimentare il mio amore. Da quel giorno ripresi a mangiare sia le fragole sia la cioccolata piccante e non le ho più abbandonate. Io e Scorpius non ci siamo sposati, rimanendo così fedeli ai nostri principi. Oggi, alla veneranda età di trentasei anni, sono a King’s Cross e i miei bambini stanno per andare ad Hogwarts. Salutano me e il padre dal treno, mentre partono per la loro prima avventura.

«Mi mancano già».

«Torneranno presto, Rosie».

«Come fai ad esserne così sicuro?»

«Loro sono forti come te, non mollano mai, ma anche testardi come me, che non ti ho mai abbandonata».

«Andiamo a casa». E così ritorno nel mondo babbano e mi avvio verso casa con il suo braccio intorno alla vita.

Due occhi puntati su di noi ci fissano da lontano. Siamo rimasti amici: sia chiaro, non migliori amici, amici che si inviano gli auguri di Natale e ogni tanto si incontrano al bar a fare due chiacchiere. Però, a quanto sembra, dovrò farmelo bastare.

 

***

Fin da piccolo i grandi ti insegnano a lottare per i tuoi ideali, poiché, secondo i più, ognuno è artefice del proprio destino. Per questo ti illudi, ci credi, ti impegni con tutto te stesso per dare il meglio e realizzarti. Guardate me: dall’età di otto anni non ho fatto altro che rincorrere un sogno irrealizzabile, un pacchetto-vita che non mi ha nemmeno resa felice. Per questo sono propensa a credere che la vita sia più che altro un qualcosa di già scritto o che, per lo meno, sono gli altri a scrivere per te. Gli attori non scelgono le proprie battute, così come noi non decidiamo l’ordine degli eventi.

Da quando ho quindici anni ho dovuto affrontare esperienze di ogni genere e tutte le volte, pur cercando di porre rimedio ai miei problemi, qualche imprevisto mi impediva sempre di andare avanti. Altrimenti, non si spiegherebbe la mia complicatissima relazione con Albus e Scorpius o il fatto che, a trentasei anni suonati, sono ancora qui, con gli ormoni di una tredicenne, che cerco di convincermi di aver fatto la scelta giusta per tutti, anche se dolorosa, almeno per me.

Non è colpa di nessuno, come disse Lily un tempo, doveva andare così e basta.

 

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
 

 
 
 


Angolo di Harry Potterish – Mi apro alla chiusura
E vi lascio così, con una frase in latino, come avrebbe fatto Eco, senza spiegarvi il perché, senza spiegarvene il senso. Credo sia piuttosto evidente, ma vi lascio libere di fare interpretazioni di ogni genere. Ho cambiato il finale duemila volte: ero indecisa sul pairing finale e, dopo modifiche su modifiche, sono giunta alla conclusione che la mia Rose è cresciuta e ama troppo i suoi figli (anche più di una madre qualsiasi, a causa del trauma che ha subito) per fare diversamente. Ma la parola “Fine”, al solito, non l’ho scritta ugualmente, perché in ogni storia che si rispetti non c’è la fine, ma solo l’inizio di nuove avventure che lo scrittore o la scrittrice gentilmente lascia alla fantasia di lettori e lettrici, proprio come ha fatto mamma Rowling con noi.
Questa long è quella che mi sia riuscita meglio fino ad ora e dover rispondere “sì” alla domanda “Completa?” è quasi traumatico. E lo è ancor di più se penso alla scelta di Rose. Questo finale è ambiguo, mentre nelle drabble ho scritto esplicitamente chi ha “scelto”. Perché queste virgolette? Lo capirete. Inoltre, ci sono due parti riflessive, perché mi pareva giusto chiudere come avevo iniziato.
I capitoli sono volutamente 13, perché il 13 non è un numero fortunato. Avrei voluto farne 17, ma con questi avvenimenti non sarei potuta arrivare a più di 15 o 16 e tutto sarebbe andato a farsi friggere. Il titolo è una citazione da “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji, la prima frase credevo averla inventata io, invece ho scoperto che in realtà qualcun altro l’aveva già pensata prima di me, mentre “le rughe dovrebbero semplicemente indicare il posto dove erano i sorrisi” è una frase di Mark Twain.

Ma ora basta con sentimentalismi che non mi appartengono! Voglio che abbiate un ricordo felice della storia, di Rose e della mia follia, care adepte, quindi passiamo ai dovuti ringraziamenti!
*parte il jingle dei Blues Brothers*
Vorrei ringraziare le 26 fantastiche ragazze che hanno inserito la long tra le preferite, le 17 adorabili lettrici che hanno messo la storia tra le ricordate e le 31 che hanno scelto di seguire la storia.
*il jingle prosegue*
Un grazie particolare va a quelle ragazze che hanno contribuito a raggiungere l’esorbitante numero di 120 recensioni!
*il jingle continua*
Grazie a quelli che hanno sopportato i miei scleri in questi mesi in cui la long è nata, grazie a tutti coloro che hanno letto nell’ombra, grazie agli 888 visitatori del primo capitolo!
*il jingle gira ancora un po’*
Sapere di essere riuscita a trasmettervi qualcosa è davvero fantastico. Quindi grazie, grazie, grazie anche se le parole non bastano per esprimere la mia gratitudine.
*fine jingle*

Bene, ora che avete appurato che sono la solita pazza di sempre, vi saluto, mie adepte. Ma prima o poi tornerò. So che suona tanto da minaccia e in effetti lo è. Fate un salto dalla mia pagina ogni tanto e troverete delle sorpresine.

Un bacio
La vostra pazza affezionata capo-setta

Harry Potterish




Edit del 02/04/2012: il primo capitolo ha superato le 2000 visualizzazioni e vi ringrazio tutte per questo grande traguardo.
Ma un grazie speciale va a Flaqui, __Giuuu, flors99 e dominiqueweasley, che hanno segnalato la storia per le scelte.
Grazie anche solo per aver pensato che io possa meritare un posto tra fanfiction tanto fantastiche.

  
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