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Autore: mavi    26/10/2006    6 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve miei amate lettrici

Salve miei amate lettrici! J Questa volta ci ho impiegato meno tempo a sistemare il capitolo e quindi eccolo qua.

Non è tra i più lunghi capitoli della storia e in diversi punti troverete qualcosa che vi farà sorridere (spero), ogni  tanto vi vuole…

Buona lettura^^

 

 

Cap. 5

 

A Hogwarts era arrivato Novembre e i primi freddi, quelli più pericolosi e severi, si iniziavano a sentire.

La voce di quello successo nella classe di Difesa girò per settimane e settimane nella scuola e, in quei giorni, ancora se ne parlava.

Un incontro tra il preside, gli alunni Serpeverde, il loro Capocasa, e la professoressa oggetto dello scandalo aveva però calmato le acque.

Le lezioni erano state riprese regolarmente, la Waag non si permise mai più di dire niente che non fosse concerne alla sua materia e i Serpeverde si comportavano… da Serpeverde.

Tuttavia Draco sentiva ancora quegli occhi indesiderati su di lui, più carichi d’ira di quanto non lo fossero mai stati.

Stava attraversando il corridoio a passo svelto, per raggiungere l’aula della Cooman. Divinazione era una palla, ma ne avrebbe approfittato per copiare i compiti di Trasfigurazione.

Sapeva di essere in ritardo. Tutte le lezioni della quarta ora erano già iniziate, e non si stupiva di essere il solo a camminare per i corridoi.

Mancava poco e sarebbe arrivato a quella botola polverosa, ma una insolita scena lo fermò.

La Granger, tra le braccia tre grossi libri, era ferma nel centro del corridoio e si mordeva nervosamente il labbro inferiore.

Si avvicinò silenziosamente, in modo da non farsi sentire, e osservò la Grifondoro.

La ragazza si voltò risoluta verso sinistra, mosse qualche passo e poi si bloccò. Si girò verso destra e ricominciò a camminare, ma si fermò di nuovo. Un piccolo gemito esasperato lo convinse che, Hermione Granger, si era “persa”.

Si trattenne dallo scoppiare a ridere e si dimenticò completamente dell’ora a cui, in quel momento, avrebbe dovuto presenziare.

“Maledizione!” era stato un sussurro il suo, tuttavia molto chiaro a causa del silenzio che la circondava.

Non c’erano scuse da inventare questa volta, si era persa!

Aveva perso il senso del orientamento quando si era dovuta allontanare dal muro, sentendo il vociare di studenti avvicinarsi. Non voleva fare la figura del topo spaurito e così, a testa alta, aveva preso a camminare. Lentamente però.

Ed ora… non capiva più dove era!

Sperava che arrivasse qualcuno per aiutarla, da un parte. Dall’altra, pregava di no.

Sarebbe stato molto imbarazzate spiegare in quale situazione si trovasse per chiedere aiuto. E se poi a passare di lì fosse stato un Serpeverde? No, no… meglio sola.

Tornò ancora una volta sui suoi passi e sospirò.

Erano tutti a lezione, e anche lei sarebbe dovuta essere ad Antiche Rune.

Non c’era speranza che Ron la venisse a cercare, lui non frequentava quel corso e non sapeva che non era mai arrivata in classe. Se fosse stata meno testarda ed orgogliosa. Se si fosse lasciata accompagnare sino alla porta dell’aula. Se…

Allora, perché no?... Se non fosse mai andata all’Ufficio Misteri!

Sbatté un piede a terra, non sapeva più cosa fare. Da che parte andare?

Magari avrebbe incontrato le scale e si sarebbe precipitata. Oppure sarebbe inciampata in qualcosa, finendo miseramente a terra. Poteva tornare al muro, certo. Ma non sapeva, minimamente, in quale direzione muoversi.

Era completamente smarrita.

Quella che provava era una sensazione bruttissima, si sentiva vulnerabile e stupida. Esposta a tutto e a tutti. Così fece letteralmente un salto quando sentì qualcuno schiarirsi la voce, non molto lontano da lei.

“Chi c’è?”

Tese le orecchie e subito si mise in posizione difensiva, poteva essere chiunque. L’importante era che non fosse…

“Granger, non dovresti essere a lezione?”

Strinse di più la presa attorno ai suoi libri.

Non poteva essere diversamente, la fortuna non era proprio dalla sua in quel periodo.

“Anche tu, Malfoy, dovresti essere a lezione.”

“Chi te lo dice? Magari ho un’ora di buca…”

“Dubito che avendo un’ora libera, qualcuno deciderebbe di passarla da queste parti. E comunque io sto andando a lezione in questo momento.”

“Allora devi fare presto, perché sei in ritardo.”

Hermione incurvò le labbra in un sorriso falsamente gentile.

“Lo so, grazie. Infatti sto andando.”

Bene, ora non poteva più indugiare. Destra o sinistra.

“Be’non ti affretti? E’ gia passato un quarto d’ora dall’inizio delle lezioni…”

“Non dovresti andare anche tu?”

“Mh… No.”

Aveva scelto: destra. Si voltò e iniziò quindi ad incamminare dignitosamente.

Non aveva fatto nemmeno cinque passi, quando la voce divertita del Furetto la raggiunse.

“Granger… non dovevi andare a lezione? No, sai, perché le aule son dall’altra parte.”

Malfoy scoppiò a ridere, mentre lei si tingeva di rosso scarlatto.

Hermione, molto confusa e con la sola intenzione di allontanarsi al più presto da quel individuo,  si voltò e iniziò a camminare nella direzione opposta. Ma Malfoy parlò un’altra volta, non più ridendo.

“Scherzavo... Avevi indovinato, è da lì che si va alle aule.”

Si fermò di scatto e si girò arrabbiata verso il ragazzo, o almeno dove credeva che era.

“Ora basta! Ti stai divertendo? Be’ io no!”

“In effetti sì. Sei un divertente passatempo Granger.”

Riuscì a vederla diventare ancora più rossa, ma per la rabbia questa volta.

“Ma come ti permetti? Con quale diritto giochi con le persone, eh Malfoy? Sai che ti dico, sei insopportabile e non ti lamentare se poi tutti, dagli insegnanti a noi…”

“Non mi interessa sapere quello che pensate di me, Granger. Anche perché ho la sensazione di conoscere già il vostro parere, e non-mi-importa.”

“Davvero? Credevo di sì… invece.”

“Ti sbagliavi.”

“Io dico di no. Dai abbastanza peso a quello che la gente dice, in classe non ti sei risparmiato…”

“Certe cose non si possono ignorare…”

La discussione con quella Grifondoro iniziava a prendere una piega che non gli piaceva.

Credo che Azkaban sia fin troppo piena…”

“…In quanto legato al prigioniero da stretti vincoli di sangue, la avvisiamo che Lucius Malfoy, rinchiuso nella prigione di Azkaban con accuse di attività da Mangiamorte,…”

“Come i pareri scomodi…? Minaccerai anche lei? In fondo la Waag, anche se si è sbottonata un po’ troppo, ha detto solo ciò che pensava …”

“…i Dissenatori potrebbero anche non essere più numericamente all’altezza…”

“…sarà giustiziato con il bacio del Dissenatore, come previsto dalla condanna. Il giorno del esecuzione verrà  scelto più avanti e comunicatole di conseguenza…”

Le scritte fredde di quella pergamena gli ritornarono alla mente e si mischiarono poi alle parole taglienti, che lasciavano poco spazio a qualsiasi dubbio d’interpretazione. Si perse così, per qualche secondo, nel suo mondo di preoccupazioni, paure e ansie.

“Malfoy? Ci sei ancora…?”

“Certo.”

“Bene. Credevo fossi andato via, dato che hai scelto di fare il gioco del silenzio.”

“Stavo pensando…”

“Oh davvero, e a cosa?”

“Ognuno ha i suoi segreti, Granger.”

Pronunciò quelle parole con una lentezza e una enigmaticità così naturale e sincera, che si meravigliò lui stesso di aver parlato così ad un Mezzosangue.

Calò il silenzio e con un leggero movimento, si staccò dal muro a cui si era appoggiato.

“Mi togli una curiosità? Quanti punti sono stati tolti a Serpeverde, per la vostra dimostrazione di “integrità morale”? Nessuno è riuscito a vedere scendere la clessidra.”

“No, questo non te lo dirò mai. Di’a Weasley che può smettere di festeggiare, abbiamo recuperato molto. Ma visto che ancora non lo abbiamo fatto del tutto… tolgo cinque punti a Grifondoro.”

“Cosa?! E perchè?”

“Dunque vediamo: tu, alunna Grifondoro, sei fuori dall’aula durante una lezione. Hai saltato senza motivo un’ora. Ormai è tardi per entrare in classe… e quindi, come vedi, sono costretto a toglierti dei punti. Sai, quando si vedono certe infrazioni delle regole…”

“Tu non puoi…”

“O si che posso, io sono un Prefetto e tu no. Mi sarebbe piaciuto fare questa conversazione guardandoti in faccia, ma è andata così.”

“Che vuoi dire?”

Lo sentì passare accanto a sé, talmente vicino che i loro mantelli si sfiorarono.

“Ero alle tue spalle, cinque passi più lontano e tre più a destra. Appoggiato al muro….Ciao Granger.”

Anche se non lo poteva vedere, era sicura che avesse ghignato.

Hermione restò immobile dove era, nel tentativo immane di non arrossire. Era successo sin troppe volte in sua presenza.

Quando sentì i passi del Serpeverde ormai lontani, furtivamente e velocemente, si precipitò verso la parete. Le indicazioni di Malfoy erano giuste.

Tirò un sospiro di sollievo e appoggiò i libri a terra. Ora iniziava la parte più difficile: tornare a Casa.

“Allora Hermione, come è andata la lezione? Tutto bene…? Ti vedo un po’ stanca. Hai fatto tardi, eh?”

“E sì, sì…”

Sospirò e si abbandonò sul divano, accanto a Ginny.

Il posto in cui si muoveva meglio e senza problemi era la Sala Comune di Grifondoro, sapeva esattamente dove si trovasse ogni singola poltrona ed ogni puff… Be’ quelli erano mobili ma camminando lentamente, come faceva sempre del resto, poteva facilmente individuare gli ostacoli.

“Tu che fai Gin?”

“O niente, leggo un po’.”

“Hai visto Ron?”

“Sì è di sopra, ma credo che tra poco scenderà  per assicurarsi del tuo ritorno. Glielo ho detto che è troppo apprensivo, pensa che voleva venire a cercarti! Cioè, per la verità è venuto. Ma a fine lezione non ti ha visto fuori dall’aula di Antiche Rune e quando è tornato qui, per vedere se eri già arrivata, gli ho detto di tranquillizzarsi. Sicuramente eri già uscita per fatti tuoi. Non sei di certo un’ impedita! E’ questo che gli uomini non capiscono, noi donne siamo piene di risorse! Allora, cos’è che hai fatto in tutto questo tempo?”

La sua cara amica Ginny… voleva saltarle al collo!

Per una volta che Ron ne stava facendo una giusta! Si sarebbe risparmiata tutta quella strada, quel chiedere imbarazzante di indicazioni…

 “O niente, sono passata in biblioteca.”

Sì perché in biblioteca c’era arrivata davvero. Il problema è che lei era diretta da tutt’altra parte…

“Ah, capisco. Sono felice che riesci ad essere l’Hermione di sempre anche ora che.. be’ che…”

“Sì Gin, anche ora che non vedo più.”

Sorrise in direzione dell’amica. Ginny era sempre molto accorta a non dire cose che avrebbero potuto ferirla, in particolar modo dopo l’episodio alla stazione.

“Hermione sei qui!” la voce allegra e tranquillizzata di Ron irruppe nella stanza.

“Già.”

La conversazione non durò oltre perché nella Sala Comune entrò Seamus, che interruppe ogni risposta del rosso.

“Ragazzi, bisogna fare qualcosa!”

“Di che parli, Seamus?” chiese distrattamente Ginny.

“La clessidra! Piton in questo periodo ci sta andando giù pesante e ci ha fatto perdere un sacco di punti, ora non possiamo permetterci di perderne degli altri per demerito o infrazione delle regole. Diamoci una regolata o la coppa ce la sogniamo!”

“E’ giusto, ma perché ne parli proprio ora?”

Fu Ron a parlare.

“Perché sono passato dalle clessidre, e sono stati tolti altri cinque punti! Stiamo scendendo vertiginosamente. Secondo me sono stati i maledetti marmocchi del primo…”

“Sì, sono stati sicuramente loro. Maledetti mocciosi, li odio!”

“Anche tu lo sei stato Ron, e ti ricordo che insieme ad Harry abbiamo fatto perdere a Grifondoro molti più di cinque punti!”

“Ma noi l’abbiamo fatto per cose importanti! E poi… Harry saldava sempre il suo debito prendendo il boccino durante la partita e facendo vincere la squadra.”

Un velo di tristezza aveva invaso le parole del suo amico e si sentì in colpa per aver sollevato quel argomento.

“Da Prefetti parleremo ai primini… e anche agli altri! Non è possibile…”

“Ma scusa Seamus, cinque punti non sono poi questo gran danno.”

Maledetto Malfoy! Guarda in che situazione l’aveva messa!

Non si accorse di aver iniziato a stringere un cuscino con la mano e, naturalmente, che Ginny la stava guardando.

 “Hermione?”

“Sì…?”

“Tutto bene?”

“Certo. Perché?” chiese senza prestarle troppa attenzione.

“Perché stritoli un cuscino che non ti ha fatto niente e non hai salutato Ron e Seamus che andavano via.”

Mollò subito la presa sul cuscino.

“No e che, non ho capito… dove vanno quei due?”

“A parlare a quelli del primo anno, ora vedrai che strigliata li danno.”

“No!”

“Dai Hermione non puoi farci niente, anche a me dispiace un po’ per quei bambini. Sono così teneri a volte…”

 

 

I dormitori maschili dei Serpeverde erano deserti. La maggior parte degli studenti si preparava già per la cena o era in Sala Comune. Solo Draco si trovava nella sua stanza, steso sul suo letto.

Non sopportava il fatto di starsene lì, con le mani in mano, ad aspettare che il Ministero liberasse la sua agenda per fissare, poi, il giorno della morte di suo padre.

Sapeva che sua madre stava provando di tutto per farlo uscire di prigione. Ancora non aveva ottenuto risultati concreti, ma si fidava di sua madre, delle sue capacità. Era una donna in gamba e questo anche Lucius lo sapeva.

Avrebbe quindi lasciato fare a lei, anche perché, pur volendolo davvero molto, lui non poteva aiutare in nessun modo i suoi genitori.

Ora, nel suo piccolo, Draco avrebbe dovuto impegnarsi a risolvere un altro problema. Meno importante, ma molto fastidioso.

Non aveva perdonato alla Waag quello che era successo, quel attacco gratuito che aveva ricevuto. Draco non era certo il tipo che poteva lamentarsi, era vero. Da Serpeverde, per primo lui faceva cose del genere. Ma quelle donna continuava a guardarlo in una maniera che non sapeva descrivere…

Gli era sembrato, una volta, di scorgere puro odio in quegli occhi scuri che lo fissavano di nascosto, durante la lezione.

In più, quando poteva, la professoressa faceva di tutto per metterlo in difficoltà.

Quell’anno Difesa Contro Le Arti Oscure, era la materia che gli stava portando via più tempo e pazienza.

Voleva scoprire il motivo di tanta ostilità. In fondo non era l’unico figlio di Mangiamorte a scuola, ma era il solo a cui veniva riservato quel trattamento (con il conseguente divertimento sfrenato dei Grifondoro).

In quei mesi aveva indagato un po’ ed era riuscito a scoprire che Linda Waag era imparentata ad un alunno della scuola.

A quale Casa apparteneva il suddetto? Grifondoro, ovviamente.

Era uno del quarto anno, Matt Vertigo.

Poi, sempre cimentandosi a fare l’investigatore, aveva saputo che il ragazzo era un Mezzosangue. Non che la cosa l’avesse stupito più di tanto. Il padre era uno di sangue puro, invece la madre era figlia di Babbani.

Non conosceva tuttavia quale parentela ci fosse con la Waag, ma voleva sapere chi fosse quella donna e cosa volesse da lui.

Intanto le parole di Theodore Nott gli ritornavano alla mente…“C’è l’ha proprio con tuo padre, eh Malfoy? Cosa gli avrà mai fatto?”

Con le sue possibilità, aveva poche speranze di saperne di più a tal proposito. Chiedere informazioni alla diretta interessata era da escludere, quindi, l’unico mezzo da poter utilizzare era quel Matt.

Fosse stato un Serpeverde, erano pochi il problemi, ma un Grifondoro! Un Grifondoro maledizione! Ci sarebbe voluto un collaboratore interno, una spia, un…

Sorrise diabolicamente. Aveva una mezza idea, ma non sapeva come realizzarla. Da solo non ce la poteva fare, gli sarebbe servito “l’aiuto” da persone con cui non voleva avere niente a che fare. Gli sarebbe servito l’aiuto di un Grifondoro, e aveva anche una vaga idea di quale.

Ma non poteva fare nemmeno i conti senza l’oste, quella Mezzosangue non avrebbe mai partecipato di sua spontanea volontà. L’avrebbe potuta ricattare, ma con cosa? Non aveva niente di compromettente in mano, la sua cecità non era nemmeno più questo gran segreto…

Poi all’improvviso, un’altra idea si fece strada nella sua mente. Veloce e inaspettata come un fulmine.

Si alzò di scatto a sedere sul letto e ghignò soddisfatto.

La sua cecità. Non un ricatto, ma un patto.

Si alzò velocemente. Prese calamaio e pergamena, poi, appoggiandosi sulla scrivania, iniziò a scrivere una lettera.

Qualcosa di molto telegrafico, ma efficace. Sperava che sua madre non facesse troppe domande e che gli mandasse ciò che aveva chiesto, senza storie.

 

 

 

Grazie, grazie, grazie a Gemellina (sempre fedele ;), Miss Malfoy (eheheheh vorrei saperlo anch’io cara… XD), Erin, Marty 91, Chiaras e Carillon  per le loro stupende recensioni. :D

  
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