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Autore: flors99    30/03/2012    22 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Hermione si raggomitolò su se stessa, tremando e respirando irregolarmente. Si strinse le ginocchia tra le braccia, seppellendovi poi la testa e aspettando che quella sensazione nauseante si esaurisse.
 
Il disgusto negli occhi di lui.
 
Qualcosa dentro di lei andò in pezzi, come una bolla di vetro scagliata senza la minima cura contro una parete di ruvida pietra.
 
Il disgusto per lei.
 
Per un attimo il fiato le mancò e sentì l'aspro e disgustoso sapore della bile premerle in fondo alla gola facendola sussultare e trattenere a stento un altro conato di vomito. Si chiuse a riccio ancora di più, tentando di proteggersi da quel dolore straziante.
 
È inutile piccola Grifona…
 
Si passò le mani sugli occhi, chiudendoli, serrandoli per non vedere più niente. Per cancellare definitivamente la visione di quelle lame affilate che la ferivano, che la distruggevano.
 
Puoi impedire agli occhi di vedere… chiudendoli.
 
Hermione strinse le labbra, mordendosele violentemente per impedire a ulteriori singhiozzi di uscire; rinchiuse i suoi lamenti e il suo pianto nell’angolo più oscuro di sé, nella sua maschera.
 
Puoi impedire alla bocca di parlare… con la mente.
 
Poggiò la testa contro il muro, lo sguardo assorto e perso nelle pieghe del soffitto.
 
Ma non puoi assolutamente impedire al cuore di amare. E chi vuole lui.
 
Le faceva male, un male terribile, atroce, non aveva mai pensato di potersi sentire così: il petto le bruciava e aveva l'orrenda impressione di aver appena perduto qualcosa di veramente importante, di vitale. Boccheggiò in cerca di aria, rendendosi conto di non riuscire a respirare. Tutto intorno a lei cominciò a ruotare, una successione di volti, alcuni conosciuti, altri indefiniti, le sfrecciò dinnanzi come una veloce ruota. Si rese conto che erano solo frutto della sua immaginazione quando sbatté gli occhi lucidi e davanti a sé non trovò nessuno.
 
Sola.
 
Sola in quel silenzio di cui lei aveva sempre avuto paura. Quel silenzio che aveva il suono di un lamento, un lamento che si amalgamava così bene con il suo dolore, da provarlo sulla sua stessa pelle.
 
Il suo lamento.

Chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi a quel vortice che la risucchiava.

Era così stanca.

Era così dannatamente stanca.

In meno di un secondo sprofondò nel buio più fitto.  

 


 
Un timido raggio di sole rischiarò il volto della ragazza, che dormiva beatamente avvolta nelle lenzuola bianche. Il respiro era tornato regolare e Ginny sospirò di sollievo, vedendo le sue guance cadaveriche assumere una tonalità più umana.
Sembrava un fiore.
 
Caduto, appassito, ma pur sempre bellissimo.
 
Quando notò il tremolio delle palpebre di Hermione, capì che si stava risvegliando. Non ci pensò un secondo di più e non appena i suoi occhi impastati di sonno si aprirono, si fiondò su di lei, stringendola in un abbraccio serrato.
- Merlino, Herm! – imprecò Ginny, quasi con un ringhio soffocato.
La più grande delle due ragazze impiegò qualche secondo per riprendersi da quello stritolamento. Boccheggiò confusa dalla situazione e dalla stanza in cui si trovava.
Era… in Infermeria!
- G-ginny…. – con la pochissima forza che le era rimasta, tentò di allontanarla, senza troppo successo. La rossa però, intuendo i suoi maldestri tentativi di distanziarsi, la lasciò andare non senza prima averle mandato un’occhiata accusatoria.
- Sei così debole Herm… – lo sguardo di Ginny si assottigliò sui polsi ossuti di Hermione che non avevano neppure la forza di sottrarsi ad un abbraccio.

Per colpa sua.

Lo sguardo della giovane Weasley si assottigliò ancora di più, non riuscendo a contenere l’ira generata dalla paura da cui era stata colta.
- Che è successo? Che ore sono? Devo… devo studiare oggi pomeriggio! Io… – borbottò confusamente Hermione, mentre scuoteva la matassa di riccioli guardandosi intorno freneticamente.
- Tu non vai da nessuna parte! – proferì Ginny con un tono che non ammetteva repliche. Incrociò le braccia al petto e la squadrò con sguardo critico e autoritario. – Sei in infermeria. – spiegò poi, modulando il tono di voce. – Ti abbiamo trovato svenuta, svenuta nel bagno!
Con la stessa velocità di un fulmine, una tempesta di immagini sconvolse Hermione, dopo aver udito le parole di Ginny, e ricordò tutto quanto.

ll suo volto, il suo sguardo, i suoi occhi e tutto quel dolore…

- Sto bene, Ginny… Ho avuto solo un piccolo mancamento, non devi preoccupart…
- Non una parola, Hermione. – la interruppe, con tono secco l’amica. Un tornado si agitava all’interno dei suoi occhi e non dava cenno di volersi placare. – Non mangi. – iniziò la rossa, stringendo i denti. – Non dormi. Stai male, Hermione, male! – ringhiò, con voce rabbiosa, mischiata al timore. 
- Non devi preoccuparti così tanto, Ginny. – mormorò Hermione, cercando di calmarla. – Non è poi così raro svenire quando…
- Non mi riferisco alla tua gravidanza e lo sai! – esclamò a quel punto. – Sappiamo tutte e due che non è questo il motivo perché sei così distrutta! – le urlò praticamente in faccia, incurante dell’ombra scura che attraversò gli occhi di Hermione.
- Ginny, ascolta…
- Tu non hai idea di cosa ho provato! Non hai idea di che effetto mi abbia fatto vederti lì, totalmente inerme, sul pavimento!
- …..mi….
- Mi hai fatto venire un infarto, per Merlino!
- …dispiace. – prima che Ginny potesse aggiungere qualcos’altro, Hermione si gettò su di lei e la abbracciò con tutta la forza possibile. Uno scusa flebile le uscì dalle labbra, mentre si aggrappava a lei.
- Non volevo farvi preoccupare, dico sul serio.
Ginny la osservò, una volta sciolto l’abbraccio, con uno sguardo indecifrabile; sembrava volesse dirle qualcosa, ma all’ultimo momento ci ripensò, abbassando lo sguardo e annuendo impercettibilmente.
- Harry e Ron? – chiese a quel punto Hermione.
Ginny si sforzò di sorridere.
- Si sono preoccupati da morire. – rispose. – Non hanno molto sangue freddo. – cercò di sdrammatizzare, nonostante non ci trovasse nulla di divertente.
- Allora, signorina Granger, come sta? – una voce chiara e concisa sopraggiunse alle loro orecchie.
Hermione sorrise calorosamente a Madama Chips.
- Molto meglio grazie. Ho avuto solo un capogiro, nulla di gr…
- Signorina Granger, io so della sua situazione. – rispose l’anziana signora stringendole la mano, in un gesto affettuoso e comprensivo. – Quando i suoi amici l’hanno portata qui, l’ho visitata e ho subito capito che qualcosa non andava.
Un guizzo di panico attraversò gli occhi scuri della strega, temendo che avesse potuto dire qualcosa di troppo in giro, ma Madama Chips la rassicurò.
- Ovviamente sono vincolata alla riservatezza, signorina Granger. – la rassicurò l’infermiera, mentre agitava la bacchetta e una garza bagnata si andava posizionare sulla fronte e sui polsi di Hermione. – Avrà tutta la mia discrezione, non si preoccupi di questo, è una scelta sua decidere quando e se divulgare la notizia.
Hermione esalò un sospiro di sollievo.
- Tuttavia, se posso suggerire, questo è un percorso difficile da affrontare in solitudine, consiglio di coinvolgere il più possibile il proprio partner. – A questa affermazione Madama Chips capì di aver detto qualcosa di sbagliato perché la ragazza, pur non distogliendo lo sguardo, si irrigidì come un blocco di marmo. – Non so quali problemi ci siano, ma chiunque sia il padre, merita di essere coinvolto, è un suo diritto. – detto questo l’infermiera si alzò per prendere altri unguenti medicamentosi, lasciandole sole.
- Ma quale diritto. – esplose Ginny. – Non se lo merita, è solo uno stronzo! Ho visto come ti ha trattato in Sala Grande. – ringhiò, lanciando un’altra occhiata al corpo deperito di Hermione.
- Ginny, ti prego… Non…
- D’accordo, non dirò niente se questo ti fa sentire meglio. – la interruppe, con tono secco. Non era nelle intenzioni di Ginny mettersi a litigare, ma vedere la sua migliore amica soffrire in quel modo per una persona cattiva come Draco Malfoy, le faceva ribollire il sangue nelle vene.
- Allora, qui c’è tutto quello che le serve. – le interruppe nuovamente l’anziana signora ricomparsa all'improvviso.
- Cosa sono? – chiese Hermione, vedendo i tre fascicoli che Madama Chips le porgeva.
- Le sue possibilità. Intanto deve decidere se dare alla luce il bambino o no. Inoltre se decidesse di partorire deve scegliere tra la possibilità di tenerlo o darlo in adozione.
- Grazie, davvero. – sussurrò Hermione. Non aveva mai avuto tutta questa confidenza con Madama Chips, ma l’idea di un’altra figura a cui poter fare affidamento che potesse guidarla in questo percorso a lei sconosciuto la rincuorava e non poco.
- E prima che mi dimentichi… venga al più presto per fare un’ecografia magica. È meglio per la sua salute e quella del bambino, dobbiamo cominciare a seguire la sua crescita e prendere i dovuti farmaci, nel caso ce ne sia bisogno.
- Grazie, io…
- E mangi qualcosa, per Merlino! È magra come uno stecco, lei deve nutrire due vite! – la rimbrottò, come una vecchia nonna.
- Sì, ma…
- E cerchi anche di dormire! Ha due occhiaie talmente profonde che ci potrebbero scavare una fossa!
Decisamente Madama Chips era in vena di complimenti quel pomeriggio. Ginny ridacchiò accondiscendente, ma era una risata forzata, priva di ogni ironia: non le faceva affatto piacere vedere la sua migliore amica ridotta in quello stato.
- Quando posso venire per l’ecografia? – domandò alla fine Hermione, consapevole quanto fosse inutile protestare.
- Il prima possibile. – rispose frettolosamente, mettendo a posto i vari fascicoli. – Ad esempio… domani? – propose, soppesando le sue parole.
- Sì, sì domani va bene.
- Ora su, sciò! Ho un mucchio di lavoro da fare e mi state rallentando!
Quasi le sospinse verso la porta, ed entrambe le ragazze, una volta fuori, scoppiarono a ridere allegramente per l’espressione estremamente buffa di Madama Chips. Risero in modo spontaneo, naturale, come non facevano da tempo.
 
Risero, come ben presto, non avrebbero riso più.
 
 

 
 
- Da.
Daphne Greengrass odiava Blaise Zabini. Non c’era anima viva a Hogwarts che non fosse a conoscenza di questo fatto. Lo trovava fastidioso come una puntura in un occhio, detestabile come una secchiata di acqua ghiacciata a gennaio, irritante come un facocero seduto sul proprio stomaco, insopportabile come una mosca che non si riesce a scacciare, idiota come… beh, il senso era quello.
Ma se c’era una cosa che odiava veramente, era quando Zabini usava quello stupido nomignolo per attirare la sua attenzione.
Da.
- Non. Chiamarmi. Così. – sibilò a denti stretti.
- Il tuo nome è troppo lungo! È un diminutivo! – spiegò, per nulla preoccupato dell’occhiata al limite di una pazza omicida che Daphne gli stava rivolgendo.

Idiota, stupido, facocero!

La Serpeverde digrignò i denti. Come poteva storpiare il suo bellissimo nome, con quell’orrendo Da?!
- Il mio nome è composto da sei lettere Zabini, sei! Capisco che per il tuo cervello effettivamente sei lettere siano troppe da ricordare, ma se devi usare quell’orrendo soprannome, stai zitto, così mi fai un favore! – ringhiò, mandando all’aria la poca pazienza che aveva.
- Quando ti arrabbi sei più brutta. – mormorò per tutta risposta Blaise, facendola innervosire ancora di più.
Una terza persona, intanto, spettatore della loro civile discussione, scribacchiava distrattamente. La sua mano guidava la piuma in modo armonioso e leggero sulla pergamena, con una precisione e una correttezza al limite dell’irreale.
 

Distillato della Morte Vivente
 
Alcuni degli ingredienti necessari alla sua preparazione sono le radici di valeriana e il succo di Fagiolo Sopoforoso. Allo stadio intermedio diventa di color ribes nero, ed in seguito passa al lilla chiaro; mescolandola in senso antiorario, infine, diventa definitivamente limpido come l'acqua.
 
 
- Hei, Da! Come faceva quella canzone babbana che ci ha fatto sentire Theo?
- Zabini, stai zitto! – si lamentò la ragazza, cercando qualcosa che la aiutasse a farlo tacere una volta per tutte.
- Ah! Lo so! Oh, sale mio…. – cominciò a intonare, più stonato di cento cornacchie messe insieme.
- Non è sale, ma sole, ignorante! – replicò a quel punto Daphne, tappandosi le orecchie per sfuggire a quella tortura.
 
 
Pozione della Caverna
 
E' un liquido color smeraldo che emana una luce fluorescente; non può essere penetrata da una mano, né Svanita, né separata, né raccolta o risucchiata, né Trasfigurata, né tantomeno Incantata: può essere solo bevuta. La persona che la assume cade in uno stato di estremo tormento mentale e dolore fisico, come se venisse torturata.
  
 
- Lo so benissimo che sarebbe sole, ma io gli ho dato il mio tocco personale! Quindi adesso zitta e ascoltami, tesoro…Oh, sale mio… mi condisci tu…
 
 
Pozione Restringente
 
Ingredienti: Bruchi, radici di margherita, succo di sanguisuga, milza di ratto, sale...

 
 
 
Draco allontanò immediatamente la piuma dalla pergamena. Sale? Sale?!
Volse uno sguardo omicida all’indirizzo del suo migliore amico, con l’intento di cruciarlo seduta stante, se non avesse smesso di cantare a squarciagola quella stupida canzone.
- Blaise…
Oh sale mio… – aveva riattaccato a cantare il ritornello.
- Blaise…
Mi condisci tu…
- Blaise…
E poi ti mangio insieme all’olioooo… – prolungò la “o” in un acuto straziante, che portò Daphne a recuperare un cuscino e a coprirsi le orecchie per riuscire a sopravvivere.
- BLAISE ZABINI, STO CERCANDO DI STUDIARE!
Come se l’avesse sentito solo in quel momento l’amico si voltò verso Draco, inclinando la testa di lato.
- Tranquillo Draco, non mi disturbi!
 
 


 
Nella Sala Comune dei Grifondoro, una criniera di riccioli biondi si diresse a passo di marcia verso la stanza di Hermione.
- Granger, la McGranitt mi ha dato delle cose per… - Lavanda spalancò la porta della camera senza alcuna grazia o educazione e si fermò di colpo quando si accorse che era vuota. Sbuffò, inarcando un sopracciglio, seccata come non mai da quell’inconveniente. Già che si era ritrovata a fare da facchino alla Granger, quando poi si rese conto che quel viaggio era stato praticamente inutile, si irritò ancora di più. Gettò di malagrazia le pergamene sulla scrivania vicina alla finestra, senza domandarsi se quello fosse o meno il posto giusto.
 
Ho già fatto anche troppo, si disse.
 
Piegò le labbra in una smorfia, mentre soffermava lo sguardo sull’arredamento della stanza. Non ricordava di aver visto la stanza della Granger prima di allora, ma era esattamente come se la immaginava. Innaturalmente e irreprensibilmente… perfetta.
 
Come lei.
 
I libri di ogni materia erano perfettamente ordinati addirittura secondo gradazione cromatica, partendo dal più chiaro fino ad arrivare al più scuro, tutti perfettamente foderati e in ottimo stato. Sugli scaffali più alti in ordine di grandezza vi erano posizionati altri oggetti che Lavanda ipotizzò essere cose babbane, dato che non le aveva mai viste prima di allora. La scrivania sembrava essere stata scolpita per la simmetricità incredibile in cui ulteriori libri e piume vi erano stati sistemati.
 
A parte per le pergamene che ci aveva lanciato sopra poco prima.
 
Lavanda sorrise impercettibilmente, fiera di essere riuscita a rovinare in qualche modo tutta quella perfezione che le faceva venire il voltastomaco. Stava per andarsene quando i suoi occhi si poggiarono su un punto ben definito. Al di sotto del cumulo di pergamene, posizionata sulla scrivania c’era una foto che ritraeva Hermione, Ron e Harry abbracciati. Lavanda l’afferrò di scatto, osservando l’immagine che si muoveva al di sotto delle sue dita: il Bambino Sopravvissuto era l’unico a guardare verso l’obbiettivo, Hermione era invece scoppiata in una risata fragorosa e nascondeva il viso dietro la sua grossa sciarpa. E Ron…
Ron guardava Hermione.
 
Ron aveva sempre guardato Hermione.
 
Lavanda digrignò i denti, mentre un moto di disgusto le risaliva in gola. Riposizionò la foto al suo posto e afferrò uno dei rotoli di pergamena da lei lanciati poco prima e lo scagliò contro la parte opposta della stanza.
- Ti odio, Granger! – gridò improvvisamente al vuoto, mentre i suoi occhi si facevano lucidi. – Ti odio, tu e la tua perfezione! – continuò, la sua voce accompagnata dal fracasso degli oggetti che aveva fatto rovesciare.
La Grifondoro strinse le labbra, pentendosi di quello sfogo e guardando velocemente al di fuori della stanza che nessuno l’avesse udita. Si affrettò a risistemare il casino che aveva combinato, raccolse il beauty case che aveva fatto cadere e prese uno ad uno gli oggetti che si stavano disseminando per la stanza.
 
Spazzolino, dentifricio, cotone, creme e… oh e questo cos’è? Ah, “cotton fioc” si chiama. Cerotti, garze, spazzola… e questo?
 
Per poco a Lavanda non cadde l’oggetto di mano. Soffocò un gridolino di sorpresa, sbattendo gli occhi incredula, mentre tutta quella perfezione che aleggiava nella stanza e che tanto la nauseava sembrò improvvisamente sparire.
 
Piegò le labbra in un ghigno.
 


 
Dopo aver passato l’intera mattina a tranquillizzare i suoi migliori amici – Sì, Harry, sto bene. No,  Ron, non ho le mie cose. No, non ho nessuna malattia infettiva. Sì, mangio abbastanza. – Hermione nel pomeriggio si diresse verso l’infermeria, accompagnata da Ginny. La rossa aveva tentennato un po’, incerta se potesse venire o meno, ma alla fine aveva ceduto allo sguardo supplicante di Hermione.
- Ha fatto bene a portare qualcuno. – l’accolse Madama Chips, sorridendole. – Questi momenti non si dimenticano.
Ed era vero.
Perché Hermione non dimenticò mai quel momento. Conservò ogni più piccolo dettaglio nella mente, ogni singolo gesto o emozione: la mano di Ginny stretta nella sua, lo sguardo concentrato e un po’ commosso di Madama Chips, i colori e i suoni intorno a lei.
- È bellissimo. – sussurrò poi Hermione fissando lo schermo, con la voce rotta dall’emozione, nonostante non si capisse quasi nulla da quelle macchie nere e bianche.
Ma tra quelle macchie c’era suo figlio. Il suo bambino.
 
- Lo vuoi tenere?
- Sì.
 
Hermione non aveva avuto esitazioni a rispondere alla domanda di Ginny. Non ne avrebbe avute neanche adesso.
 
- Perché?
- Non sono una codarda Ginny. Non scapperò.
- Vuoi dirmi che lo fai solo per orgoglio?
 
No. L’orgoglio non c’entrava niente e lo sapevano entrambe.
E soprattutto in quel momento Hermione fu più che sicura che non avrebbe mai, mai potuto sbarazzarsi di quella piccola creatura che cresceva con lei. In lei.
 
Dentro di lei.
 
Il suo cuore esplose in una serie di emozioni indefinite, così forti che la ragazza non avrebbe saputo descriverle.
 
Madre.
 
Nonostante ci avesse pensato ogni giorno nelle settimane precedenti, non si era considerata una madre. Non si sentiva pronta.
 
E forse, non lo sarebbe mai stata, come tutte le altre madri.
 
Non era pronta per un passo del genere. Non era pronta a rinunciare alla sua giovinezza.
 
Ma era pronta ad amare.
 
E avrebbe amato, come già stava facendo, suo figlio nel modo più assoluto possibile. Si sarebbe aggrappata a lui.
 
Hermione gli avrebbe dato la vita e suo figlio l’avrebbe fatta rinascere.
 
Ma quel momento perfetto era oscurato da una sofferenza che costantemente continuava a bussare nella mente di Hermione. Perché per quanto tenesse a Ginny lei agognava ad un’altra mano stretta nella sua, agognava a un altro tipo di calore, a un altro paio di occhi.
Anche se in quell’istante, con gli occhi puntati sullo schermo, scoprì che non le importava.
Non le importava che Draco non l’amasse, non provasse niente di ciò che provava lei.

Non le importava.

Se lui non poteva amarla, allora non avrebbe dovuto.
Ci avrebbe pensato lei.
 
Lei lo avrebbe amato abbastanza per entrambi.
 
 
 
























 
 
 
 


 
Angolo Autrice
Ben arrivati a tutti!!! mi ri-scuso per il mio ritardo con cui ho postato il capitolo, ma vi assicuro che appena ho recuperato l’uso delle dita ho scritto il capitolo di getto. Il problema è che non ero molto sicura di postarlo, ogni volta ricancellavo e riscrivevo più volte una stessa frase. Questo spiega il mio ritardo.
In ogni caso, passiamo al capitolo!
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/le preferite/le ricordate, davvero siete in moltissimi a seguire la mia storia e io non trovo parola migliore per esprimervi la mia gratitudine.
Ma un GRAZIE veramente speciale va a quei dolcissimi raggi di sole, che mi hanno illuminato la giornata con le loro recensioni: LUNAPOP, Black_Yumi, Harry Potterish, MouMollelingua, Reb and Jude, MadamaBumb, sophia5, jenny95k, Ginevra James, EmWeasley, katekate01, Stella94 e elisadi80. Leggere le vostre recensioni è un onore per me, ogni vostra singola parola mi riempie. Leggere i vostri commenti, le vostre impressioni è la cosa più bella di tutte!! :D
Detto questo passo e chiudo. Vi ho già annoiato abbastanza ^_____^
Al prossimo capitolo, fantastici lettori!!!!!!!!!!

flors99

 
  
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