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Autore: Zomi    05/04/2012    10 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Auguro una splendente e gioiosa Pasqua a tutti coloro che leggeranno questa Oneshot, ma in particolar modo e affetto a Angle, Anna300596, Annak95, Anthussa92, Botticon_e , Carin, Fior di loto, Jemanuele8891, Mars PR_Black Rose, Mikan93, Missnina91, Mitica Rosa_pessima94, Princessnami, Raika_86, Robinchan07, Nicorobin92, theminaSakura alexia, Shaula, Shavanna, Shioko, SpitFireScar, Yakemi, Zonami84, _Micky_ONDPDeYL che mi hanno concesso il grande onore di essere introdotta tra i loro Autori Preferiti: I LOVE YOU, GUYS!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Zomi
 

 
 
-… devi farlo, Chopper!!!! Non avremo più un’occasione del genere…-
-Ma Sanji… non mi sembra giusto, e poi deve riposare…-
-Dottore, è l’unico modo…-
-Già, Robin ha ragione… o così o legandola al letto quando sarà sveglia…-
-NON T’AZZARDARE SAI, NASONE!!!! NESSUNO FARA’ DEL MALE ALLA MIA SIRENA RAMATA!!!-
La discussione si susseguiva animata, disturbando il riposo di Nami che, semi cosciente distesa sul lettino dell’infermeria, riprendeva lucidità. Sbattendo le lunghe ciglia, riaprì gli occhi con enorme fatica, non riuscendo bene, però, a mettere a fuoco le figure che la circondavano, a causa dei giramenti di testa che la affliggevano. Puntandosi con la mano destra sul materasso, si mise a sedere, scrollandosi di dosso la fatica del movimento e schiarendosi la vista.
-Nami…-
Girando il capo, la navigatrice riconobbe la sua sorellona al suo fianco, appoggiata al lettino e con sguardo studioso sul suo viso pallido e sudato. Sorrise appena, cercando di capire che stesse succedendo.
-Robin…- ansimò, già a corto di fiato -… che… che è successo?-
-Hai avuto un malore e sei scivolata dalle reti di appiglio dell’albero maestro… Robin per fortuna ti ha preso in tempo…- le rispose Brook, avvicinandosi anche lui al letto.
-Ah… si ricordo…- sorrise appena, ricordandosi del dolore alla spalla e dalle forze che le venivano meno mentre cadeva nel vuoto -… dev’essere stato per via del caldo di questa zona… troppo sole!!!-
Ridacchiò, alzando il viso sugli altri suoi Nakama. Alla sua sinistra, vicino all’archeologa, erano in piedi a fissarla Usop, Chopper e Sanji. Tutti e tre la scrutavano seri, studiandola in ogni più minimo particolare. Ai piedi del letto, si ergeva serio e taciturno Zoro. Le braccia incrociate al petto e lo sguardo nero e torvo, rilevavano la sua rabbia e la sua preoccupazione. In fine, ma non da meno inquieti e in pensiero, vicino a Brook, vi erano Rufy e Franky.
Nami cercò di non dare peso ai loro volti scuri e preoccupati, ma era impossibile ignorarli. Abbozzando un timido sorriso, provò ad alzarsi dal letto, volenterosa di dimostrare a tutti che stesse bene e che non vi fosse niente di cui preoccuparsi.
-Ora sto bene però…- mentì, posando i piedi a terra e alzandosi in piedi -… smettetela con quelle arie serie e preoccupate!!! Visto? Sto benissimo!!!-
Saltellò sul posto, come a voler dar conferma del suo benessere, ma mordendosi la lingua per una rinata fitta alla spalla. Con la coda dell’occhio, guardò la scapola, ancora sanguinate che le aveva inzaccherato la manica, ma che per fortuna non aveva trapassato il tessuto andando a macchiare il lenzuolo del lettino dell’infermeria.
-Tranquilli… sto bene!!! Ve lo assic…-
-BASTA NAMI!!!!-
Ad urlare era stato Zoro. Scossa da quel grido rabbioso, la navigatrice si volse verso di lui, trovandolo tramante e iracondo a stringere la sponda di ferro del letto, appoggiandosi a esso e piegandone le sbarre. Il suo occhio nero, ridotto ad una fessura, la fissava sull’orlo di un attacco di collera. Digrignando i denti e trattenendo a stendo un ringhio, cercava di mantenere quella poca calma che gli era rimasta, concedendo alla compagna ancora pochi attimi di menzogne, prima di prenderla a schiaffi per la sua stupidità e reticenza.
-Togliti la camicia…- ordinò.
-Nemmeno se mi paghi, buzzurro maniaco!!!- finse di offendersi lei, ben capendo che il samurai avesse inteso l’origine del suo male. Incrociò le braccia al petto, pronta a litigarci pur di non confessare. Non era niente, ne era certa. Solo un male passeggero, ed era inutile impensierire tutti per un nonnulla come quello, che sicuramente da lì a pochi giorni sarebbe scomparso nel vuoto, come era arrivato.
-Nami…- intervenne Chopper -… per favore…-
La rossa spalancò gli occhi nocciola, incredula a quel sospiro. Credeva di essere stata attenta e di aver trattenuto bene le sue smorfie di dolore, facendole passare inosservate anche sotto l’occhio medico della piccola renna, ma forse quell’ultimo malessere che poteva costarle l’osso del collo, le era stato fatale nell’essere scoperta.
-Ragazzi… non è niente, tranquilli…- sorrise, aprendo le braccia e rivolgendosi a tutti i Nakama -… solo una bottarella da niente…-
-E allora fatti vedere da Chopper…- insisté Zoro, avanzando di una paso verso di lei nel piccolo studio del medico. Nami sostenne lo sguardo nero e serio del compagno, testarda a non volergli cedere.
-Ho detto che non è niente di serio…- sibilò, stringendo i pugni e ignorando le nuove fitte del tatuaggio risvegliatosi dal torpore dello svenimento.
-Smettila di mentire, mocciosa!!!!- ringhiò lo spadaccino –Tu stai male e non provare a negarlo…-
Nami mosse un passo verso il verde, gonfiando il petto, innervosita.
-Tu fatti gli affari tuoi!!!!- sbottò.
-Io mi faccio gli affari di chi mi pare e piace… e tu ora ti fai vistare da Chopper e subito!!!-
-Non prendo ordini da un’alga marina!!!-
-Quest’alga marina, se non ti fai visitare, ti prende a schiaffi e ti fa curare e con le maniere forti!!!-
-Provaci, se ne hai il coraggio… se solo t’azzardi ad alzare un dito io…-
-Basta…-
Rufy, con calma e pacatezza, si era messo in mezzo ai due, dividendoli posando su entrambi una sua mano. Con un sorriso tranquillo e sereno, gli fece entrambi voltare su di lui e smettere di discutere.
-Basta…- ripeté -… Zoro, calmati e Nami, sorellina, per favore: basta bugie. Non stai bene ed è la verità, quindi, per favore, permetti a Chopper di controllarti… se non è niente come tu dici, tanto meglio, ma se è qualcosa di serio, voglio che tu ti faccia curare…-
Nami lo fissò pensierosa, non sapendo bene come agire. Da una parte, era ben conscia di necessitare aiuto e che di certo la piccola renna dottore avrebbe potuto rispondere a tanti suoi dubbi, ma dall’altra non voleva agitare la ciurma per una sciocchezza e di nuovo essere l’anello debole di quella famiglia, incapace di difendersi da sola e risolvere da sé i suoi problemi. Sospirò, abbassando lo sguardo ai suoi piedi.
-Ok…- ansimò, facendo prendere a tutti un respiro di sollievo -… ma voglio che nell’infermeria resti solo Chopper, che nessun altro resti…-
-No, no… io voglio vederci chiaro e poi…-
-D’accordo Nami…- interruppe la protesta di Zoro, il capitano, e preso saldamente al braccio il verde, lo trascinò fuori dalla stanza, lasciandolo inveire sguaiatamente mentre agitava nell’aria gambe e braccia e seguito da tutti gli altri Nakama. Uno ad uno, i pirati liberarono la cabina, gettando un’ultima occhiata sulla navigatrice che tornava a sedersi sul lettino ortopedico, e che gli sorrideva tranquilla.
Sanji posò un leggero bacio tra i capelli della giovane, prima di uscire, e Robin accarezzò malinconicamente la sorella, guardandola preoccupata. La rossa sorrise eterea fino all’uscita di quest’ultima, continuando a mantenere l’espressione tranquilla sul viso finché Chopper non chiuse la porta dell’infermeria. Allo sciocco dell’uscio, tirò un profondo sospiro, svuotando i polmoni e rilassando i muscoli facciali, rivelando una smorfia di estremo dolore. Gemette sommessamente, digrignando i denti e prendendo corti e accelerati respiri, tentando di far scemare l’intenso dolore che la spalla le procurava. Era come se una forte scossa elettrica partisse dalla pelle dove era riemerso il suo ex tatuaggio, espandendosi come una ragnatela su tutta la scapola, fino a scendere in avanti, spargendosi lievemente sul petto, quasi mirando al letto del cuore, e sull’avambraccio sinistro, pizzicandolo con ferocia sull’epidermide, prenetrando sotto tutti e 5 gli starti di pelle e scivolando tra i fasci muscolari e i nervi tesi in elettrica fibrosi per il male, fino  raggiungere le vene e i capillari ripieni del suo sangue e da lì estrarne vita.
Sbuffò, alzando in aria il viso e chiudendo gli occhi reprimendo una nuova scarica di dolore, mentre Chopper assisteva senza fiato alle sue smorfie.
-N-nami…- le si avvicinò alzano una mano in aria nel tentativo di sfiorarle la spalla dolorante.
-NO!!!- si scansò la navigatrice, ansimando. Sudava e tremava allo stesso tempo, ed era certa che non avrebbe resistito ancora a lungo prima di urlare e cedere del tutto al bruciore. Deglutì a fatica, sorridendo debolmente per tranquillizzare l’amico.
-Scusa…- mormorò -… è che fa male…-
Chopper annuì lentamente, avvicinandosi a lei e studiandola in volto.
-Vuoi che aspettiamo un po’ prima di vedere?- chiese con sguardo tenero e calmo.
-No… tanto sarebbe inutile… il dolore aumenterebbe è basta…-
Sospirò ancora.
-Chopper mettiti dietro di me, così potrai vederlo meglio…-
Non capendo, il medico le andò dietro la schiena, recuperando da una mensola qualche suo arnese utile per visitarle, mentre Nami si sbottonava la camicia fino a metà busto e la faceva cadere sulla schiena fino all’altezza del seno, in modo da poter permettere a Chopper di osservare il tatuaggio ma di non imbarazzarsi troppo per la sua quasi nudità. Si spostò i capelli sulla spalla destra, liberando la visuale e evitando di macchiarli con il suo sangue rappreso tra camicia e pelle.
Chiuse gli occhi e strinse nei pugni il bordo del letto in ferro, mordendosi il labbro inferiore e sentendosi per l’ennesima volta debole e indifesa, incapace di difendersi da sola e con le sole sue forze.
-Mio Dio…- sentì sussultare Chopper, arrampicatosi su uno sgabello per poter medicarla meglio. La piccola seggiolina traballò per lo stupore del medico, zittendosi poi in un attimo, lasciando che il silenzio e la tensione prendessero il totale controllo dell’infermeria.
Chopper era incredulo di fronte a ciò che aveva davanti agli occhi.
Sulla solitamente candida e diafana pelle della sua Nakama, pulsava vivo e minaccioso un nuovo tatuaggio che non aveva mai visto prima su di lei. Sembrava una testa di pesce con il naso affilato, tagliente e pericoloso per quelle due file di punte affilate che lo adornavano. Esso si chiudeva a cerchio in se stesso, come una spirale, la cui punta finale si indirizzava nell’incavo creatosi tra capo e coda del pesce. Avvicinò lo sguardo sulla cima della testa, notandone alcune sporgenze a punta somiglianti a ciuffi di capelli. Ma non era tanto la forma inusuale e terrorizzante del disegno a spaventarlo, quanto le tinte che lo coloravano. Quel simbolo assassino era di un rosso porpora sconvolgente. Più scuro verso l’interno e più chiaro verso i limiti di esso, ma sempre pulsante e brillante in ogni dove. Quel rosso così vivo e lucente era spaventoso non solo per la sua strana vitalità, ma per la sua somiglianza con il sangue. Chopper annusò da lontano l’odore che esso emanava, riconoscendolo proprio come il scarlatto tessuto liquido. Denso e caldo, vitale e mortale, quel macabro simbolo era impregnato di sangue fresco e umido, che anche in quell’attimo sembrava fuoriuscire direttamente da Nami. Deglutendo sommessamente per non spaventarla, il dottore spostò lo sguardo sulla spalla violacea che circondava e faceva da sfondo al tatuaggio. Il viola scuro e profondo che martoriava la pelle, formava un cerchio perfetto attorno alla testa di pesce, fermandosi poco sopra la punta della spalla, rivelando appena piccole spire acuminate che si protendevano dal perimetro dell’anello viola, spingendosi verso la valle dei seni di lei e il resto del braccio sinistro. Erano appena visibili, sembravano piccole sfumature dell’ematoma, ma lo sguardo attento e medico di Chopper le avevano già identificate come prolungamenti di esso, quasi che fossero radici che dalla pianta madre andavano in ricerca di nuova acqua e linfa vitale.
-N-nami…- balbettò impaurito -… ora, ora, ti toccherò l’ematoma… se ti faccio male, dimmelo…-
Nami annuì, stringendo maggiormente la presa attorno all’orlo del letto, certa che se non si fosse controllata e non avesse mantenuta la calma, avrebbe potuto urlare di dolore non appena il suo compagno le avesse sfiorato la pelle.
Deglutendo concentrato, Chopper, posò il più delicatamente possibile le sue zampette sulla scapola della navigatrice, passandole dall’esterno del cerchio viola, verso l’interno, cercando di avvicinarsi pian piano al tatuaggio scarlatto e di studiarne l’origine. Percepiva la pelle tirata e pulsante sotto il suo passaggio, sentendone il debole e irregolare passaggio del sangue sotto di essa, come se fosse stato interrotto o deviato da qualcosa altro, che rendeva più fragile e lento il suo deflusso, rubando l’energia vita dal corpo della ramata.  Sentì Nami tremare per il suo tocco, scossa da scariche nervose di dolore. Mordendosi il labbro, avvicinò ancora gli zoccoli al disegno, fino a quasi sfiorarlo. Era a pochi millimetri dal suo contorno, quando un fiumiciattolo di sangue amaranto improvvisamente fuoriuscì copioso dalla fila di arpioni costeggianti il lato inferire del naso, scendendo incontrollati lungo la spalla e la schiena ricurva della giovane. Piccoli tagli, profondi e sottili, si aprirono come tagliati dall’aguzzo profilo, ferendo la carne e facendola sanguinare. Chopper alzò subito le mani in aria, afferrano veloce ago e filo medici per ricucire i tagli, mentre i labbri della ferita si aprivano sempre più al passaggio maggiore del sangue, che colava indefesso lungo la pelle bianca dalla navigatrice, macchiandola e facendola tremare per il dolore che essi provocavano con la loro corsa.
Veloce, la renna, infilò il piccolo ago medico nella pelle di Nami, iniziando a ricucire rapido i labbri sanguinolenti, ripercorrendo più e più volte il suo ricamo, in quanto sembrava troppo debole e inefficace per contenere la perdita di sangue.
-Accidenti...- imprecava, la piccola rena, conficcando nuovamente la punta dell’ago nella carne mutilata. Con due finali punti, richiuse l’ultimo taglio, fermando il deflusso. Aveva le zampe macchiate del sangue rosso e caldo di Nami, e la schiena della rossa ora era totalmente scarlatta. Sospirando, saltò giù dallo sgabello su cui aveva lavorato con ferocia facendolo traballare, avvicinandosi ad un armadietto con i medicinali. Estrasse dalle ante una piccola scatolina di antidolorifici, tornando davanti al viso di Nami. Si sforzo di sorridere, per darle coraggio e per aiutarla in quella nuova sfida. Tremante alzò lo sguardo sul suo viso, chino sulle ginocchia e nascosto dalla frangia ramata che le nascondeva lo sguardo. Non si era ancora rivestita e continuava a stringere tremante le mani attrono alla sponda del letto ortopedico.
-Questi dovrebbero aiutarti per il dolor… Nami?!?-
La vide tremare e, preoccupato, le andò ancor più vicino, fino a poterla vedere in viso. Aveva la bocca spalancata in un muto urlo di dolore, le gote e tutto il volto pallido e imperlato di sudore, gli occhi spalancati a fissare il vuoto, rapiti dall’intenso male in cui il tatuaggio e la sua vendetta rossa l’avevano racchiusa. L’unica espressine che si poteva leggerle in volto era quella di puro dolore allo stato grezzo, quello di cui si può morire crudelmente e senza poter opporre resistenza.
-Nami…- le prese le mani nelle sue il dottore –Nami, su… vedrai… troverò una cura…io…-
Ma le sue parole non la confortarono e l’unica risposta che gli fu concessa fu una piccola e lucida lacrima che scivolò lenta e silenziosa lungo lo zigomo della ragazza.
-Chopper…- sussurrò reprimendo i singhiozzi -… ti prego: aiutami…- 

   
 
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