5.
Vivere in una famiglia che non è la
tua.
Quasi un anno dopo.
Tonks si alzò dal letto, intontita dal sonno.
Accidenti alle ronde notturne. Cominciavo a diventare pesanti. Si stiracchiò
felice di non avere nessuno vicino a lei nel letto. McKelly aveva ancora una
casa propria anche se uscivano regolarmente da quasi un anno. E lei era contenta
che ci tornasse ancora a dormire più spesso di quanto non si fermasse da lei.
Inoltre, con la scusa che l’appartamento in cui lui abitava era piccolo e
disagevole rispetto al suo, finivano per passare il loro tempo come coppia
sempre a casa sua.
Gradualmente prese contatto con la realtà compresi
i vestiti sparsi per la stanza (non era necessario neppure metterli in ordine
prima di addormentarsi), la pila di libri a fianco del letto (dove nessuno
sarebbe inciampato) e il vetro ancora scheggiato di una delle finestre (ecco,
per quello essere in due le sarebbe piaciuto).
Cercò di ricordare quale giorno della settimana
fosse. Sabato. Era sabato mattina. Giornata di riposo. E anche domenica. Due
giorni interi di riposo. E la settimana successiva sarebbe stata ad Hogwarts per
il periodo di addestramento degli studenti del sesto e settimo anno che Minerva
McGrannit aveva preteso dal Ministero, ritenendola indispensabile per un
completo corso di studi nella sua scuola. In barba alle opinioni di tutti i
Ministri. A parte Harry che l’approvava in pieno.
Sarebbe tornata ad Hogwarts per una settimana.
Sorrise felice all’idea di trascorrere cinque interi giorni a contatto con
quella marea di ragazzini scalmanati. Avrebbe rivisto Neville che adesso
occupava stabilmente la cattedra di Erbologia e parecchi altri
professori.
Allungò nuovamente le braccia sopra la testa,
sospirando di piacere.
La cena! Era la sera della cena con Ginny, Hermione
e Lucinda. E prima di erano accordate per acquistare dei vestiti tutte
insieme.
Calciò via la coperta e le lenzuola e si alzò
scattante e pronta a dare un po’ di ordine a quella casa.
Sistemati i vestiti, la cucina e la camera, lavato
tutto quello che era rimasto da giorni nel cesto della biancheria guardò la
finestra della camera. Un semplice “Reparo” era il minimo. Ma la finestra
guardava dal lato della casa più esposto alle intemperie sia del tempo sia dei
ragazzini che giocavano nel campo vicino. L’aveva riparata un sacco di volte.
Adesso era necessario pensare ad un supplemento di magia per potenziare
l’effetto di protezione. Rimase a fissarla con le braccia conserte, chiedendosi
cosa fare. Non aveva idee. E neppure incantesimi specifici. Non era un
costruttore di case. E non conosceva nessuno che costruiva case. Cominciò a
battere con un piede a terra. Inutile, non passava nessuna idea per la testa.
McKelly forse poteva saperne qualcosa, ma da come si occupava della sua di casa,
Tonks aveva dei gran dubbi. Kingsley probabilmente aveva più esperienza, ma era
a casa dei suoceri per il fine settimana con la moglie e il figlio. Lucinda! Lei
avrebbe saputo come fare.
Guardò fuori dalla finestra e calcolò che doveva
essere quasi ora di pranzo. Non avrebbe disturbato nessuno. Si mise velocemente
un tuta dopo aver inviato un messaggio a casa Weasley per annunciare il suo
arrivo alla ricerca di aiuto. Se non c’era nessuno sarebbe tornata semplicemente
a casa in attesa della sera.
Gottman Street – angolo McPhermont
Street
Le finestre erano tutte aperte e mentre entrava dal
cancello, attraversando il piccolo guardino fiorito di casa Weasley, la porta si
aprì e uscirono correndo Maggie e Ernestine.
“Ciao, Ninpha.” Le abbracciò entrambe. “Stavamo
preparando da mangiare con la mamma,” le spiegò Ernestine. “Però ti abbiamo
visto e siamo venute da te.”
Ringraziandole si fece precedere in casa, dove una
Lucinda sempre solare l’accolse con un grembiule da cucina macchiato di vari
colori e Reggie la salutava seduta sul seggiolone.
“Ciao, Tonks.” Lucinda la baciò su una guancia,
pulendole poi via la farina che era rimasta incollata alla guancia. “Sto
cucinando con tutte e tre,” le spiegò indicando il campo di battaglia della
cucina dietro di lei. “In cosa posso aiutarti? Mentre mi spieghi serviti
qualcosa da bere. Sai dove trovare tutto.”
Tonks si guardò intorno sorridendo. Prese un
bicchiere e del succo di frutta mentre Lucinda distribuiva i compiti alle
bambine. Maggie era cresciuta parecchio negli ultimi mesi e aveva
quasi raggiunto Ernestine. Era facile vedere quanto si assomigliassero quando
erano vicine, quando fossero simili ai loro papà. Longilinee e con i capelli
rossicci, si muovevano scattanti e soprattutto volevano provare ogni cosa.
Ernestine era un po’ più pacata, ma insieme alla cugina sembravano la versione
femminile dei gemelli. Molly spesso riconosceva gesti o comportamenti dei figli
guardando le nipoti. Reggie stava assomigliando sempre più ad Angelina.
Sorridente e seria allo stesso tempo. Giudiziosa per i suoi quattro anni scarsi.
Anche i tratti del viso ricordavano Angelina, in particolare quando
sorrideva.
Seduta su uno sgabello vicino a loro, Tonks spiegò
a Lucinda quale fosse il problema con la finestra e immediatamente Lucinda prese
in mano un librone di Incantesimi nel quale riuscì a trovarne uno adatto a
rinforzare le difese di una finestra. Mentre ascoltava a Tonks venne
un’idea.
“Sai, credo che oltre a rendere la finestra
praticamente infrangibile, chiederò a Fred un suggerimento per far sì che
rispedisca i palloni direttamente ai ragazzi e con una certa forza. Potrebbe
essere utile.”
“Ti danno così fastidio?” obiettò
Lucinda.
“A volte decisamente sì.” Prese un biscotto e
cominciò a morderlo.
“Ti fermi a pranzo?” propose
Lucinda.
“No, devo finire di sistemare a casa. Poi dormo un
altro po’ e mi preparo per la nostra lunga serata.”
“Dick?” le chiese l’amica.
“A casa sua. Gli ho detto che ero impegnata. E se
lo chiami Dick, invece di McKelly, mi confondo.”
“Può venire qui con Fred e George se vuole.”
Immediatamente Tonks le fece cenno di no, masticando il
biscotto.
“Lascia perdere. Non ha ancora capito che Fred non
è un suo concorrente. È davvero cocciuto.”
“Perché papà è un concorrente di Dick?” chiese
curiosa Maggie.
Tonks cercò una scusa veloce. “Perché… perché
vorrebbe anche lui avere due belle bambine come voi.”
“Ma non sono le donne a fare i bambini?” chiese
Ernestine.
“Oh, beh… comunque non è il caso,” chiuse
velocemente l’argomento Tonks.
Maggie e Ernestine ripresero a lavorare l’impasto
di farina che avevano di fronte.
“Ma io voglio un fratello!” piagnucolò
Reggie.
“Sì, Ninpha. Anch’io!” disse battendo le mani, e la
farina, Maggie.
“Ferme,” alzò le mani Tonks. “Se volete dei
fratelli dovete parlare con papà non con me.”
Lucinda tratteneva a stento le risate. Ernestine
ascoltava attenta.
“Ma per fare i bambini servono una mamma e un
papà,” disse con sicurezza Ernestine.
“E allora Dick a cosa serve?” chiese interdetta
Maggie.
“Uno zio!” spiegò Reggie.
Tonks si coprì la faccia con una mano. Lucinda
ridacchiava con gli occhi lucidi. Intanto la porta di casa si aprì, scatenando
le bambine, che salutarono urlando i rispettivi padri mentre entravano in
cucina.
“Papà!” urlò Reggie più di tutte. “Voglio un
fratellino!”
Fred sospirò. “Non posso comprarlo al supermercato,
Reggie.” E le sorrise.
“Ma se tu sei il papà e poi c’è la mamma…” si fermò
e guardò la cugina in cerca di aiuto. Era un po’ complicato quel
ragionamento.
“Con una mamma e un papà si può avere un fratello,”
concluse Ernestine. “Posso averlo anch’io?” chiese guardando George. Che guardò
la moglie. La quale stava ancora ridendo e gli fece cenno che ne avrebbero
parlato dopo. George spalancò gli occhi e le sorrise, con tono sensuale, “Sempre
pronto.”
“Per cosa?” chiese Maggie allo
zio.
“Per parlare di bambini,” rispose
George.
“Anche tu e Ninpha,” spiegò Maggie a suo padre,
lasciandolo senza parole. Fred guardò Tonks che era arrossita quasi quanto suo
fratello Ron.
“Non l’ho voluta io questa conversazione. È nata
per caso,” si giustificò, alzando le mani.
“Come sempre, con te,” sottolineò l’amico.
Ricevendo come risposta una bellissima vista della lingua di Tonks. Reggie
cominciò a ridere.
Tonks salutò dopo pochi minuti, lasciandoli ad
organizzare il pranzo. Fred l’accompagnò alla porta.
“Mi dispiace, Fred. È cominciata quando ho detto a
Lucinda che McKelly ti considera ancora un concorrente.”
“Un po’ ostinato, mi pare.” Le aprì la porta a si
fermò sulla soglia mentre lei si girava a guardarlo.
“Non riesce a capire perché passo tutto questo
tempo con te. Gli ho fatto persino il conto delle ore che passo con le ragazze e
quello che passo con te, ma ha risposto che se lo faccio, deve esserci un
motivo. È assurdo lo so. Ma non è sempre così.”
“Perché siamo amici, non è sufficiente come
risposta?”
“Un uomo e una donna amici?” gli disse lei imitando
il tono retorico di McKelly.
“Prova a chiedergli come potremmo fare qualsiasi
cosa con le bambine presenti. Oppure le immobilizziamo o le facciamo dormire con
un incantesimo?” propose Fred con un tono tra l’ironico e l’irritato. Non gli
piaceva il nuovo compagno di Tonks, anche se non l’aveva mai visto. Proprio per
niente. Da quando aveva cominciato ad uscirci insieme dopo la loro unica piccola
discussione sull’importanza dell’età.
“Non ha idea di cosa significa stare con i
bambini.”
“Si vede.” Fred le si avvicinò per abbracciarla.
Aveva cominciato da poco a farlo.
“Buona giornata e buona serata tra donne.” Le baciò
velocemente la fronte. Come faceva con Ginny, pensò subito
Tonks.
“Anche a voi uomini,” e restituì l’abbraccio. “Ci
vediamo tra una settimana. Sono ad Hogwarts.”
“Ah, ah. Già sistemato tutto con mia sorella e
Hermione.”
Salutandolo con la mano Tonks, leggera, si
Smaterializzò.
Fred rimase sulla porta a guardare il vuoto di
fronte a sé. Quando si girò trovò George che lo osservava con una Burrobirra in
mano. La alzò in segno di brindisi verso di lui.
“Sì,” gli disse. “La risposta è
sì..”
“A quale domanda?”
“È un’amica, ma ti piace sempre di più. Ed è solo
l’inizio, lo sai.”
Fred gli passò davanti.
“Adesso devo pensare come spiegare a Maggie la
differenza tra sua mamma e Tonks, perché me lo chiederà prima di
sera.”
“Quale è la differenza tra Tonks e Angelina per te,
fratello?”
Fred rimase in silenzio. Non aveva una risposta
chiara in testa.
Monillouby Place - sera
Lasciarono cadere tutti i pacchetti che avevano
accumulato nel pomeriggio. Di sabato sera quel pub era decisamente pieno. Uno
sguardo preoccupato del proprietario fece sì che sistemassero tutto nel minor
spazio possibile. Riuscirono a sedersi attorno al tavolo sospirando felici
perché potevano finalmente stare ferme.
Ginny e Hermione cominciarono a discutere del fatto
che ancora una volta Hermione non aveva preso un maglioncino di lana leggero e
morbido e molto scollato. Tonks e Lucinda di un completo di intimo che Tonks si
era rifiutata di prendere ritenendolo troppo esagerato.
“Tonks era solo fatto di pizzo trasparente,
andiamo. Si tratta di un completo intimo, non di qualcosa da far vedere a
tutti.” Lucinda, che lo aveva acquistato al posto suo, sosteneva da almeno
mezz’ora che Tonks doveva cominciare a scegliere qualcosa di diverso dai suoi
soliti completi di cotone.
“Cosa ti dice McKelly?”
“Non li vede neppure,
Lucinda.”
“Non li vede…? Ma almeno ti guarda oppure potresti
essere chiunque in quel momento?” Il rapporto tra Tonks e Lucinda era diventato
più stretto negli ultimi due anni e anche gli argomenti che affrontavano tra di
loro erano diventati più personali. Ginny e Hermione a questa domanda si
fermarono a guardarle.
“Lucinda! Non li guarda perché… andiamo in fretta.”
Tonks buttò lì una scusa qualsiasi. Non intendeva parlare della sua vita intima
in un pub con chissà chi ad ascoltare.
Lucinda non proseguì oltre. Ma Ginny decise di
indagare.
“Ma cosa ci trovi in lui, Tonks? Voglio dire…” alzò
una mano per fermare la risposta dell’amica. “Sei tu che ci vivi più o meno
insieme e di certo non deve piacere a noi, e ti abbiamo vista tutti molto serena
e felice nell’ultimo anno. Ma cominci a sembrare insofferente.” Non avevano mai
affrontato l’argomento fino a quel momento, ma tutti concordavano che Tonks non
sembrava proprio a suo agio, ultimamente.
Tonks rimase in silenzio. Ne aveva parlato a lungo
con Molly pochi giorni prima. Si sentiva a disagio a farlo con Lucinda o Ginny o
Hermione. Avrebbero individuato subito il centro del
problema.
Quando aveva cominciato a pensare al rapporto tra
lei e la famiglia di Fred si era resa conto sempre più che, a lei, il progetto
di una famiglia piaceva. Desiderava avere un marito e dei figli suoi. Avere una
casa e potersene occupare, come faceva Lucinda. A volte si era anche detta che
avrebbe rinunciato al suo lavoro di Auror per una famiglia. Questo era il
pensiero che l’aveva preoccupata di più. Per la prima volta c’era qualcosa di
più attraente, stimolante e interessante del suo lavoro, della libertà di vivere
da sola, delle sue amicizie. Il problema era crearsi una
famiglia.
Per tanti motivi.
Primo: la famiglia Weasley e quella di Fred in
particolare, le aveva trovate già ‘pronte’. La sua famiglia d’origine, nel bene
nel male, anche. Nessuna fatica per costruirla.
Secondo: il discorso di Fred sul senso di
responsabilità nell’avere altre persone che dipendono da te l’aveva spiazzata. E
impaurita. Era più facile realizzare il suo sogno grazie alla presenza di Molly
e Arthur come confidenti, di Ron o Ginny come fratelli, di Lucinda e George come
cognati e di Maggie e Reggie come figlie. A casa la sera e non ci si pensa più.
Problemi? Non erano suoi.
Terzo: in questo suo ragionamento Fred rimaneva
sempre escluso. Certo era un suo amico. Ma era il padre delle bambine. E lei
viveva in quella famiglia senza un ruolo molto chiaro. Per le bambine era
Ninpha, per Fred era Tonks e per lei… erano un rifugio. Ma fino a quando?
Effettivamente il suo ragionamento con Molly si era fermato molto prima di
prendere in considerazione Fred. Avevano parlato della gioia e della difficoltà
di essere genitori, del piacere e della fatica di essere coppia. Molly aveva
sempre preso come riferimento McKelly.
Quarto: il problema per Tonks stava diventando
anche Fred. Fred che usciva con altre donne. Fred che aveva un sacco di amici
con cui uscire oltre alle donne. Fred che condivideva con lei l’educazione delle
figlie. Fred che parlava liberamente di altre donne. E lei che cominciava a
sentire qualcosa che, alla fine, aveva ammesso essere pura
gelosia.
Quinto: lei accettava questo ruolo di amica, le
piaceva, la faceva stare bene. Fino a qualche settimana prima. Poi era accaduto
qualcosa, ma non capiva cosa. Forse quando avevano parlato a Maggie di come
nascono i bambini oppure quando Fred l’aveva afferrata e abbracciata per la
prima volta da quando si conoscevano, mentre cadeva da una sedia dove era salita
per prendere un pappagallo che aveva portato alle bambine, ma che si era
lasciata sfuggire. Fred aveva stretto le braccia attorno alla sua vita ridendo e
l’aveva fatta scendere a terra senza esitazione e senza prolungare quel contatto
oltre il minimo necessario. Lei ricordava ancora adesso la forza di
quell’abbraccio e il profumo di quell’uomo. Perché ai suoi occhi era diventato
un gran bell’uomo. Come aveva detto a Ginny, bello dentro e
fuori.
Sesto: aveva cominciato ad osservare come Fred
trattava sua sorella e si era resa conto che faceva quello che faceva con lei. E
dentro di sé lo aveva insultato. Tipica reazione di una sedicenne! Non le
piaceva l’idea di diventare una sorella per Fred, proprio per
nulla!
“Sono un po’ confusa,” ammise alla fine quasi
sottovoce. “Mi sto domandando un sacco di cose e il nome di McKelly non compare
spesso nelle risposte.”
“Possiamo darti una mano nelle risposte?” si offrì
Lucinda.
“No,” rispose velocemente Tonks.
“No.”
“Neppure Fred può aiutarti nelle risposte?” le
chiese Lucinda, con voce dolce.
Ginny e Hermione si scambiarono uno sguardo di
conferma. Lo avevano pensato anche loro.
“No,” ridisse Tonks. “Lui è anche troppo presente
nelle domande, Lucinda. Per favore parliamo di altro.” La sofferenza nella voce
di Tonks era un chiaro segnale. Le altre tre donne cambiarono immediatamente
argomento.
“Allora parliamo di nuovo di vestiti. Ripeto la
questione: perché Hermione non indossa una abito scollato?” chiese Ginny
guardando l’amica.
“Perché non ha motivo per farlo!” rispose piccata
Hermione.
“Andiamo Hermione con tutti gli incontri importanti
che fai per lavoro. E poi ti stanno benissimo le cose
scollate!”
“Non indosserei qualcosa di scollato al lavoro con
tutti quegli uomini che guardano. E ad Oliver non interessa,” precisò Hermione
guardando Ginny con una espressione che diceva chiaramente che se continuava su
quella strada l’avrebbe schiantata.
“Allora chiediamoci perché Lucinda cerca sempre
completini di pizzo…” buttò lì alla cognata ridendo.
Lucinda rise con lei. “Perché tuo fratello
apprezza, tesoro.”
“Tutti i miei fratelli apprezzano, Lucinda.
Dev’esserci un gene che li fa attivare di fronte ai pizzi! Potresti usare lo
stesso completo in ciascuna delle mie cognate e avresti lo stesso effetto: occhi
da pesce incollati sulla scollatura della moglie. Oh,” disse tra le risate, “non
guarderebbero quella delle altre, ma solo quella della moglie. A parte Percy. E
Ron, direi. Che però in questo periodo guarda molte scollature, devo
dire.”
“Neville?” chiese Tonks, decisamente più
rilassata.
“Non ha preferenze. Ma si accorge di tutto. Non
credevo, ma appena indosso qualcosa di nuovo, lui lo vede. È molto piacevole
sentirsi guardata,” disse Ginny compiaciuta.
“Hai ancora l’aria della moglie in luna di miele,”
le sorrise Hermione.
“Mi sento ancora in luna di miele,” confermò Ginny
arrossendo leggermente.
Dopo parecchie ore, con i piedi doloranti, Tonks
attraversò la soglia di casa. Accese le candele e si preparò un bagno caldo. Un
ottimo posto per pensare. A dove collocare Fred nei suoi desideri. E nei suoi
progetti. McKelley ne era già fuori.
A qualche chilometro Fred, disteso a letto,
guardava il soffitto di fronte a sé chiedendosi cosa fare adesso che aveva
capito che la situazione con Tonks non poteva andare avanti
così.