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Autore: flors99    07/04/2012    19 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Ecco arrivato il coniglio pasquale, con un capitolo come regalo!!! ^^ Metto tutti i commenti in fondo, a parte una dedica particolare che ho deciso di inserire in cima.
 
A Betti,
perché avrei voluto vederla un’ultima volta,
prima che se ne andasse
e per la quale avrei voluto fare di più.
Ti voglio bene. Spero non sia troppo tardi per dirlo.
 
 
 
 


Novembre arrivò rapido e glaciale insieme al gelo: il freddo allungava le sue mani sui giardini ormai secchi di Hogwarts e sulle piante spoglie delle loro meravigliose foglie. Tra i corridoi andava espandendosi l’alito del vento ghiacciato, annunciatore della fine definitiva del caldo e dell’estate. Se già ottobre si era dimostrato ostile e alquanto impervio, l’entrata in scena di suo fratello non fu certo da meno. Mancavano ancora due settimane all’inizio di dicembre ma, incredibilmente, candidi fiocchi di un bianco accecante stavano già cadendo dal cielo plumbeo posandosi soffici sui terreni aridi e ghiacciati della scuola. In lontananza si udiva, di quando in quando, lo sciabordio delle acque del Lago Nero e persino il Platano Picchiatore, implacabile sterminatore di piccoli passerotti e insetti, se ne stava pigramente immobile a proteggere quella che pochi sapevano essere l’entrata segreta della Stamberga Strillante.
Osservando quel tetro quanto patetico paesaggio, Draco Malfoy provò uno strano senso di malinconia, mischiata a tristezza.
- Tutto bene?
Fosse stata un’altra persona, il ragazzo l’avrebbe scacciata in malo modo, ma al tono dolce dell’amica costrinse le labbra a incresparsi in una specie di sorriso.
- Sì, Daphne. – il suo tono non l’aveva per niente convinta, non a giudicare dalla smorfia contrariata labbra della ragazza, che però non aggiunse altro.
Conosceva Draco abbastanza bene da capire quando non avesse voglia di parlare o intrattenere una conversazione: quello era decisamente uno di quei momenti. Sapeva che le aveva mentito e che qualcosa lo turbava, ma era altrettanto consapevole che se lo avesse tartassato di domande avrebbe solo peggiorato la situazione. Con Draco era importante riuscire sempre a calibrare ciò che chiedeva e soprattutto, il modo in cui lo chiedeva: un solo passo falso ed è pronto a chiudere fuori chiunque.
Per questo Daphne rimase in silenzio a fissarlo, aspettando che fosse lui a confidarsi, senza forzarlo troppo.
- Sono solo stanco. – rispose infine il ragazzo più seccato di quanto avesse voluto. – Tutta colpa di Blaise e delle sue canzoni, ha passato tutta la notte a cantare squarciagola.
La risata di Daphne ebbe il potere di scacciare un po’ il suo malumore.
- E cosa ti aspettavi da Blaise? – gli chiese la ragazza sempre ridendo e prendendo la sua borsa di libri.
Draco emise una flebile risata.
- La verità… è che sono un po’ pensieroso in questo periodo. – confessò, dopo qualche secondo. – Però non sono sicuro di volerne parlare adesso.
- Quando vorrai. – fu la semplice risposta di Daphne. Non aggiunse altro, non fece altre domande inopportune, sapeva che non avrebbe potuto ottenere altro da lui quel giorno. Le interessava semplicemente che stesse bene.
Draco scrutò i suoi occhi verdi e rilassò le spalle impercettibilmente, come se fino a quel momento avesse trattenuto il respiro.
Daphne lo precedette per andare in Sala Grande, fermandosi poi in mezzo al corridoio, quando notò che Draco non la seguiva.
- Andiamo?
Il ragazzo annuì nella sua direzione e le andò incontro.
Era strano il loro rapporto.
Draco non poteva certo negare che fosse una bellissima ragazza e che in passato non ci avesse fatto un pensiero, ma tra loro non c’era mai stato niente, sennonché una fragile amicizia che pian piano si era rafforzata. Daphne Greengrass era, per Draco, ciò che Hermione Granger era per Harry Potter. Molto meno inclini a gesti d’affetto – erano pur sempre Serpeverde e avevano una reputazione da difendere – ma non per questo meno legati. Semplicemente si volevano bene, di un affetto sincero e disinteressato.
Draco la superò e le scompigliò i capelli dorati. Aveva strani modi di dimostrare il suo affetto; scompigliarle i capelli e farla incazzare per quel gesto, beh… era uno di quelli.
Chissà se qualcuno, a parte Daphne e Blaise, avrebbe mai visto Draco per quello che era veramente.
 
Le maschere sono pericolose: è difficile staccarsele di dosso.
 
Troppi anni passati a fingere, troppi anni impiegati a nascondere le sue emozioni, a esternarle da se stesso, come se non lo riguardassero.
 
Forse nessuno avrebbe visto sotto la sua maschera.
 
Lui, per tutti sarebbe sempre stato solo e soltanto il freddo, insensibile Draco Malfoy.
 
Freddo e gelido, proprio come quell’inverno.
 
 


 
- Studenti e studentesse di Hogwarts! Un attimo di silenzio, per favore. – nella Sala Grande il brusio di voci si acquietò all’annuncio della McGranitt, che si spostò per far spazio al preside.
- Volevo darvi una buona notizia, ragazzi! – il tono serio, ma allo stesso tempo dolce di Albus Silente catturò l’attenzione di tutti i presenti, persino i più chiacchieroni che smisero di far rumore e prestarono ascolto alle parole del vecchio mago.
- Abbiamo deciso di organizzare una festa per Natale! So che molti di voi probabilmente vorranno tornare a casa per le vacanze, per questo abbiamo pensato di festeggiare leggermente in anticipo, per la Vigilia. Ovviamente se non siete interessati, noi annulleremo tutto e... – prima che il preside finisse di parlare, gli studenti applaudirono felici per quella notizia inaspettata. Tutti rumoreggiavano, soprattutto le ragazze parlottavano tra loro sul fatto di dover andare il prima possibile a Hogsmeade per comprare un nuovo vestito.
- Sì… direi che sono d’accordo. – sussurrò la McGranitt ad Albus, sorridendo teneramente a tutti gli studenti. Il preside le sorrise di rimando, prima di parlare ancora per calmare quei ragazzini impazziti.
- Silenzio! La festa comincerà alle nove e voglio che tutti gli studenti che del primo anno fino al quarto, siano nei loro dormitori entro mezzanotte. Per i più grandi faremo uno strappo alla regola e vi concederemo di restare fino all’una e mezza, ovviamente sempre sotto la supervisione dei doventi.
A questo annuncio si levò sia un urlo di approvazione, sia uno di lamento. I più piccoli non erano contenti di essere esclusi dall’ultima parte della festa, che, sapevano, sarebbe stata la più trasgressiva.
- Oddio! Mancano meno di due mesi! Non ho niente da mettermi!
- Ma se hai un armadio pieno di vestiti! – Pansy spalancò gli occhi all’affermazione di Daphne.
- Co… Merlino, vuoi dire che io dovrei mettermi un vestito che ho già usato? – esclamò sconcertata, guardando la bionda Serpeverde come se avesse detto chissà quale bestemmia.
- Beh sai… non è che per ogni volta che esci, tu devi comprar…
- Certo che sì! Io non indosso mai gli stessi abiti due volte!
Daphne la guardò inarcando un sopracciglio, constatando quanto fosse realmente frivola l’amica.
- Lasciala perdere, Da. Lo sai com’è fatta Pansy, no? – borbottò Blaise, affondando i denti in un morbido pezzo di dolce.
L’unica cosa che Daphne condivideva con Blaise era l’intolleranza per la leggerezza di Pansy. Eppure entrambi sopportavano di buon grado la sua presenza, perché Pansy, nonostante la sua superficialità, sapeva essere molto sensibile, cosa che non si sarebbe mai detta a prima vista: contrariamente alle aspettative, la mora molto spesso si era rivelata essere davvero una buona amica.
La Serpeverde in questione, che non amava che si parlasse di lei come se non ci fosse, guardò irritata Blaise.
- No. Dimmelo un po’, come sono fatta?
- Oddio, no. – borbottò Daphne, memore della litigata di due ore e mezza che avevano intrapreso Pansy e Blaise poco prima.
- Blaise, Pansy, se vi azzardate a discutere un’altra volta vi cavo gli occhi. Non scherzo. – fu la non tanto velata minaccia di Draco, anche lui memore dell’emicrania che gli avevano fatto venire i suoi compagni di casa.
Blaise rispose con un annoiato d’accordo, nello stesso momento in cui Pansy disse:
- Certo, Draco!
- Mhm. – il biondino rispose con una smorfia. Non aveva mai sopportato granché gli occhi adoranti e le occhiate languide di Pansy; da parte sua, le aveva fin da subito fatto capire che quelle attenzioni non erano – e non sarebbero state – corrisposte, ma la Serpeverde non era rimasta troppo male per il suo rifiuto. Sperava solo che prima o poi Draco si accorgesse di lei: lo stesso desiderio di gran parte delle studentesse di Hogwarts.
- Dimmi un po’ Draco… – mormorò Blaise ad un certo punto, incuriosito. – ...perché guardi così male il tavolo dei Grifondoro?
 
 


  
Ci sono vari modi in cui una persona può reagire durante la gravidanza: l'unico modo che Ginny conosceva era il peggioramento della futura neo-mamma. Non che avesse avuto molte esperienze in merito, anzi, Hermione era la sua unica esperienza in merito, però credeva di aver visto ormai tutto il possibile, visto il periodo difficilissimo e assolutamente non piacevole che aveva attraversato. Aveva visto il corpo di Hermione affaticarsi sempre di più, aveva perso il conto delle volte che le aveva sorretto la testa mentre vomitava in preda alla nausea o di quante volte le avesse dovuto applicare garze e creme medicamentose quando le comparivano dolori alle articolazioni e alle ossa. Per non parlare poi del suo umore completamente schiavo della tempesta ormonale che la stava attraversando.
In quel momento però la piccola di casa Weasley dovette ritrattare tutto quello che pensava sulla gravidanza: si rese conto di non aver mai visto Hermione tanto bella. Da quel giorno in cui aveva fatto l’ecografia era cambiata radicalmente.
Era passato un altro mese. Quante cose possono cambiare in un così breve periodo? In un mese Hermione si era annullata.
 
E in un mese era rinata.
 
Era ormai al terzo mese e la gravidanza sembrava averle giovato come non mai, contrariamente a quello che Ginny aveva sempre pensato. A Hermione, infatti, sembrava essere accaduto un miracolo: i suoi occhi erano tornati quelli di un tempo, pieni di energia e determinazione, aveva ripreso peso e colore, le sue gote prive scavate e smunte erano ora rosee e piene, i suoi capelli, per quanto scarmigliati e indomabili, erano più folti e lucidi e la sua pelle più luminosa. Tutto in lei emanava una luce nuova, una luce che si era accesa nell'esatto momento in cui aveva visto il suo bambino all'interno dello schermo. Sprizzava una gioia incontrollata da tutti i pori e il suo sorriso non avrebbe potuto essere più radioso. Aveva riacquistato la sua vecchia vitalità, anzi, forse più di prima.
Eppure Ginny di tanto in tanto riusciva a vedere ancora quel senso di tristezza, che perpetrava negli occhi di Hermione: qualcosa che non se ne andava mai, ma restava lì, imperturbato, sospeso nei suoi occhi e nel suo cuore, che la tormentava continuamente con la sua presenza. Ogni giorno e ogni notte, non se ne andava mai. Per quanto lei cercasse di nasconderlo, per quanto la felicità superasse il dolore, quell’ombra scura era sempre presente.
Ginny spostò gli occhi in direzione del tavolo dei Serpeverde e intercettò lo sguardo di Draco Malfoy.

Mostro, sibilò con le labbra.
 
Mostro.
 
Continuò a ripetere questa parola nella sua mente: per Ginny, Draco Malfoy era, e sarebbe rimasto, un mostro.
 
Aveva fatto a pezzi una delle persone più importanti della sua vita. E neanche se ne era reso conto.
 
Per quanto si sforzasse, Ginny non riusciva proprio a capire cosa Hermione avesse visto in lui. Cosa fosse riuscita a scorgere dietro quelle lame affilate, pronte a ferire chiunque.
 
Cosa fosse riuscita a vedere sotto la maschera.
 
- È solo una maschera, lui non è così. – Hermione le sussurrava sempre quelle parole, ogni volta che inequivocabilmente il discorso verteva sul Serpeverde. Tutte le volte che le pronunciava la Caposcuola non sembrava rendersi conto di ciò che diceva; erano parole confuse, perse dietro a un ricordo ormai passato.
Inizialmente Ginny non aveva capito a cosa si riferisse e aveva provato a chiederglielo. Più di una volta a dir la verità. E ogni volta non aveva capito. Quando poneva quella domanda, Hermione la guardava con gli occhi colmi da qualcosa d’indefinito, troppo profondo per poter essere sradicato.
Bisogna stare attenti a chi fingiamo di essere. Possiamo dimenticarci chi siamo veramente. – rispondeva sempre così, senza dare altre spiegazioni.
Dopo un po’ di tempo Ginny aveva rinunciato a comprendere.
 
 


 
Draco aggrottò le sopracciglia, chiedendosi perché Ginny Weasley l'avesse guardato come se avesse voluto squartarlo vivo. Che diamine voleva quella stupida Piattola?
- Devo avere un motivo per guardare male quei plebei? – rispose alla domanda di Blaise, saettando gli occhi verso di lui.
- No... immagino di no. – concesse l'amico, continuando a mangiare il suo dolce. – Eri semplicemente inquietante. La Piovra Gigante non reggerebbe il confronto. – spiegò, scrollando le spalle.
Eh, sì... Blaise Zabini era particolarmente famoso per la sua brutale sincerità e – ovviamente – per la sua totale mancanza di tatto.
- Mi stai paragonando alla Piovra Gigante? – chiese Draco, indeciso se arrabbiarsi per quell'offesa, più o meno, velata.
- Certo che no! Non ti ho paragonato alla Piovra Gigante. – si giustificò l’amico, noncurante del suo nervosismo. – Ho detto che tu sei molto peggio. – chiarì, con espressione solenne.
A giudicare dall'occhiataccia di Draco, Blaise ritenne decisamente più saggio cambiare discorso. Si schiarì la voce, facendo finta di nulla.
- Avete visto Hermione, ragazzi? – chiese, passando a tutt'altro argomento, e guardando il tavolo dei Grifondoro. – Sembra così… colorata!
- Colorata? Ma che aggettivo è? – domandò Daphne storcendo il naso, non sapendo bene se essere più insospettita dal fatto che Blaise avesse chiamato la Mezzosangue per nome o dal fatto che l'avesse presa in considerazione, una Mezzosangue.
- Merlino, Daphne, era un modo per dire che era più… colorata! Insomma… perché devo sempre spiegarti tutto? – il Serpeverde alzò gli occhi al soffitto, come se avesse avuto a che fare con un caso perso, al che Daphne lo fulminò con uno sguardo assassino.
- Da quando la chiami per nome, Blaise? – intervenne Pansy, alla quale non era sfuggito quel particolare.
- Qualche settimana fa l’ho incontrata in biblioteca. – cominciò a spiegare, ignorando palesemente l'istinto omicida che Daphne stava covando nei suoi confronti. – Avevamo bisogno dello stesso libro e abbiamo finito per usarlo insieme. Ci ho parlato un po’ e non è antipatica. – concluse, scrollando le spalle.
- Per Salazar, Blaise… – lo criticò Pansy. – ... Certo che davvero a te basta che respirino per piacerti, eh! –  commentò aspramente.
- Oh, ma che vuoi? Sarò libero di esprimere il mio parere? – replicò indispettito.
- Hai dimenticato tutte le volte che la Granger ha tolto punti alla nostra casa?! – saltò su Pansy. Aveva perso il conto delle volte in cui per una piccola, illegale e non-tanto-innocente festicciola erano stati puniti da Miss Perfettina.
- Ragazzi, finitela di discutere su una cosa così inutile. – li bloccò Daphne, mentre in quel momento un pensiero l’attraversava. Si avvicinò a Draco, stranamente rigiro quanto un blocco di marmo e gli sfiorò la mano.
- Draco ehi… Mi ricordo che l’ultima volta non sembrava stesse tanto bene. – rifletté la ragazza. – Ma poi che voleva da te? – domandò, ricordandosi che la Granger gli aveva detto di voler parlare con lui, per poi scappare dalla Sala Grande sotto lo sguardo di tutti.
La domanda di Daphne cadde nel vuoto e non trovò risposta. Strinse le labbra confusa quando vide l’espressione furente del ragazzo. Gli occhi erano più freddi che mai, le mani contratte in un pugno, il corpo e i muscoli completamente tesi.
- Tutto bene, Draco? – lo richiamò Blaise, che non aveva tardato ad accorgersi del suo stato d’animo.
Solo dopo un tempo indefinito il biondo Serpeverde si decise a spostare lo sguardo su di loro. Sembrava aver riacquistato il controllo, ma a nessuno erano sfuggite le sue emozioni.
- Non nominatela mai più. – con uno scatto Draco si alzò per dirigersi fuori dalla Sala Grande, sotto gli sguardi sbigottiti di Blaise e Pansy e quello dubbioso di Daphne.
 
 


  
Una mano gentile si posò sulla spalla della rossa, che, spaventata da quel contatto, emise un verso stridulo non riuscendo a trattenersi.
- Oh, scusami.
Il cuore di Ginny, già frenetico per la paura, galoppò ancora di più quando vide Harry davanti a lei. Arrossì, come una bambina, mentre si dava mentalmente della stupida per la sua reazione esagerata.
Ma d’altronde sapeva sarebbero potuti passare cento, mille anni.
 
Il suo cuore avrebbe battuto per lui, ogni volta come se fosse la prima.
 
- Stai bene? – le chiese apprensivo Harry, vedendo che non rispondeva.
- Sì, sì… mi hai spaventata. – abbozzò un sorriso a cui il ragazzo sembrò credere. Si sedette accanto a lei, cercando con lo sguardo qualcosa da mangiare, mentre Ginny ridacchiava.
- Di nuovo in ritardo, eh?
- Già. – bofonchiò Harry, mettendosi in bocca un pezzo di pane. – Mi hanno trattenuto per parlare di schemi di Quidditch.
- Lo immaginavo. – rispose la ragazza, sorridendogli, mentre una sensazione ormai familiare di malessere tornava ad avvolgerla.
- Volevo chiederti una cosa Ginny. – mormorò dopo qualche minuto il Grifondoro.
- Cosa? – il suo sguardo saettò in quello dell’altro, temendo più che mai la domanda che le avrebbe posto.
- Che cos’ha Hermione? – chiese a quel punto Harry, una volta ingoiato il boccone.
Quella domanda la spiazzò completamente: non tanto perché non se l’aspettasse, quanto perché non aveva davvero la minima idea di come rispondere. E la sensazione di malessere, intanto, si acuì talmente tanto da trasformarsi in vero e proprio dolore.

Gli stava mentendo.

Da tre mesi.

Volse uno sguardo all’amica che in quel momento stava sgridando Ron, per come si abbuffava. Lo sguardo di Hermione era materno, dolce nei confronti del fratello e un lampo di tristezza attraversò gli occhi di Ginny, sapendo quanto Ron avrebbe sofferto quando avrebbe scoperto della gravidanza di Hermione. Sapeva da tempo che suo fratello provava dei sentimenti verso di lei, anche se non aveva mai avuto il coraggio di confessarglieli.
- Allora? – il richiamo paziente di Harry, distrasse Ginny dai suoi pensieri.
- Uhm…cosa intendi? – tentò di tergiversare, per recuperare qualche secondo e inventarsi una scusa, cosa che aveva fatto in tutto quel tempo.

Gli stava mentendo.

Da tre mesi.

- Credo che tu lo sappia. – fu la pacata risposta di Harry, che la guardò dritta negli occhi.
Per la seconda volta della giornata Ginny si paralizzò.
- Insomma Ginny… – esclamò frustato Harry, passandosi una mano tra i capelli corvini. – …almeno tu devi saperne qualcosa! Hermione è cambiata, l’hanno notato tutti!
- È normale cambiare quando… – si affronta una gravidanza. – … si c-cresce. – borbottò, correggendosi all’ultimo minuto.
Odiava mentire a qualcuno, soprattutto a Harry.
- Ginny, anche noi stiamo crescendo! Ma non è a questo che mi riferisco e lo sai!
- Harry io… non lo so. – sbottò a quel punto, incapace di reggere la sua bugia. – Non è meglio che ne parli con lei?
- L’ho già fatto, Ginny…ma ha detto che sta bene e che non devo preoccuparmi. – rispose il moro, aggiustandosi gli occhiali sul naso, senza che la preoccupazione se ne andasse dal suo sguardo.
- E allora… perché non ti f-fidi? – Ginny faticò parecchio nel pronunciare quelle parole. Le sembrò per un attimo che la lingua le fosse stata strappata via e che l’aria intorno a lei non esistesse più, impedendole di parlare in qualunque modo.

Gli stava mentendo.

Da tre mesi.

- Sì…ma…. – il ragazzo sbuffò di nuovo. – Ginny, ti prego guardami.
Le alzò il mento con due dita, in modo che gli occhi azzurri della ragazza si allacciassero ai suoi verdi.
 
Sono fottuta.
 
Questo fu il pensiero che attraversò la mente della Grifondoro, quando sprofondò nelle sue iridi color smeraldo. Se fino a quel momento era riuscita a mentire, o perlomeno a sviare il discorso, era stato solo perché non lo aveva guardato negli occhi.
- Ho bisogno che tu mi dica la verità. Per favore, sei la persona di cui mi fido di più al mondo. Io sento che la sto… perdendo. – confessò. – E voglio sapere se posso fare qualcosa per… per impedire tutto questo. Ti prego dimmi la verità: c’è qualcosa che dovrei sapere?
Arrivano quei momenti nella vita in cui dobbiamo scegliere.
Scegliere significa crescere, significa rinunciare.
Ginny si sentì strattonata da due lati. Da una parte c’era Hermione, la sua migliore amica, sua sorella, la persona che si era fidata di lei e che aveva pregato con tutta se stessa di non dire niente a nessuno.
Dall’altra parte c’era Harry, il ragazzo che amava da quando aveva poco più di undici anni, che riusciva a renderla felice anche un gesto insignificante, con un semplice sguardo.
Entrambi indispensabili. Entrambi persone che amava più di se stessa.
- No. – sussurrò infine con un filo di voce. – Non so niente. Ma penso che non ci sia motivo di preoccuparsi, Hermione sta bene. – sussurrò, le parole che uscivano sempre con più fatica. – Fidati di me. – non seppe neanche lei dove trovò la forza e il coraggio per concludere quel discorso.

Gli stava mentendo.

Da tre mesi.

Le faceva male: era un dolore sordo, straziante.
Mentire in modo così spudorato, mentre lo guardava negli occhi.
Harry sembrò rilassarsi, anche se nei suoi occhi rimase la preoccupazione.
 
Fidati di me.
 
Si sentì morire. Si sentì morire, in un modo che non avrebbe mai creduto possibile, sotto quegli occhi pieni di sincerità e che non avevano dubitato mai, neppure per un attimo, che lei stesse mentendo.
 
Fidati di me.
 
Cosa le avrebbe detto quando avrebbe scoperto la verità? L’avrebbe guardata ancora con gli stessi occhi?
In quell’istante Ginny comprese come doveva sentirsi Hermione, cosa dovesse significare, per lei, sopportare gli occhi di tutti e mentire in continuazione. E ripensando alla sua decisione, Ginny si convinse di aver fatto la scelta giusta nel non dire nulla a Harry. O almeno tentò di convincersi.
Ma quando Harry l’abbracciò e quando lei poggiò la sua testa sul suo petto caldo e confortante, Ginny si sentì veramente male.

Gli stava mentendo.

Da tre mesi.

Harry non le avrebbe mai perdonato quella bugia. Lo capì dai suoi occhi, che si erano schiariti alle sue parole, ma erano comunque rimasti colmi di una sincera preoccupazione. Lo capì dalle sue braccia, che la strinsero come qualcosa di prezioso e unico, di cui ciecamente si fidava. Lo capì dal suo respiro, calmo e profondo in contrasto a quello nervoso e affannato che aveva qualche secondo prima.

Si era rasserenato alle sue parole.

E lei gli aveva mentito e gli stava mentendo.

Da tre mesi.

No, Harry non le avrebbe mai perdonato quella bugia.

Fu proprio quando lo capì, che calde lacrime solcarono il suo viso.
 
Aveva preso la decisione sbagliata.
 
  
 
 
 
 
 









 









 
 
 
 
 




Angolo Autrice
Ciao a tutti!!!
Innanzitutto buone feste cari lettori! Le vacanze sono cominciate e almeno per qualche giorno (anche se troppo pochi a mio parere xD), la scuola non ci assillerà! ^^ Niente interrogazioni, niente professori, tante uova di cioccolato e pranzi in famiglia ^_^
Però, ho delle scuse da fare a tutti quanti.
Dapprima a Harry Potterish. Un’autrice fenomenale che ha scritto “la vita è quello che ti succede mentre stai progettando altro” e io non ho ancora trovato il tempo di leggere l’ultimo capitolo (se avete tempo fateci un salto, perché è veramente una storia bellissima!). Scusa, scusa, scusa sono imperdonabile, mi dispiace tanto :(
Poi anche a quelle dolcissime ragazze che hanno recensito e a cui non ho ancora risposto, ma a cui risponderò quanto prima. Ho avuto problemi in famiglia e non sono riuscita a concludere quello che mi ero prefissata, mi dispiace.
Comunque ora passiamo alla storia! Spero che questo capitoletto via sia piaciuto, non succede poi granché, ma ne avevo bisogno per far capire meglio il rapporto che c’è tra i vari personaggi. Sotto alcuni punti di vista è un capitolo importante perché è proprio a causa di questi legami che succederà ciò che… non posso dirvi! xD
Spero che lascerete una piccola recensione, anche negativa. I vostri commenti e le vostre dolci critiche sono importanti per me, mi illuminano la giornata.
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/le preferite/ le ricordate, o anche a chi ha solo dato una sbirciata! Ma un grazie veramente enorme a tutte quelle dolci meraviglia che hanno recensito lo scorso capitolo: Harry Potterish, MouMollelingua, elisadi80, Black_Yumi, arianna_malfoy, Felpick93, MadamaBumb, Stella94, EmWeasley e LUNAPOP. 
Aggiornerò il prima possibile, se tutto va bene in una settimana dovrei riuscire a postare il nuovo capitolo ^^ o almeno spero!
A presto!!!
La vostra pazza,
flors99
  
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