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Autore: Simona_Lupin    08/04/2012    20 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 4
 
Una punizione... al bacio
 
 
 
 

La prima settimana di scuola era passata senza eventi particolari - se si escludevano l'esplosione del calderone di Remus, la nottata passata in bianco di fronte al ritratto vuoto della Signora Grassa e le urla isteriche di Scarlett che avevano martellato i timpani di Sirius - ma i dettagli potevano anche essere tralasciati.
Era ormai arrivato il lunedì e in quella giornata di Settembre il sole sovrastava pigro il cielo limpido, mentre un lieve venticello scuoteva le fronde degli alberi e carezzava leggero i fili d'erba fresca dell'ampio e sconfinato prato verde.
I Malandrini avevano appena finito di pranzare e, avendo ancora parecchi minuti liberi, avevano deciso di godersi quelle ultime giornate di bel tempo seduti attorno a un faggio maestoso accanto al lago, l'albero che era da sempre il loro preferito e il teatro di vari progetti di scherzi sempre riusciti al meglio.
Sarebbe stata una giornata particolare per tre di loro, anche se per motivi diversi.
Remus era in preda all'ansia poiché avrebbe dovuto affrontare la prima lezione con Miley e non aveva idea di dove mettere le mani quando aveva un calderone di fronte; James era talmente eccitato che sprizzava gioia da ogni poro e sorrideva da ore senza stancarsi, visto che quella sera, finalmente, dopo notti intere trascorse a sognare quel leggendario momento, avrebbe avuto la prima ronda insieme a Lily; Sirius, invece, sempre quel pomeriggio, avrebbe dovuto scontare la punizione di Lumacorno con Scarlett ed era certo che non sarebbe stata una conclusione di giornata tranquilla.
« Remus, non hai ancora risposto alla nostra domanda » stava dicendo Sirius con un sorriso malizioso sul volto.
« Che c'è? » sbottò lui, stremato dall'amico e dal suo essere così odiosamente tartassante.
« Sei contento o no che sia Miley a insegnarti? »
Remus sbuffò, voltando la testa per sbatterla pesantemente contro il tronco massicco dell'albero: era il suo modo preferito di sfogare la rabbia repressa.
« Rispondi, Lunastorta, è educato » convenne James con fare saccente.
« Ma secondo voi, dico io » esordì lo sventurato, tentando di ritrovare la pace interiore, « con tutta l'ansia che ho addosso, mi metto a pensare a questo? Siete due fissati malati mentali, io vado lì a fare Pozioni! »
Un coro di risate di scherno si sollevò rumoroso e sommerse le sue parole.
« Sono cretini proprio... » borbottò Remus tra sè e sè.
« No, amico mio, noi ci vediamo lungo, altro che cretini! » ribattè James, passando un braccio intorno alle spalle di Sirius. « Miley è bellissima e tu sei un idiota, e questo è quanto ».
« Sì, certo... » borbottò quello tra i denti, contrariato.
« Vorresti negare che Miley è figa? » chiese Sirius con fare accusatorio, puntandogli la bacchetta a pochi millimetri dal naso.
« Ehi » lo rimproverò James. « Occhio a come parli, Miley non si tocca ».
Sirius scrollò le spalle. « Non ho detto mica che è nella lista. E' tua amica ed è dolcissima, non lo farei mai ».
« Anche Scarlett è amica mia » obiettò l'altro ragionevolmente.
Sirius ghignò. « Lei è un caso a parte » rispose semplicemente. « Ma tornando a te, vecchio mio » proseguì, lasciando cadere l'argomento, « posso dirti solo che se non ti piace Miley e non ci provi con lei noi ti portiamo dritto dritto al San Mungo e ti facciamo ricoverare a vita ».
« Assolutamente d'accordo » disse James solennemente.
Anche Peter annuì, convinto. « Hanno ragione, Remus » intervenne. « Potrebbe essere la volta buona ».
« Ma la volta buona di fare COSA? » sospirò Remus. « Peter, ti ci metti anche tu? »
Lui alzò le spalle, tornando a stendersi sull'erba, senza esprimersi ulteriormente in merito alla questione.
« Coda ha centrato il punto » asserì James. « Hai vent'anni, amico, quand'è che vorresti...? »
« JAMES! » urlò Remus scandalizzato.
« E' vero, porco Salazar, sei un caso patologico... Ne parli come se fosse una cosa orrenda... »
« Sirius, piantala, sei tu il caso patologico, il tuo parere non conta ».
« Ma l'amore è così bello! » esclamò Sirius, sorridendo apertamente.
Remus lo fissò sbigottito. Peter, invece, si drizzò nuovamente a sedere, osservando l'amico interrogativo, e chiese: « Ho sentito bene? »
James, anche lui sconvolto, dopo parecchi secondi di incredulo silenzio attonito, si riprese e disse: « Okay. Lo so che sentire parlare Sirius d'amore è una bestialità di dimensioni immani, ma... ha ragione! »
Sirius annuì, noncurante dello stupore che le sue parole avevano destato negli amici. « L'amour » proseguì, con l'intenzione di chiarire bene il concetto e la sua posizione, « insieme a tutto ciò che ne segue, ovviamente, di cui tu, lupo asessuato, sei totalmente e spaventosamente all'oscuro ».
Oh. Adesso era tutto molto più chiaro.
Remus scosse il capo. « Fai schifo, Felpato » commentò, con un tono che sapeva di sentenza. « Sinceramente schifo ».
Sirius scoppiò a ridere. « Se Miley sapesse quanto poco sai in merito alla questione madre, nemmeno a lei piaceresti più, sei vergognoso ».
Remus arrossì. « Infatti io mica le piaccio, quindi non c'è motivo che sappia ».
James scoppiò a ridere, una risata ancor più fragorosa della precendente.
« Ma daaaaaai! » esclamò. « Quella povera ragazza non fa altro che guardarti, non dirmi che non l'hai notato! »
Remus si fece ancor più rosso e chinò il capo. « Non... non è vero... » mormorò.
« Oh, invece sì » rispose l'altro. « Le piaci un sacco, è evidente! E tu dovresti almeno conoscerla, è una ragazza straordinaria, fidati di me che la conosco da quand'era in pannolino! »
« Davvero le piace Remus? » chiese invece Sirius. « Non l'avevo notato... »
James sospirò, scuotendo il capo. Ovvio che Sirius non l'avesse notato. Lui non era esattamente il tipo di persona che sta attento alle sfumature degli sguardi e ai piccoli gesti. Non capiva mai nulla riguardo a quel genere di argomenti, a meno che non ci fossero segni manifesti e impossibili da fraintendere che dimostrassero ciò che lui da solo non coglieva. Ad esempio, se Miley fosse corsa da Remus al culmine del banchetto in Sala Grande di fine anno scolastico dichiarandogli e promettendogli amore eterno, forse, solo allora, avrebbe iniziato ad avere qualche dubbio. Però gli ottimistici pensieri di James non tenevano in considerazione che al banchetto finale di Hogwarts c'erano delle pietanze da urlo, quindi cominciò ben presto a credere che no, neanche in quella fantomatica occasione si sarebbe accorto di qualcosa di insolito.
« Sirius, tu sta' zitto, di queste cose non capisci mai un'acca, neanche se ti venissero sventolate a due centimetri dal naso! » rimbeccò infatti. « Non vedi che lo guarda ogni santa volta in Sala Grande? Sei tutto tonto tu ».
Sirius lo guardò e scrollò le spalle, senza neanche far caso al tono di disapprovazione e agli insulti dell'amico. « Ci farò attenzione... » mormorò.
« Comunque » riprese James, stiracchiandosi. « Parlando di un'argomento altrettanto serio, questo pomeriggio dobbiamo inventarci qualcosa per Divinazione, quindi preparati a dare sfogo alla tua fantasia galoppante ».
« E fantasia galoppante non include tutti i sogni scabrosi che l'altra volta hai scritto e consegnato alla professoressa Amalthea » ci tenne a precisare Remus.
Sirius rise, ricordando con nostalgia e orgoglio quella gloriosa volta in cui aveva messo per iscritto dei sogni non esattamente casti e puri - in realtà, molto più simili a quelli che le sue spasimanti facevano su di lui che ai suoi, considerato che la cosa più eclatante che avesse sognato negli ultimi dieci anni era una paperella che lo attaccava con un'ascia in mano - i quali avevano destato, com'era d'altronde prevedibile, l'ilarità e lo scompiglio nella classe.
« Non sono sogni, sono ricordi » replicò poi con aria spavalda.
Gli altri alzarono gli occhi al cielo e Remus, scuotendo il capo, mormorò: « Certo ».
« E comunque, Ramoso, oggi non posso, ho la punizione con la Banks » concluse Sirius.
« Ah, già... Beh, vedi di comportarti bene e di non farla innervosire » si raccomandò James, severo.
« Non mancherò » fece l'altro, ironico.
Abbassò distrattamente lo sguardo sulla Mappa aperta sulle sue gambe e intravide il nome di Scarlett ancora seduta in Sala Grande. E malgrado le dispiacesse un po' per lei, sorrise malandrino all'idea di quello che sarebbe accaduto alla punizione di quel pomeriggio.
 

*  *  *

 
Remus era seduto su uno degli sgabelli dell'aula di Pozioni, osservando curioso le varie boccette e fiale contenute dentro un armadio dalle ante socchiuse a un passo da lui. Dondolava una gamba, giocherellando distrattamente con la bacchetta, mentre aspettava che Miley arrivasse per la loro prima lezione.
Si sentiva teso come a un esame. E se le avesse fatto esplodere addosso un altro calderone? Era un inetto e un pericolo pubblico, ma non poteva fare una figura del genere proprio con lei che era stata tanto gentile a volerlo aiutare. Doveva semplicemente stare attento, in fondo, perché doveva essere così difficile?
I minuti scivolavano via accompagnati dal flebile ticchettio dell'orologio che teneva al polso e l'ansia cresceva e cresceva...
« Remus! »
Lui trasalì e alzò di scatto lo sguardo per vedere Miley correre affannata nell'aula, buttandosi su uno sgabello accanto a lui e gettando la borsa lì accanto, senza la minima cura. Le sorrise, ma lei non pareva capace di fiatare.
« Stai bene, Miley? » chiese preoccupato.
Lei annuì freneticamente. « Sì... » rispose tra un ampio respiro e l'altro. « Scusa tanto... il ritardo... Mi è scappato... il gattino... che avevo trasfigurato... e la McGranitt... me l'ha fatto cercare... per tutto... il castello... »
« Oh » fece lui, senza sapere bene se dover sorridere o no. « Tranquilla... ehm... respira, intanto... »
Miley annuì nuovamente, una mano sul petto, poi riuscì a calmarsi.
« Ci sono » annunciò infine. « Sì... Mi dispiace tanto di averti fatto aspettare. Cominciamo? »
« Certo » rispose lui, ora di nuovo ansioso, sistemandosi meglio sullo sgabello.
« Potresti darmi il tuo libro? » chiese lei, trafficando con il calderone. « Nel mio ci sono le pozioni del sesto anno che agli esami non ti chiederanno mai... Vediamo cosa trovo nel tuo ».
Lui glielo porse, un po' sbigottito. « Sai... sai preparare pozioni del settimo anno? » chiese, senza sapere se essere spaventato o colpito.
« Beh... sì » rispose lei, senza guardarlo. « D'estate mi esercito con i libri di mia sorella e con quelli che compro per me... e alla fine riesco anche a creare qualche intruglio tutto mio che non faccia morire nessuno ».
Remus continuò a fissarla, ammirato. « Wow » riuscì a sussurrare infine.
Lei sorrise, imbarazzata e cominciò a sfogliare il libro con dita tremanti, il viso nascosto dai lunghi capelli biondi.
« Remus » lo chiamò poi. « Che ne dici di questa? » domandò, indicando una pozione illustrata nel libro con pochi ingredienti e brevi passaggi. « Non è una pozione dell'ultimo anno ma la chiedono spesso anche ai M.A.G.O., quindi per iniziare credo vada bene. Tu che ne pensi? »
Lui, non sapendo cosa dire, annuì.
« Allora » esordì lei, imbarazzata all'idea di dovergli insegnare qualcosa. « La prima cosa da fare è concentrarsi. Quando devi preparare una pozione, non puoi pensare a... non so... a quant'è buono il cioccolato... »
Remus sorrise. Per una strana coincidenza, aveva preso ad esempio proprio una cosa a cui pensava spesso durante la giornata.
« ... quindi devi solo stare attento a quello che c'è scritto qui e vedrai che niente sarà difficile » proseguì lei. « Poi è bene preparare gli ingredienti prima di cominciare, così poi non penserai a dover correre di qua e di là per andarli a prendere... e potrai tenere d'occhio la pozione... »
« ... prima che mi esploda di nuovo in faccia » completò lui con un sorriso.
Miley rise, divertita. « Sì... era quello che volevo dire ».
Anche lui rise insieme a lei, sorpreso e divertito dalle sue parole. Si sentiva già molto più a suo agio. Forse grazie al suo sorriso... Era radioso, caloroso.
« Comunque » disse poi lei, tornando seria, « come ti dicevo, devi pensare solo alla pozione. Perché questa materia funziona così... ci vuole cura, precisione, attenzione... e poi passione e fantasia e... oh, scusami, sto divagando » si affrettò ad aggiungere poi, scuotendo forte il capo.
Lui, però, la guardò e le sorrise gentilmente. « Ma no » mormorò. « E' bello sentirti parlare così ».
Lei sorrise di rimando, ma si affrettò a dedicarsi nuovamente al libro.
« Vuoi cominciare tu? » chiese, dubbiosa. « Ovviamente ti aiuto io ».
« Certo » annuì lui, prendendole il libro dalle mani.
Doveva preparare una Bevanda della Pace, così si concentrò sul primo rigo di istruzioni per poi dedicarsi al calderone.
"Okay, pozione" si ritrovò a pensare. "A noi due".
Approfittando della sua attenzione verso il calderone, nel frattempo, lei si incantò a guardarlo. 
Era bello, ancor di più di quanto avesse notato, così da vicino... Il suo viso era delineato da tratti decisi e delicati insieme, l'espressione del viso era seria mentre scrutava i pomelli per accendere il fuoco e capire quale dovesse azionare. Un silenzio penetrante li avvolgeva, interrotto sommessamente dallo scoppiettio lieve delle fiamme e lei non si stancava di osservarlo.
« Miley, mi ascolti? »
« Cos-... come hai detto, scusa? »
Si diede mentalmente un colpo in testa. Ma quand'è che l'aveva chiamata?
« Dicevo, come si fa a tenere il fuoco basso? » chiese, trafficando con le manopole senza successo. « Non ci riesco! »
Cominciò a disperarsi, ma Miley sorrise e si affrettò ad aiutarlo.
« E' questa che devi girare » spiegò, indicando quella in mezzo. « No... non così di scatto, altrimenti lo spegni. Devi farlo lentamente, per gradi... ecco, bravo, proprio così ».
Lui si rianimò appena e continuò.
« Vedi, quando mescoli » disse lei, guardandolo di sottecchi mentre rimestava la pozione dal colore indefinibile, « non devi farlo così velocemente, altrimenti la pozione prende un colore che non è quello giusto. Cerca di andare più a fondo nel calderone. Prova ».
Gli rivolse un sorriso incoraggiante e lui fece come gli era stato detto. Il liquido assunse all'istante un colorito bluastro molto simile a quello descritto nel libro e Miley applaudì, entusiasta.
« Bravo! » esclamò. « Hai visto? Non è difficile ».
Lui sorrise, rincuorato. « E' vero... Ma... qui c'è scritto che deve bollire per venti minuti ».
« Oh » fece lei. « Beh, allora, se... insomma, se ti annoi vai e la controllo io ».
Ma Remus scosse subito il capo. « Certo che no » disse, con il suo solito tono gentile. « Nel frattempo possiamo parlare ».
No. Miley cominciò già ad agitarsi come una bambinetta di cinque anni al suo primo giorno di scuola.
Parlare era troppo difficile considerate le sue capacità oratorie ridotte a zero quando aveva Remus di fronte. Sentiva già la mente annebbiarsi e tentò di far passare inosservato il gesto di stringere le mani sui bordi dello sgabello, come se si sentisse in preda a una marea che tentava di portarla via con sè.
« Scarlett mi ha raccontato che ti hanno eletta Capitano della squadra » disse Remus, appoggiandosi al bancone con la tempia sul palmo della mano.
« Sì » rispose lei. « Ted Mills si è diplomato l'anno scorso ed era un gran Cacciatore... adesso non voglio immaginare la squadra che formeremo quest'anno ».
« Pensi che non si presenterà nessuno che sappia giocare decentemente? » chiese lui.
Lei fece un'espressione scettica. « Ne dubito grandemente, Remus, anche perché... insomma... non è che Tassorosso abbia mai avuto grandi squadre di Quidditch... sai meglio di me che siamo ultimi in qualsiasi cosa ».
Entrambi sorrisero, lei imbarazzata, lui comprensivo. « Ma no, dai » mormorò Remus. « Per le qualità, io ho sempre pensato che siate la Casa migliore ».
« Davvero? » chiese Miley, colpita.
« Certo » rispose lui. « Insomma, io amo Grifondoro ma spesso siamo presuntuosi. Serpeverde è... beh, lo sappiamo tutti com'è. E Corvonero non è molto amichevole, parlando in generale. Voi siete leali, buoni... e degli ottimi amici ».
Le rivolse un bel sorriso e lei arrossì. « Grazie... tu saresti stato un perfetto Tassorosso » mormorò. « Ma se sei stato assegnato a Grifondoro devi essere anche parecchio coraggioso ».
Lui scosse la testa. « Io... non credo di esserlo, sinceramente » borbottò, abbassando lo sguardo.
Miley sorrise appena. « Guarda che avere coraggio non significa per forza entrare in una gabbia di leoni. Si nota da come si affronta ogni giornata e ogni problema... E sono sicura che tu ne abbia parecchio » disse, pensierosa.
Remus la guardò senza parlare, stupito. Era coraggio il suo, quando andava incontro alla trasformazione? Aveva sempre pensato che non ci fosse nulla di un vero Grifondoro in lui, ma le sue parole erano state meravigliose e sperò che fossero vere. Sperò che lei credesse davvero in quel che diceva.
Si soffermò a osservarla e non potè non pensare che i suoi amici su una cosa avessero assolutamente ragione: Miley era bellissima.
Non trovò nulla da dire e annuì lentamente, continuando a scrutarla.
Nei minuti successivi si limitarono a chiacchierare di scuola, lanciandosi di tanto in tanto qualche timida occhiata.
« Credo sia pronta » disse lei dopo un po', facendo un cenno verso la pozione.
Lui si riscosse dai suoi pensieri e si voltò. « Devo aggiungere qualcos'altro » disse, guardando il libro e scorrendo la lista dei procedimenti.
Tagliuzzò delle radici e le gettò dentro il calderone, poi mescolò altre tre volte in senso antiorario come gli aveva insegnato lei. All fine dell'opera il colore della pozione era di un viola simile al lilla descritto e illustrato nel libro.
Lei la guardò soddisfatta per poi voltarsi, raggiante.
« Sei stato bravissimo! » disse con calore. « Io non ho praticamente fiatato ».
Lui sorrise di rimando, felice. « Se non ci fossi stata tu sarebbe esploso di nuovo, ne sono sicuro » ribattè, facendola ridere.
« Bene allora » concluse Miley. « Se hai ancora bisogno di me possiamo rivederci... che ne dici di lunedì prossimo? »
Lui si irrigidì. Lunedì sarebbe stato in Infermeria, troppo malato per poter fare alcunché. Incredibile quanto quella maledizione lo frenasse anche nelle cose più semplici. In ogni momento della giornata, sempre, doveva convivere con quel peso, doveva riflettere su quanto potesse fare e su cosa invece no. Ed erano troppe le cose che avrebbe voluto vivere e non poteva, troppe le volte in cui doveva sedersi a pensare e dire No, Remus, non puoi. E pensando alla discussione con gli amici di poche ore prima quasi rise, amaramente. Cosa avrebbe dovuto fare, secondo loro? Avvicinarsi a Miley? Per loro era semplice, certo. Ma non capivano che non era solo il suo carattere chiuso e taciturno a frenarlo, ma anche e soprattutto quella condanna che doveva scontare ogni giorno. 
Ma come diavolo faceva a spiegarle tutto questo? Avrebbe potuto rimanerci male e lui non aveva davvero idea di cosa dire. Dopotutto, Miley lo aveva aiutato con la massima disponibilità, quando avrebbe potuto benissimo infischiarsene di lui. Eppure non aveva scelta.
« Miley... » cominciò a dire, mordendosi il labbro, « lunedì io... insomma, mi dispiace moltissimo ma ho un... un impegno e non-... »
« Oh, no, scusami tu » si affrettò a ribattere lei, rossa in viso. « Non volevo... mi dispiace... Beh... se hai bisogno, quindi... sai dove trovarmi ».
Si alzò dallo sgabello, sistemandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio che le ricadde sugli occhi un attimo dopo.
Lui la fissò, tremedamente dispiaciuto, senza sapere cosa fare. Così si alzò anche lui.
« Allora... ehm... grazie infinite, Miley » mormorò, avvicinandosi. « Sei stata un angelo, davvero ».
Lei sorrise, imbarazzata. « Non ho fatto niente, è stato un piacere » borbottò, facendo un passo indietro per paura che le ginocchia le cedessero.
Remus le scoccò un piccolo bacio sulla guancia, un tocco lieve che le fece attorcigliare le budella, poi sorrise.
Merlino, aveva bisogno di una sedia. Bastava così poco a farla tremare? Evidentemente sì, e si sentì sollevata quando lui si allontanò.
« Ci vediamo, allora » stava dicendo. « Ciao, Miley ».
« Ciao, Remus » sussurrò lei, stentatamente. E si affrettò a uscire dall'aula, le guance praticamente in fiamme.
Remus, a quel punto, rimasto solo, prese il libro e lo infilò nella borsa, mettendosela in spalla. Prima di andare via, diede un'ultima occhiata alla sua pozione.
"Quasi quasi me ne porto una fiala" pensò, e così fece, deciso a conservarla come prova della prima volta in cui era stato decente nella materia che odiava.
 

*  *  *

 
« Buonasera, Banks ».
Scarlett si voltò. Era quasi arrivata all'ufficio di Lumacorno per la punizione quando quella voce assillante e fastidiosa l'aveva richiamata.
« Non mi devi parlare, Black » disse secca, camminando più veloce.
Lui la seguì. « Prova a impedirmelo » la provocò, con quel sorrisetto insopportabile sul viso. « E comunque, mi risulta difficile non parlarti visto che siamo in punizione insieme ».
Lei fece una smorfia. « Già » commentò. « Punizione che, come ben sai, ho preso solo per colpa tua ».
Scarlett, infatti, non lo aveva ancora perdonato per quello che aveva combinato il sabato prima, sia perché aveva finto che fossero stati insieme, umiliandola davanti a tutto il Lumaclub, al professore e, di conseguenza, in seguito alle chiacchiere di quella pettegola di Betty Gilbert, di fronte a tutta la scuola, sia perché l'aveva cacciata in guaio che, secondo lei, se lui non si fosse messo in mezzo, avrebbe senz'altro potuto evitare.
Per non parlare di tutte le spiegazioni che aveva dovuto dare a John in merito alla questione, visto che le voci che giravano per il castello erano gonfiate da far paura, anche se lui, grazie al cielo, aveva creduto alla sua verità. Ma il peso dei pettegolezzi le ricadeva comunque sopra in maniera assai pesante. Alcune ragazzine andavano raccontando con la massima sicurezza che lei e Sirius, quando erano stati scoperti da Piton, erano appena usciti da un'aula abbandonata in cui avevano combinato chissà cosa. E chi mai poteva dare le prove del contrario? Lei si limitava a lanciare incantesimi e fatture a tutte quelle oche che sentiva parlare dell'argomento, ovviamente senza farsi scoprire perché un'altra punizione non l'avrebbe retta proprio.
Era incredibile quello che succedeva ad Hogwarts quando qualche ragazzo abbastanza popolare muoveva un passo. Si scatenava un putiferio impressionante e nascevano dal nulla storie assurde e quasi totalmente inventate. Nei bagni delle ragazze si sentivano chiacchiere indecenti su chiunque: in quel castello, insomma, anche le mura avevano occhi e orecchie, sempre.
« Sono sicuro che non ti dispiace così tanto passare un po' di tempo con me » infierì Sirius, deciso più che mai a farla impazzire. « Sono forse un tipo noioso, Banks? Dimmi pure la tua opinione, sono umilmente pronto ad ascoltarla ».
« Se ti dicessi la mia opinione penso che anche il tuo gigantesco ego ne risentirebbe, quindi è meglio per te che io non mi esprima » replicò lei.
Lui fece per ribattere, ma Scarlett bussò alla porta dell'ufficio di Lumacorno e lui li invitò ad entrare quasi all'istante.
« Miei cari ragazzi » disse con un sorriso, alzando lo sguardo. « Venite pure ».
Loro si avvicinarono alla sua scrivania e aspettarono che parlasse.
« Mi dispiace di avervi dovuto mettere in punizione » borbottò lui, imbarazzato. « Ma non sarà nulla di che. Farete qualcosa di vantaggioso sia per me, che non riesco mai a trovare tempo, che per voi, che immagino vogliate fare in fretta. Dovrete solamente sistemare un po' le mie scorte di materiale di pozioni che sono un po' in disordine, tutto qui. Vi lascio da soli, ho un lavoretto da svolgere. Quando avrete finito, potete anche andare ».
Sirius e Scarlett annuirono contemporaneamente e rimasero in silenzio finché l'insegnante non si fu richiuso la porta alle spalle.
Lei si diresse verso un armadietto dentro il quale Lumacorno teneva fiale e ingredienti vari, decisa a terminare quel lavoro nel più breve tempo possibile. Anche Sirius si avvicinò, sorridendo sghembo per chissà quale motivo. Dopotutto, cosa poteva saperne lei dei pensieri malsani e contorti che vagavano per la mente bacata di quello lì? Meglio non conoscerli.
Lui, però, stranamente, cominciò a lavorare indistubato senza una parola e Scarlett ringraziò Merlino per quel dono dal valore inestimabile: il silenzio di Sirius Black, molto più prezioso di qualsiasi altro tesoro al mondo.
I minuti passarono, scanditi dal ticchettare di un grosso orologio appeso al muro di fronte, e lui le lanciò di tanto in tanto qualche occhiata di sbieco, aspettando il momento giusto per agire.
« Banks, questo che cos'è? » chiese dopo un po'.
Lei pensò che non fosse poi una domanda tanto indecente e si convinse a rispondere, guardando un barattolo dall'etichetta strappata che lui le mostrava.
« Elleboro » rispose, dopo averlo studiato per un po'.
Lui annuì e riscrisse con cura il nome a grandi lettere, riponendo poi il barattolo nel ripiano più basso dell'armadio.
« Ti stai divertendo, Banks? » domandò distrattamente, rovistando tra le fiale in cerca di qualcosa che andasse sistemato.
Lei rimase in silenzio. Forse era giunto il momento di rimangiarsi i ringraziamenti precedentemente rivolti a Merlino e pregare qualcun altro.
« Il popolo femminile di Hogwarts si venderebbe la bacchetta pur di essere al posto tuo ora » proseguì lui, senza però guardarla.
Scarlett ancora non rispose. Non doveva cadere nel suo tranello. Qualcosa le diceva che lui stesse macchinando qualcosa di losco e quindi era decisa, col suo silenzio, a stroncare ogni suo malvagio proposito sul nascere.
Ma Sirius non si arrese e continuò a parlare. « La negligenza va punita, Banks » stava borbottando. « E tu non fai eccezione ».
"Ah, che massima" pensò lei, innervosita dalla sua voce nelle orecchie. Non la sopportava.
« Avanti, Banks » si lamentò ancora lui dopo un minuto di assoluto silenzio. « E' come parlare con Remus quando studia! »
Lei sbuffò. Ma non la piantava mai di blaterare?
« Ho capito » concluse lui infine, sconfitto. « Tu mi detesti. Mi odi davvero, eh? »
« Oh, Black, notevole » commentò lei, senza più riuscire a trattenersi. « Ci sei arrivato tutto da solo o ti ha illuminato il nostro caro Godric da lassù? »
« Mmm, credo di esserci arrivato da solo » disse lui, grattandosi il mento con aria pensosa, « ma sai, Banks, il fatto è che in molte dicono di odiarmi ma in realtà mi amano. Comprendi? »
« Ma fammi il piacere » sbottò lei. « La tua bocca può sopravvivere anche da chiusa, non aprirla senza motivo ».
Scarlett si ritrovò a chiedersi se non dormisse la notte per programmare le idiozie da dire il giorno dopo. Insomma, era impossibile che gli venissero in mente così spontaneamente, o forse era un talento naturale.
« Il fatto che ti odio è la cosa più conclamata della terra » affermò. « Come se ti servisse qualche altra dimostrazione... »
Sirius a quelle parole si illuminò di colpo. Ecco l'idea. 
Dimostrazione. Quella parola suonava meravigliosamente alle sue orecchie. Dimostrazione... In fondo, in che modo lei gli aveva manifestato il suo odio? Urlandogli in faccia ogni volta che ne aveva l'occasione? Lanciandogli frecciatine e insulti a ogni provocazione? Certo, ma di quello potevano essere capaci tutti. Quelle parole potevano nascondere qualcosa di più, qualcosa di completamente opposto a quello che mostravano e non costituivano una prova d'odio.
Ma c'era qualcos'altro. C'era un modo per scoprire davvero quale sentimento nutrisse lei nei suoi confronti, ed era infallibile. Per riuscire a metterlo in atto, però, Sirius doveva colpirla sul suo tallone d'Achille, e fortunatamente sapeva bene qual era: la sua più grande forza ma anche la sua maggiore debolezza. Avrebbe mirato al suo orgoglio.
« In realtà sì, Banks, mi servirebbe » disse, una luce maliziosa nello sguardo. « Ci sarebbe la prova del fuoco ».
« Sarebbe? » domandò lei con aria annoiata.
Lui si prese tutto il tempo per rispondere, come a voler creare una certa atmosfera. Poggiò la fiala che teneva in mano su uno dei reparti dell'armadietto e si diresse con aria rilassata verso la parete, appoggiandosi ad essa a braccia incrociate. Poi la scrutò, l'aria di sfida, un sorriso accennato che non prometteva nulla di buono ma che lei non si era degnata neanche di guardare.
« Baciami ».
Scarlett trasalì. Non se l'era aspettato. Lo fissò, sprezzante e sconvolta allo stesso tempo per quella richiesta sfrontata, per quel suo tono sfacciato.
« Che cosa? » chiese, boccheggiando appena.
Il suo sorriso si fece ancor più pronunciato. « Mi hai sentito bene » ribattè. « Se provi tutto questo disprezzo per me, non credo che dovresti avere problemi a baciarmi... Servirà solo a dimostrarmi quanto mi odi, visto che non dovresti provare nulla ».
Lei lo guardò ancora a lungo, senza parole, poi sorrise. « Tu sei pazzo » borbottò, scuotendo la testa.
« Forse » concesse lui. « Ma non è una risposta ».
« Non te ne darò una » replicò lei, fingendosi decisa.
« Deduco quindi che la cosa ti turba ».
Scarlett si morse il labbro, innervosita. Sirius stava ottenendo ciò che desiderava. « Turbarmi? Ah, per l'amor del cielo, sei proprio uno stupido, Black » rispose, abbassando lo sguardo.
A lui non sfuggì neanche quel minimo gesto e capì di averla messa alle strette, ma che quel gioco era appena iniziato. 
« Non mi pare di aver chiesto molto » mormorò, allontanandosi dalla parete, le mani in tasca.
« No? » fece lei, sollevando un sopracciglio. « Forse per le ragazze che frequenti non è un problema baciare chiunque, ma per me sì ».
« Ma io non sono chiunque » replicò lui, arrestandosi solo quando fu a un passo da lei.
Scarlett alzò lo sguardo, e lo scrutò. « E chi saresti? » domandò, scettica.
« Qualcuno che, a quanto dici, odi con tutta te stessa » rispose lui. « Qualcuno che daresti qualsiasi cosa pur di zittire ».
« Esatto ».
« Allora fallo ».
Si guardarono, lui cercando la sfida, lei evitandola. Dalla penna d'oca che teneva stretta in mano colava inchiostro, un nero denso e lucido che macchiava il grosso barattolo poggiato alla scrivania su cui avrebbe dovuto scrivere, ma lei non parve farci caso.
Alla fine voltò la testa e non disse nulla. Lui invece le voltò le spalle e fece qualche passo, pronunciando la frase che, ne era certo, avrebbe cambiato tutto.
« Sapevo che non avresti avuto il coraggio ».
Scarlett infatti alzò lo sguardo. Quello non avrebbe dovuto dirlo. Si diresse verso di lui, fronteggiandolo, l'aria superba e altezzosa di sempre.
« Io ho il coraggio per tutto » disse, facendolo girare nuovamente.
E si sfidarono, senza timore.
« Tu hai paura, Banks » sussurrò lui. « Hai paura non solo di me, ma dell'effetto che potrebbe farti baciarmi ».
Scarlett trattenne il fiato, senza riuscire a credere alle sue orecchie. Adesso aveva superato ogni limite e non gliel'avrebbe permesso in alcun modo.
« Questo... questo è assolutamente... assurdo... E'... è ridicolo... » balbettò, indignata.
Lui sorrise di fronte alla sua rabbia e cominciò a fare qualche passo intorno a lei, così da farla ritrovare con le spalle alla parete.
« Spalle al muro, Banks » le fece notare con un ghigno. « Di nuovo ».
Lei lo fissò con disgusto, furibonda. « Io me ne vado » mormorò infine, facendo per allontanarsi. Ma lui la bloccò sul posto, scuotendo appena il capo.
« Scappi di già? » chiese innocentemente. « Non mi dire che ti stai tirando indietro ».
« Mai nella vita ».
« Beh, così sembrerebbe ». Sirius scrollò le spalle. « E se così fosse si metterebbe molto male per te... Due a zero, come recuperare? »
Scarlett lo allontanò con uno spintone e fece qualche passo verso la porta, mormorando: « a questo gioco giocaci da solo ».
« Non sarebbe divertente » rispose lui.
Lei non si voltò, ma lo sentì vicino, così vicino da avvertirne il respiro sulla pelle.
« Mi hai deluso, Banks, sai? » proseguì. « Ti facevo molto più audace... Sicura di essere una vera Grifondoro? » 
E a quel punto lei non riuscì più a reggerlo. Si girò così di scatto che il tutto accadde in un secondo, quando lo prese per la cravatta e lo attirò a sè, premendo rudemente le labbra sulle sue, baciandole con una rabbia incontrollata. Sirius sussultò appena a quel contatto, preso totalmente in contropiede, per poi rispondere con trasporto al bacio, passandole una mano sulla schiena. Quando lei sentì che stava andando troppo oltre si allontanò di scatto e lo fissò, furiosa. Lui invece ghignò, guardandola senza la minima traccia d'imbarazzo.
« Complimenti, Banks » disse a bassa voce. « Ci sai fare ».
« ZITTO! » Scarlett non lo lasciò parlare e lo colpì sulla guancia con un sonoro schiaffo. Aveva lo stomaco in subbuglio, una confusione dentro di sè che non era capace di spiegarsi, e non perché quel bacio avesse cambiato qualcosa in lei, ma solo perché non sopportava l'idea di aver fatto qualcosa che andava a suo vantaggio, qualcosa che aveva fatto solo per farlo star zitto, per rispondere a quella provocazione che non era più riuscita a tollerare.
Conviveva con il suo nervosismo da diciassette anni, conosceva bene i suoi punti deboli e il suo carattere impulsivo, e quella volta aveva tentato davvero di resistere, di rimanere calma e non dargli soddisfazione, ma come sempre l'istinto aveva avuto la meglio sui suoi buoni propositi. Aveva fatto la cosa sbagliata, era vero, ma non poteva nulla di fronte a quell'odiosa impulsività che la prendeva quando veniva provocata. Nulla. 
Così come non poteva negare che una minuscola, incredibilmente piccola parte di lei non aveva provato disgusto per quel bacio, ma l'aveva fisicamente gradito. Però era riuscita nel suo intento. Lui non se l'era aspettato. Quando aveva cominciato quel gioco perfido e malizioso non aveva creduto che sarebbe riuscito a concluderlo in quel modo, e quel bacio l'aveva spiazzato. Piacevolmente spiazzato.
« Hai visto? » urlò lei, cercando di dissumulare quel suo sentirsi tanto scombussolata. « Sono perfettamente in me, non sto sbavando ai tuoi piedi, non ho provato niente perché ti odio, ti basta questo? Bene! Uno a uno e non finisce qui! »
E si allontanò a grandi passi dall'aula, lasciandolo da solo, con quel sorriso compiaciuto sul viso ormai scivolato via.

 
*  *  *

 
Scarlett era distesa sul suo letto da più di mezz'ora, lo sguardo fisso sul soffitto scarlatto del Dormitorio, le mani incrociate in grembo.
Si tormentava per quello che era successo in punizione, per quello che lei stessa aveva fatto e per ciò che avrebbe comportato. Perché lui - lei ne era sicura - non si sarebbe tenuto tutto per sè, no. Ne avrebbe approfittato, avrebbe rivoltato la situazione in modo tale da renderla totalmente a suo favore, avrebbe sfruttato quell'atto di rabbia da lei compiuto e gliel'avrebbe rinfacciato fino alla morte, perché era una persona orribile e approfittatrice.
Non aveva mai pensato che una sola persona avrebbe mai potuto farla infuriare tanto, meritarsi tutto quell'odio e quel disgusto che indubbiamente provava, ma lui ci era riuscito al meglio e in un tempo sorprendentemente breve, solo attraverso qualche mossa ben studiata e qualche frase ben piazzata.
E fortunatamente era riuscita a far tacere quella vocina che continuava a sussurrarle che in fondo quel bacio non le era dispiaciuto, perché a nulla serviva sapere quanto affascinante potesse essere Black, a nulla serviva sapere quanto fosse bravo in quel genere di cose, perché il suo essere così disgustoso e infimo gettava alle ortiche qualsiasi strano pensiero di quel tipo.
« Scarlett! »
Lei sussultò al suono squillante di quella voce e si voltò di scatto: erano Lily, Mary, Alice ed Emmeline.
« Sei qui! » esclamò Lily. « Perché non sei venuta a cena? »
Scarlett non rispose.
« Black ti ha fatto qualcosa? » chiese Alice con aria omicida. « Ne parlerò con Frank, tesoro, dimmi tutto ».
Ma la ragazza non ricevette ancora nessuna risposta e le amiche si fissarono preoccupate, senza capire. 
Lily si sedette ai piedi del letto, osservandola.
« Scar, andiamo, a noi puoi dire tutto » mormorò. « Cos'è successo? Mi stai facendo preoccupare, parla ».
Lei scosse il capo e si coprì la faccia col cuscino, gettandoselo in faccia più forte che potè, e si lamentò con qualche piagnucolio di natura varia.
« Scarlett, ti lancio una fattura » minacciò Emmeline, sorprendendo tutti. In teoria doveva essere la più pacata del gruppo. « Lo sai che sono bravissima ».
« Sentite » si decise a dire lei, riemergendo. « Non è successo niente, lasciatemi stare, sono sconvolta perché... perché James oggi non mi ha chiesto il suo bacino, ecco perché! Non mi è successo niente. Niente, capito? E' stata una giornata normalissima, niente al di fuori dell'ordinario, NIENTE! Mi sono comportata nel più esemplare dei modi, sono una persona ragionevole e corretta io, non come gli altri che fanno giochetti schifidi e ripugnanti per ingannare la gente perbene come me che non ha fatto del male a nessuno! Avete capito? Alice, hai capito? Lily, hai capito? EMMELINE, MARY! L'AVETE CAPITO SI' O NO? Perché qui le cose vanno messe bene in chiaro! E dite a quelle oche del bagno delle ragazze che io non ho fatto niente, nè quella volta nè oggi, che ho patito le peggiori sofferenze senza batter ciglio! Capito? Io non sono una di quelle persone che non danno valore alle cose, so comportarmi, avete capito? E John, tu lo sai che io non ho fatto niente con quello stronzo! E' tutta colpa sua, è sempre colpa sua e io LO ODIO! Perché l'Avada Kedavra è illegale, PERCHE'? Merita di vivere un essere del genere? Perché non mi lascia stare? Io non ho fatto niente, non ho fatto niente, non ho fatto niente! E comunque non mi interessa! Io faccio quello voglio, non devo rendere conto a nessuno, sono una donna libera e indipendente, LO AVETE CAPITO? »
Lo sguardo delle ragazze era indecifrabile. Avevano ascoltato lo sproloquio di Scarlett senza aprir bocca, sconvolte dal fiume di parole che era riuscita a mettere insieme con quella foga. Però una cosa l'avevano capita di sicuro: aveva combinato qualcosa di grosso e il rimorso la stava facendo impazzire.
« Scarlett » disse Mary cauta. « Che cos'hai fatto? »
« Cos'ho fatto? Ho baciato Black, ecco cos'ho fatto! »
Lily cadde dal letto come una pera, frantumandosi l'osso sacro definitavamente e irreparabilmente, mentre le altre trattennero il respiro così forte da emettere un solo unico suono e Mary si affogò senza aver ingerito nulla.
« CHE COSA HAI FATTO?! » urlò Lily, tentando di alzarsi ma rinunciando subito, sconfitta dal dolore.
« PER FAVORE, NON FATE COSI'! » urlò Scarlett, in preda alla disperazione, cercando comprensione nei loro sguardi ma trovando solo incredulità e sgomento.
« No, aspetta! » disse Lily, incrociando le gambe e capendo di essere destinata a rimanere su quel pavimento per sempre. « Adesso ce lo spieghi! Perché l'hai baciato? E... ti prego, Scarlett, dimmi che non è stato un bacio... un bacio davvero... un bacio di quelli... un bacio di quelli in stile Black! »
Scarlett era sull'orlo delle lacrime. « Non... non... NON E' STATA COLPA MIAAA! »
Le ragazze disperarono: era stato in pieno stile Black. E Black di stile ne aveva solo uno.
« Mi ha provocata! » tentò di difendersi la ragazza. « Mi ha detto che non sono una vera Grifondoro, che avrei dovuto fare? »
« Ma che cavolo di risposta era un bacio?! » rispose Lily, scandalizzata.
« Perché è da lì che è partito tutto... e... oh, voi non capite! »
E affondò la testa nel cuscino. 
« Capire... capire che cosa? » esclamò Alice, sotto shock. « Un giorno lo odi, un altro giorno lo baci... »
« Ma lo odio, infatti! Nessuno, nessuno su questo pianeta lo odia più di me! Ed era proprio questo il punto! »
Emmeline la fissò, l'unica che provava compassione per lei in quella stanza. « Non ti seguiamo più, tesoro ».
Scarlett prese un respiro profondo e si convinse a spiegare tutto con calma. 
Al termine del racconto, le facce delle amiche parevano quelle di una famiglia a lutto.
« Scarlett... ma perché non te ne sei andata? » chiese Lily sconsolata. « Perché non l'hai Schiantato? In tutti questi anni non ti ho insegnato niente? Quelli come Black e Potter vanno Schiantati, e basta, capito? »
« Perché, vuoi dirmi che non avresti baciato James? » chiese lei, accalorandosi.
Lei scosse il capo. « Ma proprio no ».
E Scarlett sapeva bene che era vero, il che la fece stare ancor più male. Lily era una ragazza molto razionale, al contrario di lei. Riusciva ad essere paziente quando voleva - e lo voleva molto raramente - ma riusciva sempre a controllarsi, mentre lei no.
« Va bene, ho sbagliato » concluse infine Scarlett, accettando la sconfitta. « Ma ormai che posso farci? »
Nessuno rispose, e alla fine Mary, che fino ad allora era stata muta come un pesce, disse: « ma Scarlett... non ti è... piaciuto, vero? »
Lei la fissò, indignata. « NO! » urlò, come se dirlo più forte ne avesse dato la certezza. « Mi fa schifo Sirius Black, mi fa ribrezzo, mi fa accapponare la pelle, mi fa salire la nausea, mi fa vomitare... »
« ... però bacia bene » concluse Alice con l'aria di chi la sa lunga.
« MA STAI SCHERZANDO?! »
« Non urlare di nuovo ».
« Tu dici assurdità colossali! »
« Ma dai » s'inserì Emmeline. « Vuoi forse dirmi che il bacio in sè e per sè ti ha fatto schifo? A chi vuoi darla a bere, Scar? »
« Lily, per favore, aiutami tu » implorò Scarlett.
Lily annuì. « Dai, io le credo ».
E lei si sentì forse ancor più in colpa, perché sapeva che in fondo non era poi così vero.
Chi di sensi di colpa non ne aveva per niente, invece, era proprio Sirius Black che, ormai finito il lavoro nell'ufficio di Lumacorno, era quasi arrivato al suo Dormitorio, parecchio soddisfatto quanto scombussolato per quanto era accaduto poco prima.
E lui non era di certo un tipo che si lasciava sorprendere facilmente. Non ricordava di qualcosa in vita sua che l'avesse davvero spiazzato, se non i continui insegnamenti dei suoi genitori che alla fine lo avevano lasciato indifferente, o forse la notizia che uno dei suoi migliori amici era un Lupo Mannaro. In quel caso, infatti, si era semplicemente limitato a pensare che fosse la cosa più figa che avesse mai sentito. Gli aveva chiesto se sarebbe stato in grado di mangiarsi vivo James e quando lui aveva risposto, un po' sconvolto, di sì, aveva proposto in maniera assai entusiasta di provarlo.
Eppure era bastato solo un bacio a farlo destabilizzare, un bacio di quella ragazza insopportabile, arrogante e altezzosa che detestava con tutta l'anima.
Ed era compiaciuto di essere riuscito a raggiungere il suo obiettivo, anche perché ancora, malgrado lei gli avesse urlato a pieni polmoni il contrario, era sinceramente convinto che quel punto appartenesse molto più a lui che a lei.
E poi aveva dato inizio a quel gioco che gli piaceva, gli piaceva molto. Con tutte le altre ragazze non esisteva quel botta e risposta, quel rapporto così altalenante e coinvolgente com'era quello con lei, perché tutte cedevano presto di fronte al suo particolare fascino e non esisteva alcun piacere, non esisteva alcuna partita da giocare.
Mentre con lei... con lei la voglia ardente di vincere aumentava di giorno in giorno.
Ormai arrivato in Dormitorio, Sirius aprì la porta, entrando come un eroe portato in trionfo.
Dal bagno si sentiva un forte scrosciare d'acqua: Frank doveva essere dentro la doccia, mentre gli altri Malandrini mangiavano a sbafo sui loro letti.
Tutti alzarono lo sguardo e si fissarono vedendolo entrare in quel modo, mentre Sirius sorrise beatamente.
« Che hai combinato? » chiese James senza preamboli. « Se hai fatto qualcosa a Scarlett stavolta ti spezzo le ossa, Sirius ».
« Provaci, Ramoso, perché sono stato un grande » rispose Sirius, afferrando una Cioccorana dal mucchio di Remus.
« Non osare rubarmi le Cioccorane, Sirius, te le spezzo io le ossa » lo minacciò la vittima dell'imperdonabile furto.
« Non sei credibile, mamma » rispose l'autore dello stesso, masticando soddisfatto la sua rana di cioccolato.
Mamma era il loro solito modo di chiamare Remus quando li rimproverava o li faceva vergognare in qualche modo per qualcuna delle loro malefatte: assumeva un tono talmente autoritario e severo da far pensare loro che Dorea Potter, madre naturale di James e acquisita di Sirius, si fosse incarnata in lui.
Dopo parecchie imprecazioni, però, Remus si calmò.
« Allora » proseguì James. « Che hai fatto, si può sapere? »
« Ma certo che si può sapere, sono assolutamente orgoglioso delle mie gesta » disse Sirius.
« L'hai messa in ridicolo di nuovo davanti a Lumacorno? » tirò a indovinare James.
« No » fece Sirius sorridendo.
« Sei stato per la prima volta zitto? » tentò Peter poco convinto.
« Non ci credi nemmeno tu, Pet ».
« Allora le hai lanciato le tue solite battutine idiote » disse Remus.
« Non sono idiote, sono geniali e... anche, ma non solo ».
Tutti si misero a riflettere, poi Remus assunse un'espressione indecifrabile e lo fissò.
« Non dirmi... » balbettò. « Per favore... Sirius, hai cercato di baciarla? » chiese, con un tono di voce che diceva Ti prego, fa' che io stia dicendo l'idiozia del millennio.
« Meglio! » rispose Sirius allegramente.
James si portò le mani ai capelli, Remus sbattè la testa sull'asta del suo letto - prima o poi se la sarebbe rotta, ma continuava a farlo -, mentre Peter lo guardava inebetito. Sirius sorrideva apertamente, poi si decise a spiegarsi.
« Mi ha baciato lei! » esclamò, battendo un pugno sul palmo aperto della mano e scoppiando a ridere.
Anche gli altri risero, ma solo perché la credevano una battuta, forse la più divertente che avessero mai sentito.
« Non sto scherzando » aggiunse lui infatti.
« Ma daaaaaai! » James continuò a ridere. « Che cavolo dici? »
« Scarlett, ma andiamo! » proseguì Remus, ridendo anche lui. « Ti sei bevuto il cervello... o otto litri di Ogden, non lo so ».
« Provvederò a breve, ma davvero, sono serio. Di nome e di fatto ». Sirius annuì. « Non è che mi abbia baciato perché sono l'uomo della sua vita o roba del genere, figurarsi... ma diciamo che io ho contribuito all'evento con qualche congettura malandrina ».
« Ossia? » chiese Remus, afflitto.
« Beh... le ho detto che se mi odiava non doveva avere dei problemi a baciarmi » raccontò allegramente lui. « E l'ho torturata fino alla morte dicendole che non aveva abbastanza fegato per farlo. E ha funzionato, perciò sono un mito! »
« Nooo... » commentò James, sinceramente ammirato. « Non posso crederci... Ma... E' una figata pazzesca! Tu non ti rendi conto... questa è l'idea del secolo! Sei un grande, amico mio, è geniale! »
Si alzò e corse ad abbracciare l'amico, ridendo insieme a lui fino a scoppiare.
« Ma qui siamo al delirio... » mormorò Remus, scuotendo la testa costernato.
« Felpato, questa devi prestarmela però » stava dicendo invece James. « La userò con Evans! »
I tre accolsero l'idea di James con un'altra sonora risata.
« Fratello, sai quanto ti voglio bene e quanta stima io abbia di te, ma dubito fortemente che funzionerebbe con la Rossa » disse Sirius, dando delle pacche consolatorie sulla spalla dell'amico.
« Dici? » fece l'altro, già rassegnato.
« Sirius ha forse detto la prima cosa sensata della sua vita, Ramoso » intervenne Remus. « Lily non è Scarlett, purtroppo per te ».
James incassò mestamente il colpo e si rimise al giudizio di Peter. « Coda, dimmi il tuo parere » fece. « E' l'unico che terrò in seria considerazione ».
Peter sentì il peso della responsabilità sulle sue spalle e optò per la decisione più sicura per l'incolumità del povero amico. « Bah... io eviterei » rispose. « Quella ragazza mi fa veramente paura ».
James fece il broncio. « Ok, ok, proposta bocciata all'unanimità, vedo » borbottò, tornando al suo letto. « Comunque » disse poi con aria solenne, facendo intendere agli altri che l'argomento successivo sarebbe stato della massima importanza. « Questa sera, mentre voi sarete qui a mangiare come dei maiali nullafacenti e a deprimervi senza di me e il mio meraviglioso sorriso contagioso... io sarò con la donna della mia vita, Lilian Evans! »
In quell'esatto momento, mentre James spalancava le braccia con aria teatrale, Frank uscì dal bagno, un'asciugamano stretto in vita.
« E basta, James! » si lagnò, scuotendo il capo e schizzando tutti d'acqua bollente. « Per favore, è una ronda che fai con lei, non il matrimonio! »
Lui lasciò che le braccia gli crollassero lungo i fianchi, deluso. « Frank » disse, addolorato. « Come puoi sminuire l'evento più importante dell'anno 1977? Ma non capisci? Questo è l'inizio di tutto... dopo questa ronda, lei uscirà ad Hogsmeade con me, mi bacerà, mi amerà alla follia, ci sposeremo - tu, Remus, preparerai il discorso da fare al matrimonio perché se lo facesse Sirius sarebbe capace di rovinarmelo -, compreremo una casa, avremo decine di bambini, un gatto, dei pesciolini, un orto, faremo dei viaggi strepitosi, invecchieremo insieme, e quando avremo centoquindici anni come Silente, ci congederemo da questa vita insieme! Capito? Oggi è l'inizio di un sogno! »
Sirius fu l'unico a ridere tra lo sgomento generale. Si avvicinò a Frank, borbottando tra i denti: « eh, Frank... è l'inizio di un sogno... » e James gli buttò un cuscino in piena faccia, facendolo traballare sul posto e quasi cadere.
« Maledetto cornuto » imprecò il malcapitato. « Se mi avessi fatto cadere... »
« ... avrei riso fino alla morte » concluse James, sghignazzando. « Dai, su, scherzi a parte, oggi è un giorno memorabile! »
« Perché verrai ucciso da Sirius? » disse Peter, osservando preoccupato lo sguardo di cieca furia dell'amico, che annuì.
« No » smentì invece James, contrariato. « Perché la Evans capirà quanto è grandioso James e non potrà far altro che amarlo come il resto del mondo ».
« Esclusi noi » precisò Remus. « E se vuoi che Lily ti ami ti consiglio di non ridurti all'ultimo minuto e di non ritardare stasera, quindi tieni d'occhio l'ora ».
Lui si portò le mani alla bocca. Corse per tutto il Dormitorio in cerca di un orologio che gli svelasse la verità che temeva - perché no, non poteva essere in ritardo proprio quel giorno - e alla fine lo intravide tra le pieghe del piumone, così che, senza chiedersi più di tanto come diavolo ci fosse finito, si buttò come un delfino sul letto e lo acchiappò, facendolo saltellare un paio di volte tra le mani per l'emozione. 
« NON E' POSSIBILE! »
L'urlo sferzò l'aria, facendo sobbalzare tutti. Ma a James non importava se l'avessero sentito anche gli Svedesi, il dilemma era un altro: l'orologio segnava le otto. Le otto passate da qualche minuto.
« James... » Remus ebbe qualche difficoltà a riprendersi. « Sono le otto... La ronda è alle dieci. Io lo dicevo come precauzione, non devi mica prepararti adesso... Mi hai capito? »
Ma lui non stava ascoltando nessuno, poiché era corso come una furia dentro il bagno e vi si era barricato dentro.
Le otto era tardissimo. Tardissimo. E lui doveva essere perfetto.
Si infilò sotto la doccia alla velocità della luce, senza sapere che pochi metri più in là Lily era chiusa nella sua, probabilmente tentando di affogarsi.
« Lily, ci sei dentro da due ore » la richiamò Alice. « Trova un modo per ucciderti che non implichi il prosciugamento della scorta d'acqua calda, per piacere. Scarlett, diglielo tu ».
« Sì, Lily, esci » disse lei con aria annoiata, mentre era seduta a gambe incrociate sul letto sfogliando una rivista di Quidditch.
« Perché detto da te dovrebbe cambiare qualcosa? » chiese lei ad alta voce per farsi sentire sopra il rumore dell'acqua scrosciante.
Scarlett si portò una mano al petto. « Ah, questo significa che io non conto nulla nella tua vita? » disse, fingendosi furibonda. « Bene! Allora dirò a James che ti sento parlare nel sonno e che dici il suo nome! MUAHAHAHAH! Ho sempre sognato di farlo ».
In quel momento, finalmente, Lily uscì dal bagno, avvolta in un accappatoio rosso enorme che la faceva sembrare una gigantesca fenice nel giorno del falò.
« Ma non è assolutamente vero! » protestò, indignata.
« Oh, invece sì, una volta l'hai fatto » convenne Mary, annuendo e lanciando all'amica uno sguardo d'intesa. « Era pomeriggio, tu ti eri addormentata come un'idiota sul libro di Erbologia e dicevi il suo nome ».
Lily le fissò, sconvolta, poi pian piano il suo viso tornò a rilassarsi. « Ooh » mormorò. « Può essere successo. Sogno spessissimo di ucciderlo ».
Scarlett la guardò, scettica, ma non disse nulla.
« Comunque sul serio, Scar » disse poi l'altra, strofinando i lunghi capelli vermigli con l'asciugamano. « Per piacere, non potresti andarci tu? Non lo saprà mai nessuno, avanti! »
Lei rise di nuovo, scuotendo il capo. « Ti divertirai » le confermò. « Cosa vuoi scommettere? James è fantastico, Lily, davvero non capisco come fai a non notarlo. E' idiota, certo, sembra un bambino di quattro anni e si crede il più il figo del mondo... » Sorrise mentre ne parlava. « ... ma è un angelo, e tu sei una scema con il porridge sugli occhi ».
Lily sbuffò, per nulla convinta, e si rivolse alle altre ragazze, gli occhi verdi a mandorla da cucciolo bastonato che riuscivano a conquistare sempre e solo la povera e dolce Emmeline. Nessuno infatti la degnò d'uno sguardo se non lei, quando chiese: « Ragazze, per piacere... io vi voglio bene... non potreste...? »
« Amore » sussurrò Emmeline, prendendole una mano tra le sue. « Lo farei, davvero, ma non si può... La Caposcuola sei tu... »
« Ma io non voglio andarci! » protestò lei con voce lacrimosa. Le compagne sospirarono all'unisono. « Io Potter non lo reggo proprio! »
« Lily, sei una lagna » la rimproverò Alice. « Asciugati quei dannatissimi capelli perché ogni volta ci impieghi vent'anni, vestiti, scendi e fai quella stramaledetta ronda con Potter ».
Lei, a quel punto, gettò le armi e si arrese. Sarebbe andata a quella ronda e sarebbe sopravvissuta, in un modo o nell'altro.
Finì di asciugarsi i capelli più di mezz'ora dopo - Alice non aveva esagerato poi molto - e si infilò la divisa scolastica con una lentezza impressionante e con un'aria afflitta degna di un condannato ai lavori forzati.
Alla fine, tra sfiorati piagnistei, sguardi esasperati, proteste verbali e fisiche e quant'altro l'orologio arrivò a segnare le dieci meno cinque e tutte quante in quella stanza si misero d'impegno per far uscire Lily di lì, spingendola fuori nella maniera più garbata che riuscirono a trovare.
Quando aprirono la porta, però, trovarono una scena sinceramente inaspettata e delirante.
James era vestito di tutto punto, una giacca nera che ricadeva perfettamente sui suoi fianchi, una rosa rossa stretta in mano, mentre Sirius e Peter sghignazzavano ai suoi lati e Remus fissava le ragazze chiedendo pietosamente perdono per lui.
Scarlett e Mary scoppiarono a ridere, Alice li fissò indignata, probabilmente pensando già di dover incolpare il suo Frank per non essere riuscito a fermarli, mentre Emmeline sorrideva e scuoteva il capo, in attesa che James facesse qualcosa oltre a sorridere sornione. Ma la faccia di Lily era impareggiabile. Le guance rosse di rabbia e disgusto parevano aver fatto diventare i suoi capelli di fiamma viva, i pugni serrati facevano presagire un attacco per nulla compassionevole e gli occhi bruciavano, sembrando capaci di uccidere chiunque li avesse incontrati.
A quel punto, però, terminato l'effetto sorpresa, James le si avvicinò con nonchalance e le porse la rosa, scompigliandosi i capelli con la mano libera.
« Evans » disse in tono solenne. « Aspettavo questa serata da tutta la vita ».









Note della Malandrinautrice: Ciao! Come state? Cioè, io non ho davvero idea del perché stia aggiornando il giorno di Pasqua e all'orario di pranzo, ma vabbè, della serie: questa volta non ci sarà manco un cane ma va bene così!
Comunque, dai, questa volta ho aggiornato presto, almeno questo! Avevo il capitolo pronto e non potevo aspettare!
Qui abbiamo dei Malandrini che si accaniscono sul povero Remus che non capisce mai niente e non ha la minima intenzione di fare alcunché con Miley, ma che inevitabilmente, visto che è dotato del senso della vista, nota quanto lei sia bella. Parentesi: ecco una fotina della piccola Tassorosso, guardate com'è bella! 
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Comunque, dopo abbiamo una Miley assolutamente imbranata, piccina, e un Remus che si sente molto a suo agio con lei!
E poi ancora, un Sirius assolutamente STRONZO. Questo qui non ha limiti, perdonatelo, e non giudicate male Scarlett, poverina, ma lei è del tutto impulsiva e quando viene provocata non riesce a ragionare... e le si ottura la vena come a zio Vernon! Qui è totalmente differente da Lily, come in molte altre cose. Mentre Sirius, c'è un po' rimasto per quel bacio, perché semplicemente non se l'aspettava.
E gli piace moltissimo il rapporto con lei. Mia sorella commenta così la differenza di rapporti con lei e con le altre ragazze, cito: "a lui piace questo rapporto con Scarlett perché c'è il botta e risposta... Invece con le altre c'è solo botta". A voi i commenti, io non me la sento. E mi ucciderà per averlo scritto, quindi non giudicatela male.
Poi, il solito casino dei Dormitori che ci sta sempre bene... e vabbè, su James stendiamo un velo pietoso magari. Scusatemi per quell'idiozia finale, ma davvero, la immagino come una cosa tipicamente Jamesiana... (???)
Oh, una cosina. L'immagine iniziale l'ho fatta io, una delle centinaia che pian piano, dopo, vi posterò! Non so come sia venuta fuori, ma beh... mica sono una professionista, sto ancora dietro Paint e Picnik!
Ma ora, dopo tutte queste spiegazioni meravigliosamente inutili, i ringraziamenti.
No, cioè. *Comincia a dimenticare come si parla come Miley*. UNDICI? Undici, dico io? Ma da dove spuntate, venite fuori come funghi! Cioè, 28 recensioni a tre capitoli è davvero assurdo, e io sono impazzita di gioia a ogni nuovo commento!
Siete fenomenali e questa storia è tutta per voi. E' inutile che io mi dilunghi con i miei lacrimevoli ringraziamenti perché l'ho fatto e lo farò ampiamente con ognuno di voi. Questa volta non credo ci sarà un gran successo, visto lo stato in cui ho pubblicato! Ahahah! Grazie sempre, davvero. E grazie ai 21 delle preferite, ai 3 delle ricordate e ai 34 delle seguite... GRAZIE.
Sono sinceramente commossa dal vostro entusiasmo, spero di ritrovare qualcuno di voi anche qui e di non avervi deluso! Accetto con piacere qualsiasi critica, grazie!
Baci e buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie, col cuore.


Simona_Lupin
   
 
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