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Autore: Eternal Cosmos    04/11/2006    5 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 8 : [Constant Vigilance! ] Vigilanza Continua! - 1° Parte
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“Dio, penso che la Trelawney stia diventando più matta ogni anno che passa!” Esclamò Ronald Weasley, alzando gli occhi al cielo.
Neville stava mormorando incoerentemente qualcosa accanto a lui, annuendo all’asserzione di Ron. “E’ stato così strano!Si è bloccata davanti alla tua tazza da tè e ha cominciato a blaterare che ‘quello con gli occhi dal colore dell'Imperdonabile’ sarebbe arrivato presto! Voglio dire, cosa diavolo significa?!”
I due sedevano al tavolo di Gryffindor insieme a Dean e Seamus, che già avevano iniziato a mangiare. Hermione si avvicinò, sedendosi sul grembo di Ron, cosa che fece fischiare alcuni compagni di casa e inarcare le sopracciglia a Ron. Il rosso lanciò loro allegramente un paio di patatine fritte, mentre la ragazza di Ravenclaw sbuffò.
“Oh, davvero, siete tutti così immaturi!” esclamò Hermione nell’osservare il loro comportamento, mentre rubava un paio di patatine fritte dal piatto di Ron. “E ad ogni modo, perché continuate a frequentare le lezioni di quella vecchia matta? Non ho mai sentito nessuno dire che sia una vera Veggente, figuriamoci se può annunciare una vera Profezia. Se vuoi diventare un Auror, Ron, perché non hai scelto un’altra materia, una più utile?” Lo rimproverò lei.
Ron scrollò le spalle, mentre Seamus rispondeva alla domanda al posto dell’amico. “Perché, oh grande ed intelligente Hermione, a noi Gryffindor piace la via facile, diversamente da voi Ravenclaw, che preferite la via dura e quasi vi ammalate dal troppo studiare.”
I Gryffindor attorno a loro risero e Hermione si imbronciò. “Non è vero. E almeno i miei voti sono migliori dei tuoi!” Si rivalse amabilmente, ma la frase non impensierì minimamente Seamus.
“Certo che lo sono! Sei una Ravenclaw, ed è il tuo lavoro essere più intelligente di chiunque altro qui. Ma noi siamo Gryffindor, ed il coraggio è l’area in cui siamo esperti!”
“Ah già, il famoso coraggio dei Gryffindor! Personalmente, penso che sia tutta spazzatura. Le vostre sciocchezze e i comportamenti avventati saranno la causa della vostra morte” disse una voce dietro di loro, in modo lento.
I Gryffindor più Hermione si voltarono, guardando Draco Malfoy che sorrideva furbescamente, Prefetto di Slytherin di settimo anno.
Ron fece una smorfia all’indirizzo del biondo e Hermione dovette sforzarsi per farlo stare seduto. “Che cosa vuoi, Malfoy?” Il nome uscì dalla bocca del rosso come se fosse quello di una malattia.
Malfoy ghignò beffardamente. “Stavo solo affermando la verità, Weasley.”
Crabbe e Goyle risero stupidamente accanto a lui.
Hermione stava faticando sempre più a trattenere Ron, così Dean che sedeva accanto a lui lo prese per il braccio, in modo che non potesse alzarsi e cominciare una lotta di fronte agli insegnanti.
Ma Seamus non poté evitare di farsi valere al posto di Ron. “Sì, beh, sappiamo tutti che i dannati Slytherin sono tutti uguali: cattivi dentro! Come sta il tuo padrone, Malfoy? Ti ha fatto inginocchiare e baciare i suoi stivali?” Gli rinfacciò, con un sorriso malevolo.
Malfoy vide rosso e si controllò a malapena nel vedere i Gryffindor e anche la mezzosangue ridergli in faccia.
Ron riuscì a smettere di ridere, anche se i suoi occhi tradivano quello che pensava. “Sì, Malfoy! Che razza di vita è quella? Pensi di essere così superiore agli altri e tutto il resto, ma per l’inferno! Pagherei una fortuna, per vederti sulle ginocchia e baciare le sue scarpe, come se tu fossi lo strato peggiore di sporco sulla terra!”
Malfoy s'irrigidì e Crabbe e Goyle sfoderarono la loro bacchetta in un secondo, pronti a lanciare maledizioni al gruppo. Tutti i Gryffindor reagirono brandendo la loro bacchetta per affrontare gli Slytherin di fronte a loro, così come fecero quelli che si stavano alzando alle spalle del Prefetto biondo.
Gli insegnanti aggrottarono le sopracciglia ed immediatamente si alzarono appena videro i settimi anni estrarre le loro bacchette, ma non furono abbastanza veloci. Pansy Parkinson gridò il primo incantesimo:
“FURNUNCULUS!”
Ron, che non aveva visto la ragazza di Slytherin alzarsi, ansimò quando l’incantesimo si diresse verso di lui. Gli si strozzò la voce in gola nel momento durante il quale cercò di pensare ad un incantesimo schermante, la sorpresa dell’attacco aveva bloccato la sua capacità di muoversi.
PROTEGO! OBLITERO!
La maledizione si fermò di fronte a Ron, per poi svanire grazie all’incanto d’annullamento.
Tutti diressero il loro sguardo verso l’ingresso della Sala, dove James Evans stava in piedi, bacchetta bilanciata e pronta, con un sopracciglio alzato. Riabbassò subito la bacchetta, rimettendola nel suo fodero.
“Accidenti, che razza di comitato di benvenuto. Lasciate sempre che i vostri studenti combattano in questa maniera, in un luogo in cui si possono ferire delle persone, o è solo un gioco per loro, Preside?” Chiese James, con un tono di voce neutrale, nascondendo la sua antipatia per Draco Malfoy.
Albus gli indirizzò uno sguardo grato ma serio, che diventò colpevole quando guardò gli studenti. “Le assicuro che solitamente questo comportamento non è accettabile, in alcun momento del giorno, sig. Evans.” I suoi occhi non mostravano il solito scintillio mentre li posava su ognuno dei colpevoli, che arrossirono imbarazzati sotto l’espressione grave del Preside.
“Mi vergogno delle vostre azioni, specialmente visto che siete del settimo anno. Dovreste avere più cervello! Questa animosità non è durata abbastanza? Dovremo rimanere uniti se vogliamo scampare alla guerra che sta per arrivare su di noi, e voi siete invece tutti presi dalla rivalità fra le Case! Cento punti in meno a Gryffindor e Slytherin per le vostre azioni. Spero che questo vi faccia pensare un po’ prima di agire così stupidamente.”
Molte voci protestarono per l’ingiustizia della punizione, ma Dumbledore rimase fermo sulle sue posizioni. Severus Snape lanciò un’occhiataccia ai giovani membri della sua Casa, i quali si zittirono subito non senza lanciare però un’ultima sgradevole occhiata prima ai Gryffindor e poi al nuovo venuto che aveva fermato l’incantesimo.
Minerva McGonagall aveva un’espressione di pura delusione sul volto e quello bastò a far tacere i Gryffindor.
L’atmosfera era silenziosa, sia tra gli studenti che tra gli insegnanti, ma ognuno sembrò rilassarsi quando Dumbledore sorrise leggermente e fece cenno a James di sedersi accanto a lui.
Quando Harry passò accanto a Ron tentando di non guardarlo, una mano si posò leggermente sul suo braccio. Ron gli lanciò uno sguardo grato.
“Grazie. Per aver fermato l’incantesimo, voglio dire.” Era corta e borbottata, ma era una dimostrazione di gratitudine, così il ragazzo dai capelli neri annuì in risposta per poi continuare il suo viaggio verso la tavola dei professori, ignorando deliberatamente l’adirato ringhio che proveniva dalla tavola di Slytherin.
Harry salutò con un asciutto ciao Colin Creevey, che sembrò molto felice di vederlo.
Sedendosi sulla sedia offerta Harry ridacchiò per Poppy Pomfrey, che sedeva accanto alla sua sedia e cercava di trattenersi; sembrava che stesse tentando di tenere la bocca chiusa, ma Harry sapeva quello che la donna voleva fare in maniera così disperata.
Harry sospirò silenziosamente per poi stendere il braccio ferito di fronte a lei, senza guardarla. Il ragazzo udì i suoi strilli quando la donna tolse velocemente la benda per vedere in che condizioni era il suo braccio sinistro.
Mentre l’infermiera controllava felicemente il suo braccio mangiò un boccone del pranzo che era apparso di fronte a lui. “Così, ha scelto di accettare la mia proposta?” Chiese Albus, con lo scintillio infernale di nuovo nei suoi occhi blu.
Harry sospirò e posò la forchetta. “In parte. Non dormirò qui per la maggior parte del tempo, comunque. Sto mantenendo il mio lavoro ai tre Manici di Scopa; Rosmerta ha bisogno di tutto l’aiuto che può trovare. E dormirò là.” Rispose calmo Harry.
Albus aprì la bocca ma Harry l’interruppe prima che potesse dire qualcosa. “Lo so, questa sistemazione mi farà viaggiare molto tra Hogwarts e Hogsmeade quando si fa buio, ma o così o nulla. Ad ogni modo, ho già parlato di questo con Rosmerta e se qualcosa dovesse accadere, riconsidererò la faccenda.”
La sua decisione era irremovibile ed Albus non poteva contraddirlo, dato il tono deciso di voce che aveva usato.
“Va bene” si addolcì lui “ma se dovesse cambiare idea, me lo dica” disse amabilmente il vecchio uomo, ancora un po’ scontento perché non poteva far agire il ragazzo come desiderava.
Harry alzò mentalmente gli occhi al cielo. ‘Sì, restare qui, così che tu possa spiarmi e manipolarmi come un burattino? Non sono più un tuo giocattolo.’ Pensò tetramente.
Quando il braccio gli fu restituito sbatté gli occhi, ritornando alla realtà; aveva dimenticato che l’infermiera lo stava visitando. Madama Pomfrey gli sorrise soddisfatta. “Il suo braccio è pressoché come nuovo, sig. Evans! Ha preso la pozione che ho chiesto ad Albus di darle, vedo!”
James annuì, gettando uno sguardo al professore di Pozioni che aveva optato di ignorarlo col solito cipiglio sul viso.
“Sì, la ringrazio; mi hanno aiutato molto nella guarigione. Gradirei ringraziare anche il sig. Snape, per aver preparato queste pozioni eccellenti.”
Fu Snape stavolta a guardarlo, senza poter evitare di annuire verso di lui dopo aver ricevuto un tale complimento riguardo le sue pozioni.
Xiomara Hooch si poggiò la testa sulla mano e guardò allegra Harry. “Così, il figlio illegittimo di Sirius è ritornato! E’ venuto qui per una qualche ragione particolare o solo per fermare una lotta in corso tra i nostri studenti?” La donna rise quando James battè le palpebre. ‘Il figlio illegittimo di Sirius?’
Gli altri insegnanti ridacchiarono e Sirius guardò sbalordito l’insegnante di volo. “Mio figlio? Di cosa stai parlando, Xiomara?”
Remus, sempre acuto, inarcò un sopracciglio anche se ancora si poteva sentire il tono da presa in giro nella sua voce. “Dài, Sirius. Il ragazzo ti assomiglia molto. E’ solo uno scherzo tra insegnanti.”
L’animagus canino borbottò qualcosa, giusto per dare credito all’asserzione di Remus. “Sì, lei mi assomiglia , ma è il suo nome che mi intriga.” Sirius si rivolse a James, che alzò un sopracciglio.
Il cuore di Harry iniziò a pompare più veloce, ma cercò di mantenere la calma. “Oh? Che cos’ha il mio nome?”
Sirius lo guardò sospettosamente. “E’ imparentato, in qualche modo, con una Lily Evans?”
Il cuore di Harry saltò un battito, ma egli si costrinse a scuotere negativamente la testa, sembrando noncurante, e l’atmosfera alla tavola diventò più triste e grave. “No, mi spiace. Non ho mai conosciuto realmente i miei genitori, ma un caro amico mi disse una volta che erano stati entrambi dei grandi maghi.”
La testa di Sirius si abbassò ed egli sospirò. “Oh.”
Remus avvertì la tristezza del suo amico e guardò più da vicino il ragazzo. ‘Il suo odore…è qualcosa…di familiare…e perché il suo battito cardiaco è così forte? Ci sta nascondendo qualcosa?’
Il lupo mannaro lo squadrò attentamente constatando l’agitazione del ragazzo che, sentendosi spiato, mise su una maschera d’indifferenza.
Il capo di Albus si drizzò, mentre tentava di non guardare il ragazzo dai capelli scuri. ‘L’ho sentito di nuovo, ne sono sicuro! Sta usando la magia, ma per cosa?’ Albus scoccò al ragazzo un’occhiata calcolatrice, ma non fu capace di ottenere alcuna risposta da lui.
Harry stava iniziando ad essere irritato da tutte le occhiate che stava ricevendo. ‘Ho ricevuto un invito, ma ancora non possono evitare di cercare di spiarmi! Che nervi!’
Harry chiuse gli occhi ed alzò la voce, la sua voce dura come l’acciaio e spietata. “Per favore, smettetela di fissarmi. Non lo apprezzo.”
Gli insegnanti batterono le palpebre, avendo la decenza di arrossire e guardare altrove. Albus si scusò. “Siamo spiacenti. Non è cosa di tutti i giorni il fatto di invitare qualcuno e abbiamo la tendenza a diventare eccessivamente diffidenti.”
Harry strinse gli occhi e si alzò; gli insegnanti osservarono da vicino il movimento ed ansimarono silenziosamente quando il ragazzo tirò rudemente su la manica, mostrando il suo braccio sinistro a loro e ai pochi studenti che stavano guardando il tavolo.
“Avevate già visto il giorno scorso, ma ve lo mostrerò di nuovo, solo per essere sicuri! Il mio braccio non è marchiato! Non vi vengano idee strane su di me. Io non sono, e mai sarò, un seguace di Voldemort!” Ghignò, e ci furono parecchi gemiti e uggiolii per aver menzionato apertamente il nome del Lord Oscuro.
Gli insegnanti, fatta eccezione per alcuni, boccheggiarono, anche se i loro occhi si spalancarono per il coraggio del ragazzo. “Non hai paura di dire il nome del Lord, ragazzo?” Chiese calmo Albus. I suoi vecchi occhi si spalancarono anche di più, quando il ragazzo iniziò a ridere rumorosamente. “Che cosa?!”—ridacchiò—“io, impaurito di dire il nome di Voldemort?! Ha! Ha!Ha!” Harry continuò a ridere, anche quando gli studenti ansimarono e lo guardarono con timore reverenziale, ed anche un po’ di paura vera e propria. Lui non aveva paura di dire il nome del Lord Oscuro!
Harry smise improvvisamente di ridere, guardando dritto negli occhi di Albus, con espressione rabbuiata. “La paura di un nome, aumenta solo la paura della cosa stessa. Io non ho paura.”
Harry abbassò la manica e guardò Albus con un sorriso furbo;aveva completamente confuso il Preside. “Ora, lei voleva che io restassi qui, quindi cosa posso fare durante il giorno?”
Albus si lisciò la barba, tentando di riguadagnare il controllo. “Gradirebbe frequentare alcune delle lezioni? Solo per vedere quello che ne pensa, chiaramente. E mi ha detto che non ha mai frequentato il settimo anno alla sua vecchia scuola. Forse potrebbe imparare cose nuove?”
Harry si trattenne dal ribattere sarcasticamente e scrollò le spalle con indifferenza. “Io non ho problemi. Con quale gruppo di persone dovrei stare?”
Albus prese rapidamente la sua decisione, notando le occhiate di animosità che il giovane riceveva dagli Slytherin e in particolare da Draco Malfoy. “Può stare con i Gryffindor per il momento; il sig. Creevey sembra già molto legato a lei, e ha trovato anche la collaborazione del sig. Weasley. Le lezioni stanno per cominciare, e dovreste iniziare a muovervi.”
Albus si girò verso Minerva con un’occhiata curiosa. “Dimmi, mia cara, quale lezione hanno i Gryffindor del settimo anno, questo pomeriggio?”
L’insegnante di Trasfigurazione e Direttrice della Casa di Gryffindor fece apparire una pergamena e la guardò. “Credo che abbiano Cura delle Creature Magiche, con il professor Manx.”
Albus si alzò e spinse James in direzione della tavola di Gryffindor, dove tutti lo stavano aspettando. Harry si lasciò scappare il fantasma di un sorriso quando tutti si radunarono attorno a lui per salutarlo.
“Ehi, grazie di nuovo per prima! Mi chiamo Ronald Weasley, ma i miei amici mi chiamano Ron. Questa è la mia ragazza, Hermione Granger, lei è in Ravenclaw.”
James fissò Hermione per un secondo, mettendola in agitazione, ma poi spostò lo sguardo quando Seamus, Dean e Neville porsero i loro saluti, così come Ginny Weasley ed alcuni dei più giovani Gryffindor, Colin e suo fratello inclusi.
Harry mantenne neutrale la sua espressione, così probabilmente spaventò alcuni di loro. “Non è un problema, ma la prossima volta dovrai essere più accurato,” rispose il ragazzo a Ron. “Mi è stato insegnato ‘Vigilanza Continua’.”
Albus, che prima stava sorridendo, socchiuse gli occhi. Quella frase suonava molto familiare, ma tenne la bocca chiusa. Sirius vide la sua occhiata e lo chiamò, non appena gli altri insegnanti si alzarono per dirigersi alle proprie lezioni. Il vecchio Preside indietreggiò di un passo e Sirius e Remus lo seguirono.
“Ragazzi, io ho un presentimento su quel giovane. Il ragazzo è e sa più di quello che lascia vedere, ne sono sicuro ed è per questo motivo che l’ho invitato qui. Voglio che lo controlliate, quando avete tempo.”
I due Malandrini annuirono, seri, e gettarono un’ultima occhiata a James che si stava allontanando circondato dal settimo anno. Remus si era perso nei suoi pensieri, così Sirius gli diede una gomitata. “C’è qualcosa che non va, Remus?”
Il lupo mannaro scosse negativamente la testa, ma Sirius lo guardò con fare interrogativo. Remus sospirò. “E’ solo… mi sconvolge.”
L’uomo si passò nervosamente una mano fra i capelli, mentre il Preside e Sirius lo guardavano, in attesa un chiarimento.
“Ho avvertito del nervosismo in lui e poco dopo è stato capace di nasconderlo. Sono d’accordo con Albus, in questo; dobbiamo tenerlo d’occhio. Ma d’altra parte, sento di poter avere fiducia in lui con tutto me stesso.”
Sirius l’interruppe con una canzonatura maleducata e incrociò le braccia sul petto. “Non esistono più molte persone con cui farlo, Remus. Non avere fiducia nel ragazzo affidandoti solo ai tuoi istinti, potrebbe costarti la vita e mi distruggerebbe, lo sai” finì l’animagus quietamente, facendo rattristare Remus.
Il lupo mannaro abbassò gli occhi al pavimento, ma non poté evitare di aggiungere una cosa. “Non è solo istinto, Sirius. So che non dovrei aver fiducia così; so che l’aura del ragazzo è stranamente scura per la sua età, e che agisce come se ci stesse nascondendo qualcosa di molto importante, però… però, il suo odore è familiare, anche se contaminato leggermente. E’ il suo odore, Sirius, null’altro mi fa avere fiducia in lui, a parte il suo odore.”
Con quelle parole Remus lasciò i due uomini sconvolti dietro di sé. Sirius lanciò ad Albus uno sguardo e corse verso il suo compagno con rapidità; aveva ancora un lezione da tenere.


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