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Autore: neverend    10/04/2012    2 recensioni
Steven, stupido ragazzino, cos'hai combinato? Hai sbagliato e ormai è troppo tardi per tornare indietro.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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black poison blood.

- - -




"Ever since this began, I was blessed with a curse.
And for better or for worse I was bo
..."


 

Suona la sveglia, la voce di Sykes stroncata da un colpo secco. Come se non fossi sveglio già da una decina di minuti. Non ho chiuso occhio ieri sera, ho dormito giusto un paio d'ore; ma quando sono 'ste cose, hai talmente tanta energia in corpo che non serve dormire. Felpa dei Nirvana, jeans e scarpe e mi precipito giù per le scale del condomio in cui abito, incrociando come ogni mattina il vicino che porta a spasso il cane.
- Tranquillo Steven, il pullman ancora non è passato. - dice quello, vedendomi correre come non mai.
Un sorriso di risposta, non ho tempo da perdere. Due minuti e arrivo alla fermata e... oh cazzo,  ho dimenticato la borsa! Se si può essere più deficienti di così..!!
Ritorno indietro, correndo più forte che posso senza avere il tempo di realizzare che mancano solo 3 minuti all'arrivo del pullman e che rischio di perderlo. Rincrocio il vicino col cane che mi guarda turbato, come tutti gli altri passanti del resto; salgo di nuovo in casa, prendo la borsa che avevo preparato la sera prima e via di nuovo fuori.
Il pullman in lontananza parte, non riesco a raggiungerlo in tempo.
Corsa persa, in compenso ho il fiato corto.
Direi che è il modo migliore per cominciare la giornata.





Arrivo a scuola a seconda ora, Dio benedica i pullman delle 8.30.
L'autobus mi lascia in una piazzetta a pochi minuti dalla scuola, è riconoscibile dall'ingresso che richiama un tempio greco: timpano e colonne corinzie. Rimango sull'ingresso ad ammirare la scritta con lo sguardo sognante "Istituto statale d'arte", la gente mi starà prendendo per un cretino.
Entro e mi guardo intorno, a quanto pare non sono l'unico in ritardo. La mia sola presenza richiama l'attenzione degli altri ritardatari, li guardo un po' intimidito. A destra un bancone con alcune signore sulla sessantina, che parlottano fra loro.
- Hai bisogno di fare un permesso? - mi dice una di quelle.
- Sì - mi avvicino e compilo, per poi chiedere informazioni sull'aula. Primo piano anteriore, l'aula che dà sul campo da basket.
II A pittura, arrivo.
Ed eccomi davanti la porta chiusa dell'aula, ammetto di avere i brividi.
Calmati, cazzo - dico a me stesso, inutilmente. Una mano tremante trova il coraggio di bussare e aprire, ed ecco che mi trovo faccia a faccia con l'insegnante e con il resto della classe che mi guarda incuriosita.
- Buongiorno - dico cacciando fuori dal repertorio uno dei sorrisi più sicuri.
- Oh, tu devi essere il nuovo studente, vero? Temevamo che non arrivassi più. - dice il prof.
- Emmm, scusate il ritardo. -
- Ragazzi, lui è il vostro nuovo compagno, Steven Verri. Puoi accomodarti lì, al terzo banco. -
Gli occhi fissi su di me mi rendono di un nervoso pazzesco, ma provo a celare il tutto in una camminata lenta  e tranquilla.
Mi avvicino al mio posto, accanto una ragazza bionda e.. fin troppo rosa, per i miei gusti: maglietta, jeans, il fiocco fra i capelli, perfino unghe e ombretto. Non è la classica tipa che assomiglia a una barbie, direi più che altro che sembra.. una di quelle di netlog, fissata con i panda e lo stile scene queen con quei ciuffoni enormi. Quelle robe lì, insomma.
Ma chi sono io per giudicare?
- Mm, ciao - improvviso un sorriso amichevole.
- Ciao - risponde lei con una voce talmente squillante da mettermi i brividi - sono Rose, piacere. - Mi tende la mano; inizialmente, la sua voce smielata mi lascia perplesso, poi decido di afferrare la sua mano.
- Steven. - rispondo senza troppi giri.

Lei è un continuo sorridermi, mi mette un po' a disagio, così come tutti gli altri che di tanto in tanto mi lancianoocchiate; ma niente in confronto allabattutina sarcastica del professore "Bell'inizio, eh?" per poi prendere a spiegare, mi pare stessimo facendo italiano. Non lo seguo per niente, preferisco osservare le quattro mura della stanza, decorate con disegni e pittura fatta direttamente sui muri. Altro che mura color verde pisello di quell'istituto aziendale. E' tutta un'altra cosa qui; un disegno in particolare attira la mia attenzione: un albero che esce fuori da un polso, le vene lungo il braccio sono le sue radici. Lo trovo semplicemente stupendo.
- Hey, secondo te come sto con il piercing alle labbra? - mi richiama Rose, con la sua solita voce snervante. La osservo bene, con quel trucco pesante e con il contrasto dell'ombretto rosa è quasi inguardabile.
Deludo tutte le sue aspettative facendo semplicemente spallucce.
Torno a prestar attenzione ai disegni, ne trovo altri interessanti: una geisha immersa tra fiori di pesco, uno che richiama molto l'Albero della Vita di Klimt, la versione femminile di arancia meccanica.
Rose mi distrae nuovamente: - E se mi facessi una ciocca fucsia?  Sul mio biondo ci starebbe una meraviglia, cioè!! -
- Non ti pare di.. essere troppo fissata con il rosa? E poi è scontato. -
Lei ci rimane un po' male: - Ma il rosa è un colore bellissimo! Cioè, mi piace troppo! -
La guardo dalla testa ai piedi e, ironizzando, le rispondo: - Non si era capito. -
Neanche il tempo di rigirarmi che mi richiama.
Rose: - Cioè, ma tu ascolti musica che spacca! Ti stimo! - Immagino abbia notato la mia felpa e la borsa degli Escape The Fate che mi porto dietro.
Ignorala, ti prego, ignorala.. o sopprimila. - dico a me stesso, dandomi ascolto. 
Incrocio lo sguardo di uno degli altri compagni, che lo distoglie immediatamente non appena si accorge che lo sto guardando.
Rose: - Ma certo che sei proprio antipatico per essere così carino, cioè! -
- La pianti con questo "cioè"?! -
Rose: - No, cioè! Fa più figo, cioè! -
Oh cristo, quasi quasi preferivo le oche della vecchia scuola.
Riprendo il tizio di prima a guardarmi nuovamente, e puntualmente guarda altrove.
Comincia a mettermi il nervoso, non sopporto essere fissato; ma ancor di più non sopporto la voce di Rose continuamente nelle orecchie. 
Poi, finalmente l'intervallo.
Dio esiste!





 
 
   
 
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