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Autore: tonksnape    06/11/2006    2 recensioni
Torna Danduly Street. Dalla parte di Fred Weasley e Ninphadora Tonks. Entrambi devono fare i conti con il dolore e la solitudine e poi con la ricerca di una famiglia e di qualcosa che va oltre la loro solidale amicizia. Il racconto inizia nel 2005 circa e termina nuovamente nel 2008. Non è necessario aver letto la storia precedente, con le vicende di Harry e Ron, per poter seguire questa. I personaggi sono di JKR, tranne qualche piccolo nuovo inserimento. Il resto è fantasia. Buona lettura. Ai fedelissimi di Danduly Street e a coloro che vorranno aggiungersi al viaggio.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Nimphadora, Tonks
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.    Cercando di capire senza parlare

 

Collina delle Querce – pochi mesi più tardi

 

Bill Weasley si guardò intorno cercando il figlio maggiore. La moglie Fleur era al suo fianco con la piccola di pochi mesi che dormiva beata tra le sue braccia, tutta avvolta nella coperta di lana. Alla fine lo vide impegnato a rincorrere una pecora insieme al cugino, figlio di Charlie. E Charlie era appena dietro a loro con la figlia minore in braccio che indicava il fratello e il cugino e rideva.

Era una giornata meravigliosa di sole e luce anche se il freddo dell’inverno non era ancora scomparso. Erano tutti ben protetti con cappotti pesanti e scarpe per camminare. L’idea era stata di Percy, l’unico insieme a Ron, ancora alla ricerca di una compagna. Ritrovarsi, come facevano loro da piccoli, in un enorme prato a giocare. Si erano organizzati in poco tempo e ci erano riusciti. Tutti i fratelli Weasley con mogli, marito e figli in quell’enorme prato verde che ricopriva la Collina delle Querce, a pochi chilometri dalla Tana. Per un pomeriggio di giochi e tranquillità. Ginny aveva allargato l’invito anche ad Hermione, che però era nei primi mesi di gravidanza e aveva nausee improvvise a tutte le ore. Aveva preferito fermarsi alla Tana con Molly e Arthur e con Harry. Oliver era impegnato da qualche parte per una partita.

Dato che Harry e Ron ancora non si parlavano erano stati divisi nei due gruppi. Senza che lo sapessero. Tonks era stata invitata direttamente da Maggie ed Ernestine.

Dopo il rientro di Tonks da Hogwarts, nonostante lei e Fred avessero passato la maggior parte del tempo a pensare l’uno all’altra, non avevano mai più affrontato argomenti riguardanti la loro relazioni. Che però si erano interrotte. McKelley era sparito dalla vita di Tonks. Fred non usciva con nessuna da mesi. Entrambi avevano ripreso il solito ritmo “familiare”. Fred preparava le figlie al mattino e le portava all’asilo, Tonks le andava a riprendere il pomeriggio e stava con loro fino a sera, si fermava per cena e per parlare un po’ con Fred e poi ritornava a casa sua. Sembravano muoversi fuori dal tempo. George e Lucinda tentavano ogni tanto di spronarli a parlare di qualcosa che non riguardasse il lavoro o le bambine, ma senza successo.

Tutti i bambini in quel momento erano impegnati a guardare o rincorrere le pecore di un enorme gregge che stavano passando sulla collina. C’erano due pastori, che le accompagnavano e quattro cani da guardia. Probabilmente erano abituati ad avere a che fare con i bambini perché si erano fermati e avevano cominciato a rispondere alle loro domande con la massima disponibilità. Mentre Bill e Fleur, rassicurati di dove fosse il figlio, riprendevano a camminare per fare addormentare il piccolo, Charlie, Percy, Ron, Neville e Ginny erano tutti insieme ai bambini. Passeggiavano tra le pecore mostrandosi a vicenda tutto quello che vedevano di interessante e chiedendo spiegazioni a chi era disposto a darle. La moglie di Charlie era seduta sul prato intenta a completare delle corone di fiori per la figlia minore. Lucinda e George se ne stavano appoggiati ad una quercia solitaria, intenti a raccontarsi chissà cosa e a baciarsi.

Fred li osservava da distante, soddisfatto. Era in piedi appoggiato ad uno dei paletti di sostegno di un passaggio tra due campi. Il passaggio era fatto di tre semplici gradini di legno sostenuti da due paletti verticali ai due lati, sistemati come una V rovesciata, tre gradini per salire e tre per scendere. A destra e a sinistra dei paletti si alzava un piccolo muro di sassi. Tonks era appoggiata all’altro sostegno, a meno di mezzo metro di distanza. Entrambi avevano i cappotti ben chiusi, Tonks color ciclamino e Fred nero, in netto contrasto con il colore dei rispettivi capelli, e le sciarpe ben strette. Inoltre si tenevano le mani in tasca, anche se avevano i guanti. Non era ancora il clima per potersene stare fermi all’aperto.

“Invidio l’amore tra George e Lucinda,” disse Fred, rivolto al vento che gli scompigliava i capelli, un po’ troppo lunghi.

Tonks seguì il suo sguardo.

“Anch’io.”

“Pensi che tu e Remus o io e Angelina ci saremmo arrivati?” Era la prima domanda veramente personale che le faceva da mesi. Tonks ci pensò un attimo prima di rispondere.

“Con Remus lo pensavamo. Di vivere insieme come eterni fidanzati.” Tonks tolse lo sguardo dalla coppia quando cominciarono a baciarsi.

“Davvero?” Fred la guardò. “Non avevate altri progetti?”

“Non era il momento migliore per fare progetti, con la guerra in corso. E con la situazione di Remus. In realtà non gli ho mai chiesto nulla di più che stargli vicino. Non ho mai affrontato argomenti come il matrimonio o diventare genitori. Era così lontano anche da me pensare di diventare una mamma.” Il suono della sua voce arrivava a malapena da Fred a causa del vento che tagliava l’aria, rendendola ancora più fredda, nonostante il calore del sole.

Rimasero in silenzio per un bel pezzo.

“Avresti voluto figli da Remus?”

“Sì, immagino di sì, adesso. Non so se lui voleva o poteva averne.”

“Credo che amasse Harry come un figlio…”

“Sì, Lo sentiva come un dovere verso James e Lily. Aveva un forte senso del dovere e dell’amicizia.” Silenzio. “Più forte dell’amore.”

Silenzio.

“Anche dell’amore per te?” sussurrò Fred al vento.

“Sì, mi sono convinta di sì, con il tempo.” Era stato doloroso, ma lo aveva accettato.

Fred continuò a guardare verso le figlie, impegnate a parlare con lo zio Percy.

“Mi ricordo che eravate una coppia molto unita. Non vedevo ostacoli tra di voi, a parte i timori di Remus quando c’era luna piena. Eravate… persi nel vostro mondo quasi sempre.” Fred sorrise. “Sarebbe morto anche per te, Tonks, non solo per i suoi amici o per Harry. Io la vedo così.”

“Davvero ci guardavi?” Tonks gli rivolse uno sguardo sorpreso, ma Fred adesso stava osservando Ron che cercava di far cavalcare a Reggie una pecora mentre Maggie gira su se stessa come una trottola al vento.

“Sì,” le rispose senza girarsi verso di lei. “Tutti vi guardavamo. Ginny e Harry vi prendevano ad esempio. Angelina una volta mi ha anche fatto notare che io non avevo per lei lo stesso sguardo che Remus aveva per te. Quando le ho riposto che doveva lasciarmi fare almeno altri 10 anni di esperienza con altre donne per poterlo fare, mi sono preso una cuscinata memorabile in faccia.” Fred ridacchiava al ricordo. “Poi abbiamo fatto pace, ed è stata la parte migliore. Ho anche ringraziato Remus per questo.” Si girò a guardala sorridente.

Rimasero a fissarsi per alcuni secondi, poi Tonks distolse lo sguardo e lo riportò su George e Lucinda. Fred la fissò ancora per un po’.

E ci fu ancora silenzio.

“Come mai tu e Angelina avete scelto di sposarvi così presto? E di avere bambini così presto?” Toks continuava a guardare il prato davanti a sé.

“Per utopia, per pazzia. Perché lo abbiamo scelto tutti e quattro, non solo in due. Perché pensavamo che una nuova generazione fosse indispensabile. Perché eravamo certi del successo di Harry e che i nostri figli avrebbero avuto un futuro sicuro. Perché… perché sono arrivate, perché amavamo entrambi una famiglia numerosa. Io per abitudine e lei perché amava la mia famiglia. Era figlia unica in realtà. Perché avevamo poco più di 20 anni, un lavoro sicuro e tanta voglia di credere in qualcosa.” Fred aveva parlato senza esitazione. “A volte penso a come sarebbe stato rimanere senza di lei e non avere loro. Non mi piace stare da solo. Non ci sono abituato. Vorrei anche altri figli se ci sarà l’occasione, se cercherò l’occasione. Non voglio rimanere da solo. E non voglio semplicemente sostituire lei. Desidero creare una nuova famiglia.” Gli sembrava di essere un fiume in piena, raccontandole tutte le sue riflessioni. Ma doveva poterle dire che non cercava un’altra Angelina, ma un’altra compagna. Non avrebbe tradito Angelina né… chiunque sarebbe stata al suo fianco.

Tonks si sentì salire le lacrime agli occhi e maledì il vento che le sferzava la faccia. Incrociò le braccia davanti a sé e alzò le spalle a proteggere la testa. Ma le lacrime non cessavano di accumularsi.

Accidenti, accidenti, accidenti. Accidenti agli uomini e a Fred, accidenti al suo desiderio di fare una famiglia, accidenti a Remus che non c’era più e che le avrebbe evitato tutto questo. Accidenti alle lacrime che stavano scendendo sulle sue guance.

Fred accolse il silenzio di Tonks e lo assecondò. Aveva parlato anche troppo. Si era esposto anche troppo. Aveva detto chiaramente cosa desiderava.

Rimasero in silenzio per parecchio tempo.

 

La Tana – due ore dopo o poco più.

Arthur si guardò attorno alla ricerca di uno spazio sufficientemente ampio da accogliere lui e quell’aggeggio babbano che gli aveva appena regalato Harry e che doveva servire ad ascoltare musica presa da un sistema chiamato Inernet o simile del quale non aveva poi capito molto. Comunque non c’erano sedie libere. E neppure spazi sul tappeto. C’erano Weasley di prima, seconda e terza generazione ovunque. Nuore e genero, amici di famiglia.

Riuscì ad individuare uno spazio in un divano prendendosi in braccio il figlio maggiore di Bill che adorava quanto lui tutti quegli strani oggetti spesso inutili. Insieme cercarono di capire il significato dei tasti, dopo che il nonno era riuscito a ricreare con un incantesimo quella cosa chiamata “elettricità”.

In pochi minuti si unì anche il figlio di Charlie. Le altre quattro nipoti erano sedute al centro del tappeto, intente a disegnare su enormi fogli di carta che Molly teneva sempre a disposizione. Il resto della tribù beveva the caldo o burrobirra per riscaldarsi dalla passeggiata all’aria aperta. Il piccolo di Bill era al piano di sopra con la mamma per essere cambiato. Hermione era seduta vicino alla porta di casa, alla ricerca di un po’ d’aria che diminuisse il senso di nausea che l’attanagliava. Ginny e Ron erano con lei e stavano chiacchierando mentre Neville stava offrendo loro il the. Fred e Percy stavano cercando di trovare un senso ad un gioco di corde che era stato inventato a Hogwarts da qualche studente, che Neville aveva requisito quando uno dei suoi allievi aveva legato, senza possibilità di liberarla, una sua compagna di Casa, e che aveva portato ai gemelli per vedere se poteva diventare un loro nuovo prodotto. George e Charlie discutevano animatamente del campionato di Quidditch in corso, Molly, Lucinda, Tonks e la moglie di Charlie si scambiavano opinioni sfogliando un nuovo magazine con le foto di alcuni maghi famosi. Bill scese dal piano superiore con il piccolo in braccio, seguito da Fleur che non aveva perso neppure un po’ del suo fascino di Veela. Si mosse leggera per la stanza, avvicinandosi ad Hermione e facendole provare una crema profumata che aveva usato durante i primi mesi delle sue gravidanze e l’aveva aiutata molto. Nonostante la scarsa fiducia di Ginny, l’effetto fu immediato e molto gratificante per l’amica che riuscì ad aggiungere un biscotto alla tazza di the.

“Beh, Molly. Non puoi dire che non sia un bell’uomo!” esclamò Lucinda indicando alla suocera la foto di un mago molto giovane che giocava a Quidditch. “Giovane, giovane, ma carino.”

“Tesoro, non mi dirai che questi sono i suoi capelli. Secondo me chi ha fatto la foto ha fatto anche qualche incantesimo per migliorarla.” Molly era decisamente scettica.

“Anche secondo me,” concordò Tonks prendendo il giornale e guardando meglio. “Un giocatore di Quidditch ha quasi sempre segni di lividi, se gioca costantemente.”

“Perché?” chiese la moglie di Charlie.

“Perché sbatti sempre contro qualcosa o qualcuno. Una Pluffa o un bolide se ti va male, un altro giocatore o qualche spalto del campo da gioco. E poi cadi spesso nelle azioni di allenamento, quando sbagli.”

“Non mi ricordo che i ragazzi avessero tutti questi lividi,” disse Molly pensierosa. George che era il più vicino le rispose, “Perché abbiamo imparato presto a curarci da soli. E poi non giocavamo così spesso come i professionisti.”

“Curarci cosa?” chiese Bill.

“I lividi del Quiddich,” intervenne Charlie. “Ricordi quando Fred ha tentato di sistemarti l’occhio viola che ti avevo fatto? Aveva sei o sette anni…” disse strizzando l’occhio al fratello maggiore.

“Merlino! Ne avevo due alla fine.” Bill spalancò gli occhi al ricordo.

“Freed… hai rovinato il mio maritoo?” intervenne Fleur guardando il cognato.

Fred stava ridacchiando. “Solo per qualche minuto, poi è intervenuto lui direttamente guardandosi allo specchio. Eri già ad Hogwarts, vero?” gli chiese Fred dall’altra parte della sala.

“E c’era Patricia Milton che lo aspettava, se non ricordo male,” completò George.

“Esatto, e voi due ci avete provato con me subito dopo, per capire dove avevate sbagliato!” intervenne Ron puntando un dito contro Fred.

“Ah, sì,” disse allora Arthur senza alzare la voce, ma ottenendo l’attenzione di tutti. “È stato quando ci siamo ritrovati a cena con Ginny che urlava perché nessuno le dava da mangiare e gli altri sei figli avevano tutti qualcosa di viola: Bill l’occhio che gli aveva fatto Charlie, Charlie un labbro per il colpo ricevuto da Bill, Ron un occhio per opera di Fred, Fred l’altro perché Ron gli aveva infilato un gomito come difesa e George… credo un occhio per simpatia con Fred. Percy aveva solo un maglione viola.”

“Mai giocato a Quiddich, io!” esclamò Percy con atteggiamento esageratamente altezzoso. “Troppo volgare e manesco. E poi non mi avrebbe permesso di studiare.”

Questo scatenò un gioco di battute tra i fratelli per sottolineare come il Quidditch avesse consentito a tutti di farsi un gran fisico, tranne Percy che, a detta di Charlie, aveva dovuto recuperare da grande per raddrizzare la gobba.

La discussione si concluse con Fred che puntando il dito verso Ron esclamò, “Hai costruito un lavoro sul tuo corpo, tu!” facendo scatenare le risate di tutti. Ron lo fissò con durezza. Ci mancava solo che per sbaglio qualcuno dei fratelli si facesse sfuggire davanti ai genitori che per mantenersi oltre alla guardia alla Gringott faceva anche l’accompagnatore per signore altolocate per conto in un’agenzia.

Per fortuna Tonks deviò l’attenzione ribattendo, “Beh, anche le guardie hanno un gran bel corpo, non solo i giocatori” ottenendo un bacio da Ron.

“Ok, allora, Hermione ha sposato un giocatore e Tonks usciva con una guardia. Discutetene un po’ e dateci un verdetto sul fisico ideale,” propose Bill indicando le due donne.

Tonks gli rispose spalancando gli occhi, “Dato che lei è ancora sposata con il giocatore e io non esco più con la guardia, credo che la scelta sia ovvia!”

“Grazie, Tonks, hai rovinato il complimento di prima,” si lamentò Ron, fingendosi arrabbiato.

“Allora chi vorresti al posto della guarrdia, Tonks?” chiese Fleur. “Un sciocatore?”

Tonks sentì chiaramente che più di qualcuno era in attesa della sua risposta. Non volle guardare verso Fred. Osservò invece lo sguardo divertito di Lucinda.

“È difficile trovare chiunque di questi tempi… e poi sono tutti impauriti dal fatto che credono che Ron sia mio fratello. Ti capisco Ginny,” sospirò, scatenando altre risate.

Ginny le si avvicinò ridendo. E sottovoce, senza farsi sentire da altri, le disse, “Gli unici a non avere paura di Ron sono i suoi fratelli, Tonks. Vedi tu cosa fare.”

 

 

Per Alektos: grazie!! Altri due e siamo arrivati all'epilogo...

  
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