6.
Cercando
di capire senza parlare
Collina delle Querce – pochi mesi più
tardi
Bill Weasley si guardò intorno cercando il figlio
maggiore. La moglie Fleur era al suo fianco con la piccola di pochi mesi che
dormiva beata tra le sue braccia, tutta avvolta nella coperta di lana. Alla fine
lo vide impegnato a rincorrere una pecora insieme al cugino, figlio di Charlie.
E Charlie era appena dietro a loro con la figlia minore in braccio che indicava
il fratello e il cugino e rideva.
Era una giornata meravigliosa di sole e luce anche
se il freddo dell’inverno non era ancora scomparso. Erano tutti ben protetti con
cappotti pesanti e scarpe per camminare. L’idea era stata di Percy, l’unico
insieme a Ron, ancora alla ricerca di una compagna. Ritrovarsi, come facevano
loro da piccoli, in un enorme prato a giocare. Si erano organizzati in poco
tempo e ci erano riusciti. Tutti i fratelli Weasley con mogli, marito e figli in
quell’enorme prato verde che ricopriva
Dato che Harry e Ron ancora non si parlavano erano
stati divisi nei due gruppi. Senza che lo sapessero. Tonks era stata invitata
direttamente da Maggie ed Ernestine.
Dopo il rientro di Tonks da Hogwarts, nonostante
lei e Fred avessero passato la maggior parte del tempo a pensare l’uno
all’altra, non avevano mai più affrontato argomenti riguardanti la loro
relazioni. Che però si erano interrotte. McKelley era sparito dalla vita di
Tonks. Fred non usciva con nessuna da mesi. Entrambi avevano ripreso il solito
ritmo “familiare”. Fred preparava le figlie al mattino e le portava all’asilo,
Tonks le andava a riprendere il pomeriggio e stava con loro fino a sera, si
fermava per cena e per parlare un po’ con Fred e poi ritornava a casa sua.
Sembravano muoversi fuori dal tempo. George e Lucinda tentavano ogni tanto di
spronarli a parlare di qualcosa che non riguardasse il lavoro o le bambine, ma
senza successo.
Tutti i bambini in quel momento erano impegnati a
guardare o rincorrere le pecore di un enorme gregge che stavano passando sulla
collina. C’erano due pastori, che le accompagnavano e quattro cani da guardia.
Probabilmente erano abituati ad avere a che fare con i bambini perché si erano
fermati e avevano cominciato a rispondere alle loro domande con la massima
disponibilità. Mentre Bill e Fleur, rassicurati di dove fosse il figlio,
riprendevano a camminare per fare addormentare il piccolo, Charlie, Percy, Ron,
Neville e Ginny erano tutti insieme ai bambini. Passeggiavano tra le pecore
mostrandosi a vicenda tutto quello che vedevano di interessante e chiedendo
spiegazioni a chi era disposto a darle. La moglie di Charlie era seduta sul
prato intenta a completare delle corone di fiori per la figlia minore. Lucinda e
George se ne stavano appoggiati ad una quercia solitaria, intenti a raccontarsi
chissà cosa e a baciarsi.
Fred li osservava da distante, soddisfatto. Era in
piedi appoggiato ad uno dei paletti di sostegno di un passaggio tra due campi.
Il passaggio era fatto di tre semplici gradini di legno sostenuti da due paletti
verticali ai due lati, sistemati come una V rovesciata, tre gradini per salire e
tre per scendere. A destra e a sinistra dei paletti si alzava un piccolo muro di
sassi. Tonks era appoggiata all’altro sostegno, a meno di mezzo metro di
distanza. Entrambi avevano i cappotti ben chiusi, Tonks color ciclamino e Fred
nero, in netto contrasto con il colore dei rispettivi capelli, e le sciarpe ben
strette. Inoltre si tenevano le mani in tasca, anche se avevano i guanti. Non
era ancora il clima per potersene stare fermi all’aperto.
“Invidio l’amore tra George e Lucinda,” disse Fred,
rivolto al vento che gli scompigliava i capelli, un po’ troppo
lunghi.
Tonks seguì il suo sguardo.
“Anch’io.”
“Pensi che tu e Remus o io e Angelina ci saremmo
arrivati?” Era la prima domanda veramente personale che le faceva da mesi. Tonks
ci pensò un attimo prima di rispondere.
“Con Remus lo pensavamo. Di vivere insieme come
eterni fidanzati.” Tonks tolse lo sguardo dalla coppia quando cominciarono a
baciarsi.
“Davvero?” Fred la guardò. “Non avevate altri
progetti?”
“Non era il momento migliore per fare progetti, con
la guerra in corso. E con la situazione di Remus. In realtà non gli ho mai
chiesto nulla di più che stargli vicino. Non ho mai affrontato argomenti come il
matrimonio o diventare genitori. Era così lontano anche da me pensare di
diventare una mamma.” Il suono della sua voce arrivava a malapena da Fred a
causa del vento che tagliava l’aria, rendendola ancora più fredda, nonostante il
calore del sole.
Rimasero in silenzio per un bel
pezzo.
“Avresti voluto figli da
Remus?”
“Sì, immagino di sì, adesso. Non so se lui voleva o
poteva averne.”
“Credo che amasse Harry come un
figlio…”
“Sì, Lo sentiva come un dovere verso James e Lily.
Aveva un forte senso del dovere e dell’amicizia.” Silenzio. “Più forte
dell’amore.”
Silenzio.
“Anche dell’amore per te?” sussurrò Fred al
vento.
“Sì, mi sono convinta di sì, con il tempo.” Era
stato doloroso, ma lo aveva accettato.
Fred continuò a guardare verso le figlie, impegnate
a parlare con lo zio Percy.
“Mi ricordo che eravate una coppia molto unita. Non
vedevo ostacoli tra di voi, a parte i timori di Remus quando c’era luna piena.
Eravate… persi nel vostro mondo quasi sempre.” Fred sorrise. “Sarebbe morto
anche per te, Tonks, non solo per i suoi amici o per Harry. Io la vedo
così.”
“Davvero ci guardavi?” Tonks gli rivolse uno
sguardo sorpreso, ma Fred adesso stava osservando Ron che cercava di far
cavalcare a Reggie una pecora mentre Maggie gira su se stessa come una trottola
al vento.
“Sì,” le rispose senza girarsi verso di lei. “Tutti
vi guardavamo. Ginny e Harry vi prendevano ad esempio. Angelina una volta mi ha
anche fatto notare che io non avevo per lei lo stesso sguardo che Remus aveva
per te. Quando le ho riposto che doveva lasciarmi fare almeno altri 10 anni di
esperienza con altre donne per poterlo fare, mi sono preso una cuscinata
memorabile in faccia.” Fred ridacchiava al ricordo. “Poi abbiamo fatto pace, ed
è stata la parte migliore. Ho anche ringraziato Remus per questo.” Si girò a
guardala sorridente.
Rimasero a fissarsi per alcuni secondi, poi Tonks
distolse lo sguardo e lo riportò su George e Lucinda. Fred la fissò ancora per
un po’.
E ci fu ancora silenzio.
“Come mai tu e Angelina avete scelto di sposarvi
così presto? E di avere bambini così presto?” Toks continuava a guardare il
prato davanti a sé.
“Per utopia, per pazzia. Perché lo abbiamo scelto
tutti e quattro, non solo in due. Perché pensavamo che una nuova generazione
fosse indispensabile. Perché eravamo certi del successo di Harry e che i nostri
figli avrebbero avuto un futuro sicuro. Perché… perché sono arrivate, perché
amavamo entrambi una famiglia numerosa. Io per abitudine e lei perché amava la
mia famiglia. Era figlia unica in realtà. Perché avevamo poco più di 20 anni, un
lavoro sicuro e tanta voglia di credere in qualcosa.” Fred aveva parlato senza
esitazione. “A volte penso a come sarebbe stato rimanere senza di lei e non
avere loro. Non mi piace stare da solo. Non ci sono abituato. Vorrei anche altri
figli se ci sarà l’occasione, se cercherò l’occasione. Non voglio rimanere da
solo. E non voglio semplicemente sostituire lei. Desidero creare una nuova
famiglia.” Gli sembrava di essere un fiume in piena, raccontandole tutte le sue
riflessioni. Ma doveva poterle dire che non cercava un’altra Angelina, ma
un’altra compagna. Non avrebbe tradito Angelina né… chiunque sarebbe stata al
suo fianco.
Tonks si sentì salire le lacrime agli occhi e
maledì il vento che le sferzava la faccia. Incrociò le braccia davanti a sé e
alzò le spalle a proteggere la testa. Ma le lacrime non cessavano di
accumularsi.
Accidenti, accidenti, accidenti. Accidenti agli
uomini e a Fred, accidenti al suo desiderio di fare una famiglia, accidenti a
Remus che non c’era più e che le avrebbe evitato tutto questo. Accidenti alle
lacrime che stavano scendendo sulle sue guance.
Fred accolse il silenzio di Tonks e lo assecondò.
Aveva parlato anche troppo. Si era esposto anche troppo. Aveva detto chiaramente
cosa desiderava.
Rimasero in silenzio per parecchio
tempo.
Arthur si guardò attorno alla ricerca di uno spazio
sufficientemente ampio da accogliere lui e quell’aggeggio babbano che gli aveva
appena regalato Harry e che doveva servire ad ascoltare musica presa da un
sistema chiamato Inernet o simile del quale non aveva poi capito molto. Comunque
non c’erano sedie libere. E neppure spazi sul tappeto. C’erano Weasley di prima,
seconda e terza generazione ovunque. Nuore e genero, amici di
famiglia.
Riuscì ad individuare uno spazio in un divano
prendendosi in braccio il figlio maggiore di Bill che adorava quanto lui tutti
quegli strani oggetti spesso inutili. Insieme cercarono di capire il significato
dei tasti, dopo che il nonno era riuscito a ricreare con un incantesimo quella
cosa chiamata “elettricità”.
In pochi minuti si unì anche il figlio di Charlie.
Le altre quattro nipoti erano sedute al centro del tappeto, intente a disegnare
su enormi fogli di carta che Molly teneva sempre a disposizione. Il resto della
tribù beveva the caldo o burrobirra per riscaldarsi dalla passeggiata all’aria
aperta. Il piccolo di Bill era al piano di sopra con la mamma per essere
cambiato. Hermione era seduta vicino alla porta di casa, alla ricerca di un po’
d’aria che diminuisse il senso di nausea che l’attanagliava. Ginny e Ron erano
con lei e stavano chiacchierando mentre Neville stava offrendo loro il the. Fred
e Percy stavano cercando di trovare un senso ad un gioco di corde che era stato
inventato a Hogwarts da qualche studente, che Neville aveva requisito quando uno
dei suoi allievi aveva legato, senza possibilità di liberarla, una sua compagna
di Casa, e che aveva portato ai gemelli per vedere se poteva diventare un loro
nuovo prodotto. George e Charlie discutevano animatamente del campionato di
Quidditch in corso, Molly, Lucinda, Tonks e la moglie di Charlie si scambiavano
opinioni sfogliando un nuovo magazine con le foto di alcuni maghi famosi. Bill
scese dal piano superiore con il piccolo in braccio, seguito da Fleur che non
aveva perso neppure un po’ del suo fascino di Veela. Si mosse leggera per la
stanza, avvicinandosi ad Hermione e facendole provare una crema profumata che
aveva usato durante i primi mesi delle sue gravidanze e l’aveva aiutata molto.
Nonostante la scarsa fiducia di Ginny, l’effetto fu immediato e molto
gratificante per l’amica che riuscì ad aggiungere un biscotto alla tazza di
the.
“Beh, Molly. Non puoi dire che non sia un
bell’uomo!” esclamò Lucinda indicando alla suocera la foto di un mago molto
giovane che giocava a Quidditch. “Giovane, giovane, ma
carino.”
“Tesoro, non mi dirai che questi sono i suoi
capelli. Secondo me chi ha fatto la foto ha fatto anche qualche incantesimo per
migliorarla.” Molly era decisamente scettica.
“Anche secondo me,” concordò Tonks prendendo il
giornale e guardando meglio. “Un giocatore di Quidditch ha quasi sempre segni di
lividi, se gioca costantemente.”
“Perché?” chiese la moglie di
Charlie.
“Perché sbatti sempre contro qualcosa o qualcuno.
Una Pluffa o un bolide se ti va male, un altro giocatore o qualche spalto del
campo da gioco. E poi cadi spesso nelle azioni di allenamento, quando
sbagli.”
“Non mi ricordo che i ragazzi avessero tutti questi
lividi,” disse Molly pensierosa. George che era il più vicino le rispose,
“Perché abbiamo imparato presto a curarci da soli. E poi non giocavamo così
spesso come i professionisti.”
“Curarci cosa?” chiese Bill.
“I lividi del Quiddich,” intervenne Charlie.
“Ricordi quando Fred ha tentato di sistemarti l’occhio viola che ti avevo fatto?
Aveva sei o sette anni…” disse strizzando l’occhio al fratello
maggiore.
“Merlino! Ne avevo due alla fine.” Bill spalancò
gli occhi al ricordo.
“Freed… hai rovinato il mio maritoo?” intervenne
Fleur guardando il cognato.
Fred stava ridacchiando. “Solo per qualche minuto,
poi è intervenuto lui direttamente guardandosi allo specchio. Eri già ad
Hogwarts, vero?” gli chiese Fred dall’altra parte della
sala.
“E c’era Patricia Milton che lo aspettava, se non
ricordo male,” completò George.
“Esatto, e voi due ci avete provato con me subito
dopo, per capire dove avevate sbagliato!” intervenne Ron puntando un dito contro
Fred.
“Ah, sì,” disse allora Arthur senza alzare la voce,
ma ottenendo l’attenzione di tutti. “È stato quando ci siamo ritrovati a cena
con Ginny che urlava perché nessuno le dava da mangiare e gli altri sei figli
avevano tutti qualcosa di viola: Bill l’occhio che gli aveva fatto Charlie,
Charlie un labbro per il colpo ricevuto da Bill, Ron un occhio per opera di
Fred, Fred l’altro perché Ron gli aveva infilato un gomito come difesa e George…
credo un occhio per simpatia con Fred. Percy aveva solo un maglione
viola.”
“Mai giocato a Quiddich, io!” esclamò Percy con
atteggiamento esageratamente altezzoso. “Troppo volgare e manesco. E poi non mi
avrebbe permesso di studiare.”
Questo scatenò un gioco di battute tra i fratelli
per sottolineare come il Quidditch avesse consentito a tutti di farsi un gran
fisico, tranne Percy che, a detta di Charlie, aveva dovuto recuperare da grande
per raddrizzare la gobba.
La discussione si concluse con Fred che puntando il
dito verso Ron esclamò, “Hai costruito un lavoro sul tuo corpo, tu!” facendo
scatenare le risate di tutti. Ron lo fissò con durezza. Ci mancava solo che per
sbaglio qualcuno dei fratelli si facesse sfuggire davanti ai genitori che per
mantenersi oltre alla guardia alla Gringott faceva anche l’accompagnatore per
signore altolocate per conto in un’agenzia.
Per fortuna Tonks deviò l’attenzione ribattendo,
“Beh, anche le guardie hanno un gran bel corpo, non solo i giocatori” ottenendo
un bacio da Ron.
“Ok, allora, Hermione ha sposato un giocatore e
Tonks usciva con una guardia. Discutetene un po’ e dateci un verdetto sul fisico
ideale,” propose Bill indicando le due donne.
Tonks gli rispose spalancando gli occhi, “Dato che
lei è ancora sposata con il giocatore e io non esco più con la guardia, credo
che la scelta sia ovvia!”
“Grazie, Tonks, hai rovinato il complimento di
prima,” si lamentò Ron, fingendosi arrabbiato.
“Allora chi vorresti al posto della guarrdia,
Tonks?” chiese Fleur. “Un sciocatore?”
Tonks sentì chiaramente che più di qualcuno era in
attesa della sua risposta. Non volle guardare verso Fred. Osservò invece lo
sguardo divertito di Lucinda.
“È difficile trovare chiunque di questi tempi… e
poi sono tutti impauriti dal fatto che credono che Ron sia mio fratello. Ti
capisco Ginny,” sospirò, scatenando altre risate.
Ginny le si avvicinò ridendo. E sottovoce, senza
farsi sentire da altri, le disse, “Gli unici a non avere paura di Ron sono i
suoi fratelli, Tonks. Vedi tu cosa fare.”
Per Alektos: grazie!! Altri due e siamo arrivati all'epilogo...