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Autore: alessia21685    11/04/2012    6 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Ciao a tutte!! Wow davvero non ci credo di avere ancora così tante seguaci! T__T Davvero non lo merito!
Ringrazio tutte per le bellissime recensioni! E anche per chi legge senza commentare :)
Premessa al prossimo capitolo: State calme.
Lo so che gli eventi stando prendendo una piega che non vi piacerà... ma non sempre quello che appare è ciò che sembra!
Quindi rassicuro subito tutte: il lieto fine ci sarà, per entrambi i protagonisti.
Una breve risposta a tutte coloro che mi hanno (giustamente) fatto notare che questo Tom è OOC... Avete ragione... all'inizio volevo essere più fedele possibile al personaggio ma poi, cercando a tutti i costi di "giustificare" il brutto carattere (per essere gentili) di Tom Riddle con il fatto che non aveva mai conosciuto né amicizia né affetto né amore mi sono fatta prendere la mano...mea culpa! Spero che comunque la storia e il capitolo nuovo vi piacciano!
Bacioni e buona lettura!

Capitolo 19: Condannata all'inferno

La mattina seguente, Hermione sedeva al rumoroso tavolo dei Serpeverde imbandito per la colazione.

Il soffitto era carico di nubi cupe e tempestose, che promettevano l’arrivo di un temporale di lì a poco e che riflettevano perfettamente l’atmosfera di trepidante agitazione che aleggiava fra gli studenti.

Ovviamente tutte le conversazioni erano incentrate sugli sconcertanti avvenimenti della sera prima.

Con il cuore pesante e la testa che le pareva venisse presa a randellate da un Troll di montagna, Hermione si sforzava di mandare giù almeno qualche sorso di tè zuccherato, anche se il suo stomaco protestava vigorosamente.

Non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo che le aveva riservato Tom appena qualche ora prima, non riusciva a dimenticare nemmeno per un attimo la totale assenza di umanità nel tono della sua voce.

L’unica fonte di sollievo derivava dal fatto che, origliando qualche conversazione, si era accorta che molti studenti dubitavano fortemente sulla versione fornita da Cam Middleton sull’accaduto.

Probabilmente molti di loro- tra cui Sarah e alcune compagne di stanza di Hermione- odiavano Cam, e lo ritenevano perfettamente in grado di compiere un gesto del genere.

Purtroppo, vi erano anche ragazzi convinti che fosse stato proprio Tom a mettere in scena l’assassinio della povera Nagini. Ovviamente si trattava dei tirapiedi di Cam e di quelli sottomessi al suo potere e a quello dei Middleton.

Ma non era tutto perduto.

Hermione in cuor suo nutriva la speranza che, se buona parte degli studenti avessero testimoniato in favore di Tom, il preside lo avrebbe scagionato e avrebbe attribuito il delitto al suo reale responsabile.

Oltretutto c’era la sua testimonianza, che sarebbe stata fondamentale: Tom non poteva aver commesso il fatto in quanto Hermione non l’aveva lasciato solo nemmeno per un istante quella sera.

Certo, avrebbe dovuto confessare di essersi intrufolata nel dormitorio maschile - rischiando lei stessa l’espulsione- ma come altro avrebbe potuto dimostrare l’innocenza di Tom?

E se non fosse stato sufficiente, avrebbe scovato qualsiasi mezzo pur di far emergere la verità.

Anche a costo di rubare a Lumacorno una fiala di Veritaserum e versarla di nascosto nel succo di zucca di Cam.

Sospirò massaggiandosi le tempie doloranti. Non aveva dormito affatto quella notte, con le parole fredde e ostili di Tom che si ripetevano nella sua testa ancora e ancora. Sapeva che era stato il trauma subito a farlo comportare così. Quello non era il suo Tom.

L’unica cosa da fare era riuscire a evitare che venisse espulso, non poteva permettere che venisse rispedito allo squallido orfanotrofio dove era cresciuto. Non avrebbe sopravvissuto al dolore.

Sperava con tutta l’anima che una volta risolta quella faccenda tutto sarebbe tornato come prima e il Tom dolce e sensibile che aveva conosciuto sarebbe tornato in superficie, smettendosi di nascondersi dietro alla maschera fredda e crudele che lui stesso si era costruito fin dall’infanzia, per difendersi.

Lanciò l’ennesima occhiata ansiosa all’entrata della Sala Grande sperando di vederlo entrare, ma sapeva che era inutile. Tom non faceva mai colazione insieme a tutti gli altri.

Era terribile il pensiero di non poter far nulla fino alla fine delle lezioni, quando il preside avrebbe interrogato lei e gli altri studenti Serpeverde nel suo ufficio.

Si fece forza e si alzò dalla tavola in silenzio, subito seguita da Sarah che quella mattina aveva rispettato l’umore dell’amica e aveva evitato stupide domande o chiacchere.

“Pozioni?” le domandò cautamente l’amica mentre uscivano dalla Sala Grande.

“Già. E poi devo andare a Rune. Ma ho tutt’altro per la testa…”

“Io ti credo Mione. Credo a Tom. Ho visto la faccia di Cam quando…Oddio, è stato orribile!”

Hermione si fermò e abbracciò forte l’amica che all’epoca della morte di Silente non avrebbe mai creduto di trovare,lì in quella Hogwards del passato, estranea e minacciosa.

“Grazie Sarah. Vuol dire molto per me. Ma devi parlare anche agli altri. Dobbiamo convincerli a dire la verità davanti al preside.”

Sarah annuì.

“Non preoccuparti. Ho già parlato con Greta,Sue e Tabatha. E loro a loro volta stamattina stavano discutendo con altri a colazione…”

Non aveva finito la frase che un grido terrificante rimbombò per il corridoio paralizzando all’istante tutti gli studenti indaffarati a raggiungere le aule.

Il grido proveniva dal bagno delle ragazze lì vicino.

Un campanellino d’allarme si mise a trillare nella testa di Hermione, una sensazione di gelo che la paralizzava da capo a piedi.

Il grido echeggiò di nuovo lungo le pareti di pietra in un lungo e straziante singhiozzo di terrore.

Senza pensarci due volte, Hermione si mise a correre e raggiunse il bagno delle ragazze da cui il grido si era propagato.

 Non appena varcata la soglia, tutti i peli del suo corpo si drizzarono all’istante.

Mille volte le avevano raccontato quella storia e mille volte ci aveva perso il sonno di notte.

Eppure si sentì completamente impreparata quando vide il piccolo corpo senza vita di Mirtilla Malcontenta accasciato a terra con gli occhi sbarrati .

Tutto il sangue di Hermione defluì dal suo volto e per un istante si sentì sul punto di svenire.

Purtroppo però non lo fece. Il suo cervello cominciò ad analizzare i dati registrati dai suoi occhi e iniziò ad elaborarli  lentamente e inesorabilmente.

Mirtilla era morta.

Era stato il Basilisco. Per forza.

La Camera dei Segreti era stata aperta.

E poteva essere stata solo una persona ad aprirla.

Un conato di vomito le salì dallo stomaco, e la  stanza prese a girarle tutto intorno.

Sentì altre voci e le ombre di molte persone attorno a lei ma tutto era sfocato e attutito.

Sono un pensiero era chiaro e cristallino, ma doloroso come una pugnalata al cuore.

Tom aveva ucciso Mirtilla. La sua prima vittima.

E se non lo avesse fermato ce ne sarebbero state altre, centinaia di altre.

Sentì il pavimento farsi molle e si sentì precipitare, poi tutto divenne buio.

 

Quando si svegliò sentì le lenzuola fresche sotto le dita e la luce del sole che penetrava attraverso le spesse finestre  le ferì gli occhi.

Riconobbe la familiare stanza dell’infermeria, ma come e perchè ci era finita? Era così confusa…

Poi ricordò tutto.

Il bagno bianco e il cadavere nella divisa scura abbandonato a terra. L’opera di Voldemort. L’opera di Tom.

All’improvviso il respiro le sembrò mancare nel petto.

No. Non ci voleva credere.

Non poteva essere stato Tom!

Eppure era l’unica spiegazione possibile.

Se non fosse bastata l’ovvietà del fatto che solo Tom Riddle, erede di Salazar Serpeverde, avrebbe potuto aprire la Camera ove era custodito il basilisco, Hermione avrebbe dovuto insospettirsi per le ripetute assenze di Tom alle lezioni.

Per non parlare delle numerose uscite notturne… e soprattutto di quella della sera prima!

Come aveva potuto essere così cieca?

Si era scioccamente innamorata del Tom dolce e sensibile che esisteva solo nella sua testa!

Gli occhi le si annebbiarono di lacrime, ma subito le respinse.

Non poteva essere debole, doveva combattere.

In ballo c’era molto di più del suo cuore spezzato, c’erano centinaia di vite umane, c’era il destino del mondo intero.

Sapeva quello che doveva fare, quello che le era stato ordinato da Silente.

Doveva essere forte, la situazione aveva bisogno della sua lucidità e di tutto il suo coraggio.

Ma come poteva avere coraggio se ogni particella del suo corpo desiderava morire piuttosto che compiere quello che fin dall’inizio doveva essere lo scopo del suo viaggio nel tempo?

Avrebbe dovuto ucciderlo prima. Così sarebbe stato mille volte più facile.

Ucciderlo allora sarebbe stato terribile, ma ora era una cosa insopportabile, inconcepibile.

Il cuore si strinse nel suo petto fino a mozzarle il fiato dal dolore.

Non poteva farlo, non poteva uccidere Tom.

Avrebbe trovato un’altra soluzione, avrebbe parlato con Silente.

Poteva denunciare Tom e farlo rinchiudere ad Azkaban.

Così non sarebbe più stato in grado di fare del male a nessuno.

Non sarebbe mai più uscito, non sarebbe mai potuto diventare il Signore Oscuro, rinchiuso nella terribile prigione sorvegliata da Dissennatori.

Nonostante quella soluzione avrebbe dovuto confortarla Hermione continuava a sentirsi morire dentro.

Rivide davanti agli occhi il sorriso di Tom, quando gli aveva insegnato a ballare.

Sentì i suoi baci bagnati di lacrime e pioggia sulle labbra, come quella sera sotto il vecchio faggio, e rabbrividì al ricordo delle sue carezze roventi di passione della sera prima, poco prima che tutto il suo mondo le crollasse addosso.

E poi pensò ai Dissennatori, alla faccia che aveva Agrid quando era tornato da Azkaban, alle voci che dicevano che era meglio la morte piuttosto che sopportare anche solo un ora di quel tormento.

Ripensò al bambino impaurito che aveva riversato nel diario i suoi sogni e le sue angoscie.

Come aveva potuto quel bambino, quel ragazzo dolce e timido che le aveva salvato la vita e di cui si era inesorabilmente innamorata, uccidere una ragazzina innocente a sangue freddo?

Era davvero così malvagio? Era davvero Voldemort?

Un singhiozzo le sfuggì di bocca mentre affondava la faccia nel cuscino,e desiderava di morire lì in quell’istante o almeno di svenire.

Poi sentì una mano accarezzarle delicatamente i capelli e tutto il suo corpo si tese come un arco.

“Hermione.”

Un brivido le corse lungo la schiena.

La voce che la chiamava era tremante e piena di apprensione, e lei non poteva e non voleva più credere che la voce appartenesse davvero al ragazzo che aveva appena ucciso Mirtilla solo per creare un Horcrux.

Sollevò lentamente la testa, esausta, e attraverso i capelli  aggrovigliati e le ciglia appannate di lacrime vide Tom, inginocchiato al suo capezzale, con il viso pallido e gli occhi stanchi e arrossati.

Non era preparata all’effetto che gli avrebbe fatto rivederlo, conscia del fatto che aveva davvero commesso quel crimine orrendo.

Aveva pensato che la sua sola vista la avrebbe disgustata e terrorizzata.

E invece l’unica cosa che provava era la necessità- l’assoluto bisogno- di stringerlo a sé, e baciarlo finchè non avrebbe più avuto fiato, e tenerlo stretto finchè non fosse stata certa che nessuno avrebbe mai potuto portarglielo via.

Sarebbe andata davvero all’inferno.

  
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