-5 Tra le sue braccia, la pace.
Hermione
era stata condotta in una delle grandi
stanze del Manor, una camera grande e spaziosa con tende di seta
morbida dai
colori tenui, un grande letto a baldacchino al centro, celato da
leggerissime
tende bianche come bianco era il piumino che lo ricopriva.
Sorretta
da Ginny, avanzò lentamente al suo interno,
il respiro era ancora agitato, le mani tremanti, gli occhi colmi di
lacrime.
La
sua amica, l’aveva condotta nel bagno adiacente alla
stanza e aiutata a cambiarsi con degli abiti che Narcissa le aveva
offerto.
-Non
sono niente di che- aveva detto la Lady, -ma
sono comodi-, ammise la donna, Hermione, la guardò un attimo
ringraziandola con
lo sguardo.
Quando
finalmente le due amiche furono lasciate
sole, Ginny cercò di comprendere quello che era successo con
suo fratello nel
giardino dei Malfoy, dalle urla di sdegno di Draco non era riuscita a
intendere, anzi, non voleva crederci.
Ron,
suo fratello Ron non aveva potuto compiere quel
deprecabile gesto, nemmeno sotto imperio, nemmeno dopo una colossale
sbronza.
-Herm,
ti prego dimmi qualcosa? – chiese disperata
la rossa Weasley.
Hermione
invece si era come chiusa in se' stessa, la
sua mente si rifiutava di pensare, si era messa la lunga veste da
strega che Narcissa
Malfoy le aveva portato e si era distesa sul letto portando le gambe al
petto, rannicchiandosi
in posizione fetale.
Si
sentiva come una foglia, caduta dal ramo immersa
nel vortice di una tempesta, ma quello che più la faceva
star male e che non
riusciva a reagire.
Non sentiva
nulla, nemmeno la voce di Ginny le giungeva.
Solo
un brusio lontano, un brusio che non le
interessava.
Nella
sua mente non vi era altro che il ricordo dei
momenti che poco prima aveva vissuto.
Momenti
che doveva dimenticare, ma non ci riusciva.
Ricordava
il tanfo di alcol e sudore, le mani goffe,
viscide di Ron su di se.
Una
morsa allo stomaco, lo schifo di essere stata
quasi violentata da uno che credeva un amico, dall’uomo che
meno di un anno
prima era il suo fidanzato, dall’uomo che da adolescente
voleva come compagno
di vita.
Si
sentì sporca.
Era
colpa sua se era successo, era stata lei ad aver
dato a Ron fiducia.
Lei
ad averlo considerato ancora un amico.
Le
si mozzò il respiro quando sentì la porta della
stanza aprirsi di scatto. Sentì Ginny alzarsi in piedi e si
girò piano per
guardare due uomini che si guardavano con odio davanti al suo letto.
Un
biondo e un moro che mai sarebbero andati d’accordo,
nemmeno in quel momento quando lei aveva bisogno di loro dei suoi
miglior
amici, tanto diversi e tanto uguali.
-Hermione-
disse Harry –Devi dirmi cosa è successo-secco
e deciso era il tono del capo auror
-Potter,
te l’ho detto io cosa è successo. Lei...-
replicò Draco Malfoy digrignando i denti rabbioso nei
confronti del nemico di
sempre.
Harry
si girò sdegnato verso il Serpeverde.
-Smettetela!-
Urlò Ginny interrompendoli, lanciando
poi uno sguardo di rimprovero al marito e uno schifato a Malfoy.
-Ginny!
tu non sai cosa ha insinuato- si giustificò
il marito, mentre Ginny si era come bloccata a osservare il biondo ex
Serpeverde.
Draco le sembrò strano, era da molto che non lo vedeva, forse tre anni. Certo tutti chiacchieravano su di lui anche se da quanto aveva saputo, non lavorava a Londra.
Le
sue conquiste, le donne, che
passavano nel suo letto arricchivano ogni giorno di dettagli sulle sue
doti
amatorie le pagine della Gazzetta del Profeta. Si era stupita, quando
conobbe Narcissa,
la sua classe era assoluta e pensare che da quella donna fosse nato un
tale essere
le faceva drizzare i capelli.
-Draco-
disse impercettibilmente Hermione e lui
attirato a lei come una calamita ridusse le distanze arrivando alla
donna che
ora lo guardava con gli occhi colmi di lacrime.
Harry
e Ginny assistettero alla scena stupiti.
Impossibile
era un sogno, un incubo, pensava Harry mentre la sua migliore amica
guardava
Malfoy come se fosse l’unico sulla terra.
Draco
si sedette sul letto, non riusciva a toccarla
per paura che si spezzasse, ora la coraggiosa e inflessibile Hermione
Granger
non esisteva. Quella davanti a lui era una ragazza impaurita, una donna
che lui
amava più di se stesso e che aveva rischiato di perdere.
-Scusami-
disse sussurrando a fil di labbra.
-Ero
talmente offeso con te da non essermi nemmeno
reso conto che ti aveva seguito. Se ti avesse...- cercò di
dire Draco ma le
parole gli morirono in bocca. Hermione aveva posato una mano su essa e
l’aveva
azzittito.
-Non
voglio sentire niente. Voglio dimenticare
tutto- rispose, appoggiando la testa al petto di Draco che pian piano
prese ad
accarezzarle i capelli.
Tra le sue braccia si sentì nuovamente bene, erano accoglienti, calde. Poteva sentire il suo cuore battere, il suo profumo, sandalo e menta, aveva la particolarità di rasserenarla.
Solo
vicino a Draco si
sentiva bene, ma non volle pensarci, non volle indugiare ancora su quel
sentimento che la legava al biondo amico. In quel momento voleva solo
dimenticare
tutto, tra le sue braccia ci sarebbe riuscita almeno quella notte, ma
sapeva
che purtroppo quella ferita sarebbe stata indelebile sulla sua pelle
come
quella maledizione che tempo prima una donna crudele le aveva inferto.
Si
era addormentata, cullata da quel profumo e dalle
sue carezze lui l’aveva adagiata sui comodi guanciali del
letto a baldacchino e
coperta con un morbido piumino e poi era uscito seguito da Harry e
Ginny che lo
guardavano con occhi indagatori.
-Che
volete? – disse stizzito Draco, facendo sobbalzare
Ginny.
-L’unica
cosa che dovevate fare era tenere quell’insetto
lontano da lei e non ci siete riusciti-.
-Che
cosa c’è tra voi?- Harry lo guardava con rabbia
e senza indugiare oltre aveva chiesto spiegazioni, quel tarlo ronzava
da troppe
ore nella sua testa, doveva avere una risposta e pregò,
pregò di non sentirlo
pronunciare quelle cinque parole.
-Non
vedo come possa interessarti cosa c’è tra me e
la Granger – disse secco volgendo ora le spalle ai due.
-Malfoy!-
Urlò Harry brandendo ora la bacchetta.
-Dimmelo-
intimò ancora l'auror
Draco
rise ma non si girò, sentiva che dietro di lui
Potter impugnava la bacchetta ma non se ne curò,
s’incamminò lentamente con la
sua solita camminata verso le sue stanze e giunto alla porta si
girò verso i
due ex grifondoro.
-Amici Potter, siamo amici e no, non me la porto a letto. Solo insinuare questo fa capire quanto poco la conosci e rispetti – disse il biondo entrando poi nella sua stanza chiedendo con un tonfo secco la porta.
SPAZIO AUTRICE
( O PRESUNTA TALE AH AH AH)
CAPITOLO BREVE, FORSE TROPPO, MA SENCONDO ME CARICO DI SIGNIFICATI.
HERMIONE VIENE CONDOTTA NELLA STANZA CHE NARCISSA A ALLESTITO PER LEI, SI PRENDE CURA DELL'AMICA CERCA DI SAPERE DALLA SUA BOCCA COSA è SUCCESSO, MA QUESTA SI CHIUDE A RICCIO, FINO A QUANDO DRACO NON ARRIVA è IN UN LIMBO. SI DA LA COLPA PER LA VIOLENZA SUBITA.
POI TRA LE SUA BRACCIA PER POCO TROVA LA PACE.
SAPPIAMO TUTTI CHE QUESTO RAPPORTO è AL LIMITE NON è SOLO AMICIZIA ...