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Autore: orphan_account    14/04/2012    26 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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10 settembre 17:27

Bisbigli attraversavano la stanza, facendomi innervosire. Io stavo cercando di dormire!

Rotolai sull'altro lato, cercando di ignorare le voci.

Una vampata di dolore mi attraversò il fianco. Gemetti, portandomi una mano sul punto dolorante. Era una sensazione strana, ma allo stesso tempo anche familiare. Ah, certo, ero appena stata picchiata, quei dolori che mi attraversavano erano sicuramente i lividi dei calci.

Le voci si zittirono improvvisamente. Spostai il peso per non fare pressione sulla parte lesionata, sentendo sotto di me un materasso soffice. Un letto, forse? Ma io come c'ero arrivata nel letto?

A rigor di logica, sotto di me ci sarebbe dovuto essere il pavimento sporco del bagno della scuola.

Aprii lentamente le palpebre, pronta a richiuderle se ci fosse stata troppa luce. Non ce ne fu bisogno, la stanza era in penombra. E c'era qualcosa di strano, non ero certa di trovarmi proprio in camera mia.

Sbattei le palpebre, cercando di fare uno scan virtuale del mio corpo per controllare di non avere ossa rotte.

Dopo qualche momento di silenzio, finalmente capii cosa c'era che non andava: le mura della stanza non erano color malva, come me le ricordavo, ma di un altro colore, che in quella luce sembrava grigiastro.

Ne conseguiva che io non ero nella camera degli ospiti di Hannah.

Mi misi seduta nel letto, cercando di capire esattamente dov'ero. E di chi erano le voci che avevo sentito.

Trovai subito due ombre sedute nel letto sulla mia destra, e ci impiegai pochi istanti ad identificarle come Niall e Liam.

Liam e Niall. Ieri ero stata nella loro camera, e avevo visto tre letti.

E tu non hai visto la camera di Harry e Louis.”

Aveva detto così, Liam, ieri.

Se nella sua stanza c'erano tre letti, e nell'altra dormivano Harry e Louis, era chiaro come il sole che il terzo occupante della stanza era... Zayn.

Mi giri a guardare l'altro letto, quella alla mia sinistra. Ed eccolo lì, disteso tranquillamente sul suo letto, come se i problemi del mondo non fossero affare suo.

Una mano mi tocco piano la spalla, facendomi trasalire e girarmi di scatto.

Niall tirò via la mano, alzandola per farmi vedere che non mi voleva fare del male: “Scusa, non ti volevo spaventare.” disse sussurrando.

Mi hai solo preso alla sprovvista.” mormorai, tenendo la testa bassa.

Lui annuì: “Come ti senti?”

Lo guardai, spaesata. Era ancora troppo strano venire trattata con così tanta gentilezza.

Io-bene, grazie. Che ore sono?” chiesi, accorgendomi del buio fuori dalla finestra.

Le cinque e mezza, ti abbiamo portata in camera nostra.” disse Liam. Andò ad accendere la luce, venendosi a sedere anche lui ai piedi del letto.

Avevo davvero dormito così tanto? Non solo ero stata picchiata, ma avevo anche saltato il secondo giorno di scuola! Incredibile... che ottimo modo per cominciare l'anno.

Alzando un braccio per spostare un ciuffo di capelli, notai che non ero vestita come quella mattina. Qualcuno mi aveva messo addosso una maglietta azzurra a maniche corte, un maglioncino nero e dei jeans scuri. Con quella strana rivelazione, mi accorsi anche che le bende sulle mie braccia erano fresche, probabilmente cambiate da poco.

Il mio cuore cominciò a battere più velocemente per la paura. Nessuno doveva scoprire che mi tagliavo, men che meno questi ragazzi. Sarebbero stati disgustati, avrebbero cominciato anche loro a prendermi in giro. Non sarei riuscita a sopportare che qualcuno lo sapesse.

Cercai di parlare, ma la mia gola era improvvisamente secca.

Deglutii, cercando di fare la domanda più importante: “Chi mi ha cambiata?” chiesi in un sussurro.

Mia zia, ha detto che dei ragazzi non potevano vederti in intimo, e in effetti non ha tutti i torti.” disse con un sorriso sghembo Niall.

Il mio cuore si sbloccò, più leggero. Emisi un sospiro di sollievo impercettibile.
O almeno, credevo fosse impercettibile. In realtà Zayn si mise seduto in un solo movimento, facendomi perdere dieci anni di vita.

Si avvicinò con passo felpato a noi tre, sotto lo sguardo ammonitore di Liam.

Si fermò a pochi centimetri dalla mia faccia, osservando attentamente i miei occhi: “Ti ricordi cos'è successo?” mi chiese, con quel suo tono brusco e menefreghista che mi faceva venire i brividi.

Mi allontanai dalla sua faccia e annuii piano, cercando di non farmi venire ancora più mal di testa di quanto non ne avessi già.

I suoi occhi non mi riflettevano niente dei suoi pensieri, erano chiari e limpidi, ma l'unica cosa che riuscivo a vedere era una barriera. Era come se avesse eretto un muro per tenere gli altri fuori.

E cos'è successo?” mi domandò di nuovo, il suo tono sempre tagliente come un coltello.

I miei occhi si riempirono involontariamente di lacrime mentre ripensavo all'accaduto.

Sentendo una morsa di dolore attanagliarmi lo stomaco, mi piegai in due tenendo stretta la mia pancia. Due lacrime andarono a bagnare le coperte intorno a me.

Soffocai un singhiozzo, ma non riuscii a fermare il tremore delle spalle.

S-stai piangendo?” mi chiese il moro, per la prima volta sconvolto, perdendo quel tono così arrogante.

Dalla sua voce sembrava che il mio responso l'avesse colto di sorpresa, quasi confuso.

Scossi la testa flebilmente mentre altre due lacrime mi solcavano il volto pallido.

Per favore, Zayn, esci.” mormorò Liam dolcemente.

Non sentii la risposta mormorata del ragazzo, ma la porta si chiuse con un sordo clack.

Un altro singhiozzo mi scosse, facendomi raggomitolare in posizione fetale.

Sentii un tocco gentile sui capelli, una carezza calma che cercava di tranquillizzarmi.

Al terzo tremito, mi ritrovai circondata da un paio di braccia. Un corpo caldo premeva contro il mio.

Alzai la testa, colta alla sprovvista dal gesto gentile. Quanto tempo era che un coetaneo non mi abbracciava? Tre anni? Forse di più. Il contatto era strano, ma piacevole. Una mano sfregò la mia schiena, conciliante.

I capelli del ragazzo, che ancora non ero riuscita a capire se fosse Liam o Niall, mi pizzicavano il collo.

Per un istante, mi strinse forte contro di lui: “Non piangere.” La voce, con quel suo accento così strano, apparteneva indubbiamente a Niall.

Le mie braccia erano ancora ferme lungo i miei fianchi, indecise se abbracciarlo a mia volta oppure no.

Decisi che per ora potevo anche evitare di farlo, non potevo sapere cosa sarebbe successo nei giorni successivi. Poco dopo, lui si districò da me, fissando i suoi occhi azzurri nei miei.

Non riuscii a reggere quello sguardo così sincero. I suoi occhi mi stavano mostrando tutta la sua anima, o così sembrava: potevo vedere le sue emozioni fuoriuscire dal suo volto.

Fissai volutamente un punto qualunque del letto. Un respiro profondo e scacciai le lacrime dalla mia faccia, una procedura che, se non avessi avuto così tanta pratica, mi sarebbe risultata impossibile.

Come ti senti?” mi chiese di nuovo Liam, avvicinandosi abbastanza da farmi vedere la sua faccia preoccupata.

Bene.” dissi flebilmente, non convincendo nessuno della risposta.

Liam scosse la testa: “Taylor, mi dispiace, so che sto mettendo il dito nella piaga, ma siamo stati noi due a trovarti nel bagno, stamattina.”

Trasalii. Non dissi niente, restai solo ferma a guardarli. Nella mia testa vagava una sola domanda: avevano visto i tagli?

Nella vita di un'autolesionista, tutto si distingue in un 'prima' e un 'dopo'.

Il 'prima' era quando ancora non ti tagliavi, quando la tua maggiore preoccupazione era quella di aver preso un'insufficienza nel compito di matematica. Il 'dopo', invece, è completamente incentrato sui tagli. La mattina ti alzi, e sono due le cose che ti passano per al testa. Gli altri si insospettiranno delle maniche lunghe? Mi taglierò oggi? Qualche giorno fa avevo ritrovato un vecchio biglietto di buon compleanno. Del mio sesto compleanno. E mi ero ritrovata a pensare a quanto fosse bella la vita a quei tempi. Quando tutto si riduceva al giusto e allo sbagliato, senza tutte le sfumature di grigio; giorni in cui mi sentivo ancora viva, quando non vedevo l'ora di uscire all'aria aperta*. Ero così innocente a quei tempi...

E ora che il momento di confrontarmi con le mie paure era arrivato, mi accorgevo che non ero pronta a dichiararmi.

Il mio cuore stava battendo a mille e stavo sudando freddo. Loro non dovevano sapere. Loro non potevano sapere che mi tagliavo.

Avendo capito che non sapevo come rispondere, Liam riprese a parlare, passandosi una mano tra i capelli: “Senti, noi sappiamo bene cosa stai passando.”

Loro che?! No, io non ci credevo. Quei due non potevano parlare sul serio.

Non si poteva avere idea di cosa si provasse a tagliarsi, a meno che non si sperimentasse sulla propria pelle. Per un'ovvia ragione, e cioè che la vita di quei cinque mi sembrava perfetta, dubitavo che loro due si fossero mai tagliati. O bruciati. O procurati lividi volontari. Insomma, generalizziamo: ero quasi certa che né Liam né Niall avessero mai commesso atti che potessero rientrare nella categoria dell'autolesionismo.

Li fissai con tutto il mio stupore.

La mia faccia doveva essere davvero buffa, perché anche se il momento non era dei più opportuni, Niall scoppiò a ridere.

Liam mi sorrise tristemente: “Davvero, Taylor. Eravamo anche noi vittime dei bulli.”

Senza pensare alle ripercussioni del mio gesto, ma semplicemente seguendo il mio istinto, mi misi una mano sul cuore, tirando un sospiro di sollievo: “State parlando di quello? Grazie al cielo.”

Dio, mi era quasi venuto un infarto. Il piccolo dettaglio del bullismo mi era completamente sfuggito di mente.

Niall mi guardò, stupitissimo: “Perché, c'è altro?”

Mi immobilizzai, maledicendo la mia bocca: “No, niente. E cos'altro dovrebbe esserci? La mia vita va bene, anzi, splendidamente, voglio dire...” mi morsi il labbro per non dire altro, visto che stavo già straparlando.

Liam mi lanciò un'occhiata in tralice: “Comunque, anche noi ci siamo passati, quindi ti possiamo aiutare.”

Annuii, anche se non ero proprio convinta. Diciamocelo, quei due erano una specie di modelli, e stavano pure cercando di convincermi di essere stati maltrattati. E magari io ci dovevo anche credere, no?

Ormai non sapevo più cosa stavo facendo, ero così rintronata che non avevo più controllo sulla mia bocca: “È per questo che siete venuti a stare da Hannah?” chiesi, e dalle loro reazioni capii subito di aver fatto una domanda inopportuna.

Liam passò una mano tra i capelli, come colto di sorpresa, mentre gli occhi di Niall si scurirono, fino a sembrare che avesse una nube nera nei suoi occhi.

Ora mi avrebbero picchiato. Ma perché non imparavo a tenere la bocca chiusa?

Abbassai la testa umilmente, strizzando gli occhi in previsione di un colpo che non arrivò. Confusa, mi raddrizzai per guardarli negli occhi. Giusto in tempo per vedere Liam lanciare un'occhiata a Niall che sembrava dire 'te l'avevo detto'.

Non avere paura a parlare, non ti facciamo niente.” disse Liam con un sorriso tra il comprensivo e il gentile.

Lentamente, annuii.

Lo sguardo di Niall si illuminò mentre muovevo la testa affermativamente: “Ottimo! Prima regola per sfuggire ai bulli: devi sempre andare in giro con almeno uno di noi cinque.”

Lo guardai: “Cosa, scusa?”

Andare sempre in giro con loro? No, sarebbe stato un suicidio!

Niall mi guardò attentamente: “Beh, certo, così siamo sicuri che non ti succeda niente.” disse, come se fosse stata una cosa più che ovvia.

M-ma gli altri tre ragazzi non lo sanno, vero?” già era tanto che loro due lo sapessero, ma addirittura cinque persone era troppo.

Niall scosse la testa: “Non capirebbero.”

Certo, se anche il loro amico diceva una cosa del genere, erano davvero messi male.

Liam si affrettò a correggere il biondo: “Solo perché non l'hanno mai provato personalmente.”

E dovevo ammettere, aveva ragione. Tutti potevano capire cosa provava una persona vittima di bullismo, ma solo fino ad un certo punto. Solo se l'avevi provato sulla tua stessa pelle potevi comprendere ogni sfaccettatura del problema.

Sospirai, ponendo una domanda che avrei preferito evitarmi il più a lungo possibile: “E Zayn?” sussurrai.

Liam fece una piccola smorfia: “Non sappiamo bene cosa abbia intuito Zayn, ma conoscendolo credo che abbia capito anche più di noi due.”

Lo fissai con una faccia a dir poco interrogatoria: “In... che senso?” chiesi, cauta. Forse non volevo nemmeno sapere la risposta.

Niall scosse la testa, sbadigliando: “Ieri sera quando è entrato in camera era davvero incavolato, e quando gli abbiamo chiesto il problema, lui ha risposto che eri tu. Ma poi non ha voluto dirci altro. E poi ti guarda in modo strano.”

Ripensai alla sera prima, e un brivido mi attraversò la schiena. Ci stava, anche io avrei guardato male Zayn se lo avessi trovato sull'orlo del suicidio.

Liam continuò il discorso che aveva cominciato Niall: “Regola numero due: avvertici sempre se succede qualcosa.”

Avendo perso un po' delle mie inibizioni durante il discorso, alzai un sopracciglio: “Oh, volentieri. Ma qua si pone un problema molto urgente: io come faccio a contattarvi?”

Usando il cellulare?” disse Liam, il suo tono incerto trasformando l'affermazione in una domanda.

Niall saltò su dal letto come un molla, tirandosi una manata in fronte: “Non ha i nostri numeri!”

Ecco, proprio quello che intendevo dire.

Dov'è il tuo cellulare, Taylor?” mi chiese Liam mentre tirava fuori il suo dalla tasca dei pantaloni.

Corrugai la fronte, cercando di fare mente locale: “Nel mio zaino, credo.”

Liam si alzò anche lui dal letto, muovendosi verso la mia cartella.

C'era qualcosa che mi stava dicendo di fermarlo, ma non mi ricordavo cosa ci fosse che non doveva vedere.

Feci scorrere nella mia testa tutte le cose che volevo tenere nascoste.
Alla numero sette ci arrivai: la lametta.

Liam era già piegato per aprire la cerniera: “Fermo!” quasi urlai.
Lui si bloccò a mezz'aria, girandosi a guardarmi. Io gli feci semplicemente cenno di portare la cartella a me.

Aprii velocemente la cerniera del mio zaino, tirando fuori il cellulare ma facendo attenzione a non far intravedere il rasoio.

Appoggiai la cartella ai piedi del letto, mentre i due ragazzi tornavano a sedersi di fianco a me.

Ci scambiammo i rispettivi numeri, e Niall mi obbligò a giurare che in caso di bisogno l'avrei chiamato.

La voce femminile, sbucata dalla porta, di Hannah interruppe il nostro discorso: “Taylor, ti sei svegliata!”

venne al mio fianco, portando una mano sulla mia fronte.

La allontanai dolcemente: “Hannah, tranquilla. Sto bene.” quante cavolo di volte lo avevo ripetuto negli ultimi due giorni? Sospirai sottovoce, sbattendo lentamente i miei occhi, che ormai si erano appesantiti.

Hannah scosse la testa, come sovrappensiero.
E poi si riprese dal sul torpore, scuotendo la testa: “È pronto. Taylor, te la senti di venire giù?”

Guardandomi le mani, le risposi: “Non credo che riuscirei a mangiare.”

Lei sospirò: “Ne sei proprio sicura?” annuii, “Va bene allora. Ma non ti muovere da quel letto, resti lì stanotte. Zayn lo facciamo dormire in camera tua.”

Non risposi, accontentandomi semplicemente di distendermi nel letto, raggomitolata. Mi tirai le coperte fino al naso.

La porta si chiuse, lasciandomi immersa nel silenzio. Chiusi gli occhi, mentre il calore mi avvolgeva.

Stavo per addormentarmi, quando sentii la porta riaprirsi, e intravidi le testa bionda di Niall: “Taylor?”

Sì, Niall?” chiesi.

Lui entrò nella stanza, avvicinandosi a me. Mi abbracciò per la seconda volta. Per un attimo rimasi interdetta, completamente confusa. Poi, lentamente, ricambiai l'abbraccio, sentendo il calore del suo corpo.

Ti voglio bene.” disse, scoccandomi un sonoro bacio sulla guancia.

Senza un'altra parola uscì dalla stanza, lasciandomi distesa sul letto, con una mano portata sul punto che aveva baciato.

 

*ANGOLO AUTRICE*

No, non sono ancora morta, per vostra sfortuna XD Mi dispiace davvero tanto per averci messo così tanto ad aggiornare, ho avuto una brutta settimana. Comunque, nel capitolo in pratica non succede assolutamente niente, ma vi posso assicurare che dopo il prossimo capitolo mi ucciderete...

Vi ringrazio tanto per le 11 recensioni, mi avete resa così felice :) Mi lasciate un commentino su questo?

Il titolo è preso dall'omonima canzone dei KoRn, che mi hanno dato l'ispirazione per scrivere questo e il prossimo capitolo.

Anticipazioni: ehm, che dire, se in questo si vedono solo Niall e Liam, nel prossimo saranno gli altri tre a spuntare, con una leggera prevalenza di Louis (sì, proprio lui o.o)

Ok, la smetto qua.

Ele

P.s. *la parte in corsivo è un riferimento non proprio implicito alla canzone Adam's Song, del Blink-182.

P.p.s Sapete che non lo faccio spesso, quindi vuol dire che se le faccio pubblicità merita. Andate a leggere le FF di emme653, sono davvero belle.

   
 
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