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Autore: Shiro_chan    14/04/2012    1 recensioni
Non è erotico, può sembrare, ma dovevo farvi capire che razza di personaggio è, no? E' il primo di una serie di capitoli ancora da scrivere, se vi piacciono andrò avanti, se non vi piacciono lo farò lo stesso.
Jean-Marie è un nome da ragazzo, anche se non sembra, l'ho scelto perché il personaggio è ispirato ad un mio amico e quest'ultimo si chiama Gianmaria.
Hope you like it. ;)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Solo buio. Non c'era altro, non vedeva altro. Un buio opprimente e soffocante. E faceva caldo. Molto caldo. Troppo caldo. Un dolore infernale gli raggiunse prima la testa e poi il fianco. Sentiva la gola secca ed aveva un gran senso di nausea, oltre che ad un forte mal di testa. Come ci era finito lì? E poi: lì DOVE? Dov'era? L'ultima cosa che ricordava era quella ragazza con la maglietta impregnata di sangue che gli si avvicinava e gli sussurrava all'orecchio "Pensi veramente che io batta la strada?". Poi nero, vuoto più assoluto. Il dolore al fianco continuava, sempre più bruciante. Sfiorò con la mano il punto che gli dava tanto tormento. Era bagnato, qualcosa di denso e caldo. Sangue. Appena sfiorò la pelle un bruciore immenso gli invase il fianco e lui trattenne a stento un grido. Inizio a premere leggermente il torace per controllare le ossa, no, le costole erano a posto. Si tolse la camicia ed iniziò a tamponare la ferita, mordendosi le labbra per il dolore. Cos'era successo? Iniziò a guardarsi intorno, i suoi occhi si erano abituati ormai al buio. Era in una piccola stanza senza nessun mobile, completamente vuota. Neanche una finestra, nemmeno un ragno, una ragnatela o un granello di polvere. Assolutamente nulla. Il suo senso di nausea continuava ad aumentare, un getto di bile gli salì in gola e finì sul pavimento scuro. Si alzò lentamente e si avvicinò a quella che gli sembrava la porta. Forzò la maniglia, e, stranamente, la porta si aprì. Una luce forte ed intensa lo invase e lo costrinse a chiudere gli occhi, appena riuscì ad abituarsi, si rese conto di trovarsi in un lungo corridoio bianco, che era in contrasto con la buia stanza soffocante da cui era appena uscito. Staccò lentamente la camicia che ancora teneva premuta contro il fianco per vedere la ferita. Un lungo taglio gli attraversava il fianco, un taglio preciso e netto. Era fresco, ma stava già smettendo di sanguinare, nonostante il bruciore non desse segni di cedimento. In fondo al corridoio c'era una porta bianca, con degli orribili schizzi di sangue scuro secco e fresco. Un altro getto di bile finì sul pavimento freddo. Dov'era? Perché era successo tutto questo? Quando? E come? Dov'era quella ragazza dai capelli rossi? Arrivò alla porta e l'aprì lentamente. Entrò in una stanza pentagonale, verde scuro in cui aleggiava un forte odore di sangue misto ad un profumo dolciastro. Una figura incappucciata stava seduta su un piccolo sgabello nero, voltandogli le spalle. 

-Chi sei? Cosa mi è successo?- chiese Jean-Marie con una voce stanca e sofferente.

-Pensi veramente che io batta la strada?

La ragazza si alzò, lasciando calare il mantello per terra. Jean la squadrò attentamente. Sembrava una di quelle stupide sette segrete di cui aveva letto solo nei libri, beh, i pochi che aveva letto s'intende. Una moda infantile e banale, per ragazzine che si sentono sole ed asociali, e quindi vogliono fare le alternative. Ragazzette che si inventano riti idioti, sacrifici cretini, regole, patti, gerarchie, pur per sentirsi importanti e far qualcosa della loro miserabile vita. Ma in questo caso si era andato troppo oltre, sangue? Probabilmente anche omicidi? Cos'era quella donna? La osservò intensamente, sembrava provasse un piacere perverso nell'indossare la maglietta sporca di sangue, leggermente strappata sulla scollatura, e quella minigonna troppo corta, decisamente troppo corta che lasciava intravedere quasi tutto.

-Chi sei? Come ti chiami?

-Nessuno mi obbliga a rispondere alle tue stupide domande. Anzi nessuno mi obbliga a parlarti e a considerarti. Se fosse per me, saresti già morto.

Se non fosse per lei? Chi era che lo teneva in vita? O cos'era? La guardò con un'espressione interrogativa, ma lei sembrava non voler andare avanti a spiegare. Lei guardava verso un punto indefinito alle sue spalle, verso la porta probabilmente come se stesse aspettando qualcuno. Jean-Marie la fissava con attenzione e circospezione, era ancora più bella di quanto se la ricordava, ma i suoi occhi erano malvagi, intrisi di cattiveria e furia omicida. Lo sguardo gli cadde poi sulle mani e sulle unghie lunghe, smaltate di nero, luccicanti e letali. Sembravano piccole lamette pronte pronte a sfregiare la pelle di chiunque. Notando il suo sguardo indagatore lei gli disse -Si, quel taglio al fianco te l'ho fatto con queste unghie, hai un sangue molto dolce-. La rivelazione scosse parecchio il ragazzo che rabbrividì. Quindi era un vampiro? No, i vampiri non esistevano, che cosa cavolo stava pensando, quella lì gli voleva solo mettere paura. Ma intanto quel taglio bruciava, non gli dava pace, e si sentiva debole, molto debole. Sentì lentamente le gambe cedergli e la mente scollegarsi, mentre il suo corpo cadeva con un tonfo sulla moquette verde muschio e la porta alle sue spalle si apriva facendo entrare una donna alta dai capelli neri raccolti con un gatto bianco in braccio.

La donna si avvicinò lentamente all'altra con un passo leggero e quasi impercettibile, come quello del magnifico felino che aveva in braccio. La rossa abbassò con rispetto lo sguardo ammirando il maestoso animale bianco. Aveva grandi occhi verdi scintillanti, in cui si intravedeva un'immensa furbizia; se ne stava beatamente in bracco a farsi accarezzare pigramente. La donna che se ne stava davanti aveva degli occhi grigi freddi come il ghiaccio e delle labbra che sembravano filo di un rasoio, il corpo alto e snello nascondo da un lungo vestito verde scuro, tendente al nero; sul collo però scintillava una collana d'argento con uno smeraldo incastonato, smeraldo nel quale sembravano volteggiare anime di morti ululanti. 

-Ambra, che gli hai fatto? Sai che per noi lui è fondamentale! Come pensi di schiudere la Volta senza di lui? Bambina, stammi bene a sentire, se non vuoi fare la fine delle tue vittime ti conviene obbedire ai miei ordini!

Ed il gatto soffiò come per sottolineare le parole della padrona. La donna gettò uno sguardo prima alla ragazza, poi al corpo svenuto di lui per terra, aggiungendo poi con un tono secco -Occupatene tu- ed andandosene dalla stanza. 

Che seccatura, sempre a me devono capitare queste cose! Ma che cos'ha di speciale questo qui? Si lo so benissimo, ma perché proprio lui? Con tutte le persone che ci sono su questo mondo perché lui? E mentre si tormentava con questi pensieri, aveva preso il corpo di lui tra le bracca, spostandogli la camicia, poi passo lentamente sulla ferita con le labbra leccando via il sangue. Finita quella procedura il taglio si richiuse. Le sue unghie erano micidiali, come piccoli coltelli che distruggevano tutto sul loro cammino; mentre le sue labbra e la sua lingua avevano un potere curativo… Tutto iniziato da quel giorno fatidico…

Il ragazzo rivenne lentamente e si ritrovò su un letto comodo, in una stanza debolmente illuminata dal tramonto che entrava dalla finestra, si guardò leggermente intorno e vide subito la rossa che lo fissava attentamente, prese fiato, come per chiederle qualcosa, ma lei lo interruppe subito:

-Mi chiamo Ambra, ma altro su di me non ti dirò. Tu servi alla nostra setta, perché, come immagino avrai pensato, è questo che siamo. Racchiudi dentro a te un potere…

Non fece in tempo a concludere la frase che lui cacciò un urlo nel toccarsi la cicatrice sul fianco

-Ma ma ma come è possibile? Quanto tempo è passato?

Ambra rise leggermente. Aveva una risata cristallina, limpida, stupenda, come un giorno di primavera in cui sbocciano i fiori di ciliegio, ed era in netto contrasto con il suo aspetto macabro.

-E' un mio potere, hai un sangue molto buono…

Così dicendo gli fece l'occhiolino e rise nuovamente.

-Il tuo potere? E da quando ce l'hai?

-E' successo tutto parecchi anni fa...

  
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