6- Amici, solo amici.
Quella
notte Draco Malfoy non riuscì a chiudere
occhio, avrebbe voluto dormire con lei, tenerla tra le braccia,
stingerla.
Aveva
desistito per paura, la sua solita paura.
Paura
di rivelare con i suoi gesti molto più di
quello che voleva far credere.
Amici.
Solo amici. Siamo solo amici.
L’aveva
detto cosi tante volte da iniziare a
crederlo anche lui.
Daphne
aveva riso divertita con la sua solita risata
allegra.
Blaise
l’aveva ascoltato scuotendo il capo, Theo era
stato zitto come sempre e sua madre...rise Draco.
Sua
madre aveva obbiettato, l’unica che aveva
replicato alla stupida affermazione.
-Nascondere
i sentimenti non ha mai portato a niente
di buono, credevo che avessi compreso qualcosa dagli errori del
passato-.
Cosi
li aveva detto.
Per
lei era facile, sì era risposto Draco, lei non
si rende conto di cosa vuol dire rivelare a una donna, come Hermione
quello che
provi per lei.
Significava
perderla per sempre.
Perderla.
Lui non voleva perderla e quello era il
suo unico modo per starle accanto.
Amici,
siamo solo amici.
Quello,
era il suo mantra da un anno.
Amici
anche se nel suo petto il cuore batteva ogni
volta che le stava accanto, ogni suo sorriso provocava un brivido, ogni
sua
carezza risvegliava i sensi.
Pulsioni
che poi era costretto a scaricare con altre
di cui non gli importava, donne da una notte come Pansy.
Alle
sette della mattina, con i nervi ancora in
allerta e un senso di ostruzione nello sterno, si alzò
regalandosi un
distensivo bagno.
Rimase
in ammollo nell’acqua calda per più di
un’ora,
nemmeno quando era piccolo, rimaneva così tanto. Anche
lì, la sua mente vagò
senza sosta.
Non
riusciva a dimenticare nulla della notte
passata, non riusciva a sopportare che Ron Weasley le avesse messo le
mani
sopra, violandola.
Non
riusciva ad accettare che il tutto fosse
successo a casa sua, sotto i suoi occhi, lui, accecato dalla gelosia,
dallo
stupido rancore, non aveva chiesto spiegazioni, non l’aveva
seguita, si era
disinteressato.
Dovevano
chiarirsi, invece, le aveva mostrato che
anche senza di lei si stava divertendo, fingendo.
Aveva
notato che il rosso Weasley, non le aveva
tolto gli occhi di dosso. L’aveva visto bere: Uno, due, tre
bicchieri e quando
l’aveva seguita, non si era mosso.
Solo
dopo mezz’ora, quando nessuno dei due rientrava,
si era preoccupato.
Era
colpa sua.
Sì,
era colpa sua, non l’aveva protetta, non aveva
fatto l’amico.
Era
offeso, geloso, poiché aveva preferito andare al
galà con i Potter che con lui era stato messo da parte.
Erano
amici solo lontano da Londra, amici.
Lui
non era suo amico, le amiche non si desiderano,
le amiche non si sognano la notte, le amiche non si vogliono baciare,
le amiche
non si amano.
***
Un
leggero toc toc alla porta la ridestò dal sonno.
-Avanti-
disse piano quasi in un sussurro. Sentì la
porta , aprirsi piano e dei passi leggeri avvicinarsi al suo letto.
Ginny
era li davanti alle leggere tende bianche che
celavano il suo corpo che stava ancora disteso nel letto a baldacchino.
-Sei
sveglia- chiese dolcemente l’amica.
-Si-
rispose finalmente Hermione sedendosi sul
letto, portando la schiena a combaciare con la spalliera del letto.
-Che
ore sono?-chiese infine.
-Le
otto- rispose Ginny scostando la tenda e
sedendosi sopra il soffice letto. –Harry, vorrebbe
parlarti-disse ancora la
donna.
Hermione
sollevò leggermente il viso incontrando gli
occhi castani dell’amica.
-Non
ho alcuna intenzione di parlare di quello che è
successo- la sua voce era dura, nessun’emozione, nemmeno
più una lacrima.
Ginny
aprì un poco la bocca pronta a replicare, ma
venne interrotta.
-Principessa-
disse una voce proveniente dalla porta
della stanza che Ginny aveva scordato di chiudere.
-Buongiorno!
Ecco a voi una ricca colazione come
piace a lei- concluse Draco Malfoy, avanzando lentamente verso il letto
dal
quale Hermione gli regalava uno dei sorrisi più belli che
Ginny le aveva mai
visto fare.
Amici
si ripeteva la rossa, sono amici. Possibile
che siano solo questo, possibile che Malfoy sia cambiato
così tanto da
conquistare la sua fiducia.
L’uomo
ignorandola, fece il giro del letto e posò
sul grembo di Hermione il vassoio.
-I
croissant- disse euforica Hermione.
-Ho
mandato un elfo a prendere i tuoi preferiti da
Jean Pierre- enunciò con un sorriso soddisfatto il biondo
padrone di casa.
-Tranquilla!-
disse subito dopo. –ha lasciato i
soldi sul bancone -.
Hermione
sorrise divertita.
-Grazie-
rispose poi.
-Prego-
replicò il biondo baciandole la fronte e
uscendo subito dopo.
***
Dopo
aver fatto colazione, Hermione, si riassestò,
regalandosi una energizzante doccia, poi scese a ringraziare Narcissa
per le
cure che le aveva dato la notte
prima. Rimase
sorpresa nel vedere, seduta nella grande tavolata, oltre che alla
padrona di casa
e suo figlio Draco , Harry e Blaise Zabini.
Quando
l’ex Grifondoro entrò nella sala tutti
stettero zitti, ma dai visi cruciati si
intuiva perfettamente che i toni della discussione appena interrotta da
Hermione
erano accesi.
-Cara-
disse Narcissa alzandosi e venendole
incontro. Hermione rimase spiazzata nel sentire le braccia della Lady
stringerla
con fare materno, s’irrigidì un secondo, poi si
lasciò stringere dalla donna.
Quando
la donna sciolse l’abbracciò sorrise.
-Grazie
per tutto- le disse successivamente.
Narcissa
le donò una carezza senza replicare,
invitandola a sedersi alla tavola.
Guardò
Draco seduto a capotavola, poi Harry
lontanissimo dal biondo e Blaise Zabini alla destra del padrone di
casa, di
fronte a Narcissa.
Decise
quindi si sedersi accanto al Legismago che la
guardò un secondo salutandola con un cenno del capo.
-Hermione-
disse a un tratto Harry appena la ragazza
si era seduta.
-Zabini-
disse con una smorfia disgustata il suo
amico Harry.
-Insiste
sul fatto che dovresti fare denuncia, per
quello che...-
Hermione
guardò Harry e poi Blaise che ricambiò il
suo sguardo.
-Io
penso- aggiunse ancora l’auror che non vi è
nulla da denunciare.
Draco
strinse i pugni e sua madre gli passò
delicatamente una mano sul braccio, per rasserenarlo.
-Questi
sono problemi miei-disse infine la Granger,
alzandosi in piedi.
-Grazie
ancora Signora Malfoy-continuò rivolgendosi
alla donna.
-Dove
stai andando?- Chiese preoccupata Ginny.
-A
casa mia- rispose Hermione guardando l’amica.
-Ti
accompagno?- disse Draco alzandosi talmente in
fretta da far oscillare la sedia che cadde provocando un rumore sordo.
-Malfoy,
non essere ridicolo-. Lo canzonò Harry. –Tu!
non ci fai un bel niente nel mondo dei babbani e Jane non
sarà certo felice di
vedere la tua faccia. Sai,- disse ancora l’auror -sa quello
che le hai fatto
quando eravamo a scuola-.
-Harry!-
urlò stizzita Hermione.
-Quello
che pensa mia madre su Draco non sono
problemi tuoi- disse la ragazza.
-E
per essere precisi, per me casa, vuol dire
Parigi. Quindi, accetto Draco-. Concluse girando le spalle
all’amico di sempre
e a sua moglie Ginny che la guardavano increduli.
-Non
denuncio Ron perché era ubriaco e non voglio distruggergli
la vita- aggiunse – Però, non voglio vederlo mai
più- concluse e con due passi
raggiunse Draco e con lui si smaterializzò.
***
Arrivare
a Parigi dopo averla lasciata da soli tre
giorni la stranì, era rientrata per il Natale e questo non
era nemmeno arrivato
che già si ritrovava nella capitale Francese.
-Dovrei
parlare con mia madre- disse piano
staccandosi piano dall’abbraccio di Draco che
l’aveva stretta nella
smaterializzazione congiunta.
Amici
solo amici, ma sentiva il bisogno di stare
ancora attaccata a lui, sentire il suo profumo, il calore del suo
abbraccio.
Al
tempo stesso, doveva scappare, allontanarsi.
Amici,
sono amici si ripeteva Hermione.
-Se
vuoi, possiamo organizzare una passaporta e
passare il Natale qui tutti insieme-. Disse Il biondo Malfoy.
Hermione
sollevò lo sguardo perplessa per
quell’affermazione.
-Tu,
ritorni a Londra. Tua madre è sola Draco e non
la priverò della tua presenza. Non voglio sentire ragioni-
aggiunse la donna con
il suo solito cipiglio deciso a cui nessuno sapeva rispondere.
Ora-
disse, -chiamo mia madre e le spiego un po’. Se
vuole venire allestiamo una passaporta...-.
-Non
ti lascio qui sola- disse Draco.
-So
badare a me, Malfoy-replicò stizzita
-Posso
dissentire su questo punto-rispose secco il
biondo ex Serpeverde.
Hermione
lo guardò truce e lui rispose.
-Gli
amici stanno vicini, si sostengono e tu hai
bisogno di sostegno. Io voglio stare con te mia madre
capirà-.
-Non
ho bisogno di essere compatita Draco-urlò Hermione.
-Non
ti sto compatendo, io...-replicò Draco
-Tu,
Harry, Ginny. Mi state tutti addosso. Io non
respiro, tutti pensate cosa è bene per me, pensate per me
perché siete convinti
io non possa più farlo. Ieri non è successo
niente-urlò perdendo quasi il
fiato.
Draco
era livido, perché negava l’evidenza.
Perché non
lo voleva.
Perché
si era innamorato della sua amica. Perché lo
considerava solo un amico.
-Se
veramente mi vuoi bene, passa il Natale con tua
madre- disse donandoli un bacio sulla guancia e invitandolo senza mezzi
termini
a rientrare a Londra.
Lontano
da te soffrirò, ma vicino a te soffro il
doppio, amici solo amici , pensò Hermione ancora una volta
dopo esservi
staccata da lui.
Sorrise,
fingendo tranquillità.
Cercò
così, di sembrare a Draco, sicura per
decisione presa.
-Starò
bene, -disse ancora, -Ora vai-gli intimò
Hermione.
L’uomo
la guardò un attimo.
-Ti
voglio bene- disse prima di smaterializzarsi.
Hermione
rimase spiazzata era la prima volta che
Draco Malfoy dava voce al sentimento che provava per lei.
Bene,
lui le voleva bene, mentre lei cosa provava
per quel ragazzo?
Lei,
lo sapeva benissimo, provava qualcosa di più
forte, lei lo amava.
Amici, solo amici.
SPAZIO AUTRICE.
SALVE MIE CARE, COME VA?
SPERO BENE.
UN BACIO.