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Autore: Evaney Alelyade Eve    16/04/2012    3 recensioni
Jensen Ackles è un detective di Chicago, Misha Collins è un giornalista del Chicago News. Due vite lontane che s'incroceranno alla morte della giornalista Julie Mcniven amica di Misha. Nel corso delle indagini i due scopriranno segreti sconvolgenti che riguardano persone importanti, ma soprattutto scopriranno l'amore.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jensen Ackles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

Il giorno del funerale e una lunga nottata.

Jensen s'infilò nell'abitacolo della sua amata Impala, cercando di darsi un contegno. Non aveva mai dovuto dare notizie del genere, e anche se Misha aveva reagito abbastanza bene, lui ne era rimasto comunque sconvolto. Che diavolo avevano tutti in quella dannata redazione?! Non avvisare un collega della morte di un'altro era davvero...da bastardi!! Quando il respiro divenne più regolare e le mani smisero di tremare, mise in moto la macchina, dirigendosi alla North Winchester Ave, dove avrebbe atteso Luke di ritorno dalla sua spedizione dalla casa di Matt Ward.

§§§

- Misha, il funerale è tra due giorni, ti veniamo a prendere io e Richard alle 09.00 , fatti trovare pronto. -


Il 19 Novembre, alle ore 08.00 Misha era già in piedi, che cercava di farsi un dannato nodo ad una stupidissima cravatta nera, di un ancor più stupido completo del medesimo colore. Odiava i funerali : si dicevano cose commoventi sul defunto senza davvero conoscerlo, e si fingeva di essere tristi per mantenere le apparenze. In seguito al funerale di suo padre, Misha aveva giurato che non avrebbe assistito ad altri, ma ovviamente la vita non ti permette mai di fare quello che vuoi. Alla fine riununciò alla cravatta, gettandola con rabbia sul letto, e corse in bagno ad aggredire i suoi perennemente arrufatissimi capelli neri. Dopo quella che gli parve una buona mezz'ora riuscì a dar loro una forma decente e sufficentemente ordinata e potè iniziare a infilarsi calzini e scarpe. Quand'ebbe appena finito di allacciarsi la scarpa destra il campanello trillò troppo allegramente per una giornata triste come quella, e lui infilandosi la giacca del completo , afferrò le chiavi dell'appartamento al volo, spense le luci ed uscì.
- Finalmente! - lo accolse Sebastian, guardando l'orologio impaziente. Misha alzò gli occhi al cielo, e strinse la mano di Richard. Non c'era nessuna traccia della solita ilarità ed allegria, persino lui, il "Trickster" non riuscì a sorridere o a fare una delle sue stupide battute. Si limitò solo ad annuire leggermente.
- Andiamo su - disse con tono serio dirigendosi verso la sua Mercedes, con cui si sarebbero diretti poi al funerale. Gli altri due annuirono e lo seguirono a ruota.

Ci volle un'ora buona per giungere al Queen of Heaven Cemetery, posto dall'altro lato della città, e quando arrivarono tutti i parenti e gli amici erano già lì. I tre amici si diressero subito dai genitori di Julie, Jake e Lucy, che ormai conoscevano da tanto tempo.
- Jake....Lucy.....- mormorò Misha, con voce rotta abbracciando entrambi. Proprio come la figlia, erano persone solari e carismatiche, e vederle così distrutte con gli occhi rossi e il dolore inciso in ogni piega del volto faceva male al cuore. Quando Misha si staccò fu il turno di Sebastian e Richard salutare la coppia infelice, poi la funzione iniziò.

Misha aveva ricordi vaghi di com'era andato il tutto: i genitori che piangevano....l'inizio della funzione....il lancio di una rosa rossa, come i capelli dell'amica, sulla bara.....il viaggio di ritorno....e poi eccolo lì, seduto al Road House a bere l'ennesimo bicchiere di whisky. Sembrava tutto così irreale...tutto così lontano adesso che era in quel posto. Le persone ridevano e chiacchieravano e a nessun importava il fatto che Julie fosse morta.
- Il mondo va avanti...- borbottò al suo bicchiere, prima di svuotarlo.
- Non starai bevendo troppo?! - chiese preoccupata la barista. Una bionda dagli occhi nocciola con un caratterino niente male.
- No, che dici! - sbottò Misha, rivolgendole una fugace occhiata, prima di farle un gesto eloquente. Lei sbuffò spazientita e gli versò un'altro bicchiere.
- L'ultimo, poi te ne vai a casa. - lo ammonì, depositando la bottiglia.
- Non voglio tornare a casa - e fu quasi un lamento sordo, una supplica. Aveva paura di restare solo; paura di affrontare l'immenso peso della sua scomparsa. Paura di rimanere da solo con i propri ricordi.
- Beh, ci dovrai andare! Altrimenti...altrimenti chiamo la polizia! - era una minaccia poco convinta, in fondo, pensò Misha, faceva pena anche a quella ragazza, però non gli importava un fico secco : soffriva e aveva tutto il diritto di ubriacarsi. Mezz'ora dopo si ritrovò nel freddo novembrino di Chicago, letteralmente sbattuto fuori dalla proprietaria del locale, che gli aveva fatto uno sconto per lasciargli i soldi necessari affinchè chiamasse un taxi. Era quasi mezzanotte e poche persone bazzicavano le strade a quell'ora. Misha s'incamminò, sorregendosi al muro, verso sinistra, lontano da casa, dal locale e da quel poco di gente in giro, dirigendosi verso la parte più isolata del quartiere. Non si rendeva bene conto di quello che faceva e ben presto si ritrovò in un vicolo cieco.
- Ahahahahah - scoppiò a ridere senza motivo - un vicolo cieco! - e giù altre risate, finchè non sentì un vocio alle sue spalle; ebbe appena il tempo di girarsi che un pugno in pieno viso lo fece andare in pochi istanti KO.
- Ehi, stronzo! - urlò il suo assalitore - dammi tutto quello che hai di prezioso! - e intanto si guardava nervosamente dietro le spalle, timoroso dell'arrivo di qualche soccorritore inopporturno. I suoi amichetti, energumeri senza cervello, misero Misha all'impiedi, tenendolo per la giacca. Il moro rise guardando le loro facce, e si guadagnò un pugno nello stomaco.
- Che cazzo hai da ridere?! Dammi tutto, o ti uccido! - e tirò fuori un coltello a serramanico piuttosto rovinato. Misha boccheggiò e sputacchiò un poco prima di alzare la testa e fissare i suoi occhi blu in quelli anonimi e marroni dell'altro.
- Certo - annuì, con voce strozzata - prendi tutto quello che ho. Non mi importa. A chi importa? - e infilando una mano nella tasca gli gettò in faccia venti dollari e cinquanta cent. Tutto quello che aveva.
- Tutto quì?! - gli urlò l'altro, incredulo.
- Tutto quì! - gli fece eco Misha, ridacchiando. Aveva speso tutto alla Road House, e comunque quello era il suo misero stipendio, avevano sbagliato persona da derubare. Si guadagnò un altro pugno, forse una ripicca degli assalitori per il misero profitto, poi lo lasciarono cadere sull'asfalto freddo e corsero via, sparendo tra i vicoli bui della città. Steso lì per terra, Misha aveva intenzione di non alzarsi più, finchè non sentì una voce profonda e preoccupata correre verso di lui. Una voce che gli era assurdamente familiare, pur avendola ascoltata una sola volta, in un solo breve ed infelice incontro.
- Signor Collins! - urlò il detective Ackles, avvicinandosi di corsa a lui, che in tutta risposta emise un gemito a metà tra il dolore e lo sconforto: non solo era stata un'orribile giornata, era stato anche derubato ed infine, ciliegina sulla torta, l'ennesima figura di merda con il bel detective. Dio ce l'aveva con lui, o cosa?!
- Accidenti, amico, che ti hanno combinato! - e lo aiutò ad alzarsi, tirandolo  su  con le sue braccia forti e muscolose; Misha dal canto suo si lasciò tirare  come una bambola di pezza - Che è successo?! - gli chiese, mentre gli passava un braccio attorno alle spalle e lo aiutava a camminare fuori da quell'orribile e fetido vicolo.
- Mi hanno rapinato - rispose atonamente, lasciandosi trasportare docilmente - come diavolo mi ha trovato?! Sei Batman?  Voli nella notte salvando belle fanciulle in difficoltà? -
- Ma di che diavolo stai parlando?! Stavo entrando alla Road e ho sentito qualcuno urlare! No, non sono Batman, nè vedo belle fanciulle in difficoltà! E per l'amor di Dio, sei ubriaco! - sbuffò.
- Jens! - una terza voce, profonda quanto quella di Jens ma essenzialmente diversa, Misha non sapeva in cosa, si avvicnò dalla sua destra e quando mise a fuoco la figura scoppiò a ridere : un ragazzo altro 2 metri e con una capigliatura da far invidia a Tarzan, con un viso gioviale e un paio di puppy eyes, si era avvicinato loro di corsa preoccupato.
- Nulla, Jay, l'hanno rapinato. Si può sapere perchè diavolo  ridi?! - Misha si rese conto dal tono che si stava irritando, ma non poteva farci nulla era ubriaco e il riso era il sintomo più evidente.
- Eh? Come perchè rido?! - biasciò - sono stato salvato da Batman e Tarzan! - e giù a ridere, quasi istericamente. L'uomo ribattezzato "Tarzan" lanciò a Jensen un'occhiata che voleva dire "questo quì è matto" ed ignorandolo bellamente, si rivolse ancora al biondo:
- Non credo ce la faccia a guidare. Che ne dici di chiamargli un taxi?-
- Non ho soldi - s'intromise con voce debole, ma i due lo ignorarono.
- Mmh..no, credo che lo riaccompagnerò io, nelle sue condizioni e con la fortuna che ha, potrebbe incontrare lo Jack Squartatore dei taxisti! -
- Sei sicuro? - chiese titubante il tipo che si chiamava Jay.
- Si, Padawan, sono sicuro! - ironizzò il ragazzo dagli occhi verdi, guadagnandosi uno sbuffo spazientito dell'altro.
- E va bene, Joda! Ma state attenti! - ribattè, Tarzan.
- Sta tranqillo, e salutami tanto Gen e la sua amica, Daneel. - e quando Jay ebbe assicurato di portare i saluti, rimasero da soli, con Jensen che lo guidava con difficiltà verso una vecchia auto nera.
- Ehi, ehi potresti camminare sulle tue gambe! Signor Collins! - lo richiamò, quando questo fece per accasciarsi al suolo.
- Smettila - bofonchiò - non chiamarmi Signor Collins! Non sono mica tuo nonno! Ho un nome, Jensen! - e calcò su quello del detective, che alzò gli occhi al cielo.
- Certo che lo so, Misha! Contento?! -
- Adesso si! - e lo disse in un tono tale da ricordare quello dei bambini capricciosi quando ottenevano qualcosa, strappando un sorriso al suo soccoritore.
- Okay, okay Misha, adesso entra in macchina, che ti riaccompagno a casa! - e lo sospinse sul sedile anteriore. Misha acconsentì ad accomodarsi non avendo forze per fare resistenza, ma non potè trattenere uno sguardo terrorizzato.
- Che c'è?! - gli chiese perplesso Jensen, entrando a sua volta in macchina - paura del buio? -
- Magari - gli rispose, laconico - magari! -.


§§§

Quando aveva  deciso di passare una serata tranquilla con Jared e Genevieve, la sua ragazza, e con la speranza di rimorchiare Daneel, non aveva proprio previsto di ritrovarsi a badare al signor Co-...Misha. Senza contare che era ubriaco fradicio e aveva una guancia livida.
- Okay - annunciò al moro, che distolse lo sguardo dal finestrino per guardarlo interrogativo - prima fermata : farmacia. O ospedale ? -
- Farmacia - mugolò l'altro, senza staccare gli occhi dai suoi. Santo cielo, come potevano essere così blu? Seriamente...persino nel buio della notte parevano brillare per conto loro, anche se adesso erano un po spenti e il suo viso pallido e provato più di quanto un viso dovesse essere normalmente.
- Ehm...- si schiarì la gola a disagio: sapeva che c'erano stati i funerali della giornalista e che la sbronza era dovuta in parte a quello, ma non era mai stato bravo con le parole e non sapeva che dire per consolarlo.
- Non ti sforzare, non c'è bisogno di dire nulla. - disse all'improvviso Misha, come se gli avesse letto nel pensiero.
- Mi dispiace, non sono bravo in queste situazioni. - si scusò, regalandogli un piccolo sorrisetto. Misha ricambiò, ma sembrava assente, lontano.
Gironzolarono con l'auto per circa un quarto d'ora, prima di riuscire a trovare una farmacia aperta. Jensen parcheggiò e aprì lo sportello.
- Mi raccomando non muoverti da quì! Sarò rapidissimo! - gli raccomandò, come se fosse un bambino di tre anni, e fu solo quando Misha annuì sbuffando ed  alzando gli occhi al cielo, che estrasse le chiave dal quadro ed entrò nella farmacia. Come aveva detto, fu veramente molto rapido.

Arrivarono sotto il portico di casa, e il biondo aiutò Misha a scendere dalla macchina; questo sbuffò spazientito, prima di allontanarlo con un gesto brusco e goffo allo stesso tempo, ed esclamare:
- Ce la faccio benissimo da solo, detective! -
- Va bene, d'accordo! - acconsentì, lasciandolo andare con l'aria di chi sapeva che presto si sarebbe spalmato sul marciapiede. Infatti pochi istanti e dovette riacciuffarlo per un braccio, prima che cadesse a terra.
- Ok...forse ho bisogno di un po d'aiuto - concesse il moro, facendo un mezzo sorrisetto imbarazzato. Jensen alzò gli occhi al cielo, e lo guidò su per le scale, fino all'ascensore.
-  Quinto piano, giusto? - chiese, non sicuro se fosse il quarto o il quinto. L'alto annuì, e lui schiacciò il bottone "5". Il viaggio in ascensore fu breve, anche se Jensen lo visse con una certa agitazione : aveva Misha spalmato addosso, con la  fronte  che quasi gli sfiorava il collo e che emanava un calore assurdo, sutorando tutto l'ambiente con un'odore di vaniglia misto a whisky. Semplicemente inebriante. Senza contare il respiro regolare che gli solleticava la pelle al di sopra del colletto aperto della polo grigia che indossava....quando l'ascensore annunciò con il tipico "din" l'arrivo a destinazione, Jensen riuscì a stento a trattenere un sospiro di sollievo.
" Jensen, che cazzo stai pensando?!" si urlò mentalmente, mentre si avviavano verso la fine del corridoio, all'appartamento 221 " Seriamente, che cazzo stai pensando?! Chi è quello ubriaco tra i due?! "
- Siamo arrivati - lo riscosse Misha, prendendo le chiavi dalla giacca e tentando penosamente di aprire la porta, con un tremore alle mani, snervante.
- Dai quà - sospirò Jensen, prendendo le chiavi dalle sue mani, ed aprendo in due gesti la porta dell'appartamento. Entrati, accese le luci e depositò le chiavi sul tavolo dal legno chiaro, su cui spiccava un'enorme macchia marrone scura lasciata dal caffè che il moro aveva fatto cadere, il giorno del loro primo incontro. Misha si sfilò la giacca nera che portava su un completo del medesimo colore, e si accasciò sulla sedia vicino al tavolo, sospirando. Jensen si mordicchiò il labbro, assalito di nuovo dalla sensazione di disagio e d'inutilità di prima. Stava quasi per andare nel panico, quando notò sul tavolo il sacchetto della farmacia, e lieto di aver trovato un  diversivo a quel silenzio opprimente, ci rovistò dentro estraendone, come un mago che estrae un coniglio dal cilindro, una crema che gli aveva dato il farmacista per il gonfiore alla guancia, e un pacco di pastiglie post-sbornia.
- In farmacia ho preso queste - indicò le pastiglie - meglio se le prendi prima di buttarti a letto, allieveranno i mal di testa. Questa serve alla tua guancia, per farla sgonfiare. - e si avvicinò, brandendo il tubetto, sotto lo sguardo stanco di Misha.
- Grazie..- mormorò quest'ultimo, mentre gli applicava sul viso la pomata, schiaffandoci sopra un cerotto che aveva comprato sempre in precedenza.
- Ecco fatto...figurati. - forse stava un po esagerando...forse doveva smetterla subito e andarsene via, prima di sfociare ancora di più nel ridicolo. Insomma da quando in quà faceva l'infermierina?! Non si era mai preoccupato tanto per nessuno, ma vedere quel tipo così abbattuto, quegli occhi blu così spenti.....e quell'espressione da cucciolo bastonato lo spingevano inconsciamente a cercare in tutti i modi di alleviare almeno in parte, il peso che gravava su quelle esili spalle. Forse....non era solo per quello : Misha gli ricordava se stesso sei anni prima, dopo la tragedia. Sapeva come ci si sentiva ad aver perso una persona cara quanto un familiare, e sapeva benissimo il dolore  e lo smarrimento che ne conseguivano e gli stupidi quanto vani tentativi di affogare nell'oblio dell'alcol.
- Dovresti andare a riposare, sai? Sei proprio distrutto....- gli si allontanò, per recuperare le chiavi della sua Chevy, lasciate sul tavolo accanto a quelle dell'appartamento.
- Forse hai ragione...-
- Già...- non potè non cogliere il tremorio della sua voce, come se fosse spaventanto. Che avesse davvero paura del buio?
"Smettila Jens! E' grande e vaccinato! Hai fatto tutto quello che potevi, adesso fila via!" e non potè non essere d'accordo con quella vocina nella sua testa : se fosse rimasto ancora, non sarebbe più stato in grado di allontanarsi.
- Beh, allora io vado, stammi bene, Misha - e si avviò di fretta verso la porta, come se si fosse ricordato all'improvviso qualche impegno importante.
- Si...stammi bene Jensen. - e non si mosse neppure dalla sedia, rimanendo inchiodato lì come se non avesse nemmeno la forza di alzarsi. Fu questa l'ultima visione di Jensen, prima di richiudersi la porta alle spalle.


La sua Chevy rombò nel silenzio della notte, mentre si allontanava in fretta da quell'appartamento, da quell'uomo. Jensen non poteva capacitarsene : come diamine si era fatto coinvolgere in quel modo?! Cazzo! Non lo conosceva nemmeno da tanto tempo! Due, tre giorni, eppure non poteva togliersi dalla mente l'espressione affranta che aveva sul viso...o i suoi occhi blu mare...
- Cazzo, cazzo, cazzo! - imprecò, stringendo forte il volante. Jensen non si era mai realmente innamorato, e non aveva mai creduto al colpo di fulmine. Non poteva credere che due persone potessero amarsi solo dopo uno sguardo, ecchecavolo! Per quelle cose ci voleva tempo, una profonda conoscenza! Che diavolo potevi capire da un solo sguardo? Eppure...eppure aveva l'impressione che guardando Misha negli occhi potesse leggervi la sua anima, facendogli credere di conoscerlo chissà da quanto tempo.  Non era normale, non era minimamente normale!
- Smettila, smettila Jensen Ackles! - sbraitò, guardandosi riflesso nello specchietto  retrovisore : aveva il viso pallido e i muscoli della mascella tesa; gli occhi lucidi  e le labbra tese in una linea dura. Stava pensando ad un mucchio di stronzate, come se fosse un adolescente in piena crisi ormonale!
- Acoltami bene - si disse - tu....lui.... non sei......minimamente attratto da Misha! Non è assoltamente possibile! Non lo conosci nemmeno! Quindi adesso fai un profondo respiro, e calmati. Ti senti solo dispiaciuto perchè ti ricorda te all'epoca...tutto quì. E' stata..solidarietà, si! Mica ce l'hanno solo le donne! Quindi adesso, torniamo a casa, ci facciamo una bella doccia calda per  rilassarci  e ci dormiamo su. Domani mattina avrai smesso di pensare a tutte queste stronzate! - e in quel momento, gli parve una grandiosa idea, così invertì la direzione, con una sonora sgommata - in servizio non avrebbe mai potuto farlo - e si diresse verso casa.

§§§

Dopo che Jensen se ne fu andato, Misha rimase parecchio tempo, quasi un'eternità, seduto su quella sedia, a fissare il vuoto. L' intontimento dei sensi stava lentamente scemando, lasciando posto ad un lancinante mal di testa, rendendolo cosciente dei sentimenti che si accavallavano veloci, come avvoltoi su una carcassa. Scuotendo piano la testa, per scacciare le immagini di un funerale, si alzò, barcollando un po, e come gli aveva suggerito gentilmente il detective, prese due delle pastiglie che gli aveva comprato; dopo di che si diresse in camera, buttandosi sul letto vestito di tutto punto. Stava pensando che non si sarebbe addormentato quella notte, ma presto Morfeo, pietoso, gettò la sua polvere d'oro in quei frammenti di mare, e si addormentò.

§§§

Se da un lato di Chicago un giornalista in completo nero e sbronzo aveva appena chiuso gli occhi calando in un sonno profondo, dall'altro lato un detective dagli occhi verdi e un pantalone della tuta grigio  era disteso nel suo letto, senza riuscire a prendere sonno, troppo preso dai turbamenti che gli chiudevano lo stomaco. Si girò e rigirò più volte nel suo letto, calando le palpebre su un paio di occhi smeraldo, senza riuscire a trovare il beneficio del sonno, cosa che gli sarebbe stata davvero gradita visto che l'indomani doveva svegliarsi presto perchè il lavoro l'attendeva. Dopo essersi rigirato per l'ennesima volta, si alzò dal letto imprecando e sbuffando, aprendo il suo portatile posto sulla scrivania di fronte, conscio che l'aspettava una lunga ed insonne nottata.








Autrice:
Okè! Secondo capitolo.....no commenti, insomma X°D Se avete qualcosa da dire, ditela mi raccomando! X°D
- fate attenzione a quello che dite. *prepara onda energetica* -  
ps. scusate, un'istante di sclero à.à






















 



















 














































       
   
 
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