Capitolo venti.
Frammenti di immagini. Urla. Sangue.
Un uomo inginocchiato,
voltato di spalle. Non ha su la camicia, e la schiena è aperta da numerose
ferite. James lo osserva, sa di conoscerlo, ma non ha idea di dove l’ha già
visto.
Frammenti di immagini.
Urla. Sangue.
L’uomo sembra giovane,
ha i capelli biondi, lunghi tanto da poter essere afferrati in una manciata da
chi lo sta seviziando. James può vedere i muscoli della sua schiena tendersi
fra il sangue che scende. Sa di conoscerlo, ma deve vederlo in volto.
Frammenti di immagini.
Urla. Sangue.
Il punto di vista si
sposta. Come in un film la telecamera sembra ruotare. James aggrotta la fronte
intanto che il volto dell’uomo si delinea nell’ombra assieme a quello del suo
creatore. Vent’anni, o qualche anno di più, capelli biondi e occhi dannatamente
blu. -Frank Paciock.- e la
donna che lo tiene per i capelli è Bellatrick Black. James sente
formicolare la schiena, un brivido che gli fa stringere le braccia attorno al
corpo per riflesso. Una donna singhiozza piano, Alice riversa nel suo sangue,
gli occhi strizzate e la bava alla bocca
-Ho un destino
peggiore della morte per te Frank…- mormora una voce nel buio - Una premio per
la tua testardaggine a non voler morire.- l’espressione da animale braccato di
Frank è tremenda, James non riesce a guardare - Diventerai il primo dei miei
servi.-
James emerse dal sonno con un
grido agghiacciato e immediatamente, portò la mano destra alla gola, per tastare
la consistenza del collo. Il sogno si
era spento in una nuvola scura che aveva preso la forma di un pitone nero che
gli si era avventato alla gola . Si volse e Lily, accanto a lui, lo fissò con
una mano premuta sul petto - Ho fatto un
brutto sogno.- si passò ancora la mano sulla gola, tastando la carne in
maniera quasi ossessiva - Un brutto
sogno.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Quella era la quinta mattina che Andrea Moody
si svegliava appoggiata al petto di Sirius Black, e per la prima volta il mago non si ritrovò a venire
scaraventato giù dal letto, né preso a sberle. Tenendo le braccia sotto la
testa, osservò la testolina bionda di Andrea ancora appoggiata alla sua spalla,
e quando questa la tirò indietro per rivolgergli un assonnato -’Giorno cane.- si
ritrovò a sorriderle, sereno - Un giorno mi devi spiegare perché ti
infili nel mio letto tutte le notti.-
-Di mattina presto in realtà.- precisò
Sirius sollevando gli occhi.
-Quello che è.- borbottò Andrea senza alzarsi.
Era strano. Quasi intimo. Sirius aggrottò la fronte intanto che ascoltava il respiro
lento della ragazza. Ne sentiva il colore contro il panno leggero della
camicia, e ora che ci pensava. Era più calda del normale. Sposta la mano destra
e girando il braccio attorno alle spalle di Andrea, la porta ad appoggiare
sulla fronte della giovane - Scotti.- disse
-Pozione
venefica.- mormorò la biondina chiudendo gli occhi -Avrò la febbre per qualche giorno.- si chiuse nelle spalle senza
accennare a cambiare posizione -
Inconvenienti del mestiere.- sentiva freddo e Sirius
emanava un bel calduccio.
-Tuo padre l’ho sentito uscire.- Sirius guardò verso la porta della camera.
-Mio padre non è uno di quelli che ti
prepara la minestrina quando sei malato.-
Sirius arricciò il naso intanto che spostava la
mano dalla fronte di Andrea alla spalla, sfiorandole con le dita la curva
morbida della guancia e quella graziosa del collo. Non la sentì reagire come al
suo solito –ovvero urlando e maledicendolo-
quindi doveva strare davvero male - Vuoi
che te la prepari io?- le chiese tornando a guardarla, ma aveva chiuso già
gli occhi .
Sirius la osservò pensoso e sorprendendo anche sé stesso,
strinse la presa attorno alle spalle della ragazza, tirandosela meglio contro e
poi sollevò di nuovo il piumone per coprirla. Oggi niente giochi, si disse, ma
coccole fino a che non torna a capirci qualcosa.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Neville non era ancora riapparso per i corridoi della scuola e
la piccola truppa che si era radunata davanti alla porta dell’infermeria, ora
pretendeva di sapere per quale ragione. A volte, lo si sentiva gridare come un
dannato, altre piangere rabbonito da Madama Chips. Molti
dicevano che fosse sul punto di diventare pazzo, altro che lo fosse già, ma
nessuno sapeva dire il perché di questo crollo e ora Harry Potter e i sei che gli sgomitavano alle spalle
pretendevano una risposta.
Madama Chips, sollevò gli occhi al soffitto in un
moto di esasperazione e poi si fece di lato per indicargli il letto dove la
figuretta paffuta di Neville era accomodata. Era dal giorno del ritrovamento
che non parlava, e nemmeno Piton con la sua Legimanzia era riuscito a capire cosa fosse successo.
I suoi ricordi erano un confuso gorgogliare blu -Provateci voi a sbloccarlo.- sbottò stizzita l’infermiera e i ragazzini avanzarono a blocco. Lorien aveva Ginny aggrappata al
braccio destro e Harry lo sentì sbuffare come un mantice intanto che cercava di
liberarsi della sua presa spacca ossa e con uno scrollone.
La prima a parlare, dopo il momento di silenzio in cui tutti si meravigliarono
delle condizioni di prostrazione in cui verteva Neville, fu l’immancabile Hermione. Dopo essere avanzata di un passo e aver buttato
indietro i crespi riccioli color castagna con un colpetto della mano, si
avvicinò al letto - Neville, possiamo
parlarti?-
Neville spostò gli occhi chiarissimi verso di lei e Hermione,
per la prima volta, si rese conto che aveva gli occhi di un blu fantastico - Neville che ti è successo?-
Il ragazzino non le prestò attenzione, l’attraversò con lo sguardo per
andare ad Harry -Il serpente.- bisbigliò
e Madama Chips , dopo un momento di sgomento,
corse in corridoio alla ricerca di Silente
- Il serpente mi ha parlato.-
-Di che serpente parli?- gli chiese Harry
-Il pitone nero.- specificò Neville
con aria assente.
-E che cosa ti ha detto?-
In un frusciare di vesti multicolore
Silente comparve sulla soglia assieme ad un ansante Piton
che appoggiò una mano al battente della porta. I due si scambiarono uno sguardo
prima di avvicinarsi. Avevano provato di tutto per far parlare il piccolo Paciock,
e ora si sbloccava solo perché aveva visto Harry?
-Io non voglio uccidere ancora.-
La frase
riecheggiò fra le mura dell’infermeria, poi Neville mandò un gemito -IO NON VOGLIO UCCIDERE ANCORA, TROVA REMUS LUPIN.- gridò afferrandosi la testa e iniziando a
dondolare -SONO PAPA’NEVILLE. IO NON
VOGLIO UCCIDERE ANCORA. TROVA REMUS LUPIN.-
Harry si
volse verso Silente che ascoltava atterrito il delirio di Neville -Preside.-
-Dobbiamo
trovare Nagini.- mormorò questo voltandosi
verso Piton che pareva agghiacciato - Severus.-
-Non è possibile.-
-Nemmeno io lo credevo possibile. Ma a quanto pare, nessuno in questo mondo
resta morto a lungo.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Il
pitone si acciambellò sfinito sul pavimento, appoggiando il capo sul suo stesso
corpo. Aveva speso le sue ultime energie per inviare quel ricordo mentale a
James Potter. Sollevò gli occhi e li puntò verso l’uomo che lo fissava dall’alto.
Lucius Malfoy
-Sveglia principessa, abbiamo del lavoro da fare.-
FINE CAPITOLO.