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Autore: Gringoire97    25/04/2012    1 recensioni
E se Quasimodo non fosse così buono? E se Frollo mentisse per espiare le sue colpe? Una versione alternativa del famoso romanzo di Hugo che tenta di unire il serio al divertente con uno strano matrimonio...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5° capitolo

Scomparsa

 

 

Frollo aveva ripreso coscienza di se stesso, della sua forza, del suo potere ma soprattutto della sua appena iniziata via crucis verso la redenzione. Quasimodo gli era completamente fedele, più di un cane, mai animale al mondo fu più fedele di lui al padrone o addirittura alla madre. Quasimodo era triste, stava spesso solo e rinchiuso nella celletta adibitagli da Frollo. Mangiava poco o quasi niente. Pensava e voleva morire. La profonda depressione che lo avvolgeva era come la nebbia che pian piano scende su un campo all'alba, lo soffocava. Frollo gli dava il minimo per vivere, esattamente come faceva lui, anche Quasimodo ora aveva qualcosa su cui riflettere. Frollo era calmo e continuava la sua redenzione.

-Buongiorno, Esmeralda, e buongiorno a voi- Rivolgendosi dapprima alla figlia e poi alla madre.

-Buongiorno a voi, Frollo. Come state?- Rispondeva la giovane

-Sopravvivo rendendo grazie a Dio.- Ogni mattina questo scambio di battute segnava il cominciar della giornata sino a quando, come una tempesta di sole entrava Gringoire nella piccola cucina. Al suo seguito la fedele Djali. Da giorni ormai in lei c'era qualcosa di diverso e strano. Sembrava lievitasse come una torta nel forno o piuttosto come un palloncino che si gonfia. Gringoire seppur allegro, cominciava ad essere preoccupato per la sorte della sua capretta sino a quando, quella mattina triste e con il cielo plumbeo che annunciava tempesta, entrò nella piccola cucina e non salutò nessuno. Era afflitto e il suo capo era chino sul petto, come se fosse perso nei suoi pensieri, non piacevoli come al solito ma anzi molto tristi.

-Cos'è che avete, voi, stamane?- Gli chiese bruscamente Frollo al quale la continua allegria del poeta infastidiva in quanto era la contrapposizione alla sua tristezza.-E la capra vostra dove l'avete lasciata?- Gringoire scoppiò in un fragoroso pianto, presa da una compassione insita in lei Esmeralda si alzò e si diresse verso il poeta. Il vecchio prete intanto si aggirava per la cucina sospirando, in quella casa appena una situazione s'era risolta se ne incrinava un'altra un po' come quando viene sistemato un quadro e quello dopo qualche giorno si inclina di nuovo. Prima che Gringoire parlasse ci vollero almeno dieci minuti nei quali egli sbatteva fragorasamente, in sintonia con i suoi singhiozzi, i pugni sul tavolo mormorando parole incomprensibili.

Poi come d'un tratto: -La mia Djali, Djali, dove sei? Perchè mi abbandoni così? O cosa mai ti avrò fatto? La mia fedele e amorevole Djali, perchè scappare, almeno potevi belare, lanciare un segnale. Djali, Djali...- Esmeralda, anche lei preoccupata per la sorte di quella che una volta era appartenuta a lei cercò di consolare il poeta, ma tutti quando vennero a sapere dell'improvvisa scomparsa della capretta si rattristarono e Frollo divenne ancor più cupo. Djali rappresentava in quella casa una ventata d'aria fresca in una serie di eventi cupi e tristi, era esattamente come suo marito. Giocosa, allegra, affettuosa. Amava tutti e tutti la amavano. Su, intanto, da remoti luoghi proveniva un sordo rumore di qualcosa che strisciava, come un serpente a sonagli. Nonostante gli inquietanti rumori, tutti si alzarono e uscirono precipitosamente fuori dalla rocca. Gringoire diresse le operazioni di ricerca separando ognuno. La madre di Esmeralda rimase sola nella cupa dimora. Frollo avrebbe ispezionato la porzione di terreno intorno alla casa sino al confine del bosco, Gringoire si sarebbe addentrato più a fondo, Esmeralda avrebbe ispezionato una piccola radura che si trovava proprio nei dintorni. Qualche tempo dopo, sempre più affranti tutti tornarono al punto di partenza. Il poeta incontrollabile singhiozzava, gli altri soffrivano in silenzio ma una cupa coltre di nebbia spessa e umida era calata sui loro animi. Era ormai notte fonda infatti la piccola grande Djali era stata cercata sino allo sfinimento ma nulla era stato possibile. Lei non era lì. Non c'era più. Fu la sera più triste in quella grande famiglia. Nessuno si preoccupava più per Quasimodo. Egli poteva resistere aveva la forza di una bestia ferita ma inferocita. La sera tutti fecero fatica ad addormentarsi. Frollo pensava, i suoi pensieri vagavano dalla religione alla capra, dalla capra alla religione. Gringoire, anch'esso pensava e rimpiangeva di non aver fatto di più per la capretta. Esmeralda piangeva sommessamente, quelle lacrime che tanto aveva nascosto e soppresso ora sorgevano spontanee. Tutto ciò che aveva dovuto subire non poteva più essere contenuto nel suo animo. La mattina seguente, se possibile, le ombre sui visi degli uomini erano ancora più profonde. Tutti avevano passato una notte triste, con la flebile speranza che Djali potesse ritrovare la strada di casa e tornare. Ormai, i cuori si stavano cominciando a rassegnare. Forse Djali non sarebbe mai più tornata. Gringoire, quella mattina, annunciò la sua intenzione di suicidio se Djali non fosse ricomparsa. Lui non poteva vivere senza di lei. La sua anima, il suo pensiero glielo aveva donato e quindi tutto era in lei. Quella giornata sembrava senza fine. Qualche tumulto proveniva dai piani superiori ma nessuno ne era preoccupato: spesso Quasimodo, ripensando a ciò che aveva fatto, gemeva o si accasciava a terra trascinando con se le catene a cui era legato. La notte stava per sopraggiungere. Tutti stavano per coricarsi quando, all'improvviso, un lieve belare si sentì. Gli umani presenti tesero le orecchie. Poi di nuovo, un belato leggermente più potente. Gringoire, come se fosse rinato si alzò e corse fuori. Fece velocemente il giro della rocca seguito dagli altri, ma lì non c'era nulla. Forse aveva avuto un'allucinazione, tutto era possibile tanto quella capretta gli mancava.

-E quindi?- Un coro di voci gli giunse quando tornò dagli altri, solo e sconsolato. Scosse semplicemente la testa. Era rivolto verso la porta e stava per rientrare con gli altri quando di nuovo un belato squarciò l'aria. Si girarono e lì davanti, ritta sulle sue zampe, stava Djali. Gringoire senza sapere ciò che faceva, tanta l'ebbrezza che provava, corse verso di lei e le si inginocchiò al fianco. La strinse a se sussurandole parole dolci e qualche sommesso rimprovero. Djali però sembrava distratta. Quando Gringoire si alzò per lasciar spazio agli altri si accorse che era coperto di una strana sostanza viscida e rossa. Quando avvicinò le dita cosparse di quel liquido agli occhi si accorse che era sangue e si girò spaventato verso la sua adorata capra.

-Ma sei tutta sporca di sangue Djali! Cosa mai t'hanno fatto, mia adorata? Chi mai è stato?- Intanto si guardava intorno circospetto. Poi lo notò. Piccolo e fragile ai piedi di Djali. Quest'ultima che lo guardava con tanto amore, tanto quanto mai nemmeno a Gringoire aveva dato. Si inginocchiò per vedere meglio cosa poteva essere quella piccola cosa accartocciata lì. Aveva il busto e la testa umana ma terminava con il corpo di capra. Piccolo e aggraziato, giaceva lì. Poi, Gringoire capì.

  
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