Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: telesette    25/04/2012    2 recensioni
A distanza di quasi un anno dal successo ( si fa per dire! ) della fanfiction “Konoha West City”, ecco come promesso una nuova serie che ripropone i personaggi di NARUTO nell’epopèa western…
Neji Hyuga, la “Pallottola di Ghiaccio del Nord”, e i suoi due compagni di viaggio, Kalamity Tenten e Rock Lee, a un anno dal loro incontro si trovano ora in viaggio senza una mèta precisa: girano da un posto all’altro per affrontare sempre nuove sfide e per portare giustizia lungo la pista dei senza legge… La trama è più o meno la stessa, con qualche particolare dettaglio sul passato dei protagonisti: non mancheranno le scene violente e i momenti drammatici; non mancheranno gli scontri a fuoco ( XD soprattutto con “Il Vento della Prateria” - Rock Lee in circolazione! ); e ovviamente non mancherà nemmeno la classica Love-Story…
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Neji emise un respiro profondo, entrambe le mani poggiate contro il muro della prigione e il capo chino sotto il peso di ricordi evidentemente molto dolorosi.
Tenten non poteva certo immaginare.
Non poteva certo sapere cosa significasse essere inseguiti, braccati peggio degli animali selvatici.
Attraverso i suoi occhi di ghiaccio, Neji aveva raccolto molte immagini dolorose ( troppe per un uomo solo ) e, per quanto avesse provato a rimuoverle dalla sua mente, tali immagini erano peggio delle ferite sulla sua schiena.
Tenten vide i segni sanguinanti lungo le sue spalle, pensando a quanto male dovessero fargli, ma non disse nulla. Certo la curiosità era forte, così come l'ansia di sapere una volta per tutte la verità, ma dietro a Neji e al suo misterioso passato c'era qualcosa di più intenso e di qualche cicatrice.
La Pallottola di Ghiaccio sollevò lo sguardo davanti a sé, stringendo gli occhi apparentemente inespressivi, e i ricordi si fecero nitidi come se li stesse rivivendo in quel preciso momento...

***

Da che Neji era riuscito a fuggire da suo zio, erano già trascorsi parecchi giorni.
Ormai era un vagabondo, senza fissa dimora, e come tale doveva rassegnarsi all'idea. Dovunque fosse andato, la gente lo avrebbe accolto con sospetto e diffidenza; nessuno lo avrebbe accolto né tantomeno accettato e, per sopravvivere in quel mondo schifoso, avrebbe potuto contare solo su sé stesso e nessun altro.
Sabbia, vento e polvere... queste erano le uniche cose che possedeva.
Con la fame e la sete ad attanagliargli lo stomaco e le labbra, e una pistola come unica compagna di viaggio, Neji non poteva fare altro che guardare dritto davanti a sé.
Ogni alba ed ogni tramonto segnavano solo il lento scorrere di giorni senza significato, e un numero interminabile di passi da percorrere, senza una méta precisa né una casa dove tornare. Solamente l'istinto di conservazione e l'attaccamento alla vita propri di ogni essere umano.
Takuna City non era che una città come tante ( uno sputo in mezzo al deserto ) ma, agli occhi di un giovane affamato e assetato, ciò significava solo una cosa in quel momento...

- Acqua - mormorò Neji, muovendo appena le labbra ruvide e screpolàte.

La sua borraccia penzolava dalla cintura, aperta e vuota, e nella bisaccia che portava in spalla non c'era più neanche una briciola di pane.
Come entrò in paese, invisibile agli occhi degli abitanti che non lo notarono neanche, Neji puntò d'istinto verso un abbeveratoio per cavalli a lato della strada. L'acqua sporca e schiumosa, a causa della bava degli animali assetati, era comunque la prima che il giovane vedeva da almeno tre giorni. Neji si trascinò faticosamente verso quella sottile vasca di legno rettangolare e si accasciò in ginocchio per immergervi dentro la testa e inghiottire avidamente lunghe sorsàte.
Parte dell'arsura alla gola sembrò placarsi per un attimo ma, prima che potesse dissetarsi completamente, una grossa mano pesante lo afferrò per il bavero e lo sollevò da terra come un pulcino bagnato.

- Sporco maiale che non sei altro - ruggì forte un omone, con una voce roca da orso infuriato. - Chi ti ha dato il permesso di abbeverarti qui, eh ?!?
- A... Ac... qua...
- Cos'è, hai sete? E bevi "questo", allora!

Neji era talmente malconcio che quasi non sentì neppure il pugno che lo scaraventò indietro sulla strada. Per alcuni istanti rimase immobile, facendo scendere in gola le ultime gocce di liquido che erano rimaste sulle labbra e sulla lingua, troppo stanco perfino per rialzarsi. L'omone che lo aveva colpito con tale violenza, evidentemente avvezzo a prendersela coi vagabondi di passaggio, afferrò il cappello del giovane che giaceva accanto all'abbeveratoio e glielo lanciò in mezzo alla polvere con stizza.

- E' meglio che meni le tolle, e subito - esclamò. - Se solo provi a rimettere il tuo sporco muso qua dentro, ti userò come straccio per il pavimento!

Ciò detto, rientrò in una delle baracche a lato della strada senza aggiungere altro.
Nessuno sembrò interessarsi più di tanto della questione: non era certo insolito vedere uno straccione pestato e bistrattato; la presenza di certi mendicanti, anche per una piccola cittadina di frontiera, era considerata spesso come un sanguinoso "insulto" alla cosiddetta gente perbene; perciò certi tipi avevano l'abitudine di andarci giù pesante.
Tuttavia Neji era stanco da giorni e giorni di duro cammino e, malgrado la voglia di rimettersi in viaggio, le gambe e le braccia sembravano proprio ancorate al terreno. Riverso sulla schiena, col sole accecante che gli picchiava in fronte, il giovane cercò di prendere pian piano coscienza di dove si trovava realmente.
Le ore trascorsero lente, senza che alcuno dei passanti lo degnasse del benché minimo sguardo; tuttavia Neji avvertì chiaramente prima lo sfregare del muso di un cane, intento ad annusarlo, e dopo l'orinare di quest'ultimo sui suoi vestiti.
L'animale si allontanò tranquillo, con l'aria serena e soddisfatta, e Neji non ebbe la forza di scomporsi neanche del tanfo di quel rivolo giallastro sotto i raggi del sole cocente.
Solo nel tardo pomeriggio, quando il sole aveva smesso di picchiare da un bel po', Neji sembrò nuovamente in grado di sollevarsi e di rimettersi in piedi in qualche modo. Il suo cappello giaceva lì a pochi passi da lui e, chinandosi per raccoglierlo, lo sbatté appena con la mano e se lo rimise in capo con noncuranza. Adesso che era sufficientemente in grado di muoversi, prima di ritrovarsi coinvolto in qualcosa di peggio che un pugno in faccia, era dunque preferibile cambiare aria il prima possibile.
Purtroppo per lui, non aveva ancora fatto i conti con la sua nuova condizione di "ricercato"...
Subito il giorno dopo la sua fuga infatti, Hiashi Hyuga si era impegnato personalmente affinché la taglia sulla testa di suo nipote Neji fosse visibile ad ogni cacciatore di taglie affamato. Ecco perché, a distanza di sole due settimane, i manifesti col volto del ragazzo erano affissi ovunque.
Alcune avide carogne erano già sulle sue tracce da diversi giorni e, trovandosi per l'appunto proprio in quella stessa cittadina, la sagoma del giovane dai capelli sporchi lunghi fin sotto le spalle non passò inosservata ai loro occhi di sciacalli.
L'avevano avuto sotto il naso per un'intera mattinata, sfinito e quasi del tutto privo di sensi, e ciononostante avevano riconosciuto la sua faccia solo ora che si trascinava di nuovo ritto e in piedi. Gli occhi completamente bianchi erano uguali a quelli del manifesto, non c'era alcun dubbio, il moccioso che cercavano era proprio lui.
Sulle prime Neji sembrò non accorgersi degli sguardi e delle smorfie crudeli che gli puntavano addosso. Tuttavia, non appena i suoi sensi avvertirono chiaramente l'atmosfera silenziosa che precede il pericolo imminente, le vene attorno agli occhi fecero confluìre il suo chakra istintivamente.

- Byakugan!

Grazie allo speciale angolo di visuale a 360°, nessun farabutto poteva muoversi a meno di venti metri da lui senza essere visto. Neji registrò mentalmente la posizione di una mezza dozzina di uomini e altrettante pistole che venivano caricate e puntate nella sua direzione; le orecchie avvertirono lo scatto metallico di un cane che veniva armato e, giusto un attimo prima dello sparo, il ragazzo si buttò a terra e il proiettile fischiò sopra il cappello senza alcun danno.
Subito altri colpi vennero sparati ma, riuscendo a seguirne la traiettoria grazie ai suoi occhi, Neji poté evitarli facilmente e correre al riparo. Mentre correva però, incurante delle persone che si trovavano lungo la strada in quel momento, gli abitanti lo videro schizzare come un dannato... mentre gli innocenti che avevano la sfortuna di trovarsi lì per caso venivano brutalmente uccisi uno dopo l'altro. Ovviamente, dato il panico che scoppiò in quel momento, Neji era come un "diavolo dell'inferno"; un abominio che, passando in mezzo a loro, uccideva le sue vittime senza alcuna pietà; l'unica cosa che i superstiti riuscirono a ricordare di quel giorno furono i corpi straziati delle persone che crollavano a terra al suo passaggio, completamente crivellate dai proiettili, e il volto dagli occhi di ghiaccio del giovane ricercato che sembrava del tutto incurante di un tale massacro.
Molti gridarono "All'assassino!" ma i veri assassini continuarono imperterriti a sparare alla cieca, nel tentativo di piantare almeno una pallottola in corpo al loro prezioso bersaglio.
Improvvisamente Neji scartò velocemente di lato alla strada e si tuffò al riparo di un'abitazione. Nascosto dietro ad alcune casse vuote e barili di legno, il giovane cercò di valutare correttamente la sua prossima mossa. I suoi inseguitori erano killer, abituati nello sparare a vista, perciò doveva cercare di allontanarsi dalla città senza farsi notare.
Purtroppo il Byakugan registrò un'altra presenza alle sue spalle: una bambina intenta a giocare con il suo cerchio, ignara del pericolo che regnava in strada in quel momento...
D'istinto Neji si alzò dal suo nascondiglio.
Voleva gridarle di scappare, di mettersi al sicuro, ma non ebbe neppure il tempo di aprire bocca.
Come i killer lo videro alzare la testa, le pistole spararono immediatamente.
Due dei proiettili attraversarono il petto e la fronte della bambina, uccidendola all'istante, proprio davanti ai suoi occhi. Neji vide il corpo di quella piccola e fragile creatura accasciarsi al suolo, come un mucchio di foglie secche, e solo quando questa rimase immobile si rese conto di quanto era realmente successo.

- E' nostro, ormai - urlarono i vermi alle sue spalle, prendendo la mira per finirlo.

Accadde tutto in un attimo!
La rabbia mista al dolore e all'angoscia, per quanto era appena successo, mossero il braccio di Neji come per istinto. I suoi occhi mandarono un vivido lampo di collera e, contemporaneamente, la sua mano impugnò la colt e fece fuoco verso quegli schifosi assassini.
Un colpo per ciascuno, senza neanche il tempo di rendersene conto, e tutti e sei erano già morti prima ancora di toccare terra.
L'attimo dopo Neji si rese conto della canna della pistola fumante nella sua mano destra e del corpo della bambina morta alle sue spalle...

- Seilinaaa !!!

L'urlo di estrema sofferenza, l'urlo di un padre che ha appena visto il cadavere di sua figlia, riecheggiò ancora nella mente di Neji per molto... molto tempo.
L'uomo si gettò disperatamente sul corpo della bambina, stringendolo nel disperato tentativo di rianimarla, ma questo era già freddo e immobile. Un rivolo di sangue sottile lungo le sue labbra e gli occhi sbarrati nell'inespressività della morte... Anche quell'immagine sarebbe rimasta impressa nella mente di Neji, insieme al dolore e al rimpianto.

- Assassino - sibilò l'uomo tra i denti, sollevando verso Neji suoi occhi carichi di odio.

Neji aveva ancora in mano la pistola ed era un criminale ricercato.
Decine e decine di testimoni lo avevano "visto" correre tra la folla facendo strage di povere vittime innocenti.
Chi mai lo avrebbe ascoltato, se anche avesse provato a dire la verità?

- ASSASSINO - urlò la folla di rimando, riscuotendo completamente Neji dal suo torpore.

Non c'era niente che potesse fare.
Non c'era nulla che potesse dire.
Per gli abitanti di Takuna City era solo uno schifoso e lurido assassino fuorilegge... Poteva vederlo chiaramente negli occhi che aveva puntati addosso, affilati come lame di coltello, e tutto ciò che poteva fare era scappare.
Scappare via dall'orrore di tutte quelle morti.
Scappare via dal rimorso di tutto quel sangue.
Scappare...

***

E scappando per anni, dagli inseguitori e da sé stesso, Neji aveva dovuto convivere con tanti e tali sensi di colpa sufficienti a distruggere chiunque. Tenten rimase sconvolta, nell'apprendere i particolari del suo racconto, ma non dubitò in alcun modo sulla veridicità delle sue parole. Nessun essere umano poteva mentire su una storia del genere.
Nessuno...

- Adesso capisco - mormorò Tenten con un filo di voce. - Finalmente capisco molte cose...
- E' come se l'avessi uccisa - l'interruppe Neji, senza nemmeno la forza di sollevare il capo. - Gli abitanti di qui, quella bambina, e tutti gli innocenti che sono morti a causa mia... E' come se li avessi uccisi io!
- Ma che stai dicendo ?!?

Tenten non sapeva cosa dire.
Era chiaro che Neji si sentisse ancora oggi terribilmente in colpa per l'accaduto, ma non era stato lui a premere il grilletto né contro la bambina né contro qualunque altro abitante di quella città.

- Non puoi sentirti responsabile per quanto è successo - esclamò Tenten con veemenza. - Posso forse immaginare quello che hai provato, ma non sei stato tu a sparare!
- E con questo - rispose Neji calmo, voltandosi a guardarla. - Cambia forse qualcosa?

Tenten non sapeva assolutamente cosa rispondere.
Era la prima volta che sentiva di una storia del genere, e non avrebbe mai immaginato che un tipo apparentemente privo di sentimenti come Neji potesse aver vissuto una simile esperienza.

- Dovunque io mi trovo, la gente muore - disse lui, sollevando la mano davanti a sé. - La morte mi accompagna come un'ombra ma, invece di prendermi, preferisce prendere chi ha la sfortuna di trovarsi vicino a me: io non volevo la morte di nessuno, nessuno... Altri hanno desiderato la morte per me e, non potendo evitare la morte, sono diventato la morte!

Neji disse queste parole con un tono tale da fare accapponare la pelle.
Nella sua voce c'erano tutta la rabbia e la frustrazione di un uomo che aveva visto cose terribili, cose che avrebbe preferito di gran lunga non vedere, ma che erano successe purtroppo.
Malgrado le dita immobili e il contorno violàceo della sua mano spezzata, Neji sentiva solo di provare un gran senso di rimorso. Non era stato lui a premere il grilletto, né contro quella bambina né contro gli abitanti di Takuna City, ciononostante degli innocenti erano morti per causa sua.
Non poteva fingere di ignorarlo.
Ancora oggi non riusciva a convincersi di non avere il loro sangue sulla coscienza.
Aveva ucciso molte persone, chi più chi meno meritevole di morire, ma il volto di quella bambina e i suoi occhi sbarrati gli pesavano sulla coscienza più di tutto il sangue versato negli anni. Oramai era stanco di scappare, non aveva fatto altro per anni, l'unica cosa che voleva adesso era liberarsi di quel peso una volta per tutte.

- Ho risposto alla tua domanda - tagliò corto bruscamente. - E ora tu e Rock Lee fareste meglio ad andarvene, prima che...

Neji non fece in tempo a finire la frase che, con un rumore assordante come di tuono nell'aria, il paese si riempì di grida bestiali e lamenti terrorizzati. Fuori della prigione, sembrava essere scoppiato improvvisamente il finimondo.

- Ma che sta succedendo? - domandò Tenten, temendo che qualcuno si fosse accorto di Rock Lee sul lucernario.

Nello stesso momento però, il giovane pistolero dalle folte sopracciglia scure e i capelli a caschetto rientrò in fretta nella stanza col fiatone.

- Rock Lee - esclamò Tenten. - Cosa diavol...
- Banditi - rispose l'altro, conoscendo già la sua domanda. - Stanno mettendo a ferro e fuoco la città con la dinamite!

( continua )

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: telesette