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Autore: Zomi    28/04/2012    9 recensioni
La spalla era viola.
Un viola intenso e pulsante.
Essa sembrava scalpitare dolorante e le piccole vene, che sotto l’epidermide scorrevano, bruciavano roventi sotto quei centimetri bluastri. Nami distolse lo sguardo nocciola dal riflesso della sua spalla destra che lo specchio del bagno le offriva, mordendosi il labbro inferiore per un’improvvisa fitta di dolore. Chiuse gli occhi un attimo, giusto il tempo per reprimere un grido di bruciore, riaprendoli a fissare quella scapola violacea. Un conato di vomito le salì alla bocca della gola, ma sforzandosi lo ricacciò giù nello stomaco...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Strofinava con forza le mani sotto il getto d’acqua, tentando di lavarle.
-L’hai trovato?- quasi urlò a Rufy, grugnendo e imprecando.
Il moro, immerso tra le ante dell’armadietto del bagno, cercava, rovistando con gran lena e gettando dietro di se tutto ciò che trovava,  una saponetta.
-No…- rispose continuando la sua ricerca e buttando nell’aria alcuni asciugamani.
-Cerca ancora…- ansimò Zoro, grattandosi via dai palmi con le unghie il rosso scarlatto del sangue di Nami.
-Ehi, Zoro, Rufy!!! Siete qui?- sporgendo il collo nel piccolo bagno, Usop li chiamò.
-Ah… siete qui… vi scappava la pipì?- domandò, piegandosi di lato per evitare il lancio di un rasoio da parte del capitano, che continuava la sua ricerca.
-TACI NASONE!!!- gridò furioso lo spadaccino, aprendo al massimo il getto del rubinetto e sfregando ancor di più le mani nell’acqua.
-Ma che…-
-Sta tentando di lavarsi via il sangue di Nami, ma manca la saponetta… la sto cercando, ma per ora ho trovato solo queste caramelle giganti colorate…- spiegò Rufy, mostrando al cecchino una saponetta viola circondata ancora dal cellofan.
-IDIOTA!!! QUELLA NON E’ UNA CARMELLA GIGANTE!!! È UNA SPAPONETTA!!!- lo sgridò il moro, strappandogli di mano il pezzo di sapone e offrendolo a Zoro, del tutto sordo alle loro grida, concentrato nello sfregarsi a forza le mani e digrignando i denti per la rabbia.
-E che ne sapevo io…- si scusò Rufy, avvicinandosi al lavandino e osservando il verde insaponarsi rabbioso i palmi delle mani, riempiendo il lavabo di schiuma.
Zoro respirava appena, totalmente perso in quel rosso vivo e maledetto che gli ungeva le dita. Era il sangue di Nami, della sua mocciosa, quello che testardamente non voleva abbandonarlo, come a dimostrargli che anche quella volta avrebbe vinto lui, sconfiggendolo con facilità e piegando la debole e fragile vita della ragazza.
-No…- quasi urlò il samurai, graffiandosi le mani, disperato e incredulo di tutto quello che stava accadendo -… no…-
Una mano leggera e bianca, spostò la lancia del rubinetto dall’acqua fredda a quella calda, cambiando la temperatura del getto, che magicamente iniziò a formare una piccola scia di vapore nell’aria, appannando lo specchio del bagno.
L’acqua ora scorreva più lenta, ma riusciva a lavar via velocemente le macchie vermiglie dalla pelle bronzea dello spadaccino, e riversare quel macabro colore giù nello scarico, facendolo scomparire nel buio di esso.
Con un profondo sospiro, Zoro alzò il viso dalle sue mani verso il corpo addossato alla parte alla sua sinistra di Sanji, arrivato anche lui nel bagno in ricerca dei suoi compagni.
Calmo, liberò nell’aria della stanza una leggera e grigia nuvoletta di fumo, abbandonando il capo biondo al muro.
-Il sangue si lava con l’acqua calda… quella fredda non serve a niente…- aspirò altro tabacco.
-G-grazie…- sussurrò lo spadaccino, chiudendo il rubinetto e asciugandosi le mani fradice.
Con un tonfo si sedette a gambe incrociate sul pavimento, ai piedi del lavandino, battendo la testa rumorosamente contro la ceramica del mobile. Si fissò le mani respirando debolmente, cercando di rilassarsi con calma e di far scemare i battiti impazziti del suo cuore.
Il sangue non c’era più, ma gi sembrava che la sua pelle puzzasse ancora di quel liquido scarlatto, segno di morte, in quel momento, e di disperazione.
Perché? Perché proprio alla sua mocciosa, doveva capitare tutto ciò?
Non aveva già sofferto abbastanza nella sua breve vita?
Quanto ancora doveva piangere e urlare di dolore, prima di poter essere felice?
Le mani iniziarono a tremargli, e i denti a scricchiolargli in bocca.
No, non l’avrebbe permesso. Più nessuna lacrima avrebbe graffiato e inumidito il bel volto della sua mocciosa. Nessun pianto avrebbe più fatto sussultare il suo prosperoso petto e più nessun incubo l’avrebbe tormentata nei suoi sonni.
Ma come poteva, lui che riusciva a spezzare l’acciaio con la sola forza delle sue mani, sconfiggere un nemico incorporeo e che non poteva sconfiggere con l’uso delle sue katane?
Come poteva affondare la lama della sua spada nel corpo di quel nemico, se la stessa figura che martoriava Nami era dentro ella stessa?
Tremava incapace di riprendersi, sconfitto ancor prima di scendere in battaglia.
-Forza Marimo…- posò la mano libera dalla sigaretta sulla sua spalla, Sanji -… non disperare…-
-Si, non abbiamo ancora perso…- gli sorrise Usop, facendogli l’occhiolino e usando tutte le sue forze per non piangere.
-Devi avere speranza…- gi si inginocchiò vicino Rufy, guardandolo dritto negli occhi.
-Speranza?- ghignò Zoro, abbassando lo sguardo sulle sue gambe incrociate a terra –Speranza in cosa? Che non soffra troppo quando morirà? Il che potrebbe accadere, quando? Adesso, tra mezz’ora, domani? L’unica cosa certa è che soffrirà in modo atroce fino ad all’ora, perdendo il suo sangue senza possibilità di fermarlo, gridando di dolore e piangendo disperata… senza che nessuno di noi possa aiutarla… senza che io possa proteggerla come dovrei fare…-
Smise di parlare, emettendo un breve rantolo di dolore e tristezza, coprendosi il viso con le mani.
-Ti ammiro molto, testa di verza…- ghignò Sanji, schiacciando con la punta del tacco della sua scarpa il mozzicone di sigaretta rossiccio.
Zoro alzò il viso sul compagno, non capendo che stesse dicendo.
-La ami così tanto che il suo dolore è anche il tuo…-
A quelle parole, lo spadaccino si alzò di scatto da terra, ergendosi nel suo grande fisico.
-Ma… ma... che cavolo stai dicendo…?- balbettò arrossendo.
Rufy gli diede una leggera pacca sulla spalla, facendolo voltare verso di lui.
-È logico Zoro: l’ami, e stai letteralmente impazzendo per ciò che sta sopportando…-
Il verde lo vide sorridere solare, con alle sue spalle Usop che annuiva sorridente, mentre il cuoco si accendeva un’altra sigaretta.
Zoro spalancò la bocca incredulo.
La amava? Lui amava la sua mocciosa?
Possibile che fosse successo davvero?
Si era innamorato di Nami? Lui, che non sapeva nemmeno come si facesse ad innamorarsi, vi era riuscito sena nemmeno accorgersene?
Si, certo, le voleva un bene dell’anima, era la persona a cui più di tutte, in quella sgangherata e pazza famiglia, si era affezionato di più, imparando ad adorare ogni sua sfaccettatura e dettaglio, perdonandogli ogni più piccola e grande bugia, appezzando anche i suoi difetti e legandosi a lei con quel loro strano rapporto di litigate e riappacificazioni silenziosi.
Era l’unica con cui si capiva al volo. Bastava uno sguardo e si leggevano nel pensiero. Non importava quante differenze li distanziassero, le loro anime e i loro cuori erano uguali.
Sorridendo lievemente, si passò una mano tra i capelli, asciugandosi piccole gocce di sudore freddo che lo fecero rabbrividire piacevolmente di stupore.
Accidenti!!! Era vero!!!
L’amava, l’amava così tanto da non rendersene nemmeno conto. Annuì leggermente verso i compagni, che sorrisero compiaciuti di aver, almeno per una volta, vinto lo smisurato orgoglio dello spadaccino.
-Tranquillo Zoro: la salveremo… ma per riuscirci ci serve il tuo aiuto… devi combattere e avere la forza necessaria per contrastare tutto questo sia per te che anche per lei, aiutandola a lottare e standole sempre accanto…- lo animò Rufy -…devi essere forte per entrambi, lottando per il vostro amore…-
Zoro arrossì, sentendo definire quel piccolo sentimento che gli batteva nello stomaco suo e di Nami. Annuì con forza e ghignò pronto a combattere.
-Bene…- sorrise Usop, mentre Sanji si portava la pagliuzza alle labbra -…ora andiamo nella sala comune… Chopper ha delle novità…-
I 4 si diressero nella sala, rumorosa del vociale dei loro altri Nakama.
Erano tutti accomodati sui morbidi e confortevoli divani che ornavano la stanza, ma sembrava che stessero seduti su un tappeto di chiodi, dato che si sporgevano dal bordo dei sofà con nervosismo e tensione, verso quello occupato dalla navigatrice, ascoltando e sussultando per ogni suo respiro.
Non appena misero piede nella stanza, il piccolo dottore si illuminò.
-Oh bene, eccoti…- sorrise a Zoro, avvicinandosi a lui e lasciando Nami alle cure della sua sorellona.
Robin, con cura e delicatezza, asciugava con una pezzuola la fronte intrisa di sudore della rossa, rannicchiata in un angolo di un divano. Si stringeva in una coperta, stretta attorno a lei fin sotto il mento, cercando di nascondere i fremiti che la muovevano e infossando il viso nella trapunta, abbassando lo sguardo concentrato sui cuscini del sofà, intenta a trattenere dentro di se il dolore che provava a causa dei punti cuciteli sulla spalla ferita.
Si mordeva le labbra spasmodica, stringendosi al petto le gambe e cercando di scaldarsi da quella morsa di gelo che le congelava le ossa a causa dell’abbassamento di temperatura interno dovuto alla grande perdita di sangue.
Per lei era come se fosse ancora immersa nella glaciale neve del suo sogno.
-Su vieni…- spinse sul divano della rossa lo spadaccino, Chopper.
Con un tonfo, lo fece sedere sul lato opposto a quello della ragazza, alzandogli le braccia e aprendogliele a semi cerchio.
-Fermo così…- gli ordinò, tramutando la sua esile figura in quella più possente e muscolosa da semi umano e, prendendo in braccio la navigatrice, la depositò tra le braccia dello spadaccino, facendola sedere sulle sue gambe.
-MA CHE CAVOLO FAI CHOPPER?!?- arrossì imbarazzato Zoro, ritrovandosi la rossa, su di lui.
-Deve stare al caldo…- spiegò la renna, tornando alla sua normale statura e rimboccando la coperta attorno al corpo della ragazza -… è tu sei l’unico che può farla scaldarla in minor tempo possibile… teoria della trasmissione del calore tra i corpi…-
-Ma perché io?!?- strabuzzò gli occhi, incapace di capire.
-Bhè, lo farei io, ma devo poter avere le mani libere per curarla… Robin mi deve aiutare…- la mora sorrise sedendosi accanto allo spadaccino -… Brook non ha temperatura interna dato che è di sole ossa… Franky è fatto di ferro ed è quindi troppo freddo… Usop svenirebbe dopo pochi secondi per l’odore del sangue… Rufy è fatto di gomma e quindi è un isolante, e Sanji…- si voltò verso il biondo intendo a fumare lì vicino -… bhè, di Sanji semplicemente non mi fido: allungherebbe le mani e inizierebbe a perdere sangue dal naso a fiumi…-
-CHOPPER!!!- sbraitò il cuoco, mettendo in bella mostra una fila di denti squalini.
-È la verità…- sussurrò la renna.
Zoro annuì semplicemente, accerchiando per la vita Nami e stringendosela al petto. Era fredda. Poteva sentire la sua fronte gelida sul suo collo, mentre la ragazza respirava faticosamente mordendosi le labbra.
Si mosse un po’ sul posto, accomodandosi ben bene e posano delicatamente una mano sul capo ramato della navigatrice. Nami sorrise, rannicchiandosi tra le sue braccia e infossando il viso tra l’incavo di spalla e collo del verde, crogiolandosi del suo tepore.
Zoro era caldo.
Magnificamente, perfettamente e perdutamente caldo.
Era anche per quello che l’amava. Lui era sempre caldo, non solo nel corpo, ma anche nello spirito. Il suo carattere indomito e coraggioso era più ardente di un incendio.
Niente avrebbe mai spento il suo grande onore e spirito combattivo, perchè lui avrebbe sempre lottato fino alla morte pur di mantenerlo scintillante e in vigore. Era quello, che più di tutto lei amava in lui: lui non si arrendeva mai.
Nessun nemico era troppo grande o forte per lui. Nessuno.
Innamorata, Nami alzò una mano da sotto la coperta, portandola sul lato opposto della gola dello spadaccino, accarezzandola in segno di ringraziamento e aggrappandosi con l’altra mano alla camicia aperta di lui.
Un piccolo lembo della trapunta scivolò dalle spalle di lei, cadendo sulle gambe piegate della ragazza. Un leggero brivido di freddo attraversò la pelle della spalla della ragazza, ora priva di coperta. Lì, su quella scapola sinistra, era messo in bella mostra il tatuaggio rosso ricucito da innumerevoli e scuri punti medici, che sporgeva crudele e nemico dalla spallina della nuova canotta verde di lei, ricordando alla ciurma che lui era sempre lì, seppur nascosto dalla coperta, e che lavorava in silenzio e senza tregua.
Intorno ad esso, l’ematoma viola, si era allargato e le piccole spire acuminate che il medico di bordo aveva notato alla prima visita, si erano allungate verso il braccio sinistro della navigatrice, andando a intaccare il suo tatuaggio blu, sovrastandone la punta e coprendone il bel colore marino. Altre braccia dell’anello viola, si spingevano oltre la spalla, incamminandosi verso il suo seno, puntandosi dritto dritto al letto del cuore della giovane.
Zoro alzò lo sguardo sui suoi compagni, ammutoliti da quel lento camminare del loro violaceo e rosso nemico. Chopper scosse la testa abbassando lo sguardo e sospirando pesantemente. Con gentilezza, lo spadaccino rialzò la coperta sopra la spalla mutilata, nascondendola e digrignando i denti per la rabbia.
-Grazie…- soffiò in un sussurrò Nami.
Lo spadaccino ghignò compiaciuto della situazione, posando la sua testa sul capo rilassato di lei, e stringendola ancora.
-Ragazzi…- richiamò l’attenzione di tutta la ciurma il medico, in piedi nel centro della sala comune -… sono contento di comunicarvi di sapere contro cosa combatteremo…-
Prese un profondo respiro e puntò lo sguardo sulla spalla della ragazza, che tremò scossa da un brivido di freddo e sollievo.
-Oggi, durante le mie ricerche, mi sono imbattuto in un libro di schiavitù…-
Tutti i pirati aggrotarono le fronti, non capendo cosa accomunassero gli schiavi con lo stato della loro navigatrice.
-Ebbene…- continuò Chopper -… in quel saggio si trattava anche di particolari metodi di marchiatura degli schiavi, in particolare della metodologia usata dai Draghi Celesti con i loro schiavi umani e uomini-pesce…-
Nami ebbe un fremito, stringendosi a Zoro e fissando lo sguardo sul suo Nakama.
-… essi impregnavo sulla pelle dei loro servi il simbolo della loro casata, per riconoscerli e distinguerli dagli altri schiavi… in tali sfregi essi non usavano solo inchiostro per tatuarli, ma anche il sangue di un pesce che vive nelle profondità marine delle fasce di bonaccia: il Pesce Dieci-anni o Pesce Vampiro…-
Zoro fissò la piccola renna, deglutendo amaramente. Quel nome non preannunciava niente di buono.
-E quindi? Su Chopper, non tenerci sulle spine…- lo spronò Franky, aprendo le enormi mani verso di lui.
-Ebbene, il sangue di questo pesce e velenoso ed è usato come difesa dall’animale contro i suoi nemici naturali. Ma esso, se inserito in altri organismi, si crea una piccola bolla in cui maturare e lasciare al bacillo che lo rende letale tutto il tempo necessario per la sua incubazione…-
-Non ne capisco l’utilità…?- mugugnò Rufy, grattandosi la testa da sopra il cappello di paglia.
-In effetti la spiegazione è un po’ macabra…- sussurrò Chopper, nauseato ancora da ciò che aveva letto quel pomeriggio in quel volume disgustoso.
-In pratica i Draghi Celesti volevano aver una certezza che i loro schiavi, quei pochi che riuscivano a superare i 10 anni di vita sotto le loro torture, morissero comunque… e di una morte il più dolorosa possibile…-
Usop rabbrividì tra i cuscini della poltrona in cui sedeva, stringendosi nella braccia.
-Chopper…- sussurrò Brook, in una leggera preghiera che continuasse a parlare.
-Ecco, presumo che Aarlong abbia usato la stessa tecnica anche con Nami, per vendetta verso gli uomini: come essi marchiavano i loro schiavi uomini-pesce, anche lui ha marchiato la sua schiava umana con questa maledizione…- prese un profondo respiro di incoraggiamento -… e dato gli ultimi avvenimenti di questa notte –l’incubo e la enorme emorragia alla spalla- dubito di sbagliarmi… effettuerò comunque degli accertamenti con delle analisi sul sangue di Nami…-
Un  profondo silenzio invase la stanza. Nessuno osava aprir bocca o sprecar parola.
Con un leggero tono di voce, leggermente rotto da alcuni spasmi di dolore, la navigatrice si schiarì la voce.
-Quindi…- ricapitolò -… quando Aarlong mi ha impresso il suo tatuaggio, mi ha anche iniettato insieme all’inchiostro del disegno anche il sangue del Pesce Vampiro, che presumo si chiami anche così per via dell’effetto del suo veleno, giusto?-
Chopper annuì.
-Si… in fatti il veleno causa il cedimento delle pareti venose, provocando enormi emorragie di sangue, da cui esso prende gli elementi nutritivi, tramite le spire di color viola che si espandono dal tatuaggio, necessari per distruggere il sistema circolatori e nervoso, il quale provoca appunto gli incubi…-
Nami annuì, strusciando il capo contro il mento di Zoro, che aumentò la presa intorno al suo corpo preoccupato.
-Hai detto che ha un incubazione di 10 anni, il veleno, giusto? Ma Nami ha il tatuaggio da molto più tempo e non ha mai avuto problemi… o almeno non così gravi…- parlò il verde.
-Credo che il cancellare il tatuaggio e l’averlo danneggiato pugnalandosi, abbia rallentato lo sviluppo del veleno, che ha necessitato di più tempo quindi per maturare…- rispose il medico.
Lo spadaccino infossò il viso tra i crini rossi della navigatrice, perdendosi nei suoi pensieri.
-Chopper …- deglutì a fatica Nami -… quanto… quanto tempo ho?-
Il medico tremò a quella temuta domanda.
-Sono passati tre giorni dalla nascita dei problemi, e il veleno  ne impiega circa 5 a far collassare del tutto il sistema circolatorio…-
Nessuno ebbe problemi a calcolare quanti pochi attimi di vita restassero alla loro Nakama.
-Ma forse, come è ritardato il rinascere del tatuaggio, forse abbiamo qualche giorno in più, no?- ipotizzò speranzoso Sanji.
-Spero di si…- mormorò a mani giunte Chopper.
La piccola renna indirizzò il suo sguardo nocciola verso l’amica, stretta nella morsa dolce e protettiva di Zoro, che sembrava necessitare quel contatto caldo e stretto più di lei.
-Comunque…- continuò serio -… ho trovato anche una soluzione, una cura…-
Tutti si rianimarono, soprattutto lo spadaccino che sorrise insieme a Nami, scambiandosi uno sguardo luminoso e pieno di speranza.
-Ecco, credo che si possa operare la spalla di Nami, estraendone la bolla in cui il veleno si è rannicchiato, liberando totalmente l’organismo dalla sua tossina… il problema è che io non ne sono in grado…-
-Che?!? Chopper non essere modesto!!!- rise Brook –Sei il miglior medico del Grande Blu… chi meglio di te può salvare la nostra cara Nami?-
-Ti ringrazio Brook…- dondolò sulle gambe la renna -… ma non ho incertezze sulle mie abilità, ma sul fattore sensibilità di Nami: già prima, ricucendo i tagli della spalla, l’ho fatta soffrire parecchio e nonostante tutta la morfina somministrategliele, i dolori alla spalla continuano forti e brucianti…-
Nami abbassò lo sguardo sulla coperta, triste che la renna si fosse accorta del suo dolore, nonostante lei avesse cercato di rimanere impassibile e calma durante la medicazione.
-Quindi?- chiese Usop.
-Quindi…- sospirò il medico -… dovremo cercare qualcuno che sia in grado di operarla senza toccarla…-
-È impossibile!!!- sbottò Zoro.
Chopper incrociò lo sguardo con Robin, la quale aveva formulato quella soluzione assieme a lui durante il pomeriggio di ricerche nella biblioteca.
-In verità qualcuno ci sarebbe…- disse la mora, incrociando le braccia al petto e ricambiando lo sguardo del medico.
-Qualcuno che abbiamo già incontrato e che è praticamente un chirurgo…- aggiunse la renna.
-Uhm… qualcuno che di certo vorrà aiutarci per ripagare un suo certo conto in sospeso con noi…- fumò Sanji, liberando una nuvoletta di tabacco nell’aria e capendo al volo di chi stessero parlando Chopper e l’archeologa.
-Qualcuno che potrebbe non solo aiutarci, ma anche portare un mucchio di guai…- storse il naso Franky.
-Qualcuno di cui possiamo fidarci…- lo corresse Usop, sorridendogli.
Zoro non capiva. Di chi stavano parlando?
Nami deglutì affaticata, muovendo le spalle indolenzite.
-Credi che possa aiutarci?- domandò a Chopper.
-Lo spero…- rispose.
-Uhm… tentar non nuoce…- sorrise Rufy, alzandosi dal tappeto in cui sedeva e correndo nella sua cabina -… dovrei avere il suo numero di Lumacofano da qualche parte in cabina… provo a chiamarlo!!!- gridò allontana dosi.
-Uhm… non so… in fondo ora è un Shichibukai… non vorrei che la marina ci intercettasse se lo chiamassimo…- rimuginò Brrok.
-Me ne infischio…- ruggì Sanji -… affronterò da solo mille flotte di militari, pur di portare quello scarabocchio vivente qui a salvare la mia sirena…-
A Zoro si gonfiarono le budella per la rabbia, strabuzzando gli occhi capendo finalmente di chi cavolo stavano parlando. C’era solo una persona al mondo che fosse chirurgo, membro della Flotta dei 7, loro amico e di cui Rufy si fidasse così ciecamente.
-OH NO!!!!!- gridò,  ringhiando –LUI, NO!!!!! NON PEMETTEO’ A QUEL DEPRAVATO COL PIZZETTO DI TOCCARE LA MIA NAMI!!!! GIA’ HO UN CONTO IN SOSPESO CON LUI DA PUNK HAZARD, IN PIU’ AVERLO QUI A GIOCHERELLARE A FARE IL MACELLAIO CON LA MIA MOCCIOSA, PROPRIO NO!!!!-
Nami arrossì per entrambe le volte che si sentì definita “sua” dallo spadaccino, aggrappandosi imbarazzata al suo alterato collo, dove due rosse vene iraconde pulsavano.
-È l’unico…- sorrise Robin, spingendolo verso lo schienale della poltrona che occupava e facendogli notare che si stava muovendo troppo e che avrebbe potuto indebolire Nami.
Ringhiando sommessamente, lo spadaccino cercò di calmarsi, tornando seduto composto e stringendo al petto la ragazza, ancora rossa in viso e teneramente abbracciata a lui.
Gli sorrise dolce, accarezzandolo sul viso, cercando di farlo calmare.
-Tranquillo…- gli sussurrò a fior di labbra contro il suo mento -… non mi succederà niente…-
-Oh, stanne certa!!!! Lo terrò d’occhio io quel medicattolo della malora…- ringhiò, infossando il mento e strusciando la fronte contro quella, ora più tiepida, della rossa.
-YUUUUUU!!!!!- tornò nella stanza Rufy, saltellando e gridando euforico –Ho appena chiamato: ha accettato e si sta dirigendo qui!!!!-
-Bene…- sorrise sollevato Chopper, puntando lo sguardo sulle prime luci dell’alba di quel nuovo giorno che filtravano rosee nella sala attraverso una finestra aperta -… con lui riusciremo di certo a farcela…-
-Si…- grugnì Zoro, ghignando diabolico –Se ha cara la pelle, quello scarabocchio con le gambe di un Trafalgar Law dovrà assolutamente farcela… altrimenti non avrà molti giorni da aggiungere alla sua vita da Membro della Flotta dei 7…-
 
 


ANGOLO DELL’AUTORE:
Ok, lo so… palloso ma è tutto quello che sono riuscita a scrivere per accontentare chi mi ha chiesto un aggiornamento veloce… Please, commentate in tanti (P.S. per Phoenix_passion: sorry per la mia scarsa capacità nel distinguere nik maschili da femminili!!!)

 

Zomi 
 

   
 
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