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Autore: Madama Pigna    28/04/2012    1 recensioni
Quattro anni dopo la sconfitta di Crono, Percy, Annabeth e Grover si toglieranno dal mirino e daranno spazio a nuovi mezzosangue per nuove avventure! Tra figli di Apollo sempre nei casini, ragazze che parlano troppo e animali parlanti, ne vedrete di tutti i colori, dal romantico e al drammatico al genere più comico (n.d.a. su questo punto si hanno dei dubbi).
Dal capitolo 15:
Aveva colto il segno. Estia era pur sempre la sorella maggiore tra i figli di Crono. Mentre Afrodite ed Apollo avevano capito che la dea del focolare poteva essere una discreta alleata.
Difatti Era sembrò esitare per un secondo. Poi rispose acida. – Non ho scelto io che si unisse all’ impresa. Sapeva a cosa andava incontro -. Zeus borbottò qualcosa che non si capì. Era nemmeno si voltò per capire quello che aveva detto, cosa che fece arrabbiare il marito non poco (quando si è re degli dei è piuttosto difficile accettare che qualcuno ti ignori). Ricominciarono a litigare, e i sospiri degli altri dei non furono uditi, coperti dalle urla dei due.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hola! Eccoci giunti al secondo capitolo (ma che traguardo!), dedicato a chiunque abbia letto e recensito il primo capitolo ù.ù così andate subito a leggerlo e recensirlo :D Ok, basta stranezze.
Dunque, per chi ha voglia di fare una bella critica meticolosa (ovviamente non è obbligatorio), vorrei sapere se:
- faccio molti errori grammaticali;
- scrivo in maniera scorrevole (questo include anche il linguaggio);
- la storia vi sta stuzzicando (xD);

- varie ed eventuali.

 
 
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-Che le squadre si preparino!
Percy si calò in testa l’elmo, Vortice in mano. Anche quella sarebbe stata una (più o meno) tranquilla serata tra compagni del campo. Di certo erano stati gli anni più sereni della sua vita. Aveva Annabeth e Grover al suo fianco, sua madre era felice insieme a Paul. La sua vita era molto cambiata dalla sconfitta di Crono, ed era felice così. Non voleva ancora trovarsi nei guai (anche se di solito erano i guai a trovare lui).
Fece le ultime raccomandazioni ai compagni di squadra. Sembrava strano che Percy fosse nella squadra azzurra, ma quando hai una fidanzata non puoi ignorare certi obblighi. Perlomeno Jake non pareva troppo arrabbiato, anzi era parso molto disinvolto quando ha detto che non avevano bisogno di lui per vincere. Lo ammetteva, si era offeso, ma era anche parecchio curioso. Che avevano in mente.
-Tenete gli occhi e le orecchie bene aperti-. Ripeté. Aveva la sensazione che non ne sarebbe uscito illeso, ma preferì non esplicitare nulla. Solo Annabeth lo vedeva un po’ preoccupato. Gli strinse la mano, incoraggiandolo.
- Tutti ai propri posti!

Avevano ideato un nuovo schema di combattimento, dato che negli ultimi anni il numero dei ragazzi al campo si era ingigantito, e quindi non potevano permettersi di lasciare aree troppo poco protette. C’erano tre o quattro eroi ogni dieci metri nella foresta, e la maggioranza era della loro parte. Era una buona cosa, ma come avrebbe detto la sua fidanzata non determinava la vittoria.
Poi guardò la nuova arrivata. Un po’ come era successo a lui, l’ elmo gli stava largo e le ricadeva in faccia. Chissà come ci si sentiva una ragazza. Lei, poi, non aveva l’ aria di una appassionata di quelle cose, era più tipo da cucina, trucchi, shopping e roba del genere, si vedeva anche dal suo fisico minuto e magro. Proprio per questo le avevano affidato un compito semplice e senza rischi. Doveva solo rimanere nascosta lungo il ruscello e uscire allo scoperto solo nel caso di evidente difficoltà della squadra.
 
Quello che aveva Adrianna, pensava lei, era un compito da perfetti idioti. In altre circostanze sarebbe stata felice di non essere in mezzo alla mischia (erano le prime volte che teneva in mano una spada, e non le piaceva nemmeno molto l’attività fisica), però al tempo stesso e sembrava di essere sminuita, aveva bisogn di dimostrare che anche lei era capace di.. tirar di spada forse? In ogni caso desiderava essere al centro del’attenzione, ma non capiva perché. Era un po’ confusa quel giorno. Ma ci avrebbe dovuto pensare dopo. Se doveva fare un compito facile, era meglio farlo bene piuttosto che fare la figura degli scemi fin dall’ inizio.
Guardandosi intorno, vide moltissimi alberi, natura praticamente incontaminata, salvo il passaggio semi-umano ogni tanto. Aveva visto Central Park varie volte, ma la si notava l’impronta umana, mentre in quel posto praticamente non c’era traccia di niente, ed ebbe un po’ paura. Cercò di rilassarsi. Il bosco era pieno di ragazzi, no? Se fosse accaduto qualcosa.. Anzi, non avrebbe chiamato aiuto; se voleva farsi una reputazione, doveva farsela da sola, non le piacevano le figure femminili deboli che avevano sempre bisogno del principe azzurro o robaccia simile.
Inizialmente non vide niente di particolare, ma sentì. Da varie parti del bosco, c’erano sussuri inquietanti, a volte urla, clangore di armi. Erano suoni apatici, crudi, ma che confondevano il cervello, spaventavano quasi. Di colpo, sembrò quasi di essere circondata, non sapeva che fare, ne dove andare, se avvertire qualcuno o chissà cosa.
Si rannicchiò vicino ad un cespuglio. Sentiva rumori di battaglia, che normalmente le sarebbe sembrato il sottofondo di qualche film. Ma allora perché aveva paura?
Poi, dagli alberi spuntarono quattro figure. Distogliendo l’attenzione dai suoni e tappandosi le orecchie (sebbene lo avesse fatto per puro istinto) ne riconobbe una. Era Sibilla, la figlia di Ecate, con i suoi capelli rasta e il resto, accompagnata da tre figure più adulte, che probabilmente aveva intravisto nella mensa ma a cui non aveva fatto caso. Due ragazze e un ragazzo. Portavano delle polsiere di cuoio, la corazza e degli spallacci. Un ragazzo ed una ragazza avevano dei marsupi rigonfi e degli zaini, l’altra (quella più robusta e apparentemente più aggressiva) sembrava che brillasse di rosso, e aveva una lancia con una punta strana: ogni tanto apparivano scintille.
Però non riusciva a concepire che fossero veri. Non che non avesse visto cose strane quel giorno, ma quelli lì.. sembravano fantasmi. Erano semi trasparenti, parevano oscillare un pochino. La giovane più accessoriata guardò nel suo orologio da polso e come sorpresa dalla consistenza del suo braccio disse, confermando la sua esistenza:- Sibilla, vacci piano con la magia, che se avremo bisogno di te poi sarai troppo stanca; tanto adesso l’invisibilità non serve-. La figlia di Ecate in effetti sembrava un po’ indebolita, e annuì.
Poi l’altra si tolse lo zaino e ne uscì fuori uno strano oggetto. Ricordava un mantice, solo che aveva più bocche e pareva meccanizzato, oltre che con le ruote. La tizia digitò un qualche codice su una tastiera e premette un pulsante, e la strana macchina partì autonomamente, spargendo uno strano gas nei dintorni. I quattro però parevano non subirne alcun effetto, e proseguirono per la loro strada. Adrianna non resistette alla tentazione e li seguì, seguendo la loro breve conversazione.
- Spero che il vostro piano funzioni, pivelli, perché in caso contrario la casa di Ares..
- Si si Clarisse, lo hai già detto. E comunque ci sono pochissime possibilità di perdere.
- Shanon ha ragione. La sua idea è ottima. Mentre Le registrazioni hanno spaventato gli altri ragazzi, e adesso che si sono fermate li hanno lasciati confusi. I nostri compagni hanno una difesa eccellente, per di più abbiamo l’ appoggio di alcune ninfe. Quando capiranno che qualcuno è riuscito ad attraversare il loro territorio, sarà già tardi. Non potranno nemmeno fermare la bandiera..
- Shh! Non parlare troppo, Jake.
Fortunatamente, l’aggeggio spara soporifero non seguiva lo stesso percorso che stavano attraversando loro, così Adrianna poteva seguirli senza addormentarsi. Aveva iniziato a capire il piano. Probabilmente molti dei difensori erano già nel mondo dei sogni! Così gli avversari non avevano ostacoli. Doveva fermarli in qualche modo, ma come? Se fosse tornata indietro avrebbe perso tempo, e in un duello quattro contro uno non ne sarebbe uscita vittoriosa. Decise di aspettare.
 
Arrivarono ad una radura, con una strana roccia chiamata Pugno di Zeus, secondo quello che le avevano detto (ma non somigliava affatto ad un pugno). In cima, vi era conficcata la loro bandiera, con il simbolo della casa di Atena: una civetta d’ argento su uno sfondo grigio.
-Mettetevi i filtri nasali-. Disse Jake, che li distribuì a tutti.
La ragazza con il nome di Clarisse cominciò ad arrampicarsi, e quando arrivò nel punto più alto spostò il corpo addormentato di Charlie McSpoo. –Pivello- borbottò lei. Prese la bandiera, e la lasciò cadere per terra. Mentre La tizia di cui ancora non sapeva il nome la raccoglieva, il capogruppo della casa di Efesto (doveva essere lui) uscì dal suo zaino due oggetti, una piccola pistola rossa e un qualcosa che somigliava ad un cannone in miniatura. Passò la pistola a Sibilla, e preparò la macchinetta infilando nella canna del cannone l’asta della bandiera, e con un sistema meccanico sistemò l’inclinazione e, forse, la potenza del colpo. –NO!-. Volevano sparare la bandiera direttamente nella loro area! E in tal modo avrebbero vinto. Solo non capiva a che serviva la pistola in aria. Ma non ci pensò nemmeno. Alzò la spada corta che aveva, e provò ad attaccare. Peccato che durò poco. La figlia di Ares le piombò davanti (forse non era ancora scesa dal masso) parando il suo scarso fendente e disarmandola all’istante. ‘’Cavolo’’.
-Chi abbiamo qui? Quella pivella della nuova? Hai fegato per averci attaccato, ragazzina. Lo riconosco. Peccato che contro di me non hai scampo-. Le puntò la spada alla gola. Adrianna ebbe un sussulto. –Vietato ferire-. Disse con un filo di voce.
-Oh, andiamo, Clarisse! E’ nuova, lasciala ambientare prima di strapazzarla. E poi abbiamo praticamente vinto ormai, che ti importa?
-Senti, Sibilla, mio padre è..
 
Prima che potesse completare la frase, ci fu un enorme boato. La terra tremò. Qualcosa di maligno sembrò farsi strada nell’aria. Tutti sembrarono percepirlo.
-Mostri.
Alcuni di loro sguainarono le spade.
Poi, tra gli alberi, scorsero qualcosa. Qualcosa di grosso e rettili forme, e si distinguevano dei punti luminosi come fari.
 
Nessuno si mosse abbastanza in fretta che un enorme serpente scattò verso di loro, puntando ad Adrianna.
Ma che cos’ era? Quel rettile era lungo  metri e metri, ed era largo quanto un albero centenario. I suoi occhi brillavano, emanando una malvagia luce gialla che illuminava il suo volto spaventato. Non riusciva a muoversi dalla paura, era come pietrificata. Vide le enormi zanne del mostro avventarsi su di lei. Era forse la fine? D’ un tratto qualcuno la spinse violentemente di lato, annullando l’ effetto magico. Una del gruppo cercava di parare i morsi del serpente gigante, e notò che cercava di non guardare l’ essere negli occhi. Parve prendere dal marsupio alcune sferette di bronzo, che lanciò nella grossa bocca. Si sentirono delle esplosioni come se venissero dentro al serpente, ma non fecero altro che provocare un gran mal di pancia probabilmente, perché il serpente attaccò con ancora più foga e rabbia.
Gli altri ragazzi si erano ripresi. Sibilla cercò di sparare verso l’alto, ma fu colpita dalle spire in movimento del serpente, che la mandarono a sbattere contro il Pugno di Zeus. L’arma rossa cadde da qualche parte, inutilizzabile. Clarisse corse in aiuto della compagna di lotta, ma venne bloccata da un altro serpente. Un momento. Un altro serpente?
Adrianna osservò meglio quella mostruosità. Era sì un serpente, ma con due teste. Una metà aveva il colore dell’oro, l’altra invece era nera come la notte. La testa dorata era impegnata con Jake e una ragazza dalle braccia muscolose. Quella nera contro Clarisse. Sibilla era ancora priva di sensi. Lei era sdraiata su un prato. Ma che stava facendo? Era troppo sbigottita per dare una mano? Improvvisando, corse urlando  verso il centro del rettile, colpendo con tutte le sue forse le squame. Erano dure come l’acciaio, e la piccola mezzosangue si sentì tremare prima le braccia, poi tutto il corpo, con un certo dolore alle spalle. Il serpente forse si ricordò qual’era il suo obiettivo principale, e la testa nera avanzò verso Clarisse,nel tentativo di togliere una seccatura in meno. Bloccò tra i denti la lancia magica, spezzandola. Tasto dolente.
-NO! MALEDETTO! QUELLA ERA LA MIA TERZA LANCIA!! QUESTA ME LA PAGHI!! VUOI LA MORTE! FATTI SOTTO!!-. La figlia di Ares estrasse la spada, arretrando per non finire tra le fauci della bestia. Si muovevano ad una tale velocità che non si capiva nulla del combattimento. Piuttosto, avrebbe dovuto rendersi conto della testa dorata che si avvicinava sempre più.
-Ehi, attenta!-. disse qualcuno. Due fari si avvicinarono. Arretrò di colpo, con una prontezza di riflessi che non si sarebbe mai aspettata. Però non sapeva ancora come potevano avere speranze…
Si buttò nell’erba, procedendo carponi mentre gli altri tenevano il serpente occupato. Si avvicinò alla figlia di Ecate. -Sibilla! Sibilla! Svegliati, abbiamo bisogno di te!-, cercò di scuoterla dal suo sonno. Lei si svegliò, sbattendo le palpebre come per capire chi avesse davanti. -Adrianna-, disse,-Ma che..-. Guardò il combattimento, e capì. –Presto! Dov’è la pistola? Cerca la pistola, puntala in alto e spara, Partirà un razzo segnalatore. Poi ricaricala con questi-. Le diede due cariche simili ai candelotti di dinamite. –Due colpi, mi raccomando!-. Poi partì all’attacco, bisbigliando tra sé parole che non capiva e agitando le mani in gesti strani. Adrianna rimase leggermente imbambolata per un secondo, poi si riscosse e obbedì. Il primo fuoco d’artificio partì in alto, rosso come il sangue. Le due teste di serpente si volsero verso di lei.‘’Aiuto!’’. Pensò la giovane, che si mise a correre per evitare di essere raggiunta dal mostro che aveva cominciato a inseguirla.
-Il secondo sparo, Adrianna!-. Urlò Sibilla da qualche parte.
La mezzosangue corse tra gli alberi, sperando di rallentare il serpente mentre caricava il colpo. Era quasi una lumaca in confronto a lui, e disperata sparò in alto, incendiando qualche foglia sopra di lei. Le sembrò di vedere una radice alzarsi di colpo, e inciampò, cadendo rovinosamente a terra.
Il mostro la raggiunse, forse ansioso di cenare. Ma perché ce l’aveva con lei? Stava per darle il colpo di grazia. Chiuse gli occhi, pensando a suo padre. Non l’avrebbe rivisto più. Poi sentì il rumore di una freccia. Un po’ ,meno luce illuminò il bosco, e si sentì un doloroso sibilio che ricordava le unghie sulla lavagna, come a dire ‘’AAAHIIIII’’. Aprì un occhio. La testa dorata si dimenava, e dentro ad un suo occhi vi era conficcato un dardo. Poi ne partì un altro verso l’altro occhio, e i versi agonizzanti continuarono. Adrianna capiì subito che aveva solo una possibilità. Aveva un ultimo candelotto. Cercando di prendere bene la mira, colpì dentro la testa del serpente. Lui sembrò quasi ingoiare a forza il razzo, poi bruciò, esplose dentro, e con lui la testa nera. Un ultimo sibilo, poi la creatura si sciolse, e rimase solo la pelle. Ci fu il buio totale. Chi aveva lanciato quelle frecce? Poi ci fu una luce che la accecò, come i proiettori cinematografici. Una voce da un altoparlante esclamò: -Buonasera, gente! Tu guarda dove sono capitato, il caro vecchio campo! E con la figlia di Medusa. Le cose qui non cambiano mai eh?-. La giovane guardò in alto. Dal cielo, un paracadutista biondo con delle luci accecanti salutava con l amano il bosco, mandando baci qua e là-. Il suo paracadute si incastrò a dei rami, e si liberò con un coltello, atterrando agilmente davanti la semidea. Aveva più o meno diciassette anni, con dei bellissimi occhi azzurri. – Niente di rotto, spero! Come ti chiami?-.
-          Adrianna. Ma.. chi sei tu? Non sarai un altro mostro?
-          Un altro mostro? Naaa. Ti sembro così brutto? I mostri sono brutti. Io no. Parola di Alex Richardson, figlio di Apollo-.
Stava per ringraziare il suo salvatore, quando giunsero delle voci. Gli altri ragazzi erano arrivati, avvisati dai razzi segnalatori, e guardavano i resti del mostro, stupefatti. Arrivò anche Chirone, il centauro bianco, forse anche lui sorpreso dai fatti.-Shanon, puoi spiegarci cosa è successo?-. Non stava guardando Adrianna, bensì la ragazza robusta di cui non conosceva il nome. Notò che aveva un braccio ferito.
-Stavamo prendendo la bandiera, quando ci ha attaccati-. Indicò la pelle di serpente. –Cercava in tutti i modi di uccidere la nuova arrivata, io, Jake, Clarisse e Sibilla riuscivamo a distrarre Anfisbena, ma come alcuni di noi sanno i serpenti giganti sono difficili da uccidere, poi il mostro e Adrianna sono scappati nel bosco, e…-. Guardò il nuovo arrivato, e i suoi occhi parvero prendere fuoco. –Tu..-. Estrasse una delle frecce dai resti, fissandola con odio. Fissò per un momento Adrianna, e lasciò cadere l’arma, fissando stupefatta un punto sopra la testa della tredicenne. Tutti guardavano in quel punto. La mezzosangue, chiedendosi che c’era di tanto interessante, alzò gli occhi, riuscendo a distinguere la figura stilizzata di un pavone prima che scomparisse.
- Com’è possibile … Era non può..-. dicevano alcuni. Poi, piano piano, tutti si inchinarono davanti a lei. Il centauro, cercando di reprimere la sorpresa, annunciò:-Era. Dalle Bianche Braccia e dal Trono d’Oro. Signora dei pavoni. Ave, Adrianna White, figlia della regina del cielo-.
 



 
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Rotoloni Regina, le sorprese non finiscono mai! Muahaha xD al prossimo capitolo! 
  
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